Ivan Iusco: la consapevolezza di un mestiere
Il compositore barese racconta il suo approccio olistico al film
Il barese Ivan Iusco fa parte di quella schiera di compositori per il cinema che va tenuto particolarmente d’occhio. I suoi successi arrivano quasi in punta di piedi e conquistano un posto non sempre facilmente individuabile nel panorama musicale del grande schermo; questo potrebbe essere un’ arma a doppio taglio, ma francamente ritengo sia un bene. In questa intervista viene fuori la passione di Ivan per questo artigianato della musica, non libero da ostacoli e condizionamenti, ma che costituiscono il sale e il pepe di un mestiere che riserva continue sorprese soprattutto da parte di chi, come il mio conterraneo Ivan, tenta spesso nuove strade.ColonneSonore: Quali difficoltà hai riscontrato alla tua prima esperienza di compositore di musica per film?
Ivan Iusco: Nel 1998, fui contattato dal regista siciliano Mariano Equizzi per realizzare le musiche del suo mediometraggio Syrena. Cominciavo finalmente ad avvicinarmi al lavoro che avevo da sempre sognato, constatando che la mia immaginazione in questo senso si era accostata tantissimo ad alcune dinamiche reali. Fu un vero e proprio banco di prova che affrontai in modo estremamente naturale. L'unica difficoltà oggettiva fu scontrarsi con il poco tempo a disposizione, caratteristica comune a quasi tutte le produzioni cinematografiche. Ma mi abituai subito a quest'idea, infatti, per il film successivo La capagira di Alessandro Piva, composi le musiche in poco più di venti giorni.
CS: Come inizi a lavorare ad un film, e come ti approcci al soggetto e alla sceneggiatura?
II: Spesso in modo diverso. Generalmente ricevo la sceneggiatura dal regista o dalla produzione, oppure vengo coinvolto quando la lavorazione è già in fase avanzata. In quest'ultimo caso preferisco tuffarmi subito nelle prime acquisizioni del girato, nel premontato. Altre volte è lo stesso regista a parlarmi in modo approfondito del suo film. L'analisi e lo studio della sceneggiatura è certamente importante per calarsi nel film che si sta girando, ma è altrettanto fondamentale rapportarsi alle persone coinvolte, alle scenografie, ai colori, ai tratti somatici degli attori, agli ambienti, alla luce, al tipo di montaggio, oltre che alla storia. E così che comincia ad emergere un primo fraseggio, un tema, o un ritmo. I fattori da considerare sono tanti e di diversa natura: il ruolo della musica è quello di armonizzare tutti gli elementi attraverso un linguaggio magico.
CS: Qual è il momento più emozionante di tutto il lavoro produttivo di una colonna sonora?
II: E' un'esperienza estremamente intensa, totalizzante. Mi risulta difficile individuare i momenti più emozionanti. Gli incontri sul set, le prime idee musicali, le esecuzioni, il missaggio. Anche la prima proiezione del film in sala è un momento molto forte, durante il quale comincio ad analizzare l'intero lavoro, con occhi ed orecchie diverse... forse mai da spettatore.
CS: Musicalmente cosa ti hanno chiesto i registi, e in che modo sono intervenuti sul tuo lavoro?
II: Naturalmente, ogni regista si relaziona al compositore in modo personale. C'è chi desidera la mia espressione libera da influenze esterne, c'è invece chi ha già un'idea per la struttura musicale del film e quindi mi suggerisce di ascoltare alcuni brani di riferimento. Interpretare i desideri e gli obiettivi di un regista non è cosa semplice. Ma c'è un aspetto comune emerso attraverso la mia esperienza. Finché la postproduzione non è conclusa, i registi spesso richiedono modifiche "last-minute" delle musiche, anche poco prima dell'incisione definitiva. Questo a volte può inficiare la qualità finale del lavoro, ma è assolutamente condivisibile, perchè un film è vivo finché non viene stampato su pellicola, come il dipinto su una tela, o un'immagine reale rappresentata in una fotografia. Una volta che l'opera viene fermata, comincia a vivere in altra forma, ma non è più modificabile. In ogni caso il rapporto di profonda e reciproca fiducia si rivela vero fattore chiave.
