Tributo a John Williams: gran finale per la stagione estiva de La Verdi

Tributo a John Williams: gran finale per la stagione estiva de La Verdi
Reportage del concerto tenutosi presso l’Auditorium di Milano Giovedi 25 e Domenica 28 Agosto 2016

Il concerto che ha concluso la stagione estiva dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi è stato la perfetta chiusura del cerchio aperto a metà Luglio, facendo risuonare ancora una volta la musica di John Williams tra le mura dell’Auditorium e regalando un’altra serata di grandi emozioni al pubblico milanese presente in sala. Come abbiamo scritto nei precedenti reportage, i concerti estivi della Verdi di quest’anno sono stati a tutti gli effetti un Festival dedicato alla musica cinematografica – la direzione artistica e la dirigenza dell’orchestra dovrebbero valutare la possibilità di utilizzare questo genere di “ombrello” in occasione di eventuali appuntamenti futuri – segno ulteriore che, almeno per quanto riguarda la compagine milanese, questo particolare genere sia entrato definitivamente a far parte del repertorio stabile.

E le partiture composte dal geniale compositore americano sono forse le gemme più preziose da presentare in sala da concerto. L’impaginato proposto dal direttore Giuseppe Grazioli si è trasformato dunque in un viaggio entusiasmante che ha alternato alcune delle pagine più celebri di Williams – E.T. l’extraterrestre, I predatori dell’arca perduta, Jurassic Park, la serie di Harry Potter – a composizioni decisamente meno note ed eseguite, come la “Olympic Fanfare and Theme”, il tema principale tratto da Le ceneri di Angela e la “Devil’s Dance” tratta da Le streghe di Eastwick. Come ci ha raccontato il Maestro Grazioli nel corso dell’intervista gentilmente concessa nei giorni scorsi, l’intenzione era quella di presentare sia il volto del John Williams orchestratore brillante che quello più raccolto ed intimista di colonne sonore di Schindler’s List, nonché di indagare sulla sua produzione meno celebre ma altrettanto affascinante. E in tal senso, è stato davvero un programma riuscitissimo ed emozionante, che ha offerto al pubblico l’ampio ventaglio espressivo e poetico dell’autore, nonché un’altra encomiabile e sopraffina prova da parte della Verdi, ormai completamente a suo agio nell’esecuzione delle musiche di questo compositore.

Il programma si è aperto con una selezione di brani tratti dalle partiture composte da Williams per i primi tre capitoli della serie di Harry Potter (2001, 2002, 2004), il popolarissimo personaggio nato dalla fantasia della scrittrice inglese J.K. Rowling. I sei pezzi hanno formato una sorta di suite sinfonica “magica” di grande fascino: le irresistibili volute di celesta e archi in “Hedwig’s Flight” (concertato con la stessa levità di uno Schiaccianoci di C’ajkovskij), le gustose parafrasi rossiniane in “Aunt Marge’s Waltz”, i cupi squarci di tenebroso sinfonismo in “The Chamber of Secrets” fino al trionfale e trascinante lirismo di “Harry’s Wondrous World” (una vera e proprio overture “avanti d’opera”), è stato un inizio di concerto che ha messo immediatamente in luce le caratteristiche sopra citate del compositore (orchestrazione scintillante, inesauribile dono melodico, stupefacente capacità di “sintesi” di stilemi ed espressioni), ma anche un saggio notevolissimo delle capacità interpretative di orchestra e direttore, sempre compatti, dal suono morbido e senza mai l’ombra di un’imperfezione.

La selezione seguente dell’impaginato non poteva essere più diversa e contrastante: i 3 movimenti della suite per violino e orchestra tratta dalla colonna sonora di Schindler’s List (1993). Il capolavoro di Steven Spielberg vincitore di 7 premi Oscar (tra cui quello per la Migliore Colonna Sonora) ha ispirato a Williams una delle opere più belle ed indimenticabili di tutta la sua carriera e la suite da concerto che il compositore ne ha tratto ne è prova indiscutibile. L’eccellente solista Luca Santaniello ha interpretato con sincero trasporto e sentimento lo struggente lirismo della composizione, un’esecuzione che davvero non aveva nulla da invidiare a quelle di violinisti superstar che hanno eseguito questa musica in passato. La direzione di Grazioli è stata altrettanto sensibile ed attenta, con una predilezione per i chiaroscuri e le sfumature della scrittura williamsiana (molto brava anche la solista al corno inglese), in questo caso lontana da qualunque genere di grandeur sinfonica, ma piuttosto dominata da una sorvegliatissima struttura cameristica. E’ stato forse il momento più commovente ed alto della serata, che il pubblico ha tributato con un sentito applauso prima di mandare l’orchestra in pausa.

