Jaws: l'analisi de Lo Squalo

Lo Squalo

Simboli e fascino di un archetipo dell’avventura e del terrore, tra immagini e musica.

Il 20 Giugno 1975, ovvero esattamente 40 anni fa, usciva nei cinema americani Jaws (Lo squalo) di Steven Spielberg. Il film è diventato uno dei più grandi successi della storia della Settima Arte ed è oggi considerato uno dei grandi capolavori del moderno cinema statunitense. A detta dello stesso Spielberg, metà di questo successo è dovuto alla indimenticabile colonna sonora composta da John Williams. Per capire l’importanza e il valore del lavoro di Williams, ripubblichiamo l’articolo-analisi della partitura de Lo squalo che nell’Estate del 2004 apparve nel numero di Luglio/Agosto della nostra storica rivista cartacea (qui il link per scaricarla gratuitamente in pdf).

jaws-spielberg.jpgJaws, Lo squalo, seconda regia cinematografica di Steven Spielberg, un film entrato nella Storia del Cinema. Campione di incassi fino al 1977, Lo squalo ha smesso di essere solo una fortunata pellicola di intrattenimento, un riuscito giro di danza a braccetto con la paura, un perfetto blockbuster estivo americano. A quarant’anni dal suo esordio, viene finalmente analizzato come un’opera più sfaccettata. Quindi non solo più un fenomeno di costume, una sintesi di inquietudine e fascino, così suggestiva da condizionare per mesi le cronache mondane, le pubblicazioni sui giornali, i modi di dire della gente… le prenotazioni nei villaggi turistici marittimi.
Naturalmente anche la partitura sinfonica di John Williams, premio Oscar nel 1975, seconda collaborazione artistica tra Williams e Spielberg (dopo Sugarland Express), nella considerazione degli estimatori e dei commentatori è diventata molto più di un geniale commento musicale. È ormai Storia della Musica per Film. Uno degli esempi più citati di fusione perfetta tra dinamismo visivo e sonoro.
Il tempo trascorso permette di comprendere meglio i messaggi e i contenuti profondi di una simile opera d’arte, con maggior distacco dalle emozioni rispetto alla prima visione. Nelle righe che seguono tenteremo un’analisi sul rapporto musica e film in Lo squalo, alla ricerca delle ragioni di un fascino tanto ossessivo, valorizzando dettagli che l’entusiasmo e l’emozione suscitati da questa simbiosi perfetta molto spesso hanno offuscato.