CS: Come si sviluppa il rapporto con il montatore?
II: Nella fase di post-produzione, anche il rapporto con il montatore si fa molto stretto, traducendosi in un continuo scambio di punti di vista, prove, tagli, estensioni... E' naturale che si trascorra molto tempo insieme per affinare tutti gli aspetti musicali. Spesso i registi tendono a fidarsi e ad affidarsi quasi totalmente al montatore soprattutto quando hanno dubbi su come procedere proprio dal punto di vista musicale... Il montatore viene considerato una persona con i piedi per terra al contario del musicista!
CS: Musicalmente cosa ti hanno chiesto i registi, e in che modo sono intervenuti sul tuo lavoro?
II: Naturalmente, ogni regista si relaziona al compositore in modo personale. C'è chi desidera la mia espressione libera da influenze esterne, c'è invece chi ha già un'idea per la struttura musicale del film e quindi mi suggerisce di ascoltare alcuni brani di riferimento. Interpretare i desideri e gli obiettivi di un regista non è cosa semplice. Ma c'è un aspetto comune emerso attraverso la mia esperienza. Finché la postproduzione non è conclusa, i registi spesso richiedono modifiche last-minute delle musiche, anche poco prima dell'incisione definitiva. Questo a volte può inficiare la qualità finale del lavoro, ma è assolutamente condivisibile, perchè un film è vivo finché non viene stampato su pellicola, come il dipinto su una tela, o un'immagine reale rappresentata in una fotografia. Una volta che l'opera viene fermata, comincia a vivere in altra forma, ma non è più modificabile. In ogni caso il rapporto di profonda e reciproca fiducia si rivela vero fattore chiave.
CS: Come si sviluppa il rapporto con il montatore?
II: Nella fase di post-produzione, anche il rapporto con il montatore si fa molto stretto, traducendosi in un continuo scambio di punti di vista, prove, tagli, estensioni... E' naturale che si trascorra molto tempo insieme per affinare tutti gli aspetti musicali. Spesso i registi tendono a fidarsi e ad affidarsi quasi totalmente al montatore soprattutto quando hanno dubbi su come procedere proprio dal punto di vista musicale... Il montatore viene considerato una persona con i piedi per terra al contario del musicista!
CS: Ti è mai capitato che la tua musica non piacesse? Come te le sei cavata?
II: Sì, è successo due volte. Nel 2001, Sergio Rubini mi chiamò per comporre la colonna sonora del film L'anima gemella. Ma feci l'errore di comporre troppo materiale senza confrontarmi con lui passo dopo passo. Nel frattempo Sergio partì per Ibiza, per interpretare il ruolo di protagonista nel film Amnèsia di Gabriele Salvatores. Così a metà lavorazione ci trovammo su binari differenti e distanti. Sergio preferì proseguire il cammino con Pino Donaggio, lasciando però il mio tema su alcune delle scene più intense del film. Successivamente mi richiamò per scrivere le musiche del suo film L'amore ritorna. In questo caso sulla scorta dell'esperienza precedente, riuscimmo a conoscerci meglio, affrontando il lavoro in modo totalmente diverso. Per Mio Cognato invece, fu la produzione che cercò di respingere parte delle mie composizioni, ritenendole troppo "sofisticate" per il cosiddetto "grande pubblico". Ma fortunatamente ebbi dalla mia il regista Alessandro Piva, che mi difese, imponendo le mie musiche. Le stesse si aggiudicarono nel 2004 la nomination per la miglior colonna sonora ai Nastri d'Argento.
CS: Ti è mai capitato di dover musicare un film che proprio non ti piaceva? Se sì, quanto questo ha influito sul tuo lavoro?
II: E' piuttosto difficile che possa capitare qualcosa del genere. Quando mi viene proposto un film e leggo la sceneggiatura, intuisco subito se la pellicola è nelle mie corde. Mi è capitato invece di dover rifiutare alcuni lavori perchè ho avuto la netta sensazione di non essere ispirato dai soggetti.
CS: Quanto marketing entra nella scelta della musica di una colonna sonora?
