Aleksander Nevskij di Prokof’ev al Teatro San Carlo

Aleksander Nevskij di Prokof’ev al Teatro San Carlo

Il Teatro San Carlo di Napoli ha inaugurato la sua Stagione Sinfonica 2017/2018 con un concerto tenuto lo scorso 24 ottobre e diretto del Maestro Juraj Valcuha per una vera impagabile gioia degli amanti della grande musica e in particolare degli appassionati dell’Ottava Arte. In programma partiture di due autori – Rachmaninoff (1873 – 1943) e Prokof’ev (1891 – 1953) - fortemente legati al cinema anche se in modo assai differente. La musica di Rachmaninoff  tende ad evocare immagini e sicuramente contribuisce insieme a quella di autori post-romantici come Franz Schrecker (1878 – 1934) e di musicisti più specificatamente legati al grande schermo come Gottfried Huppertz (1887 – 1937) o Erich Korngold (1897 – 1957) alla nascita di uno stile musicale di taglio hollywoodiano.

Capace di trasmettere con il suo linguaggio mutevoli e avvolgenti atmosfere, espressione del proprio tormento interiore, Rachmaninoff non ha in realtà mai composto su specifica commissione per il grande schermo ma – al pari di quanto continua puntualmente a verificarsi con Arvo Paert – le sue partiture hanno incantato innumerevoli registi che hanno voluto inserirle nelle colonne sonore di propri lavori ottenendo spesso esiti avvincenti. Citiamo al riguardo Birdman (2015) di Alejandro Gonzales Inarritu con la splendida “Seconda Sinfonia” in Mi Minore, To the Wonder  (2012) di Terence Malick  con il poema sinfonico “L’isola dei morti”, Elle  (2016) di Paul Verhoeven, Hereafter (2010) di Clint Eastwood, Quando la moglie è in vacanza (1955) di Billy Wilder e Breve incontro (1945) di David Lean tutti con l’amatissimo “Secondo Concerto” per pianoforte e orchestra in Do Minore. Ma è in Shine (1996) di Scott Hicks che la musica – il “Terzo Concerto” per pianoforte e orchestra in Re Minore  –  assume un ruolo protagonistico nel delirante rapporto del pianista David Helfgott con la difficile partitura del compositore russo.

Pur concepito per esaltare le proprie straordinarie capacità di virtuoso della tastiera il concerto è in realtà portatore di una profonda carica esistenziale, accesa tensione drammatica e forti slanci passionali. Composto negli anni della sua permanenza a Dresda (1906 – 1909) insieme alla “Seconda Sinfonia” e al poema sinfonico “L’isola dei morti”, Rachmaninoff ne prepara la prima mondiale durante la traversata in nave alla volta degli Stati Uniti dove nel Gennaio 1910 lo esegue alla Carnegie Hall con la direzione di Gustav Mahler. In perfetta comunione con l’Orchestra del Teatro San Carlo guidata dal Maestro Valcuha in una prova eccelsa per compattezza d’insieme e concentrazione, straordinario solista del suggestivo lavoro si è dimostrato Simon Trpcheski al suo debutto a Napoli. Il pianista macedone è formidabile nella sua capacità a non limitarsi al mero aspetto virtuosistico e tecnico per rivelarsi invece grande interprete nel leggere oltre le note e con il suo suggestivo e morbido fraseggio, nel saper rappresentare in modo magistrale il tormentato universo interiore del compositore russo esaltando la ricchezza timbrica,  il lirismo sensuale e nervoso e l’interiore forza espressiva e narrativa della scrittura musicale per un’esecuzione accolta dal traboccante pubblico con trionfali applausi, ripagati dal magnifico fuoriprogramma, sempre dedicato a Rachmaninoff con il suo “Vocalise”, eseguito insieme al primo violoncello Luca Signorini. Nella Russia Sovietica dell’anno 1938 avviene uno degli incontri più celebrati fra cinema e grande schermo: il regista Sergej Ejzenstejn (1898 – 1948) e il compositore Sergej Prokofjev (1891 – 1953) realizzano nella pienezza di una comune visione artistica il film Aleksander Nevskij per la Mosfilm di Mosca con Nikolaj Cherkasov imponente attore protagonista.