Che Spielberg se ne rendesse conto fin dagli inizi oppure no, Lo squalo è una storia ricca di tradizione. C’è di mezzo la cultura biblica, l’immagine del Leviatano, ci sono le leggende del folclore nordico, con i colossali mostri marini che inghiottono intere navi. Ma ci sono anche influssi della miglior letteratura americana: le allegorie del Moby Dick di Melville o de Il vecchio e il mare di Hemingway, l’eterno scontro dell’uomo contro le avversità della natura e contro i nemici della propria razionalità. Precedenti che dovevano essere noti anche all’autore del piccolo e fortunato romanzo Jaws, da cui il film è tratto. Peter Benchley, sorpreso egli stesso dall’enorme successo del suo inatteso best seller, ha tentato per anni di riproporre incubi acquatici simili a quello generato dal suo gigantesco pescecane, senza ritrovare però la sensazionale lucidità del suo primo lavoro, né un altro regista come Spielberg sulla propria strada.
I molti sceneggiatori che hanno messo mano al canovaccio di Benchley si sono progressivamente allontanati dalla vicenda originaria, hanno semplificato il tessuto narrativo, purificandolo dalle molte banalità, stralciando insulsi sviluppi sentimentali (la relazione adulterina di Ellen, moglie del capo Brody, con l’oceanografo Hooper) e perdendo per strada anche lo sforzo di verosimiglianza scientifica faticosamente tentato da Benchley, ma questo senza rimpianti. La storia, analizzata sotto il microscopio della plausibilità biologica, sarebbe rimasta comunque improbabile, anche e nonostante le acrobazie narrative dello scrittore.
Il testo che è alla base del film ha rafforzato piuttosto la robusta identità concettuale della storia, consentendo di interpretarla non solo come appassionante avventura, ma anche come raffinato apologo sulla violenza e sugli istinti che albergano nelle profondità della natura umana. L’enorme squalo bianco del racconto diviene una bizzarra metafora sul pericolo che alligna nei recessi della mente umana, nei territori inesplorati dell’inconscio, da cui talora emerge per prevalere sulla razionalità e seminare distruzione e terrore.
jaws_spielberg2.jpgNella prima parte il mostro è quasi invisibile, i suoi movimenti sono descritti in soggettiva, lo spettatore è obbligato ad una simbiosi con l’aggressività dell’animale. I tre personaggi che in seguito iniziano l’epica caccia del mostro sembrano a loro volta archetipi delle virtù che la mente umana oppone al predominio dei propri istinti selvaggi: la razionalità e lo studio (l’oceanografo Hooper), il senso morale e l’obbedienza alle regole (il poliziotto Brody), la determinazione e l’esperienza (il pescatore Quint).
Violenza e tensione primitiva sono anche la chiave di lettura della colonna sonora di John Williams. In essa si assiepano trasgressioni ritmiche ed un’irruenza quasi del tutto inedite nel panorama creativo di questo compositore, famoso per la sua inesauribile vena lirica e per la fluida ricchezza della scrittura orchestrale. Quel celeberrimo ostinato degli archi, ora veloce, ora lento e sinuoso, a volte sussurrato, a volte martellante, è entrato a viva forza nell’immaginario collettivo come simbolo di una minaccia incombente, di un pericolo invisibile. Intorno a quel suono, così simile al battito di un cuore, si affollano echi remoti, che suggeriscono tanto le profondità insondabili dell’oceano quanto le regioni inaccessibili della mente.
Per Lo squalo Williams non utilizza un commento a “leitmotiv”, se si escludono le figure musicali dedicate alla vorace creatura del titolo. La prima parte del film, dove gli interventi musicali sono pochissimi, è caratterizzata proprio dalla presenza esclusiva delle idee tematiche associate al mostro. Nella seconda parte si inseriscono ben quattro ulteriori melodie che solo raramente vengono associate ai singoli personaggi, ma servono piuttosto a rinvigorire con il loro continuo intrecciarsi lo sviluppo dello score, in questa parte molto simile ad un vero e proprio poema sinfonico. Lo spirito ironico di Spielberg non abbandona mai il racconto, e queste allegre melodie, con il loro brio, sostengono i momenti di ilarità tra i navigatori dell’Orca e si contrappongono alle gelide ossessioni e alle taglienti timbriche dei temi dello squalo. Vista l’ambientazione marittima, Williams coglie l’occasione per pagare un tributo alle vivaci orchestrazioni del grande Korngold.

