“Una grande lezione di musica per film” – Parte Tredicesima

“Una grande lezione di musica per film” – Parte Tredicesima

Colonne Sonore marcia sollecitamente nel dare una risposta alle molteplici preghiere di giovani lettori che studiano composizione e che aspirano un giorno a diventare compositori di musica per immagini, facendosi assistere da coloro i quali lavorano in prima persona nell’Ottava Arte, componendo musica applicata: i compositori di Film Music hanno risposto a sei domande che la nostra redazione ha creduto importanti ed esaustive sul come divenire autori di musica per film.
Ecco a voi la tredicesima parte della Lezione-Intervista di musica applicata con le sei identiche domande a cui molti compositori italiani e stranieri hanno dato risposta per aiutare i futuri giovani colleghi che si confronteranno con la Settima Arte e la sua musica:

Domande:

1) Che metodologia usate nell’approcciarvi alla creazione di una colonna sonora?

2) Qualora non abbiate la possibilità, per motivi di budget o semplicemente vostri creativi, di usare un organico orchestrale, come vi ponete e quali sono le tecnologie che vi vengono maggiormente in aiuto per portare a compimento un’intera colonna sonora?

3) Descriveteci l’iter che vi porta dalla sceneggiatura alla partitura finale, soprattutto passando per il rapporto diretto con il regista e il montatore che talvolta usano la famigerata temp track sul premontato del loro film, prima di ascoltare la vostra musica originale?

4) Avete una vostra score che vi ha creato particolari difficoltà compositive?
Se sì, qual è e come avete risolto l’inghippo?

5) Come siete diventati compositori di musica per film e perchè?

6) Che importanza ha per voi vedere pubblicata una vostra colonna sonora su CD fisico oggi che sempre di più si pensa direttamente al digital download?

Stefano Milella (compositore di Solo per il weekend)

1) Le idee nascono molto spesso durante la lettura della sceneggiatura o dopo il confronto con il regista sulla sua visione e tono del film. Mi capita di “sentire” il brano proprio grazie a questi input mentre leggo le pagine di una scena particolare, o la descrizione di un personaggio. A volte bisogna immedesimarsi, così come un attore, nella storia e nelle sue sfumature e lasciarsi ispirare seguendo il proprio istinto. Per esempio in Solo per il weekend molti dei brani sono stati scritti prima che cominciassero le riprese e questo ha in qualche modo influito sul regista Gianfranco Gaioni che ascoltava i provini durante gli shooting per dare ritmo alla scena e coinvolgere gli attori.

2) Scrivo quasi tutte le parti per orchestra via midi usando Vsti in grado di emulare al meglio le idee. Quando mi capita, per i motivi che hai menzionato, di non poter registrare dal vivo tutti gli elementi, cerco di mixare i suoni delle mie banche di suoni con un singolo violino, viola o violoncello in modo da dare l’impatto di un’orchestra di 200 elementi mantenendo la fedeltà del vero strumento musicale. A volte capita che questo limite porti a creare un suono inedito, qualcosa di inaspettato che caratterizza fortemente la composizione o addirittura l’intera colonna sonora.

3) Con Solo per il weekend ho ricevuto una prima bozza della sceneggiatura 8 mesi prima delle riprese. Confrontandomi con lo sceneggiatore Giacomo Berdini ed il regista si è creato un gruppo di lavoro molto affiatato che mi ha permesso di comporre i primi provini e sottoporli 2 mesi prima del primo ciak. Man mano che Gianfranco girava il materiale, mi mandava settimanalmente dei preroll del girato con le composizioni già sincronizzate sulle scene per il quale era stato scritto. Il feedback dell’intera produzione è stato così positivo da poter concludere l’intera colonna sonora 1 mese dopo la fine delle riprese. Assieme a Luca Sammartin (TapTempo Studio) si è seguito l’intero montaggio del film agendo sin dalle prime stesure su musica e Sound Design. Questo ha permesso a tutti di creare un flusso di lavoro continuo che tenesse conto sia dei momenti musicali che della narrazione, dando il ritmo che contraddistingue questa pellicola.

