Ennio Morricone - The 60 Years of Music Tour

“Ennio Morricone - The 60 Years of Music Tour - Live in Torino, 4 marzo 2018”

The 60 Years of Music Tour, ovvero il lungo giro di concerti che il Maestro Morricone sta conducendo (in senso letterale) verso le sue ultime stazioni, ha fatto tappa a Torino, al Pala Alpitour.
Si è trattato della seconda data italiana del 2018 - dopo il lungo giro che, da luglio a dicembre, si è snodato tra l’Europa e l’Italia - che riprende un fortunatissimo tour da oltre 500.000 biglietti staccati! Il concerto nella capitale piemontese non ha previsto – causa gravi motivi personali - l’esibizione della leggenda del fado portoghese Dulce Pontes, che ha partecipato a quasi tutti i precedenti concerti della tournèe (concerti che hanno registrato il tutto esaurito ovunque in Europa, con standing ovation da parte del pubblico e recensioni magnifiche da parte della critica).

 

Dirigere dal vivo le mie composizioni in tante città diverse, davanti ad un pubblico così vario per età e background culturale, è un’esperienza estremamente gratificante. Quest’anno festeggio i 60 anni di carriera da compositore durante i quali ho composto più di 600 opere. Per questa tournée ho pensato a un programma aggiornato che naturalmente comprende alcuni “grandi classici” come le musiche degli amati western di Sergio Leone e Mission, ma a parte questo nella sua totalità il concerto sarà un’esperienza molto differente rispetto ai concerti del passato. Prevedo di inserire nel programma le musiche composte per Quentin Tarantino e alcuni brani composti per i western di Sergio Leone che non ho mai diretto nelle tournée precedenti.
(Ennio Morricone)

Lunghe code si sono snodate di fronte ai tornelli del Pala Alpitour a pochi minuti dall’orario di inizio previsto in cartellone, e purtroppo questa disorganizzazione penalizzerà l’inizio del concerto: alle 21.15, dopo il consueto quarto d’ora accademico, l’orchestra e il coro prendono posto sul palco, accolti da un fragoroso applauso, mentre sugli spalti e nel parterre gran parte delle persone si stanno ancora accomodando; l’applauso che accompagna l’ingresso del Maestro sul proscenio fa tremare l’arena coperta.

L’incipit del concerto sembra rispondere a tono alla situazione (decisamente spiacevole) che il pubblico crea nel sistemarsi, ma Morricone procede come un treno e dirige orchestra e coro con grande concentrazione, sulle partiture inedite de “La Creazione” e “La Torre di Babele”, due composizioni scritte dal Maestro per The Bible: In the beginning, il kolossal diretto nel 1966 da John Huston, mai utilizzate nel film, a causa di mancati accordi tra l’etichetta discografica RCA (con la quale Morricone aveva, al tempo, un contratto d’esclusiva) ed il produttore cinematografico Dino De Laurentis.

Racconta lo stesso Morricone: “Fra il ‘64 e il ‘65 la RCA, per cui allora lavoravo costantemente, mi propose di musicare questo film, prodotto da Dino De Laurentis. Si trattava decisamente di una grande occasione per me, che all’epoca di lavori così importanti non ne avevo ancora fatti. La Bibbia era una produzione internazionale e Huston sarebbe stato il primo regista non italiano con cui avrei lavorato. In un primo momento si rivolsero a Petrassi, ma le sue musiche, anche se belle e interessanti, non avevano convinto il regista. Fu proprio a quel punto che la RCA si inserì proponendo me. Del film non vidi neppure un fotogramma, mi fu chiesto solamente di preparare un brano pensando alla Creazione, così come narrata nella Torah e nella Bibbia. Per il resto fui lasciato totalmente libero: in altre parole dovevo dimostrare quanto valevo e convincerli. Scrissi con impegno la musica per la sequenza della Creazione e, di mia iniziativa, decisi di aggiungerne un’altra, pensando alla Torre di Babele. Ricordo che, per quest’ultima, inserii dei testi ebraici che mia moglie Maria mi aveva portato dalla sinagoga di Roma (…). Forse fu grazie a questi testi che riuscii a completare rapidamente anche il secondo brano: su un pedale di DO dei contrabbassi si innestano le entrate di alcune voci. La prima esclama, la seconda sembra rispondere e così via. Poi, a poco a poco, si uniscono ad altre diventando un coro, un grande crescendo di voci sole, che sfocia in uno scoppio di ottoni, non dissonante, di cinque trombe e tromboni. E così finisce. (...)”.
(da “Ennio Morricone – Inseguendo quel suono. La mia musica, la mia vita. Conversazioni con Alessandro De Rosa, Mondadori, 2016 – pagg. 158-159)