Main Title - (1) Suoni di profondità compaiono già sul logo della Universal e sulle immagini buie che precedono la comparsa dei titoli, si percepiscono i gorgoglii dell’acqua e un echeggiante scandaglio sonar. Poi affiorano le prime note del celeberrimo ostinato dei contrabbassi. È il “tema dello squalo” o, meglio, uno dei molti temi che Williams associa al feroce assassino degli abissi. È la sua voce più minacciosa, quella che avverte del pericolo in arrivo (fig. 1). Le accelerazioni dell’intervallo simboleggiano i movimenti natatori della bestia, che si avventa micidiale sulle sue prede. L’abbinamento del tema e della soggettiva sottomarina sono un indizio mai ingannevole della sua presenza invisibile.
Sullo schermo il ritmo aumenta, con l’intervento del fagotto scorrono i primi nomi del cast. Finalmente ci muoviamo in un paesaggio subacqueo, la nostra visuale avanza con velocità famelica. Mentre compare il titolo del film si ascolta un secondo tema dello squalo, un accordo di settima, verticale e dissonante, eseguito dal corno (fig. 2). Un rapido movimento ascendente che poi si ripiega su se stesso, subito riproposto dai clarini, mentre l’ostinato, nella sua struttura ipnotica e sincopata, aumenta di volume e di intensità. Questa seconda figura melodica, quasi un lamento animale, è il vero e proprio “tema della bestia” (non potendo far a meno di notare, tra l’altro, una curiosa somiglianza di quest’idea con il tema del Mostro della Laguna Nera di Henry Mancini).
foto_williams_spielberg_jaws.jpgFirst Victim - Notte. Tra i giovani che festeggiano intorno al falò sulla spiaggia, Chrissie Watkins si concede una trasgressiva nuotata al chiaro di luna, nelle acque tranquille, al suono indolente del campanaccio di una boa. Il ragazzo che è con lei, troppo ubriaco per seguirla in acqua, si abbandona sul bagnasciuga, mentre Chrissie nuota serena, ignara di che cosa sta per avventarsi su di lei.
La ripresa ci riporta in simbiosi con il mostro. Siamo sott’acqua, le onde argentate dalla luce lunare, osserviamo la silhouette aggraziata di Chrissie che nuota. L’arpa di Williams suggerirebbe l’idea di profondità cullanti se non fosse per i bassi che rimarcano una presenza inquietante. L’ostinato riprende, lento, inesorabile. Strappi improvvisi degli ottoni, un frenetico agitarsi degli archi, subitanei cambi di ritmo mentre la povera ragazza viene assalita, addentata, scossa dall’invisibile uccisore. La sequenza toglie ogni dubbio sulla brutale crudeltà del racconto: non è necessario vedere sangue, bastano quegli strilli disperati, i movimenti innaturali nell’acqua. Il commento musicale è calzante su quella grottesca e furibonda danza di morte.
The Empty Raft - Le autorità di Amity scoraggiano l’allarmismo dello sceriffo Brody e lo dissuadono dal chiudere le spiagge. Alex, ragazzino col costume rosso, insiste con la madre per nuotare ancora un po’ sul suo materassino, non immagina il letale destino che lo attende. La sequenza è una delle migliori del film, non ha nulla da invidiare ai meccanismi di suspence hitchcockiani, con un utilizzo magistrale dei suoni “naturali” e dei movimenti di macchina. Brody osserva i bagnanti allarmato, consapevole della possibile presenza dello squalo, i suoi nervi sono tesi allo spasimo, non ascolta chi conversa con lui. Ogni urlo giocoso, ogni movimento brusco è motivo di allarme. C’è un ragazzo che lancia un legno al suo cane, un vecchio con una strana cuffia nera, una ragazza che strilla giocando col fidanzato. Suoni di radioline, parole ovattate, musichette. L’acqua si riempie di ragazzini, ci sono anche i figli di Brody che giocano nella sabbia. Il cane non torna a riva dal suo padrone, il legno galleggia solitario sul pelo dell’acqua. Lo squalo ha già colpito, ma non basta. Siamo anche noi immersi, vediamo le gambe dei natanti, il tema minaccioso appare veloce, concitato. Il mostro attacca: il ragazzino biondo scompare in un riflusso rosso di sangue. Consapevolezza, orrore, paura attraversano in un istante i pensieri di Brody, che assiste impotente allo scempio. Lo rivela la carrellata incrociata sul suo volto attonito, il paesaggio che sembra allontanarsi dietro di lui è un sintomo visivo dell’ondata di gelo che lo attraversa. In sincrono con tutto ciò, Williams glissa sugli archi. Magica unione di immagine e suono, un frammento da antologia, uno di quei momenti per cui si diventa appassionati di musica per il cinema. La scena si conclude con una frenetica vibrazione dei violoncelli, mentre la gente fugge dall’acqua.