La sceneggiatura tratteggia le gesta del condottiero e santo Aleksander Nevskij che dopo aver raccolto un esercito di volontari nelle campagne, il 5 Aprile 1242 sconfigge l’esercito invasore dei crociati dell’ordine teutonico nella famosa battaglia sul lago ghiacciato Peipus. A questo importante avvenimento storico si ispira anche la “Cantata Alexander Newski “ di Sergej Prokof’ev, composizione che viene normalmente associata al film di Ejzenstejn sostituendosi in qualche modo impropriamente  nel ruolo di colonna sonora a quella che era la musica nella partitura originale. La realizzazione del film viene programmata nell’ambito dei rigidi schemi del piano industriale quinquennale attivato da Stalin e vengono imposti tempi strettissimi di lavorazione. Le riprese prendono avvio il  5 giugno del 1938 e il film viene realizzato nel tempo record di 5 mesi mentre con diversi anni di ritardo rispetto agli USA, ha inizio in Unione Sovietica l’era del cinema sonoro. La collaborazione fra Prokofjev e Ejzenstejn rivela una sorprendente identità di intenti ma anche grande efficienza e pragmaticità. Il regista lettone attribuisce alla musica un ruolo di primo piano nello svolgimento del dramma visivo volto al raggiungimento di una assoluta compenetrazione fra suono e immagine: nella grandiosa scena della battaglia sul lago ghiacciato vi è totale mancanza di sonorità naturali e la colonna sonora è lasciata interamente al pathos interiore della musica fino all’estremo tintinnio delle armi… In una prima fase delle riprese il regista si muove sull’influenza degli schizzi musicali provvisori che quotidianamente – spesso con lavoro notturno – Prokoviev gli propone in forma di sue esecuzioni al piano fatte registrare su nastro. In seguito i due si accordano per la procedura inversa: il regista fornisce una sequenza provvisoria della scena sulla cui base il compositore di volta in volta sviluppa il testo musicale. L’intesa fra i due artisti è totale a ogni livello. Prokof’ev possiede una grande sensibilità per il movimento poetico e ritmico dell’immagine e la non comune capacità di coniugare idee musicali legate sia a momenti scenici reali che teatrali.

Nei suoi lavori il regista lettone si sforza di trasmettere un messaggio politico creando una adeguata atmosfera emotiva e la musica svolge in questo senso un ruolo fondamentale: ‘ …il ritmo della musica rende percettibile il movimento dell’ immagine, non  solo quella reale e visiva, ma anche quella nascosta. La musica ha una funzione volta a intensificare la percezione formale dell’opera…’. Nel 1939 Prokofjev decide di comporre una cantata per mezzo soprano, coro e orchestra dal titolo “Alexander Newski” e basata su temi utilizzati per la colonna sonora del film. Lo  scopo era quello di restituire alla musica quella propria ricchezza sonra che nelle precarie condizioni di registrazione nel film veniva solo parzialmente percepita. Secondo il compositore, la cantata si associa compiutamente al flusso narrativo del film sia con il suo susseguirsi di atmosfere contrastanti che nelle lunghe e avvincenti fasi della battaglia sul lago ghiacciato di Peipus. La Cantata è così divenuta nel corso degli anni il testo musicale con cui è stata  accompagnata dal vivo la proiezione del film in numerose occasioni e che è stato anche integrato nella pellicola per le comuni proiezioni nelle sale cinematografiche e per le edizioni in video e DVD in commercio. La musica inizialmente composta da Prokof’ev che in vari punti come nel finale si discosta da quella della cantata, risultava disponibile solo nella forma oltremodo precaria della traccia della registrazione originaria nel film, che evidenzia una inadeguata sincronizzazione  carica di rumori e fruscii e dove spesso interi gruppi strumentali si sovrappongono creando severi squilibri e distorsioni al quadro sonoro d’insieme tali da far venire a mancare quasi totalmente la percezione del discorso musicale. Nel 2003 il direttore d’orchestra e musicologo tedesco Frank Strobel, uno dei massimi specialisti a livello mondiale in tema di musiche scritte per il grande schermo, ha realizzato il restauro della colonna sonora del film tramite un delicato lavoro di filtraggio del precario nastro originale del film con i manoscritti autografi della partitura rinvenuti presso il museo Glinka di Mosca. La scrittura originale dischiude prospettive nuove che sembrano a momenti attenuare il carattere epico e esaltarne gli accenti poetici e contemplativi. Il confronto con la Cantata si presenta complesso e affascinante ed evidenzia la maggior aderenza della scrittura originale alla sceneggiatura del film anche se inevitabilmente non raggiunge la compiutezza strutturale di una composizione da concerto.

La colonna sonora restaurata dal Maestro Strobel è stata eseguita dal vivo in contemporanea alla proiezione del film di Eizenstein in diverse città europee fra cui Berlino e Mosca. La partitura eseguita nella seconda parte del programma del concerto al Teatro San Carlo è quella della Cantata. Il Maestro Valcuha ha guidato l’orchestra e il coro, magnificamente preparato da Marco Faelli, in una Prestazione,magistrale ottenendo uno spessore sonoro denso, intenso e trasparente, cogliendo l’imponente magniloquenza dei grandi archi e contrasti espressivi ed evitando allo stesso tempo di esasperare gli accenti epici e celebrativi della scrittura e di cedere a uno stucchevole decadimento oleografico e compiacimento referenziale. Veramente straordinaria l’atmosfera di ‘Endzeitstimmung’ e di allucinato straniamento che il maestro slovacco riesce a evocare e trasmettere nell’episodio “La battaglia sul ghiaccio” come toccanti risultano gli accenti poetici e sommessi tratteggiati dalla splendida voce del mezzosoprano Ketevan Kemoklidze nell’adagio de “Il campo dei caduti”. Clamoroso successo decretato agli esecutori da un pubblico attento ed entusiasta per una serata musicale memorabile. Concludiamo con l’augurio di poter vivere presto al Teatro San Carlo la proiezione del Film di Sergej Eizenstein con l’esecuzione dal vivo della partitura originale della colonna sonora di Prokof’ev.

Foto di Luciano Romano

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