Un artista... Ribelle. Intervista esclusiva al Maestro Natale Massara

Un artista... Ribelle. Intervista esclusiva al Maestro Natale Massara

Spesso importanti musicisti vivono nell’ombra perché non interpreti solisti ma membri di gruppi o perché incaricati di occuparsi di arrangiamenti e direzione d’orchestra o ancora perché autori di musiche al servizio di altre arti. Un esempio mirabile è rappresentato dal M° Natale Massara, un importantissimo musicista italiano che, dal mondo della musica leggera dei tempi d’oro, grazie alla sua formazione accademica, si è costruito una straordinaria carriera di arrangiatore, direttore, autore e produttore dapprima alla corte di grandi interpreti della musica italiana e poi per la musica applicata al cinema e alla televisione, firmando centinaia di arrangiamenti, macinando ore in sala di incisione e anche sfornando composizioni personali per le più variegate regie e produzioni, sempre con estremo rigore e serietà e notevoli consensi, in un ambiente ameboide e competitivo come quello della produzione per il grande e piccolo schermo.

Colonne Sonore: Maestro, la sua formazione in ambito accademico è legata allo studio del clarinetto e relativo diploma presso il Conservatorio Verdi di Milano... Come è avvenuto il suo primo incontro con la musica?Natale Massara: Sono nato a Oleggio, in provincia di Novara; lì c’era una banda e, un pò per tradizione familiare e anche per curiosità personale, entrai a farne parte. Così a sei anni iniziai a studiare clarinetto e a otto anni il maestro mi aveva già messo nella banda, suonavo il clarinetto piccolo in Mib; ero appassionato e non mi pesava andare a far le prove. Alla stessa età ho iniziato anche a studiare il pianoforte insieme al clarinetto sempre con il direttore della banda, che mi ha formato bene. Quando iniziai le scuole medie andai a Novara presso un istituto musicale dove ho avuto altri insegnanti più qualificati per darmi un futuro nella musica che potesse essere a tutti i livelli. In terza media ho fatto l’esame del quinto anno di diploma in clarinetto, al quale presenziò un insegnante del Conservatorio di Milano, M° Giampieri, che disse a mio padre di mandarmi a studiare lì. Frattanto mi piaceva anche far parte di gruppi legati all’oratorio; da lì nacque l’idea di fare della musica una professione. Mio padre assecondò questo mio desiderio, però voleva che lo facessi seriamente.

CS: Dalle aule del Conservatorio al celebre gruppo rock de I Ribelli. Era il 1960... Come vi è approdato?
NM: Ho saputo da un amico, che già suonava con me, che Celentano cercava un sassofonista per il suo Clan. Non era il mio strumento, per cui mi sono fatto prestare il sax da un amico, l’ho imparato in una settimana e mi sono presentato alle audizioni del Clan e mi hanno ingaggiato. Pur sapendo che poteva esserci un contrasto tra le due esperienze, l’ho detto per correttezza ai miei insegnanti di Conservatorio di quello che stavo facendo. Loro hanno apprezzato la mia onestà; ero ben voluto e mi hanno consentito di portare avanti anche l’attività col rock’n’roll dei nascenti Ribelli. È anche capitato che non sono andato a suonare con Celentano perché avevo dei saggi in Conservatorio. A 20 anni ho fatto l’esame per il diploma in clarinetto e al saggio di diploma suonai il concerto K622 di Mozart accompagnato al pianoforte dal M° Bruno Canino. Ho avvisato Celentano che qualche volta non sarei andato a suonare con lui perché stavo portando avanti gli studi accademici. Infatti, una volta ottenuto il diploma in clarinetto, ho proseguito i miei studi, sempre presso il Conservatorio di Milano, di armonia con Renato Dionisi e composizione con Bruno Bettinelli e anche di direzione d’orchestra, perfezionandomi nella direzione di musiche per film con i M° Franco Ferrara e Carlo Savina.

CS: Poi nel 1963 è la volta del suo storico assolo al sax tenore nel brano “Danny Boy”, singolo pubblicato dal Clan. Come mai usò lo pseudonimo “Natale Befanino”?
NM: “Danny Boy” lo suonavo live e Adriano me lo fece incidere. Io sono nato il 23 dicembre e Adriano il 6 gennaio. Scherzandoci su con lui, una sera è nato questo simpatico soprannome come lui usava fare abitualmente coi suoi collaboratori.