The Pier Incident - Ancora notte. Mentre Brody in casa studia libri sugli squali (il tema della bestia risuona quieto nei legni, come un glaciale avvertimento), due pescatori attirano il mostro lanciando un’esca sanguinante. La camera d’aria che ne segnala la posizione prende a muoversi: in molte altre sequenze del film l’avvicinarsi dello squalo viene segnalato in superficie dal movimento di oggetti galleggianti. Riappare l’ostinato, lo squalo strappa a forza il molo dalla terraferma, trascina in acqua uno dei pescatori, le sordine di Williams ghignano beffarde. Il relitto di legno si muove verso l’uomo, il tema della minaccia diventa sempre più concitato. Il pescatore, richiamato dalle urla concitate dell’amico, nuota frenetico e si mette in salvo a stento.
Father and Son - Una mesta armonia del corno accompagna la disperazione della madre di Alex, il ragazzino ucciso dallo squalo. Brody si sente in colpa per quella morte evitabile, si consola più tardi scherzando amorevolmente con il piccolo Sean, che intuisce l’angoscia del padre. La delicata sequenza è sottolineata con leggerezza da pochi rintocchi di arpe, celesta e pianoforte.
Ben Gardner’s Boat (Night Search) - Musica elegiaca e circospetta, mentre Brody e l’oceanografo Hooper cercano tracce dello squalo e sondano la nebbia col faro. La luce inquadra segni di morsi sulla fiancata di un relitto, si odono eterei accordi dei legni, vaghe reminiscenze debussyane. Poi brevi figure discendenti e cromatiche di archi e clarino, increspate dalle vibrazioni della grancassa accompagnano Hooper mentre si immerge. Subito il panorama musicale perde di coesione, si riempie di dissonanze, con violini acuti, fugaci frenesie di arpe e fagotti. Questa è anche l’unica volta in tutto il film in cui il musicista ci inganna: i due temi dello squalo appaiono in assenza del mostro. Quando Hooper vede il volto sfigurato di Gardner attraverso uno squarcio nel relitto, la musica lancia un lacerante grido elettronico: Williams si lascia prendere la mano da un discutibile trucchetto rumoristico, un perdonabile passo falso.
foto_john_williams_jaws_premio.jpgMontage (Promenade, Tourists on the Menu) - Nel weekend del quattro luglio la gente arriva in massa sulle spiagge di Amity. Williams ironizza contrastando le immagini di folla in movimento con un breve e aggraziato episodio di musica barocca, con tanto di clavicembalo.
Into the Estuary - Le spiagge sono piene, ma nessuno osa entrare in acqua. Due ragazzini si inventano uno stupido scherzo con una pinna di pescecane fasulla, rischiando di farsi impallinare dalla guardia costiera. In questo episodio, nonostante le molte sequenze subacquee in cui vediamo gambe di natanti sguazzare, l’orchestra tace, e questo significa che il mostro non è ancora arrivato. Di lì a poco l’animale viene avvistato realmente e un grido avverte tutti del pericolo. Brody inizia a correre verso l’estuario dove giocano i suoi figli, l’ostinato segue il suo passo sempre più veloce, in sincrono con la paura crescente. Michael è in acqua, si salva a stento, ma lo squalo non resta a bocca asciutta. Per la prima volta vediamo le sue fauci azzannare un uomo. Nel corso dell’aggressione si sente una nuova figura musicale associata allo squalo, un duplice accordo discendente, una variante del “tema della bestia” che potremmo chiamare “tema dell’Attacco” (fig. 3). Brody guarda preoccupato verso il mare aperto. La sfida è lanciata, l’uomo sa che un destino pauroso lo attende la fuori. Williams accenna alcuni accordi inquieti che riascolteremo subito dopo, all’inizio del brano successivo.
Out to Sea - È un momento di svolta, il film cambia radicalmente ambientazione e tono narrativo. Il pescatore Quint e il suo peschereccio “Orca” vengono assoldati per dare la caccia allo squalo. Con lui partono Brody e Hooper. A parte questi tre, tutti gli altri personaggi finora conosciuti escono definitivamente di scena. Anche la musica prende il largo: Williams arricchisce i movimenti impressionisti e rarefatti sentiti finora, dominati esclusivamente dai temi associati allo squalo, con ben quattro nuove melodie, tre delle quali impostate sulla falsariga di ballate del folclore marinaresco.
Mentre la barca salpa si inizia ad ascoltare il primo di questi motivetti, una cantilena che tornerà in versione più solenne e distesa negli “End Titles” (fig. 4). Segue una saltellante e giocosa ballata, talora associata al personaggio di Brody, con la sua paura quasi infantile per l’acqua (fig. 5).
Man Against Beast (Sea Attack Number One) – Nella scena che segue, il primo vero scontro con il Nemico, si ascolta una di quelle eccelse pagine d’azione che hanno reso giustamente celebre l’ispirazione di Williams; un brano percorso da un fremito elettrizzante, con un dinamismo che svolazza in sincrono perfetto coi virtuosismi della cinepresa di Spielberg.