La seconda parte è stata un vero e proprio tour de force per l’intera orchestra, in cui si sono succeduti quasi senza soluzione di continuità pagine di stupefacenti colori sinfonici. “Olympic Fanfare and Theme” – brano scritto da Williams per la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 e successivamente diventato una sorta di “inno ufficiale” dei Giochi – è uno dei proverbiali cimenti araldici del compositore, in cui gli ottoni letteralmente svettano su tutta la compagine in una caleidoscopica fanfara di trascinante entusiasmo. Stupenda ed impeccabile l’esecuzione di tutta la sezione della Verdi, qui davvero chiamata ad una prestazione impegnativa. Ancora una volta è stato il contrasto a caratterizzare la selezione successiva: il tema principale tratto da Le ceneri di Angela (Angela’s Ashes, 1999), film poco ricordato diretto da Alan Parker tratto dal romanzo autobiografico di Frank McCourt. La composizione è delineata da un tema triste lungo e articolato per pianoforte di grande cromatismo, su cui poi si innestano archi e legni: è il volto intimista di Williams, lo stesso di Schindler’s List (ma anche di opere come Turista per caso, Stanley & Iris e The Book Thief), in cui si richiede grande attenzione nel fraseggio e nella struttura “cameristica” di alcuni passaggi (bravissimi anche l’oboe Luca Stocco e l’arpa solista Elena Piva), concertati perfettamente dal M° Grazioli. A seguire è toccato ad un’altra pagina meno conosciuta del Maestro americano: “Devil’s Dance” da Le streghe di Eastwick, commedia fantastica del 1987 diretta George Miller (regista del celebre Mad Max: Fury Road) e interpretata da un mefistofelico e gigionesco Jack Nicholson insiema al trio femminile Michelle Pfeiffer, Cher e Susan Sarandon. Il brano è una vera e propria tarantella indemoniata, con un tema che attanaglia immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore e non lo molla per tutta la durata del pezzo, il quale si sviluppa quasi come un Sabba che richiama il Berlioz della “Symphonie Fantastique” ma senza mai volersi prendere troppo sul serio: Grazioli e la Verdi hanno qui fatto esplodere i fuochi d’artificio, dando al brano un piglio indiavolato e vorticoso, grazie anche alla splendida esecuzione della sezione delle percussioni in grandissima forma.

Il Williams più celebre e popolare è tornato poi nelle tre selezioni successive portando il ricco programma alla conclusione. Il tema da Jurassic Park (1993), col suo nobile andamento quasi religioso che descrive lo stupore per le enormi creature preistoriche seguito dallo svettante tema avventuroso che accompagna l’ingresso dei personaggi sull’isola, è stato eseguito con grande bravura (davvero straordinari gli ottoni, sempre puliti e precisi), anche se forse preso ad un tempo sin troppo veloce. E se la celeberrima “Raiders March” da I predatori dell’arca perduta è un’esplosione di divertita gioia a cui è sempre impossibile resistere, il tondichtung in miniatura “Adventures on Earth” da E.T. l’extraterrestre è – come abbiamo scritto tante volte! – il più bell’esempio del sinfonismo brillante di John Williams, che la Verdi e Grazioli hanno tributato con una esecuzione magistrale, probabilmente la vetta della serata insieme alla suite da Schindler’s List. Il pubblico dell’Auditorium ha ringraziato orchestra e direttore con un lungo e calorosissimo applauso, i quali hanno ricambiato con un bis della “Raiders March”, se possibile eseguita con gusto ancora più divertito ed appagato.

Come abbiamo detto in apertura, l’arte di John Williams non ha ormai più bisogno di giustificazioni per essere presentata in sala da concerto, dove ha oggi il suo meritato posto. E se questo accade anche nel nostro Paese, questo merito è dovuto senza dubbio anche a un’orchestra come La Verdi e a direttori come Giuseppe Grazioli, che da sempre affrontano questi repertori con la stessa gioia e il medesimo impegno con cui eseguono i classici della tradizione sinfonica. E dunque, cari amici della Verdi, consentiteci di ringraziarvi ancora una volta e di augurarvi che tutto questo (e non solo) possa continuare con sempre più grande successo. BRAVI!

Le foto del Maestro Grazioli sono di Paolo Dalprato

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