CS: Nel ‘64 i Ribelli sono coinvolti nella curiosa operazione artistica de “La ragazza del Clan”...
NM: Era la cover italiana della canzone “Keep On Dancing” di Brian Poole & The Tremeloes; abbiamo fatto fare la versione italiana del testo a Luciano Beretta, il paroliere di Celentano. Intorno alla canzone è nata questa leggenda della ragazza del Clan, che poi era la di allora fidanzata di Adriano, Milena Cantù, e il disco ebbe un certo successo, vendendo un milione di copie. Cantavamo io e Gianni Dall’Aglio.

CS: Il 1966 per i Ribelli è l’anno della partecipazione al Festival di Sanremo con la canzone “A la buena de Dios”. E anche l’incisione di “Per una lira” di Mogol-Battisti...
NM: Siamo stati il primo gruppo rock in Italia. La canzone forse non era adatta per noi, siamo andati a Sanremo e questo ci ha aiutato a ottenere maggior notorietà.
Con Battisti ci siamo incontrati in Galleria a Milano, ci ha fatto sentire alcune sue canzoni e abbiamo scelto di incidere “Per una lira”...

CS: Poi a fine anno c’è stato l’ingresso nel gruppo di Demetrio Stratos...
NM: Non potevamo vivere in autonomia, perché nessuno di noi era cantante. Cantavamo io e Gianni Dall’Aglio, ma mancava una vera voce solista. Siamo andati al Santa Tecla e abbiamo ascoltato Demetrio Stratos, voce straordinaria, ci è piaciuto e gli abbiamo fatto la proposta. Lui è venuto con noi ma non c’erano ancora pezzi adatti a lui. Nel frattempo Adriano faceva meno serate, noi oramai avevamo raggiunto un certo livello di autonomia, anche grazie alle vendite. Ci sentivamo un pò trascurati, per cui, in totale sintonia con Celentano, abbiamo deciso, non senza dispiacere da parte nostra, di abbandonare il Clan. Oramai noi avevamo bisogno di avanzare come gli altri gruppi che stavano prendendo piede (l’Equipe 84, i Dik Dik). Per cui siamo andati alla Ricordi. Nel 1967 coi Ribelli abbiamo inciso il nostro maggior successo discografico, “Pugni chiusi”, musicato da Ricky Gianco e Gianni Dall’Aglio su parole di Luciano Beretta. Primo singolo dei Ribelli con la nuova etichetta Dischi Ricordi e grande successo di vendite e di consensi al Cantagiro. Dopo il Cantagiro abbiamo chiesto a Battisti di proporci altri pezzi adatti alla vocalità di Demetrio. Abbiamo inciso così “Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto” con una grande orchestra e io ho curato gli arrangiamenti, con Lucio sempre presente in fase di stesura e registrazione. Da qui è nata la nostra personale collaborazione artistica anche nella fase “post Ribelli” e con lui ho partecipato a numerose session in sala di registrazione e ho curato altri arrangiamenti di sue canzoni. Allora era più bello il lavoro; si andava in studio e poi si decideva seduta stante come suonare e la canzone nasceva così e si aggiungevano poi gli strumenti classici. Si lavorava insieme e ci si parlava.

CS: Oltre che strumentista nei Ribelli, la sua attività nella musica leggera si è espressa anche in veste di autore di canzoni e arrangiatore, nonché session man al sax e alle tastiere per diversi artisti...
NM: In Ricordi, sapendo dei miei studi classici, mi proposero di realizzare degli arrangiamenti; il primo fu quello per la canzone “Felicità, felicità”, portata da Gian Pieretti al Cantagiro ‘68. Poi ho presenziato ad altri provini di vari cantanti. Nel ‘69 andai per la prima volta a Sanremo con Wilma Goich, che cantò “Baci baci baci”; ma continuavo comunque a suonare con i Ribelli.
Ho iniziato a occuparmi dei gruppi dell’etichetta Ricordi, tra cui l’Equipe 84 e i Dik Dik. Ho lavorato dal ‘68 all’80 come arrangiatore della Ricordi, con artisti quali Mia Martini, Milva, Donatella Rettore, Tony Del Monaco, Fred Bongusto, Rita Pavone. Se ricevevo richieste da altri artisti di altre etichette, io chiedevo al direttore artistico Lucio Salvini se potevo accettare e li seguivo. Ero sganciato dalla Ricordi in fatto di esclusiva ma mantenevo comunque la priorità con loro. L’85% dei dischi di Mia Martini li ho fatti io. Ho seguito anche Wess e Dori Ghezzi, sotto contratto con la Durium, arrangiando il loro brano più famoso, “Un corpo e un’anima”, con il quale vinsero Canzonissima nel 1974. Grazie a questa vittoria, partecipai con Wess e Dori all’Eurofestival di Stoccolma nel 1975 con la canzone “Era”, che ottenne il terzo posto. “Nevicate” di Mia Martina dall’album “Sensi e controsensi” del 1975 l’ho scritta io come autore; per questa canzone ho ottenuto al Musical Mallorca 75 il Premio della Giuria di qualità composta da Henry Mancini (presidente), John Barry, Astor Piazzolla, Augusto Martelli, Waldo de los Rios e altri nomi importanti.