L’intera sequenza è dominata dal nuovissimo “tema della Caccia” (fig. 7), il motivo più bello e appassionante dell’opera. Una frase rapida, contorta, una delle più lunghe e complicate dell’intera produzione williamsiana, guizzante come gli spostamenti del gigantesco pesce, ma anche energico e determinato come i suoi avversari umani. Nel brano viene introdotta infine l’ultima idea tematica presente nel film: ancora una ballata beffarda e piratesca, che per queste caratteristiche sembra calzare a pennello con il personaggio di Quint (fig. 8).
Brody getta l’esca in mare, lo squalo emerge improvvisamente davanti a lui. La musica ha un guizzo. L’uomo ha visto per la prima volta le proporzioni del suo avversario, arretra con occhi sbarrati, si rivolge a Quint con un’espressione divenuta famosa: “Ci serve una barca più grossa!”. Il tema dello squalo viene riproposto in una forma maestosa e solenne (fig. 6) mentre i tre, sconvolti, ne stimano la lunghezza.
Quint cerca di arpionare il mostro e Hooper ritarda l’azione per collegare un sonar al barile di superficie: Williams reitera il “tema dell’Attacco” in una metronomica scansione dei tredici secondi concessi a Quint per non fallire il suo colpo.
Quint’s Tale (The Indianapolis’ Story) - Il tragico racconto dell’affondamento dell’Indianapolis e del massacro del suo equipaggio è sottolineato da funerei accordi degli archi in registro acuto, con commento dei corni, una pagina che pare anticipare atmosfere di E.T.
Brody Panics - Il mostro assale la barca anche di notte. L’ostinato riappare rapido, mentre il barile lampeggiante corre incontro alla barca.
Barrel Off Starboard – Quando gli uomini tentano di recuperare il barile, lo squalo balza fuori in un’impennata di ottoni ed archi. L’ostinato prosegue anche sulla scena in cui Brody tenta di chiedere aiuto a riva e Quint, che non vuole arrendersi, riduce in pezzi la radio.
The Great Chase (One Barrel Chase) – Un secondo impegnativo momento d’azione, con il tema della caccia ad aprire la sequenza in tutta la sua elaborata bellezza. Mentre l’Orca si getta all’inseguimento dei barili, si leva la ballata di Brody, intrecciata a quello sardonica di Quint.
Three Barrels Under - La bestia nuota intorno alla barca dei suoi inseguitori, mentre la ballata di Quint assume una connotazione molto più ombrosa e tragica. Il pescatore si ostina a rincorrere la sua preda, la sua ansia diventa ossessione. Il motore fonde e l’imbarcazione rimane alla mercé del mostro.
Between Attacks - La canzone prediletta di Quint, “Fairy Spanish Ladies”, riappare come un beffardo epitaffio agli ultimi minuti di vita del pescatore.
The Shark Cage Fugue (Preparing the Cage) - Ancora un episodio tra i più noti e brillanti della partitura. Come suggerisce il titolo originale, il tema della caccia viene presentato in forma di fuga, mentre i tre uomini costruiscono la gabbia anti-squalo con cui Hooper si calerà in acqua per cercare di iniettare veleno letale all’animale.
The Shark Approaches (Underwater Siege) – La sequenza è interamente dominata dal minaccioso ostinato, man mano che lo squalo si avvicina al nascondiglio di Hooper. L’animale attacca d’improvviso. Il movimento dei contrabbassi si fa lento e pesante, mentre gli archi tratteggiano una serie disperata di glissandi, con accordi sempre più acuti. Hooper trova la salvezza sul fondale, gli arpeggi aleatori evocano reminiscenze hermanniane.
Shark Attack - La morte del pescatore, divorato vivo dal mostro, non viene commentata da musica. La scena, cruenta e brutale, è attraversata solo dalle grida disperate dell’uomo. Il brano scritto per la sequenza e non utilizzato riemerge brevemente nel trailer originale del film. Nonostante la sua brevità, l’episodio è un distillato dello spirito dominante dell’intera colonna sonora. Il “tema dell’attacco” è accelerato fino ad un’apoteosi furibonda, ad un parossismo spaesante.
Blown to Bits (Hand to Hand Combat) – Dissonante, atematica, la musica per lo scontro finale tra Brody e la sua nemesi è ancora una volta un terreno inconsueto per Williams, ritmato da una follia dissennata. Quando la pallottola di Brody fa esplodere la bombola di ossigeno nelle fauci dello squalo e l’animale viene spettacolarmente distrutto, le arpe segnalano con contrastante gentilezza il macello sanguinolento che ricade nelle profondità dell’oceano, da cui l’incubo era originariamente scaturito.
End Title - Brody e Hooper tornano a riva a nuoto. Il tema marinaresco che aveva preannunciato l’inizio della loro avventura adesso la porta a compimento, con quieta solennità, mentre i titoli finali scorrono sullo schermo.

