Back To The Future – In Concert

Back To The Future – In Concert
Reportage del film-concerto all’Auditorium di Milano con l’Orchestra Verdi

Mercoledì 26 e Giovedì 27 Aprile il pubblico milanese ha riempito l’Auditorium di Milano per assistere alla proiezione-concerto di Ritorno al futuro (Back to the Future), il film del 1985 diretto da Robert Zemeckis e prodotto da Steven Spielberg ormai divenuto un intramontabile classico del cinema hollywoodiano moderno. L’Orchestra Sinfonica di Milano ‘Giuseppe Verdi’ diretta dall’australiana Jessica Cottis si è cimentata in quella che sta diventando una formula concertistica sempre più diffusa ed apprezzata in tutto il mondo, il “film-concerto”, ossia la proiezione integrale di film di successo della storia del cinema con l’accompagnamento musicale eseguito dal vivo in precisa e fedele sincronizzazione dall’orchestra. Si tratta di un format che la Verdi ha già sperimentato con grande successo nella Stagione 2016 con gli eventi dedicati a Aleksandr Nevskij di Sergej Prokofiev, Il signore degli anelli di Howard Shore e Il padrino di Nino Rota e che quest’anno è al centro di una serie di nuovi appuntamenti inaugurati appunto con il film-concerto di Ritorno al futuro.

Il film di Zemeckis, come dicevamo, è considerato un classico del cinema americano e a distanza di oltre 30 anni dall’uscita nelle sale cinematografiche non è difficile capire le ragioni del suo duraturo successo e dell’affetto che ormai due generazioni di spettatori continuano a dimostrare nei suoi riguardi: ogni elemento di questo film è perfettamente meditato, calibrato e magistralmente messo in opera: la sceneggiatura da manuale (firmata da Zemeckis e Bob Gale) è oggi ritenuta una delle più brillanti mai prodotte dall’ingegno creativo hollywoodiano, grazie alla sapiente miscela di richiami al cinema hollywoodiano classico e al ritmo irresistibile di natura più moderna (l’aspetto in cui si sente forse maggiormente l’influenza di Spielberg); la regia è impeccabile e attentissima ad ogni minimo dettaglio senza mai perdere di fluidità o di naturalezza; le interpretazioni degli attori principali sono un distillato di grande abilità comica, in particolare modo la riuscitissima combinazione tra Michael J. Fox e Christopher Lloyd; la ricostruzione scenografica e la messa in scena sono di prim’ordine nonostante l’economia di mezzi a disposizione (pochi forse ricordano che questo era un film di medio budget per gli standard dell’epoca e considerato poco attraente dal punto di vista commerciale); ultimo ma non meno importante, il commento musicale firmato dal compositore Alan Silvestri, che non si limita soltanto al diligente accompagnamento alla drammaturgia, ma si tramuta in elemento cruciale del coinvolgimento emotivo dello spettatore grazie all’abilità nel richiamare lo spirito avventuroso e fanciullesco in ognuno di noi.