La stessa descrizione del Maestro può farvi capire l’intensità e l’effetto di una suite del genere in apertura del concerto, un’ouverture della potenza epica del Morricone più sinfonico ed avantgarde.



Per questi nuovi concerti in Italia il Maestro Morricone sceglie, ancora una volta, l’Orchestra Roma Sinfonietta, accompagnata da un coro di circa 75 elementi, il Coro Lirico Sinfonico Romano, diretto dal Maestro Stefano Cucci.
La seconda suite è un medley composto da alcuni temi tratti dalla Sua produzione cinematografica più o meno recente: da “Act of Faith” - estratto da Bugsy (1991) di Barry Levinson – con la tromba di Nello Salza in evidenza, al tema principale di H2S - il cult di fantascienza distopica, diretto nel 1969 dall’amico Roberto Faenza – con un’orchestrazione ricchissima, che mette in evidenza il gran lavoro di Leandro Piccioni al pianoforte, e la ricchezza dei 'colori' dell’orchestra tra vibrafoni, legni, ottoni, archi ed ancora la tromba di Salza; dalla scura “Un uomo che grida amore” - dalla colonna sonora di Metti, una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi – con ancora in evidenza Piccioni al piano, la batteria jazzy di Massimo D’Agostino ed il pulsante basso elettrico di Nanni Civitenga, in un crescendo maestoso dell’orchestra, fino al suggestivo main theme da Baaria - diretto nel 2009 da Giuseppe Tornatore – con il Primo violino, Marco Serino.
La fine di ogni esecuzione è accompagnata dall’accensione delle luci strobo puntate sul pubblico, e nel buio creatosi un istante dopo, echeggiano spettrali le note di un’armonica a bocca. Il boato del pubblico è degno di un concerto rock.

