"Murnau – Nosferatu"

"Murnau – Nosferatu"
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Timothy Brock
Reportage del cineconcerto di Giovedì 16 e Venerdì 17 Novembre presso Auditorium di Milano

Quando si è di fronte a un capolavoro non si può fare altro che abbassare la testa e riconoscerne la grandezza. Quando questo capolavoro è un film però, dobbiamo rialzarla e goderci ogni fotogramma, ogni movimento di quell'attore che ci affascina tanto, ogni scelta registica e, se c'è qualcuno là fuori strano almeno quanto me, rivedere all'infinito la medesima scena per cercare di ricreare lo stesso gesto, espressione o arcata sopraccigliare che ci fa sognare.
La colonna sonora è un elemento imprescindibile, ne abbiamo parlato tante  volte, ma i film muti allora?

Sono davvero incapaci di comunicare? Oppure sono in grado, a volte anche più dei loro "fratelli" sonori, di trasmettere emozioni? È risaputo che i film "muti", in realtà non lo fossero affatto. Nella maggior parte dei casi, infatti, originariamente le immagini erano accompagnate dal pianoforte o da una piccola orchestra, per sopperire al forte rumore del proiettore. Cosa c'era, allora, di muto? Forse i personaggi non proferivano parola ma è per questo motivo che gli attori avevano una recitazione così affettata, esasperata, quasi ridicola agli occhi degli osservatori meno attenti. Quella recitazione, signori miei, non era frutto di un gusto del kitsch ma vera Arte.
Il 16 e 17 Novembre all'Auditorium di Milano l'orchestra Verdi (composta da flauti, clarinetti, oboi, archi, fagotti, timpani, corni, trombe, tromboni e organo), diretta da Timothy Brock, ha dato un assaggio di cosa potesse voler dire assistere a una di quelle magiche proiezioni, accompagnando in sincrono con le immagini il capolavoro di Friderich W. Murnau: Nosferatu.
Brock dirige con gesto sicuro e chiaro il suo libero adattamento dall'opera Der Vampyr di Heinrich Marschner (1828). La scelta di quest'opera non sarebbe potuta essere più azzeccata, fa infatti scivolare lo spettatore nelle atmosfere cupe e spaventose di Murnau. Basta ascoltare l'Overture per riuscire ad immaginare l'inquietantissimo conte Orlok, interpretato da uno spettacolare Max Schreck (in tedesco si pronuncia allo stesso modo di "massimo spavento").
L'organo, ampliamente utilizzato, dona il fascino vampiresco ottocentesco che caratterizza il film, lo stesso fascino che lo ha reso il precursore di tutti gli horror moderni e che ha aperto la strada a idee, trucchi e trovate inquietanti ampiamente utilizzati in tutto il genere. Il frequente ricorso ai timpani poi, sottolinea le scene più importanti e ricche di emozione, quelle che ci colpiscono e che, nonostante sia un film del 1922, non riusciamo a toglierci dalla mente. Non mancano inoltre soprendenti e quasi divertenti suoni diegetici, come il trillo dell'orologio riprodotto anche dall'orchestra.
Questa versione del film di Murnau è davvero emozionante perchè trasmette tutto il carattere gotico e avanguardistico del film, rimasto sempre avvolto dal mistero e da leggende: si dice infatti che Murnau scritturò un vero vampiro per la parte del conte Orlok.
Quando la pellicola giunge a conclusione il "padrone", così lo chiama il suo fedele servitore, nel film muore e forse si potrebbe pensare che anche il cinema muto sia morto, ormai relegato alle cineteche e ai libri di storia del cinema. Se invece fosse ancora vivo? Nascosto nelle pellicole più moderne, sotto mentite spoglie, celandosi dietro a una citazione, un particolare gesto che ricorda le dive del passato o addirittura omaggiato in un film come Viale del tramonto di Billy Wilder?
Per dirla con Gloria Swanson, nel film ex attrice di muti, "Io sono sempre grande. È il cinema che è diventato piccolo".

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