4) Sì, certo! In uno dei preroll settimanali il regista ha usato un brano tratto dalla colonna sonora di Lock, Stock and Two Smoking Barrels (The Castaways – “Liar, Liar”) come reference per una scena ambientata in una bisca clandestina. Il brano che avevo composto non aveva la stessa verve ed era strumentale, a differenza della voce femminile dei The Castaways. Per fortuna, durante una jam session con altri musicisti negli studi della TapTempo abbiamo composto attenendoci al BPM, un brano (“La Bisca”) che riprendeva il medesimo mood ma dandogli la sfumatura Western di sfida tra i giocatori di poker che ricercavo per quella scena.

5) L’ho capito all’età di 6 anni. Avevo una Bontempi System 5 con la quale cercavo ad orecchio i temi di pubblicità come la storica della Barilla, Vangelis “Hymne”, e trascrivevo i numeri impressi sopra la tastiera che corrispondevano alle note su dei post-it. Credo di aver riempito un bustone con tutti quei fogli gialli! E’ una cosa che mi viene naturale, mi raccontano una storia e nella mia testa risuona una canzone che la descrive.

6) Siamo nell’era dello streaming digitale e siamo solo all’inizio. E’ una nuova forma di “acquisto”, anche se molti la sottovalutano. Un ascoltatore può scoprire casualmente un tuo brano in una playlist e può cominciare a seguirti. Il CD fisico sta venendo meno, mentre vedo con piacere il ritorno del vinile che con la sua fisicità trasmette la sensazione di avere un cimelio. Se potessi scegliere, mi piacerebbe che le mie colonne sonore fossero distribuite su vinile con all’interno il digital download. A casa i miei album preferiti sono incorniciati e appesi come quadri in ogni stanza.

Fernando Alba (compositore della score integrale di Prima di lunedì, di musiche aggiuntive per le fiction Benvenuti a Tavola 1 & 2, Matrimoni e altre follie, alcune canzoni per la serie Gomorra)

1) La creazione di una colonna sonora è un periodo di lavoro che unisce tutti i sensi. Nel momento in cui sai che sei stato chiamato a comporre, non fai che pensarci, giorno e notte. Quando è possibile, come nel caso del film Prima di lunedì di Massimo Cappelli, mi piace leggere la sceneggiatura. Dopo una prima lettura mi confronto con il regista per capire se l’idea che mi sono fatto del film è giusta ed inizio a segnare la tipologia di emozione musicale che serve al film per canalizzare i giusti messaggi emotivi: Musica di Tensione, Azione, Commedia, Amore, ecc.. In altri casi ti chiamano per scrivere la colonna sonora quando il film è quasi pronto per l’uscita nelle sale, perché spesso la scelta dell’editore musicale viene fatta solo alla fine del montaggio e l’editore stesso della colonna sonora sceglierà il compositore.

2) Sicuramente uno dei problemi che ne consegue la buona riuscita di una colonna è il budget, ma è anche vero che non per forza bisogna avere sempre a disposizione “la filarmonica” per fare una bella colonna sonora. Ad oggi, tutti i lavori che ho avuto il piacere di fare e a cui ho partecipato, hanno sempre avuto la possibilità di avere a disposizione un budget per la costituzione di un organico musicale orchestrale, magari più piccolo di una grande orchestra, ma funzionale all’idea di realizzazione. Personalmente preferisco sempre lavorare con i musicisti per la realizzazione e registrazione della colonna sonora, anche se questo comporta enormi sforzi di post-produzione e numerose ore di studio di registrazione. I computer, i campionatori, i suoni virtuali, il CUBASE, li uso per la parte creativa e compositiva, diciamo per la scrittura e la realizzazione dei provini. Successivamente preferisco entrare in studio con le parti per tutti e registrare tutto vero, anche perché tante belle idee, vengono proprio in studio con il musicista che esegue la parte, perché ti da quel “plus” che al bravo musicista viene fuori durante l’esecuzione dei brani. Una colonna suonata dal computer è statica, non si muove, invece il plus del musicista la rende viva, la rende bella, originale, la senti vivere, si muove con il film.