La suite “Sergio Leone” incorpora “L’uomo con l’armonica” - da C’era una volta il West (1968) - , “The ecstasy of gold” - da Il buono, il brutto, il cattivo (1966) - e il main title da Giù la testa (1971), e vede la chitarra elettrica distorta di Rocco Zifarelli in evidenza, beneficiando della partecipazione della soprano Susanna Rigacci (collaboratrice storica del Maestro, sia in studio che dal vivo) e della potente vocalità del Coro del Maestro Cucci; si conclude, ovviamente, con una vera e propria ovazione popolare.
Anche la successiva suite vede la Rigacci ed il Coro protagonisti e riassume le musiche per due lavori meno conosciuti e rimasti finora inediti nelle esibizioni dal vivo: il main theme per La città della gioia, diretto nel 1992 da Roland Joffe, e le musiche per Nostromo, co-produzione televisiva tra Italia, Spagna e Gran Bretagna, diretta nel 1996 da Alastair Reed, tratta dal romanzo di Joseph Conrad; sono proprio i due brani tratti da questa colonna sonora - “The silver of the mine” e “The tropical variation”- a condurre il concerto verso un naturale climax, con l’oboe di Carlo Romano in evidenza, legni, ottoni e la Spinetta di Piccioni in contrappunto, in un’esplosione finale dell’orchestra ed il Coro, che chiude splendidamente la prima parte del concerto.
Dopo una breve pausa si ricomincia: la seconda parte del concerto si apre in maniera tensiva sulle note di “Last stage coach to Red Rock”, main theme di The Hateful Eight (2016) – l’ottavo film di Quentin Tarantino che, per la prima volta, vanta musiche originali di Morricone: tra fagotti, controfagotto, tuba, contrabbassi, legni e archi, il brano procede come un predatore sulla neve, passando dal registro di dinamica 'pianissimo' a 'fortissimo' ed esplodendo sul finale tra celesta, archi, coro e corni francesi! Straordinariamente intenso. Il successivo “Bestiality” (composto originariamente per La cosa, 1982, di John Carpenter, ma utilizzato solo in The Hateful Eight), completa la suite dedicata al film.
Con Nuovo Cinema Paradiso abbiamo modo di rilassare gli animi: la melodia e l’orchestrazione della suite, dedicata al film diretto dall’amico Tornatore nel 1988, sono tra le più conosciute ed apprezzate dal largo pubblico, e scioglierebbero il cuore anche dell’uomo più malvagio.
Ma è un attimo che dura poco: il successivo medley 'gioca' infatti combinando le atmosfere di alcuni film di ambientazione militare e quelle del 'grottesco musicale': dallo splendido tema di La battaglia di Algeri - il capolavoro di Gillo Pontecorvo girato nel 1966 – con il rullante marziale di Massimo D’Agostino in evidenza, all’altrettanto iconico ed apprezzato tema di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto - il cult movie girato da Elio Petri nel 1970, vincitore di Oscar e Palma D’Oro, la cui musica fece innamorare Stanley Kubrick - e del successivo La classe operaia va in Paradiso (1971) – restituiti in questa occasione con nuovo arrangiamento e orchestrazione, con il Maestro che sembra divertirsi non poco a 'giocare' con variazioni di tempo e durata e con la timbrica ossessiva e disturbante degli strumenti. E ancora i main themes di Sostiene Pereira - tratto dal libro di Antonio Trabucchi e girato nel 1995 da Roberto Faenza, basato su una cellula ritmica “rivoluzionaria” suonata dai woodblock, alla quale si somma una melodia ternaria su ritmo binario – e Vittime di guerra - il war movie del 1989 del Maestro Brian De Palma, che prosegue la collaborazione cominciata con The Untouchables – Gli intoccabili del 1987, con quel tema 'basato su poche note di due flauti di Pan, alle quali si contrappone un accordo stretto degli ottoni, suonato nel registro grave'- sono brani dall’avvolgente forza evocativa, affidati all’orchestra nella sua organicità, con il violino di Marco Serino e l’arpa di Vincenzina Capone in evidenza.

Siamo in chiusura, ed il Maestro sceglie di congedare il pubblico con dei brani corali, quasi cantabili, come in un grande rito collettivo da consumare insieme per scacciare la tristezza: “Abolicao” (Abolisson) con quell’organo a canne e la vocalità epica del coro su un giro armonico tipico del pop rock anni ‘60, estratto dalla colonna sonora del bellissimo Queimada, diretto nel 1969 da Pontecorvo, e “Gabriel’s oboe” / In Earth as in Heaven”, l’immancabile suite da The Mission (1986), il film dell’amico Roland Joffe, che chiude nel migliore nei modi un concerto di oltre 120 minuti. C’è spazio per consolidati bis, con il Maestro che entra ed esce dal palco per ben tre volte, tra applausi e standing ovation.

Vedere quest’uomo vestito in abito scuro e lupetto da 'esistenzialista', alla soglia dei 90 anni, festeggiare commosso i suoi 60 anni di carriera sul palco, alla testa di quasi 200 persone tra orchestrali e coro, è un’immagine che riconcilia con la bellezza del mondo. Grazie Maestro Morricone.

Un ringraziamento particolare a Nanni Civitenga per la preziosa collaborazione.

SCALETTA CONCERTO: Torino, 4 marzo 2018

1) La Bibbia (La Creazione / La torre di Babele)
2) Medley: Bugsy - H2S - Uno che grida amore - Baaria
3) Suite da Sergio Leone – C'era una volta il West - Il buono,il brutto, il cattivo - Giu' la testa.
4) Suite: La citta' della gioia – Nostromo
5) The Hateful Eight / Bestiality
6) Nuovo Cinema Paradiso
7) Medley: La battaglia di Algeri - Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto – La Classe operaia va in Paradiso - Sostiene Pereira - Vittime di guerra
8) Suite: Queimada (Abolicao) – The Mission (Gabriel's oboe/ In Earth as.. / Falls)

BIS

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