Si ringrazia per l’amichevole collaborazione Francesco Berta.
I temi della partitura sono trascritti dal sito di Andrew Drannon
(http://scoresheet.tripod.com/ScoringStage/Jaws/JawsExpanded.html)


Nota 1. In neretto i titoli dei brani come compaiono nelle due edizioni discografiche complete del 2000, In parentesi vengono invece segnalati i titoli della prima versione del 1975.



Temi da Lo Squalo

1 - Motivo dello Squalo # 1 - l’ostinato minaccioso



2 - Motivo dello Squalo # 2 - il tema della Bestia



3 - Motivo dello Squalo # 3 - tema dell’Attacco



4 - Canzone # 1 (Out to Sea - End Title)



5 - Canzone # 2 (Out to Sea) - tema di Brody



6 - Motivo dello Squalo # 4 - (Man Against Beast) - versione maestosa



7 - Il tema della Caccia (Men Against Beast - The Great Chase - Shark Cage Fugue)



8 - Canzone # 3 (Men Against Beast - Shark Cage Fugue) - tema di Quint

 


Jaws - Discografia di un leviatano: tutti i CD di Jaws

Intro:

Miriadi di riesecuzioni del tema principale, tre diverse edizioni discografiche davvero importanti, due delle quali complete: è probabile che la partitura di Jaws sia una delle colonne sonore più rappresentate su disco. Analizziamo brevemente, di seguito, le caratteristiche delle diverse versioni.

La prima edizione



cd MCA records MCD01660 MCAD1660
12 brani - durata: 34’54”



È la versione più nota, fondamentalmente perché ha vissuto di più. Pubblicata in vinile l’anno stesso dell’uscita del film (ma non distribuita in Italia, se non come disco di importazione o come singolo a 45 giri, con i soli “Main” ed “End Title”) non contiene la musica che si sente nel film. Ben consapevole dell’estrema qualità del suo lavoro, ma usualmente modesto, Williams isolò solo 12 momenti che riteneva particolarmente rappresentativi dello score, li riscrisse per dar loro una maggior compattezza d’ascolto, e li rieseguì ai Burbank Studios. L’idea di preservare alcuni quadri pensando quasi ad un’esecuzione da sala da concerto rende questa versione molto simile ad un poema sinfonico di tradizione classica e ne favorisce la particolare fluidità e gradevolezza d’ascolto. La sequenza dei momenti musicali è ben armonizzata, alcuni passaggi (come “Promenade”, “Out to Sea” e “Preparing the Cage”) sono ampliati in conclusioni più strutturate e meno affrettate, le pagine più aspre, se si eccettua “Hand to Hand Combat”, sono state omesse.
Si può dire che la possibilità di rielaborare il suo stesso materiale ha permesso a Williams di ottenere un’esecuzione orchestrale decisamente superiore: il disco è stato giustamente premiato con il Grammy.

