La Musica amplifica l’effetto delle Immagini - Intervista al duo Starship 9

La Musica amplifica l’effetto delle Immagini - Intervista al duo Starship 9

Sonorità synthpop retrofuturistiche, ricerca della melodia, sofisticate atmosfere cinematiche condensate nelle aperture strumentali, arrangiamenti stratificati e sobrie sperimentazioni psichedeliche, trovano spazio nel disco in una originale miscela sonora senza riferimenti temporali. Le radici del percorso musicale degli Starship 9 affondano nell’universo delle soundtrack italiane degli anni ‘70, in gran parte prodotte proprio dalla famosa etichetta romana di colonne sonore  Cinevox Record.

Nell’album uscito il 27 aprile scorso, prodotto dalla succitata Cinevox, il duo Starship 9 rende omaggio a uno dei più influenti rappresentanti delle score nostrane, il compositore Stelvio Cipriani, attraverso una cover di Dedicato a una stella, tra le più amate colonne sonore composte dal Maestro romano. Gli Starship 9 sono Ernesto Cornetta e Fabio Fraschini. Musicisti/amici di Roma, da sempre condividono esperienze musicali in studio e dal vivo: questo loro primo album è la combinazione tra il loro stile personale e l’ispirazione derivante dalla comune passione per la più ricercata musica da film dall’anima easy listening. Il CD Starship 9 è distribuito da Pick Up Records, mentre la sua versione digitale da Believe Digital.
Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con loro di questo nuovo album e della loro passione per la musica per film.



Colonne Sonore: Dici Cinevox Record e pensi al mondo delle colonne sonore. Il vostro disco però non è la colonna sonora di un film: se lo fosse, che tipo di immagini musicherebbe?
Starship 9: Vedrei bene la nostra musica accoppiata a immagini ad ampio respiro, non claustrofobiche. Siamo in piena era digitale, quindi il discorso sulle sgranature della pellicola è anacronistico, tuttavia ci piace immaginarci immersi in quelle ambientazioni retrò, non necessariamente in bianco e nero, ma a colori tenui, non aggressivi. Quindi, musica più indicata per il cinema d’introspezione e poco adatta, ad esempio, a film d’azione sparatutto e ultra-prodotti, a meno che non si voglia creare un effetto sorpresa nei titoli di coda. In ogni caso, stiamo aspettando di “vedere” un nostro brano che è stato scelto come parte della colonna sonora di un film di Marco Tullio Giordana. Quando lo trasmetteranno,  sapremo l’effetto che fa.   

CS: Penso a voi come degli innamorati delle colonne sonore, quelle che hanno fatto la Storia del genere, quelle di Ennio Morricone, di Riz Ortolani, dei Goblin, per intenderci. Qual è la vostra preferita e per quale motivo?
S9: Avendo ormai un accesso pressoché illimitato agli archivi più oscuri tramite il web, non si smette mai di esplorare e di recuperare perle dimenticate. Quindi, a livello di ascolti preferiti, si va a periodi. Per rispondere alla domanda, ne cito una, non tanto a caso, perché è stata proprio in questi giorni ripubblicata in versione integrale dalla Music Box Records: il Casanova di Fellini, di Nino Rota. Arrangiamenti cosmici.

CS: E quella che avreste voluto scrivere voi?
S9: Cassandra Crossing di Jerry Goldsmith, oppure quelle di Francois de Roubaix per un documentario di Jacques Cousteau a piacere.

CS: Quali sono le caratteristiche che deve avere una colonna sonora per funzionare?
S9: La musica può sia amplificare l’effetto delle immagini, ma le può anche rovinare. Quando la musica riesce ad appropriarsi delle riprese, fornisce loro altri dettagli, a volte sembra nata per quei movimenti di camera. Diventa una magia. E da quell’istante gli ascolti delle musiche da film – anche separati dalle immagini – rievocheranno quelle atmosfere perché il riferimento diventa lo stesso sia per il compositore sia per l’ascoltatore. Questo circolo virtuoso crea fedeltà, in tutti i sensi, e funziona tutto a meraviglia.