3) Dalla sceneggiatura alla partitura finale è come dire: “dal progetto su carta di una casa fatto da un ingegnere alla realizzazione dell’opera”. I passaggi sono tanti, sempre diversi ad ogni lavoro che sia cinema o fiction e sempre più complessi e complicati. Per questa tipologia di lavoro bisogna avere un metodo, che non lo impari a scuola, ma sul campo. La musica che il regista o il montatore usa per iniziare il montaggio del film spesso non è quella che si sta scrivendo, ma viene presa dalle librerie o da altri film. In alcuni casi te la mandano come esempio, chiedendoti di tirar fuori dalla scrittura della tua colonna sonora la stessa emozione. In molti casi la musica d’appoggio è presa da film di successo planetario, scritta da compositori da Oscar, suonata da orchestre e musicisti fra i più famosi. Immaginate l’enorme difficoltà del compositore di turno nel doversi confrontare con questi colossi e cercare di far piacere la propria idea musicale fatta momentaneamente solo al computer, sperare che il regista e il montatore non si siano affezionati troppo nel vedere la scena con la musica d’appoggio tratta dall’ultimo premio Oscar. Fortunatamente in alcuni casi si trova il giusto compromesso, in altri casi c’è chi chiede di ricopiare la musica d’appoggio spudoratamente. Nella realizzazione di una colonna sonora, la difficoltà maggiore è sempre la questione “tempo”, che spesso è l’unica cosa che non si ha mai a disposizione.

4) Capita sempre di avere un inghippo, provi più volte a scrivere una musica per una scena ed in qualsiasi modo la scrivi non funziona. Ti accorgi che la scena non funziona anche quando sotto fai suonare altre cose scritte per film di successo. In quei casi bisogna parlarne con il regista ed il montatore e trovare un compromesso. Non sempre è colpa della musica se una scena non funziona. In un film ci sono tanti tasselli che devono stare al loro posto ed incastrarsi: recitazione, regia, fotografia, montaggio, ecc.. La musica va in sostegno alla scena per realizzare il suo scopo emozionale, ma non può fare miracoli. In questa mia ultima colonna per il film Prima di Lunedì fortunatamente non ci sono stati inghippi. Il regista aveva le idee molto chiare, il lavoro di squadra è stato fondamentale.

5) Io scrivo canzoni da quando ero veramente molto piccolo, il mio sogno è sempre stato lavorare nella musica e lo faccio ormai da diversi anni, sia come compositore che come cantautore. Cantautore ci sono sempre stato, ma compositore di musica per film è un mestiere che ho imparato piano piano sul campo, stando vicino a chi già lo faceva con grande professionalità e successo. Dico sempre che in questo ambiente io non sono entrato dalla porta, ma dalla finestra. La finestra me l’ha aperta il M° Emanuele Bossi che da qualche tempo lavorava nel mondo delle colonne sonore nelle più svariate forme di assistenza musicale, orchestrazione, fonia, composizione, con diversi Maestri Italiani. Quel giorno mi chiese di fargli da assistente per la colonna sonora di una fiction a cui stava lavorando insieme al M° Paolo Buonvino. Fui molto sincero e gli dissi che non sapevo niente di colonne sonore, che non ne le avevo mai fatte, che non ne conoscevo i processi di creazione e produzione, a parte aver fatto qualche musica per cortometraggi, la mia conoscenza musicale era prevalentemente basata sulla scrittura delle canzoni e sugli arrangiamenti. Emanuele si fece una risata e mi rispose che non era un problema, perché avrei imparato in fretta. Da quel giorno ho seguito Emanuele Bossi in ogni suo lavoro, sia quando era Lui il Compositore, sia quando a comporre sarebbero stati altri Maestri e noi avremmo dovuto essere di supporto e collaborazione in tutte le fasi, dalla scrittura, agli arrangiamenti, alla produzione, nonché il montaggio su scena. Io non la chiamerei semplicemente gavetta, ma anche tirocinio, scuola d’arte, perché senza le numerose ore di praticantato in studio di creazione, in studio di registrazione, stando vicino ai Maestri, ai fonici ed ai musicisti non avrei mai imparato l’arte del compositore di musica per film e non avrei mai avuto la possibilità di entrare in questo mondo e conoscere le persone che ne fanno parte e lavorarci. La mia grande fortuna è stata aver incontrato sempre persone splendide, grandi professionisti con un grande cuore, che ad ogni asso mi sono state vicino evitandomi di sbagliare. Ad esempio ho imparato ad utilizzare il famoso programma musicale Protools grazie al Maestro Paolo Buonvino che mi ha messo a disposizione un insegnante privato e all’ingegnere del suono Fabio Venturi che mi ha regalato una licenza per utilizzarlo.