CS: Infine il suo incontro con la musica per il cinema. Quando ha incominciato a occuparsene e con quale incarico?
NM: Avevo realizzato alcune musiche orchestrali di commento per la library Ricordi. Nel 1972 proposero a Maurizio Vandelli di fare la colonna sonora di Un apprezzato professionista di sicuro avvenire, un film di Giuseppe De Santis, e Maurizio mi chiese di aiutarlo perché era la prima esperienza filmica per lui. È andata bene e io ho capito un pò i meccanismi del fare musica per il cinema. Nello stesso anno, Federico Monti Arduini, direttore generale delle Edizioni Ricordi, mi ha proposto di fare un film, che era L’isola del tesoro, una coproduzione internazionale, con Orson Welles nei panni di Long John Silver. Andai a Madrid, avevo 30 anni, i montatori hanno capito la mia inesperienza e mi hanno aiutato; le registrazioni le ho fatte a Milano con l’Orchestra della Scala. È andata benissimo e quello è stato un pò il mio debutto nel cinema come autore.

CS: Lei è sicuramente il più importante collaboratore artistico di Pino Donaggio. Il 1976, giusto quarant’anni anni fa, segna la vostra collaborazione per la realizzazione dell’ultimo LP da cantautore di Donaggio, ovvero “Certe volte...”, pubblicato dalla Produttori Associati di Antonio Casetta e giusto quest’anno in ristampa digitale...
NM: Con Pino ci conoscevamo dai tempi del Conservatorio; lui doveva fare un film di Marcello Aliprandi initolato Un sussurro nel buio, era andato a vedere L’isola del tesoro e mi chiamò per collaborare con lui a quella colonna sonora. Quello stesso anno collaborai con lui anche per gli arrangiamenti delle canzoni di quello che fu il suo ultimo LP da cantautore, ovvero “Certe volte...”

CS: Ma è anche l’anno di Carrie, lo sguardo di Satana di Brian De Palma che consacra Donaggio quale autore cult soprattutto per film di genere thriller e horror...
NM: Sì, Pino mi disse subito, proprio dopo avermi chiamato per Un sussurro nel buio, che Brian De Palma gli aveva proposto di scrivere la colonna sonora del suo Carrie, che avrebbe dovuto realizzare Bernard Herrmann, scomparso proprio quell’anno. Poi ho diretto anche tutte le successive partiture scritte da Pino per Brian, tra cui la più recente di quattro anni fa, Passion.

CS: Come si svolge la sua collaborazione con Donaggio prima e durante le sedute in sala di registrazione?
NM: La collaborazione è cambiata negli anni; i primi tempi, ovvero nella seconda metà degli anni Settanta, era molto corpo a corpo, lui veniva a Milano e la colonna sonora nasceva passo dopo passo. Era una maturazione costante e un’esperienza per entrambi. Stabiliti i punti musica, lui aveva un canovaccio e io lo sviluppavo; quindi la nostra collaborazione si è evoluta nel corso dei decenni, anche quando ha incominciato a prendere piede l’elettronica. Io scrivo ancora a mano e non uso il computer. Se prima il rapporto con Pino era totale, nel corso del tempo il rapporto si è dilatato. Io avevo anche le mie tournée (con Milva per esempio, con la quale collaboro come orchestratore, direttore d’orchestra e a volte anche autore fin dal 1968, producendo i suoi dischi e seguendo le sue tournée) e quindi non sempre andavo in sala a registrare. Trauma di Dario Argento per esempio lo co-arrangiai io ma lo diresse in sala Gianfranco Plenizio perché io non potevo. Ho incominciato a prendere incarichi per miei lavori personali per il cinema e la TV, essendo anch’io compositore, e quindi a volte Pino ha lavorato con altri direttori perché io non potevo farlo. Altre volte invece ho rinunciato ad altri incarichi proprio perché ero già impegnato con Pino.
Sono stato il primo a portare la musica per film live in concerto. Vent’anni fa al Conservatorio di Liegi, con l’Orchestre Philarmonique de Liege et de la Communauté Française, ho trascritto, arrangiato e diretto varie musiche per film, di differenti tipologie (film d’amore, d’azione, storici, fantastici, thriller) e autori, tra cui quelle di Pino. Il concerto è stato inciso live e trasmesso in tutta Europa. Ho trascritto e ri-orchestrato musiche di Morricone, Trovajoli, Williams, Rota, Jarre, Vangelis perché non avevo le partiture originali e non esistevano edizioni delle medesime.

