Da Stravinskij a Williams insieme alla Verdi

foto_john_williams_dirige.jpgDa Stravinskij a Williams insieme alla Verdi
Reportage del concerto tenutosi all'Auditorium di Milano Sabato 22 Novembre 2014

Il terzo appuntamento dei concerti “Made in Italy” –  un ciclo concepito dal Maestro Giuseppe Grazioli giunto alla sua seconda edizione – ha scelto una interessante prospettiva che lega il mondo della musica per film a quello della sala da concerto. L'obiettivo del ciclo è fare luce sulla musica sinfonica dei compositori italiani degli ultimi 150 anni, sovente dimenticata quando non addirittura sminuita per molto tempo da gran parte della intelligentsia critica ed accademica.
Il focus del programma presentato Sabato 22 Novembre all'Auditorium è stato il compositore fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco, autore che negli anni Trenta ebbe un notevole successo in patria, ma che nel 1939, a seguito delle leggi razziali instaurate dal regime fascista, fu costretto a lasciare il paese ed emigrare negli Stati Uniti. In terra americana Castelnuovo-Tedesco conobbe una seconda vita come compositore di colonne sonore per la Metro Goldwyn Mayer (firmate quasi tutte sotto pseudonimo o addirittura come ghost-writer) e come insegnante di composizione (tra i suoi allievi vi furono alcune delle future star della cinemusica hollywoodiana: John Williams, Jerry Goldsmith, Henry Mancini, André Previn), ma continuando comunque a scrivere anche molta musica per la sala da concerto.

Il Maestro Grazioli ha voluto tracciare con sensibilità il fil rouge che lega la tradizione musicale italiana e quella della musica colta europea in generale (Castelnuovo-Tedesco fu allievo di Ildebrando Pizzetti, il quale a sua volta studiò con Ottorino Respighi) al suono sinfonico brillante delle grandi colonne sonore del cinema hollywoodiano, presentando al contempo un programma con un ventaglio espressivo molto ricco e diversificato. In apertura, Grazioli e la Verdi hanno eseguito le “Four Norwegian Moods” di Igor Stravinskij, quattro brevi quadri basati su melodie popolari norvegesi che risalgono al periodo post-neoclassico (1942) del compositore russo, ma che nascono da un progetto cinematografico per cui Stravinskij doveva originariamente scrivere le musiche ma che poi abbandonò. Curioso notare come queste pagine non contengano alcun tipo di intento figurativo o drammaturgico, ma siano piuttosto quattro pezzi in forma di danza in cui convergono echi del folklore norvegese. La scrittura stravinskijana è stata restituita con grande attenzione dall'orchestra, dove ha spiccato soprattutto la sezione dei legni.

Il programma è proseguito con un intermezzo cameristico di cui sono stati protagonisti il violinista Luca Santaniello e la pianista Carlotta Lusa (rispettivamente, Primo Violino e pianoforte principale della Verdi), che hanno eseguito la Suite per violino e pianoforte dalle musiche di scena di Much ado about nothing composte da Erich Wolfgang Korngold. Il legame del compositore austriaco – già protagonista la settimana precedente in Auditorium con il Concerto per Violino – con il mondo della musica per film è pressoché noto e questa bellissima pagina mostra una volta di più l'incredibile qualità espressiva della sua musica. I quattro pezzi che compongono la Suite alternano teatralità e scrittura virtuosistica a vere e proprie estasi liriche, come la struggente e bellissima melodia del terzo movimento “Gartenscene”, restituita con grande gusto e trasporto emotivo dal duo Santaniello e Lusa.

Il piatto forte del programma è arrivato subito dopo, ovvero le “Four Dances from Love's Labour Lost” di Mario Castelnuovo-Tedesco. Composte nel 1953 come musiche di scena per una rappresentazione di Pene d'amor perdute di William Shakespeare, queste quattro pagine – concepite dal compositore come ritratti musicali dei tre protagonisti della vicenda – mettono in mostra il grande gusto di Castelnuovo-Tedesco per il colore orchestrale (davvero trascinante la “Spanish Dance” nel terzo movimento), ma sono anche contraddistinte da un impeto drammatico non dissimile da quello tipico di molta musica del cinema hollywoodiano. Gli impasti sonori – restituiti con vigore e trasparenza da tutta l'orchestra sotto l'attenta concertazione di Grazioli – rivelano infatti soprattutto una grande sapienza come orchestratore e a noi piace pensare che parte di questa grande conoscenza sia passata anche ai suoi illustri allievi.

E alla musica di uno dei pupilli di Castelnuovo-Tedesco è stato concesso l'onore di chiudere il bel programma: “Adventures on Earth”, dalla colonna sonora di E.T. L'extraterrestre di John Williams. La partitura (premio Oscar 1982) è probabilmente uno dei vertici assoluti del compositore americano e non ha certo bisogno di grandi presentazioni. Come ha notato Grazioli introducendo la pagina, le musiche di Williams svolgono il proprio dovere di accompagnamento alle immagini del film con grande aderenza, ma allo stesso tempo rivelano una grandissima raffinatezza di scrittura nella quale emerge tutta la conoscenza del linguaggio sinfonico. Questa suite preparata da Williams per l'esecuzione in sala da concerto – che riassume le sequenze finali del film, ossia la fuga in bicicletta dei ragazzini, l'addio tra Elliot e l'alieno e la partenza dell'astronave di E.T. – si dipana come un vero e proprio poema sinfonico in 10 minuti, nel quale tutti i temi principali della colonna sonora vengono ripresi e sviluppati in una tessitura musicale di grande brillantezza, dimostrando (casomai ve ne fosse ancora bisogno) che la migliore musica per film può stare benissimo accanto a molte pagine per la sala da concerto del Novecento. L'ampiezza del gesto musicale e il nitore emotivo che attraversano tutta la pagina sono stati perfettamente interpretati dall'intera orchestra Verdi – qui chiamata a una prestazione particolarmente impegnativa – sotto la direzione coinvolgente del Maestro Grazioli. Un tandem ormai consolidato e di piena garanzia, quello tra orchestra e direttore, quando si tratta di programmi avvincenti e inediti come questo a cui abbiamo avuto il piacere di assistere.

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