6) Oggi il formato su cui è pubblicata la colonna sonora non credo sia importante, se viene pubblicata vuol dire che è fatta bene, anche se è una pubblicazione digitale. La qualità dei nuovi formati è buona, la vera emozione è andare al cinema, sedersi fra il pubblico e sentire i commenti a fine film ed essere felice quando li fanno sulla colonna sonora. Speriamo che la musica che ho composto per il film Prima di lunedì che esce il 22 Settembre piaccia al pubblico. Sicuramente sarà pubblicata sui migliori store digitali, se faranno anche l’album sarà mia cura fartelo avere.

Giuseppe Cassaro (compositore di La strada verso casa, il documentario Indro. L’uomo che scriveva sull’acqua)

1) Ogni lavoro è unico a suo modo, poiché ogni autore ha un approccio diverso al delicato rapporto musiche-immagini. Inoltre lavorare con lo stesso regista su progetti diversi non assicura sempre il medesimo approccio. Ogni film racchiude in sé dimensioni nuove, se si ha la volontà di osservarle con occhi sempre nuovi. In generale preferisco addentrarmi nei ritmi del montaggio, capire quali sono state le scelte del regista e dell’editor; ritmo e melodia, combinate tra loro in modo costruttivo e con logica, possono avere lo stesso peso nell’economia del racconto. Quindi, attraverso le immagini, ciascuna creazione musicale assume un significato ulteriore e non è più, dunque, fine a sé stessa. Tendo a ricercare ritmo e melodia, che ritengo essere insiti nelle sequenze filmiche. Il resto fa parte di quell’indescrivibile e miracoloso processo creativo.

2) Solitamente tendo a privilegiare la componente “acustica” delle mie creazioni. Laddove la richiesta di un’orchestrazione, in effetti, non può essere sostenuta per motivi di budget, costruisco sessioni musicali in cui linee di suoni sintetici (plugin e librerie sonore di vario genere) si sovrappongono a registrazioni dal vivo (spesso lavorando su molteplici overdubbing), sviluppando, in questo modo, un lavoro originale con il mio team fidato di musicisti e collaboratori, ottenendo un effetto di insieme sinfonico ma evitando di trascurare l’aspetto acustico del suono. In fase di mix audio, poi, intervengo con il fonico per valorizzare il suono naturale, l’imperfezione, che dona sincerità e verità al fruitore. Diversamente, quando le condizioni me lo permettono, anche con budget ridotti, lavoro ad arrangiamenti realizzati esclusivamente con ensemble acustici. In questi casi, molto spesso, il regista abbandona le sue idee e si lascia guidare, stimolato dalla qualità delle elaborazioni e dalla originalità delle soluzioni.

