Guido Albanese – Un compositore da riscoprire: Parte Prima
Guido Albanese – Un compositore da riscoprire: Parte Prima
Tanti sono i musicisti la cui notorietà non supera l’orizzonte temporale della loro vita; tra quelli che l’hanno conservata in vita, in tanti ritengono di essere molto fortunati ad averla raggiunta senza preoccuparsi dei giudizi posteri sulla loro produzione. Il compositore abruzzese Guido Albanese è sicuramente uno di questi. Nipote di Francesco Paolo Tosti, alto funzionario SIAE, e compositore attento e produttivo, purtroppo oggi viene ricordato soltanto in alcuni ambienti legati al canto popolare come autore della celebre “Vola, vola, vola”, sorta di inno non-ufficiale dell’Abruzzo nel mondo.
E’ vero che questa canzone ha vinto il festival della canzone italiana organizzato nella Salle Pleyel a Parigi nel 1953 ; è vero che Albanese è stato infaticabile animatore delle Maggiolate di Ortona (Ch), festival della canzone d’autore in dialetto abruzzese; è vero che “Vola, vola, vola” è diventata la colonna sonora dell’imitazione di Crozza avente ad oggetto l’abruzzesissimo Antonio Razzi, ma è anche vero che le canzoni dialettali, nel quadro dell’intera produzione di Albanese, non rappresentano la maggior parte del corpus, sia quantitativamente che qualitativamente. Albanese è stato molto di più ed ultimamente si assiste ad un notevole ritorno di attenzione verso la sua figura per poterne valorizzare ed apprezzare appieno le sue doti. In occasione del 50° anniversario dalla morte (2016) è stato organizzato un concerto dell’Orchestra Filarmonica Giovanile D’Abruzzo diretta dal maestro Giacomo di Tollo, che ha mostrato un Albanese non influenzato dalla tradizione accumulatasi sui suoi brani popolari d’autore. “E’ stata l’occasione per rispolverare un po’ il suo catalogo”, dice di Tollo, “edito da EDT che conta 238 titoli. Nuove ricerche, condotte dall’Istituto Nazionale Tostiano e dall’Associazione Amici Della Musica Guido Albanese, ne stanno facendo crescere il numero. Tra questi titoli la produzione di colonne sonore è sicuramente la più interessante, in quanto riesce a fornirci una precisa immagine del compositore e del contesto in cui era inserito”.
Albanese nacque in una agiata famiglia di provincia, ad Ortona (Ch) il 2 dicembre 1893. Iniziò gli studi di composizione ai tempi del liceo e si diplomò in strumentazione per banda e composizione presso il liceo musicale di Bologna; prese parte alla grande guerra come sottotenente dei Bersaglieri e nel 1922 si trasferì a Roma, per studiare composizione. Rimase a vivere nella capitale ininterrottamente fino alla morte avvenuta nel 1966. Nel 1924 fu nominato Cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia, primo di una serie di onori (e oneri) ricevuti in vita. Nel 1960 fece parte insieme a Totò della commissione valutatrice del Festival di Sanremo: un evento che testimonia il grande rapporto avuto con il mondo dello spettacolo.
Albanese scrisse musica per il cinema, documentari e radio, per un totale di 12 colonne sonore, collaborando con registi quali Mario Camerini, Guido Brignone, Filippo Paolone, oltre a quattro composizioni dedicate al teatro musicale, balletto e musica di scena. Molta della musica che si ascoltava durante i cinegiornali Luce era proveniente dalla sua penna, così come i commenti in radio che accompagnarono diverse iniziative radiofoniche e governative: primo tra tutti la promozione del “Concorso per i fanciulli d’Italia”, iniziativa radiofonica dell’EIAR a cui si partecipava rispondendo al quesito: “Qual è il più grande avvenimento del 1938? E perché?”.
Tra le colonne sonore, merita sicuramente una menzione quella per il film Giallo di Mario Camerini (1933). Si tratta di tre numeri: “Introduzione”, “Rumba Gialla” e “Valzer Giallo” (quest’ultimo con versi di Ennio Neri) i quali formano una colonna sonora completamente nel gusto dell’epoca, con strizzate d’occhio all’America proibita, inserite nel contesto di un sinfonismo immediatamente associabile al periodo tra le due guerre. Questa partitura era caduta nel dimenticatoio, fino a quando il pianista Giovanni Sabella l’ha riproposta in un concerto a Bruxelles nel 2017; i ballabili sono fortemente in battere come venivano suonati all’epoca.
Insomma, un musicista da riscoprire tramite l’esecuzione delle sue opere e la riflessione sugli scritti che ci lasciò in vita. Ne riparleremo.
A cura di Roberto De Grandis
Vice-presidente dell’Istituto Nazionale Tostiano