CS: La sua esperienza come autore per il cinema?
NM: Dopo il citato L’isola del tesoro di Andrea Bianchi e John Hough, tra la prima metà degli anni Ottanta e la prima dei Novanta ho lavorato alle musiche per questi quattro film: Sesso e volentieri di Dino Risi (musiche di Fred Bongusto, per le quali ho curato gli arrangiamenti e la direzione in studio), La cintura di Giuliana Gamba, con Eleonora Brigliadori e James Russo (per le quali sono stato coautore con Ron e arrangiatore-direttore), Graffiante desiderio di Sergio Martino, con Vittoria Belvedere e Ron Nummi, e il crudo e scandaloso thriller Bugie rosse di Pierfrancesco Campanella, con Alida Valli, Lorenzo Flaherty e Tomas Arana. Poi ho lavorato a Tre minuti a mezzanotte, un cortometraggio diretto da Monica Vullo, con protagonista Silvio Orlando, che ha ottenuto numerosi premi in diversi festival.
In anni più recenti, per Campanella ho musicato anche Cattive inclinazioni, un thriller del 2003 con Franco Nero e Florinda Bolkan, e il cortometraggio Taglia corto del 2007. Tra le commedie, nel 1987 ho scritto come coautore con Pino Massara e arrangiatore-direttore le musiche per il celebre Da grande con Renato Pozzetto e Alessandro Haber.

CS: Lei poi ha lavorato anche come autore per le fiction televisive...
NM: Sì, la prima esperienza televisiva è avvenuta nel 1988 in collaborazione con Armando Trovajoli per le musiche del remake di Dino Risi de La ciociara (suo storico film cinematografico del 1960), con Sophia Loren che tornò a vestire i panni della protagonista. Poi nel 1992 ho composto Il coraggio di Anna di Giorgio Capitani, miniserie Canale 5 con Edwige Fenech. Da lì è nata una proficua collaborazione con Capitani e con lui ho realizzato nei 15 anni successivi le musiche per le fiction Italian Restaurant, Natale con papà, Un prete tra noi, Mio figlio ha 70 anni, Commesse, La memoria e il perdono, Mai storie d’amore in cucina, due episodi de Il maresciallo Rocca 3 e Il generale Dalla Chiesa. Frattanto ho lavorato come autore anche per Sergio Martino (Delitti privati, 1993 / A due passi dal cielo, 1999 / L’ultimo sogno – Il cielo tra le mani, 2000 / Una donna scomoda, 2004).

CS: Poi ha lavorato anche a due interessanti animazioni di carattere didattico e a un musical...
NM: Nel 2004 ho lavorato alle musiche del film a cartoni animati con orientamento didattico dell’opera lirica Turandot, coprodotto da USA, Italia e Cina. Su commissione delle Edizioni Ricordi, ho riscritto le musiche di commento originali, alternando la mia nuova partitura con le romanze originali di Giacomo Puccini. Ho inciso le mie musiche con la Czech National Symphony Orchestra di Praga, mentre le romanze originali sono state eseguite dall’Orchestra e Coro dell’Opera di Roma diretti da Erich Leinsdorf. Le arie originali di Puccini erano interpretate da cantanti di notevole caratura come Renata Tebaldi, Birgit Nilsson, Jussi Bjoerling e Mario Dereni. Nello stesso anno ho scritto la colonna sonora per un altro film d’animazione, Piccolo Gesù, prodotto dalla Rai, sempre su commissione della Ricordi.
L’anno successivo mi sono occupato invece delle orchestrazioni dell’opera rock Dracula della PFM, album e live musical, rappresentato nei più importanti teatri italiani.

CS: Che cos’è per lei la musica per le immagini?
NM: La musica per le immagini è una musica che deve dare delle sensazioni rispettando ciò che è stato girato e che lo può migliorare ma senza mai sopraffare il regista; la musica deve aiutare il film ma non deve essere la sua massima protagonista; se il film è scarso, la musica non lo può salvare. Se la scena non è fatta bene, la musica non la risolleva. Ho rinunciato a qualche film perché non mi piaceva e avrei fatto fatica a musicarlo. Non si deve mai prevaricare a meno che tu non venga chiamato in prima persona a farlo. Bisogna cercare di capire le emozioni che la persona che ha girato il film voleva, trasformandole in immagini sonore.

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