E’ proprio questo aspetto ad essere emerso con trascinante entusiasmo nelle serate all’Auditorium di Milano con la Verdi diretta da Jessica Cottis. La partitura di Alan Silvestri ha preso letteralmente vita sin dalle prime battute dell’Overture, lo squillante ed irresistibile tema principale del film entrato di diritto nel repertorio dei classici della musica per film di ogni tempo, qui eseguito dalla Verdi con grande verve e brillantezza. Come ha raccontato il compositore in diverse occasioni, Zemeckis era preoccupato che il suo film non sembrasse abbastanza “grande” per gli standard del pubblico e si convinse che fosse necessario l’intervento di una partitura di stampo tradizionale, nel solco della “renaissance sinfonica” operata qualche anno prima da John Williams con Star Wars e i film di Steven Spielberg. Fu proprio quest’ultimo a insistere che Ritorno al futuro si fregiasse di una colonna sonora orchestrale e sinfonica. Zemeckis e Silvestri erano allora entrambi poco più che trentenni ed avevano collaborato con successo in All’inseguimento della pietra verde (Romancing the Stone, 1984), ma in quel caso optarono per un commento musicale prevalentemente elettronico e in linea con lo spirito del tempo. Ritorno al futuro fu dunque per entrambi una sfida e possiamo dire senza timore di essere smentiti che fu vinta su ogni fronte. Con gli occhi di oggi sembra quasi scontato associare questa musica avventurosa al suo film, ma la formula del film-concerto rende particolarmente vistoso e innegabile il ruolo principe che Silvestri e Zemeckis hanno voluto dare all’orchestra e alle sue infinite possibilità espressive nell’accompagnare l’indiavolata scorribanda avanti e indietro nel tempo di Marty McFly e Doc Brown. Scusandoci in anticipo per il bisticcio di parole, è proprio la musica - in perfetta sinergia con il montaggio magistrale di Arthur Schmidt - a trasformare il film in un’avventura senza tempo, capace di far emozionare gli spettatori con la stessa energia anche a distanza di più di 30 anni. Ed è proprio questa energia ad aver elettrizzato il pubblico dell’Auditorium, grazie all’interpretazione della Verdi e Cottis. La direttrice ha comandato la compagine con un gesto sicuro e avvolgente, senza mai perdere di vista le esigenze di carattere specificamente musicale (fraseggio, intonazione, dinamica) in accordo con quelle (inevitabilmente soggioganti) della sincronizzazione al fotografico. Al pubblico meno avvezzo potrebbe apparire un semplice trucco riuscire a sincronizzare una musica come questa - che è solo apparentemente semplice, ma anzi contiene elementi di grande complessità e persino di modernità nella sua scrittura - ma si tratta di un’operazione assai difficile, nel quale un minimo errore rischia di compromettere l’intero risultato. Jessica Cottis ha scelto di aderire in modo fedele alla scrittura di Silvestri senza sacrificare nulla in termini espressivi. La Verdi ha dunque risposto con vibrante partecipazione e con impeccabile professionismo tanto da non sfigurare mai nemmeno in confronto alle blasonate orchestre americane avvezze a questo genere di operazioni. Non era affatto facile restituire fedelmente lo spirito di questa partitura, che Silvestri ha scritto con grandissima aderenza alle immagini sino a diventare quasi “cartoon” nelle sequenze più movimentate. Sono state proprio le scene più celebri - in particolar modo la sequenza del rientro di Marty nel 1985, nota anche come la scena della torre dell’orologio - a rappresentare il picco espressivo ed emotivo del concerto: Silvestri trascina l’orchestra in una ridda di sincronismi millimetrici, con una scrittura febbrile ricca di ornamenti e di passaggi virtuosistici quasi à la Shostakovich (davvero eccezionale la sezione degli ottoni della Verdi, così come quella dei legni), in un crescendo davvero irresistibile. Ma altrettanta importanza hanno i momenti apparentemente di puro accompagnamento, dove il compositore dimostra una notevole abilità di variazione e modulazione del materiale tematico nel solco della migliore scuola musicale hollywoodiana.



Ritorno al futuro ha un posizionamento delle musiche sulle scene molto attento e meditato, tanto che la versione cinematografica originale non prevede l’ingresso del commento originale nei primi 15 minuti del film. Forse per evitare una pausa troppo lunga per l’orchestra in un contesto concertistico, Alan Silvestri ha preparato una serie di nuovi brani a commento soprattutto della parte iniziale del film, per un totale di circa 20 minuti di nuova musica. Come ci raccontò di persona a Castell’Alfero nel 2015 in occasione delle celebrazioni in suo onore, la scelta è stata comunque di rimanere fedele al “lessico” musicale originale e dunque Silvestri ha scelto alcune pagine tratte dalle colonne sonore dei due sequel e le ha adattate alle sequenze del film. E’ un compromesso felice che tutto sommato non modifica né tantomeno stravolge il tono del film, ma anzi arricchisce l’esperienza generale di questo formato concertistico “ibrido”. E il pubblico dell’Auditorium (in questa occasione gremito anche di molti bambini e di persone che probabilmente non ne sono abituali frequentatori) ha dimostrato infatti di apprezzare davvero tanto questo film-concerto, regalando a orchestra e direttore un lungo e calorosissimo applauso finale.



Siamo sempre stati dei tenaci sostenitori della musica per film in sala da concerto e siamo sempre stati convinti che la migliore musica scritta per il cinema non abbia bisogno di alcuna stampella visiva, come dimostrano tanti concerti di successo in tutto il mondo. Anzi, a volte è proprio necessario sbarazzarsi di qualunque richiamo pregresso per poter apprezzare davvero l’arte di tanti compositori e la loro capacità di scrivere musica intrinsecamente bella e di grande fattura. Ciononostante, crediamo che questo nuovo formato di esperienza concertistica sia davvero un bellissimo esempio di come portare nuovo pubblico nelle sale da concerto e negli auditorium di tutto il mondo, nonché di dare alla musica il ruolo e l’importanza che gli spetta nel suo contesto originario. Forse il pubblico è rimasto nuovamente rapito dal film e dalla sua storia, ma l’orchestra era sempre presente e ben visibile a tutti, come a ricordarci che senza di essa le emozioni sarebbero assai meno grandi e memorabili. Attendiamo dunque con fervente trepidazione il successivo film-concerto con la Verdi il prossimo 27 e 28 Giugno: I predatori dell’arca perduta di Steven Spielberg con la musica di John Williams.

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