La versione originale



cd Decca records 467 045-2
20 brani - durata: 51’17”



Finalmente la prima uscita in dvd del film nel 2000, fatta coincidere con la celebrazione del 25° anniversario, ha convinto il compositore a curare personalmente l’allestimento di una edizione discografica completa della vera colonna sonora che si ascolta nella pellicola, con grande entusiasmo degli appassionati di tutto il mondo. Le incisioni originali sono state accuratamente rimasterizzate in digitale a 24-bit, i brani sono stati rinominati e risequenziati in ordine cronologico, salve poche eccezioni volute da Williams per favorire un maggior equilibrio d’ascolto (“Shark Cage Fugue” e “Shark Attack” sono stati collocati all’inizio del programma, probabilmente per movimentare di più la prima parte e per non ammassare tutti i momenti più aggressivi e ruvidi nella parte finale del disco). Per la gioia dei collezionisti e dei fans, l’edizione è proposta in un elegante cofanetto cartonato, con libretto ricco di commenti e di fotografie inedite della produzione del film.
La versione originale (non del tutto completa, come vedremo) è decisamente più aspra e aggressiva di quella da concerto, con una carica di violenza espressiva che maggiormente si adatta alla crudità del racconto filmico. Non va dimenticato che in effetti questa è la musica che ha permesso a Williams di aggiudicarsi l’Oscar per la miglior colonna sonora del 1975. L’ascolto delle molte pagine inedite, che si susseguono agli episodi già noti, restituisce pienezza all’opera, testimonia dell’enorme sforzo creativo profuso dall’autore e consente di apprezzare in pieno questo capolavoro assoluto della musica sinfonica di tutti i tempi.

La riesecuzione di McNeely



cd Varèse Sarabande 302 066 078 2
brani 25 - durata: 51’09”



Quasi in contemporanea con l’allestimento della versione originale, la Varèse Sarabande, nella sua collezione di riesecuzioni di grandi capolavori di musica per cinema (in cui sono apparse molte opere fondamentali di Herrmann, Barry, Goldsmith, North e dello stesso Williams) ha pubblicato un’ennesima riesecuzione integrale della partitura di Williams, ancora una volta con un allestimento particolarmente curato anche sotto il piano della qualità sonora. La direzione d’orchestra è stata affidata a Joel McNeely, talentuoso compositore la cui carriera sembra profondamente segnata dall’ombra autoriale di Williams. In precedenza McNeely infatti ha firmato molte partiture della serie televisiva Le avventure del giovane Indiana Jones, ha realizzato la suite orchestrale ispirata al romanzo Guerre Stellari - L’ombra dell’Impero. La sua evidente sintonia con lo stile dell’autore ha permesso a McNeely di offrire un’interpretazione accurata e coinvolgente della partitura di Jaws, anche se la difficoltà di doversi confrontare con episodi molto noti agli appassionati, in qualche caso rende esitante la prestazione dell’orchestra e non invoglia il direttore ad assecondare con maggior autonomia gli slanci emozionali insiti nelle pagine dell’opera. In altre parti, soprattutto negli sviluppi conclusivi dello scontro tra uomini e mostro, in cui i brani prendono il reale assetto cronologico e vengono introdotti alcuni ulteriori episodi inediti, assenti persino dalla versione del 25° anniversario, si ascoltano alcune interessanti alternative alla lettura williamsiana. Nei momenti di maggior enfasi sonora McNeely sembra dare meglio sfogo alla trascinante irruenza del testo musicale, proprio con uno dei brani più riusciti del disco: “Man Against Beast”. Lungi dall’essere perfetta, l’orchestra si scatena, conferendo un vibrante nervosismo all’intera pagina, con un’interpretazione a tratti molto diversa da quella di Williams.

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