3) Personalmente dalla sceneggiatura traggo sempre pochi stimoli. Attraverso il testo si può lavorare ad un main theme, sempre a braccetto con il regista. Solo in un’occasione alcune mie registrazioni furono trasmesse sul set di un lungometraggio. Ma il lavoro interessante inizia in fase di montaggio, proprio in quel delicato momento in cui montatore e regista si affezionano a determinate sequenze, spesso (purtroppo) montate su brani non originali, per ovvie ragioni tecniche e di tempistica. Il regista ha ovviamente bisogno di uno stimolo musicale, che risponda alla sua idea di montaggio. La sfida per un compositore, in effetti, sta proprio nello stravolgere le carte in tavola, pur rimanendo fedele all’idea primordiale dell’autore. Bisogna trovare il giusto compromesso tra l’originalità delle proprie composizione e le intenzioni del regista, imprimendo di autenticità e stile personale i provini musicali che vengono sottoposti alla revisione in sala montaggio. Una bella sfida insomma..

4) In un recente lavoro per un film documentario, Indro. L’uomo che scriveva sull’acqua, che ho musicato e prodotto in collaborazione con Sky Arte, causa il breve tempo a disposizione per la consegna ed il considerevole uso di musiche non-originali in fase di montaggio, mi sono ritrovato a “competere” in video con mostri sacri quali Giacchino, Silvestri, Glass, Zimmer e via dicendo. Autori che amo, naturalmente, ma con i quali stili ho riscontrato notevoli difficoltà; il pre-montato, infatti, risultava essere pregevole in ogni singola sequenza (grazie al notevole valore aggiunto delle musiche dei grandi Maestri), ma incoerente nel suo insieme, per ovvie ragioni. In definitiva ho optato per un’operazione di sintesi strumentale (pochi strumenti ma che dessero un carattere e riconoscibilità alla score), potendomi così concentrare sull’arrangiamento delle sequenze, in libertà, svincolandomi dalla presenza dei grandi Maestri, gestendo così con molta più autonomia gli equilibri interni del racconto in musica.

5) Inizialmente quasi per gioco. Ho iniziato a suonare da bambino, manifestando un approccio agli strumenti e ai generi sempre controcorrente, in un certo senso rifiutando gli schemi. Passando dal rock al jazz, esplorando l’elettronica e l’acustica, ho maturato una visione -potrei dire- a 360° delle sonorità percorribili. Così alla prima occasione mi sono cimentato con la composizione di musiche per un cortometraggio; erano i primi anni dell’Università (corso di Cinema e Produzione Multimediale a Pisa) e quel regista, Samuele Rossi, anch’egli alle prime armi, è oggi mio socio in EchiVisivi, società di produzione cinematografica di cui sono amministratore e art director, nonché autore per il quale ho firmato numerose OST e con il quale collaboro tuttora. C’è in vista la sua opera seconda, GlassBoy, progetto sostenuto dal fondo Media Europe Creative e dal MiBACT, prodotto in collaborazione con Emanuele Nespeca di Solaria Film: una grande sfida sia come compositore che produttore.

6) Per chi, come me, nasce come musicista negli scantinati con il sogno di vedere il proprio gruppo di musica rock-prog calcare i palchi live, il CD fisico rappresenta un oggetto sacro, la tela sul quale il pittore vede compiersi il miracolo della creatività. Il digitale ha sicuramente moltiplicato -esponenzialmente- la visibilità degli autori, garantendo una diffusione della propria musica in modo capillare. Ciò nonostante la pubblicazione di un CD rappresenta un grande traguardo (forse piccolo rispetto al mare magnum distributivo); pubblicare due CD con la GDM Music (“Chromoscapes” nel 2011 e “Positive Feeling” nel 2016) mi riempie di orgoglio, pur consapevole di essere, a 32 anni, solo all’inizio di un lungo viaggio.

FINE TREDICESIMA PARTE



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