CS: Rimanendo sul rapporto musica e film. Per quale regista fareste carte false per potergli scrivere la colonna sonora?
S9: Non ce n’è uno in particolare, perché gran parte dei nostri registi preferiti è passata a miglior vita, purtroppo. Non amiamo fare carte false: la collaborazione con un qualsiasi regista dipenderebbe dall’intesa e dalla reciproca stima.. l’operazione deve aver fascino, non c’è tempo per le forzature. In questo caso, non vedremmo l’ora di cimentarcisi!

CS: Più o meno una decina di anni fa, i Calibro 35 riportavano in auge le colonne sonore dei poliziotteschi, per poi allargare lo spettro delle loro suggestioni musicali. In seguito, rimanendo in ambito musiche da film, sono emersi gruppi come La Batteria o i Guano Padano. Che cosa differenzia la vostra proposta musicale?
S9: Nella nostra musica ci sono sonorità cinematiche, ma non si tratta di musica da film in senso stretto, né modernizza quella tradizione ricalcando pedissequamente il sound proto-funk “poliziottesco”  Ha un’anima easy listening, ispirata più che altro ai temi romantici, e al versante più melodico e a tratti malinconico. Alla fine è una proposta pop, senza riferimenti temporali, sicuramente d’ispirazione retrò, da ascoltare con l’approccio delle colonne sonore dei bei tempi che furono. Detto questo, siamo fan dei Calibro e della Batteria!

CS: Una vostra canzone si intitola “Stelvio”, nel disco ci si imbatte in una vostra cover di Dedicato a una stella del maestro Stelvio Cipriani, e proprio a questo grande compositore era dedicato il vostro EP di esordio: musicalmente, come si sviluppa il vostro rapporto con Stelvio Cipriani?
S9: È stato un rapporto molto profondo dall’inizio, perché con la “dedica” legata al titolo di un nostro brano, che però si portava dietro anche l’estetica e il tema invernale del luogo dello Stelvio, abbiamo avuto anche modo di conoscere il maestro Cipriani personalmente. Si è incuriosito al nostro lavoro e ci siamo un po’ raccontati. Più che altro lo abbiamo ascoltato noi perché è davvero generoso in quanto a gustosi aneddoti e consigli. Musicalmente fa parte delle nostre maggiori influenze e come ultima dedica abbiamo scelto di omaggiarlo con una versione diversa del tema di una sua splendida colonna sonora del catalogo Cinevox. E Dedicato a una Stella ci sembrava una scelta appropriata, in tutti i sensi.

CS: Ennio Morricone, Riz Ortolani, Piero Umiliani, Goblin, lo stesso Stelvio Cipriani: secondo voi, questo nostro patrimonio musicale è stato custodito e valorizzato e quindi apprezzato a dovere dal pubblico di Casa nostra?
S9: Di sicuro in questi ultimi anni si è assistito a un revival, che come succede in queste occasioni tende a riportare in auge soprattutto i compositori e i film più noti. Alla fine ha ragione sempre il pubblico, ci sarebbero casi di scarsa valorizzazione, che in un certo senso è una fortuna, perché preserva musica di spessore da ascolti frettolosi, al di là dei gusti personali. Non ci appartiene molto la cultura degli ascolti digitali da 30 secondi a brano. Tuttavia, abbiamo notato che ci sono tantissimi appassionati, moltissime iniziative e siamo contenti di far parte di questa comunità.

CS: In Andromeda ci sono alcuni sample dello sceneggiato A come Andromeda, andato in onda sulla RAI negli anni '70 se non sbaglio, dove si accenna alla “musica delle stelle”, il concept del vostro disco. Vi va di dirci qualcosa in più?
S9: Ci piace giocare con queste ambientazioni, recuperare tecnologia “analogica” ed elementi retrofuturistici a livello estetico. A come Andromeda è una meraviglia e si sposava bene con il concept degli Starship 9, l’idea di un’astronave che si spinge verso Cloud 9, il Settimo Cielo, e tocca alcune corde sonore “stellari”. Tutto questo mondo ha delle componenti oniriche ed emozionanti. Anche la scelta di ispirarsi alla serie editoriale Urania per l’artwork dell’album rientra in questo discorso. 

cover starship9

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