II: Più importante è la pellicola, più interessi economici e commerciali le gravitano attorno, più il marketing diventa presenza palesemente e pesantemente pressante, anche per la colonna sonora. Gli effetti di questa convivenza promiscua, si traducono in linee guida tese ad incanalare il lavoro del compositore verso territori piuttosto convenzionali, lasciando poco spazio alla libera espressione, a intuizioni bizzarre, e per citare il caro Giorgio Arlorio... alle congetture. Ma è anche vero che in quest'ottica diventa una sfida occulta riuscire ad infondere elementi e visioni personali. Meriterebbe invece una più lunga ed articolata analisi, la questione delle musiche di repertorio che, nelle grandi produzioni, diventanto quasi ingombranti e a volte nocive alla stessa colonna sonora. Ma è naturale che ciò accada considerando l'inevitabilità di accordi strategici fra produttori cinematografici e case discografiche, che spesso sono di proprietà della medesima multinazionale.
CS: Nella fase produttiva vera e propria della musica, cosa e quanto deleghi ad altri? Appari anche come musicista nelle tue colonne sonore?
II: Non delego nulla. Sarebbe come delegare una notte d'amore, un sogno o un ottimo pranzo d'alta cucina. Parto dalle radici del suono, dalle cellule della struttura compositiva fino a giungere alle registrazioni dei brani definitivi. Ma amo anche le collaborazioni, da cui nascono a volte risultati inaspettati. Con Pierluigi Ferrandini, ad esempio, ho lavorato per L'amore ritorna e le musiche addizionali di Colpo d'occhio, sempre diretto da Sergio Rubini. Generalmente eseguo le parti di piano, synth, vibrafono e a volte anche di percussioni. Mentre ho costituito un organico di ottimi musicisti per l'esecuzioni delle parti orchestrali.
CS: C'è qualche tuo collega, contemporaneo o del passato, che stimi particolarmente o che è per te fonte di ispirazione?
II: Bernard Herrmann, Angelo Badalamenti, Thomas Newman, Howard Shore, Clint Mansell, Danny Elfman, Mark Korven... per citarne alcuni, senza un ordine particolare. Sono tutti grandi inventori. Infatti mi sento onorato di aver pubblicato sulla mia etichetta discografica, la Minus Habens Records, la colonna sonora del film Evilenko composta da Badalamenti!
CS: Pensi d'aver raggiunto un tuo stile riconoscibile?
II: Credo sia naturale che emerga dalle colonne sonore di ogni compositore un carattere distinguibile, qualcosa di unico, altrimenti saremmo tutti sostituibili o interscambiabili. Ma è decisamente vero che alcuni film, più di altri, ispirano il compositore a creare musiche profondamente suggestive e forse più vicine alla propria essenza.
CS: Con quale regista ti piacerebbe collaborare, e perchè?
II: Fra i registi italiani, ho avuto la grande fortuna di lavorare con quelli che più stimo. Mi piace molto anche il cinema di Garrone, di Salvatores e Sorrentino. I motivi sono tutti riconducibili ai contenuti, alle atmosfere e all'estetica dei loro film. Tra gli stranieri, non posso fare a meno di citare registi straordinari come Lynch, Cronenberg, Gilliam, i fratelli Coen, Aronofsky, Nolan...
CS: Cosa bolle in pentola nella tua agenda di compositore?
II: Ho da poco terminato le registrazioni della colonna sonora di Maledetto Tag, diretto da Dino Giarrusso. Si tratta di uno degli otto episodi del film Feisbum distribuito in oltre 240 sale. Si tratta di una produzione alquanto anomala e sui generis nel panorama nazionale. E' stato definito "instant movie" perché è stato girato in una sola settimana, grazie al lavoro di sette registi che hanno diretto sette troupes su altrettanti set, coinvolgendo ben 429 persone. Anche il lavoro dei sette compositori si è tradotto in un notevole tour de force. Il film affronta, attraverso i vari episodi, storie che hanno come comune denominatore il gigantesco fenomeno contemporaneo del social network, come Facebook che conta soltanto in Italia milioni di iscritti. Qualche giorno fa ho concluso invece le registrazioni della musica per il nuovo spot nazionale di Legambiente.
CS: Cosa vorresti accadesse in futuro all'Ivan compositore di musica per film?
II: Preferisco che sia lo stesso cinema a decidere per me!