La Musica nel Muto – parte prima

La Musica nel Muto – parte prima

L’avvio di una nuova rubrica dedicata – come in questo caso – al cinema muto e alla sua musica, nell’anno corrente 2016, richiede certo una serie di valutazioni preventive. Innanzi tutto, chi possa essere interessato a leggerla…in secondo luogo, quale possa essere il taglio più giusto da assegnarle, ovvero se squisitamente cinematografico oppure più marcatamente musicale…in terzo luogo, la valenza da attribuire alla rilevanza storico-musicale delle pubblicazioni. Atteso che la Rubrica partirà con questo primo scritto, si può evidentemente dedurre che delle risposte siano state individuate e che per questa ragione si sia pronti a salpare.

entracteLa prima scelta ricadrà quindi su un musicista riconosciuto nel tempo anche come “compositore di musica applicata alle immagini” (oltre che come compositore non di scuola!) che, proprio nel 2016, vede la ricorrenza del 150mo della propria nascita. Un musicista la cui giornata quotidiana era scandita – a suo dire – da ritmi precisi e puntuali: “L’artista deve dare una regola alla sua vita. Ecco l’orario esatto delle mie attività quotidiane: sveglia alle 7 e 18, ispirazione dalle 10 e 23 alle 11 e 47. Faccio colazione alle 12 e 11 e mi alzo alle 12 e 14. Salutare passeggiata a cavallo in fondo al mio parco: dalle 13 e 19 alle 14 e 53. Nuova ispirazione dalle 15 e 12 alle 16 e 07. Occupazioni diverse (scherma, meditazione, immobilità, visite, contemplazione, agilità, nuoto, ecc.): dalle 16 e 21 alle 18 e 47. Il pranzo è servito alle 19 e 16 e termina alle 19 e 20. Poi, letture sinfoniche ad alta voce dalle 20 e 09 alle 21 e 59. Mi corico regolarmente alle 22 e 37. Una volta alla settimana, sveglia di soprassalto alle 3 e 19 (il martedì)…”: Erik Satie.
Entr'acte è un film del regista francese René Clair del 1924, data che si colloca esattamente un anno prima della morte dello stesso Erik; è riconosciuto in modo assoluto come il manifesto per eccellenza del cinema dadaista oltre che una delle opere-simbolo delle avanguardie francesi nel cinema. Si tratta di un cinema che non narra una storia, se non quella della quotidianità della vita, con un ritmo di associazione-dissociazione, di composizione-scomposizione del succedersi degli eventi che sembra essere di potenza pari a quella della bomba sparata dal cannone con cui giocano proprio Picabia e Satie nel prologo del film. E ritroviamo personaggi di quegli anni, come Marcel Duchamp e Man Ray che giocano a scacchi su una terrazza, mentre appare Place Vendôme al centro della scacchiera. Un balletto viene ripreso attraverso il pavimento trasparente per scoprire poi una ballerina barbuta; una barchetta di carta vola su Parigi; occhi rovesciati sullo sfondo del mare e un funerale al cui corteo partecipano nomi della Parigi di quegli anni, tra cui Marcel Achard, Georges Charensol, Pierre Scize, Marcel Duchamp nelle vesti femminili di Rose Sélavy. Il carro funebre, trainato da un dromedario e adornato da ghirlande di pane prende velocità, sempre più e ancor di più sino a quando la bara rotola via, approdando in un prato. E dalla bara, improvvisamente, vien fuori un prestigiatore che fa sparire prima la bara e poi, uno per volta, tutti i presenti, compreso se stesso….ma proprio in quel momento, nell’attimo in cui compare il “The End”, uno dei cannonieri della scena iniziale ricompare, per poi essere rispedito indietro con un calcio (secondo le buone maniere francesi…) e la locuzione conclusiva del film si ricompone, tornando integra.
La sceneggiatura, composta di due sole pagine, è firmata dal pittore Picabia; la musica è l’ultimo capolinea del compositore Erik Satie. E anche in questo caso Erik è l’avanguardista per eccellenza…mentre Mascagni e Saint-Saens seguono le regole della tradizione sinfonica, Erik sceglie una scrittura moderna, a pattern musicali, indica i sincroni in partitura, ironizza continuamente, non rinunciando a sottolineare le atmosfere suggerite dalle immagini, come un vero esperto compositore di musica da film. E’ stato l’unico lavoro di questo genere del compositore francese, ma che – senza ombra di dubbio – ha segnato il passo. D’altro canto, non poteva che essere così con l’ospite d’onore de Le Chat Noir!

 

Stampa