Cinema in Concerto - Reportage e Interviste esclusive

Cinema in Concerto – Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica a Roma
Reportage del concerto e interviste esclusive ai compositori

Molto raro – in Italia ma non solo – trovarsi davanti a un concerto di musica per film che presenti pezzi appartenenti ognuno a un compositore diverso. Il 28 ottobre, a Roma, probabilmente grazie anche alla concomitanza con la Festa del Cinema di cui il presente concerto rappresenta l’evento di chiusura, abbiamo avuto la fortuna di assistere esattamente a questo: nel programma, fatto di 29 brani (a esclusione del quartetto di Morricone, tutti eseguiti dalla Roma Film Orchestra diretta da Alessandro Molinari, autore anche del brano di chiusura) eseguiti con la proiezione di scene tratte dai rispettivi film, non si ripete un autore e anzi, a parte lo splendido quartetto per archi di Ennio Morricone (non di destinazione filmica) che apre il concerto – “A L.P. 1928” (1996), sagra di tremoli e pizzicati rigorosamente atonale, memore certo della lezione herrmanniana ma molto più radicale sul piano linguistico – e un paio di nomi altrettanto blasonati (Piovani, Cipriani), il resto è un gruppo di musicisti purtroppo solitamente assenti dalla pratica concertistica, tutti aderenti all’associazione di recente fondazione (28 aprile 2017) ACMF - Associazione Compositori Musiche per Film, che tutela i compositori per lo schermo dagli urti impressionanti dei tempi che corrono, in particolare da quell’avanzamento tecnologico che sembra autorizzare le committenze a mortificare il lavoro del musicista sia sul piano dei tempi di realizzazione che su quello delle modalità espressive, e poi naturalmente dal gravoso impoverimento degli investimenti.

Tornando all’evento in specifico, la musica per film parte con il Carlo Siliotto de Il sangue dei vinti di Michele Soavi, brano arioso e suggestivo in netto contrasto – così come il resto del concerto – con il pezzo d’apertura morriconiano; di facile ascolto, e tuttavia mai banali, sono anche i seguenti quattro (la sequenza dei brani è stata interrotta circa ogni gruppo di cinque dalla spassosa presentazione di Pino Insegno): “Hamam” di Pivio e Aldo De Scalzi  (anche esecutori di strumenti etnici insieme all’orchestra), da Hamam, Il bagno turco di Ferzan Özpetek – di inconfondibile sapore mediorientale –; dopo “Greg e Mary” di Fabrizio Fornaci, da Interferenze di Alessandro Capitani e Alberto Mascia, brano di sapiente intelaiatura orchestrale ironico-grottesca, è poi la volta del tema, teso e concentrato nella scrittura per archi, di Pasquale Catalano per “Il libanese” di Romanzo criminale, La serie (Stefano Sollima, 2008); atmosfere molto più romantiche permeano il successivo “Tema di Claudia” di Stefano Caprioli per I segreti di Borgo Larici di Alessandro Capone, ma mai quanto il seguente “Orgoglio” di Stefano Mainetti (dall’omonima serie con protagonista Elena Sofia Ricci, consorte dell’autore), pagina sontuosa, continuamente modulante e inevitabilmente di maniera, si direbbe di silvestriano accademismo.

Quasi all’opposto espressivo si colloca il Giuliano Taviani di “Il resto della notte” (dal film omonimo di Francesco Munzi), un pezzo decisamente più scarno, soprattutto grazie alle geometriche scansioni del piano che vanno a definire progressioni quasi alla Philip Glass, ai timbri malinconici della fisarmonica e di un effetto tastieristico arabeggiante che si produce in fraseggi rapidi, tendenti all’improvvisazione; sembra tornare l’avanguardia nell’ossessivo “The Joke” di Lele Marchitelli per The Young Pope di Paolo Sorrentino, con misteriosi tremoli acuti dei violini e un’immobilità armonica quasi respingente, ma “Burlesca Valzer” di Jacopo Fiastri (per il corto Sherlock Jr. di Buster Keaton) ci catapulta in tutt’altre atmosfere: di gioco e irrefrenabile motricità, grazie a spericolatezze orchestrali quasi elfmaniane; subito dopo emerge non solo per contrasto il clima di cordoglio di “Cesare e Vittorio” di Paolo Vivaldi per il noir Non essere cattivo del compianto Claudio Caligari, indimenticabile pagina per sax solo con lo stesso Vivaldi al pianoforte, di un’intensità degna dell’Herrmann di Taxi Driver; turbe sentimentali sono invece evocate da “La finestra di fronte” di Andrea Guerra dall’omonimo film di Özpetek, corredato dal celebre motivo discendente che fu materiale anche della canzone “Gocce di Memoria” cantata da Giorgia; i quattro brani successivi, a conclusione della prima parte del concerto, sono molto meno famosi: “Hermann” di Riccardo Giagni, tratto da My father di Egidio Eronico con Charlton Heston nella sua ultima apparizione sullo schermo; poi i pezzi di due giovanissimi compositori: “Rocks in my pockets” di Kristian Sensini per il film d’animazione con lo stesso titolo di Signe Baumane – un valzer di ispirazione giacchiniana –, e “Turning tide” (da Turning Tide di Andrew Muir) di Marco Cascone, con poderose incursioni degli ottoni ed echi da John Williams; entrambi comprovano che le ultime generazioni di musicisti preferiscono cercare ispirazione oltreoceano.



Dopo “Svesda” di Giuseppe Sasso, scritto per Giallo? di Antonio Capuano, il cui gusto “popolare” non può non ricordare il Fiorenzo Carpi di Le avventure di Pinocchio, inizia la seconda parte del concerto all’insegna di due pezzi grossi: Stelvio Cipriani con “Anonimo Veneziano” (dall’omonimo film di Enrico Maria Salerno) – di gran lunga il brano più conosciuto della serata – e Nicola Piovani con una suite dalle sue collaborazioni con Nanni Moretti – da Caro Diario e La messa è finita – dove brillano il suo amore per un cromatismo non strutturale (e dunque innocuo) di chiara ascendenza rotiana e le solite rimembranze del Morricone più lirico. Il registro non cambia ancora del tutto nell’elegiaca “The Sweetest dream” di Fabrizio Campanelli, da Gianni Berengo Gardin, my life in a click di Massimo Losito, ma poi arriva Marco Werba con “Giallo suite” da Giallo di Dario Argento, con i suoi toni (serve dirlo?) scurissimi e allucinati, resi possibili da un’orchestrazione a tutto tondo – nonché da un riuscitissimo tema affidato ai corni – lontanissima dalle partiture argentiane dei Goblin, e che lo stesso compositore ammette essere debitrice del sinfonismo di Williams e Elfman. Molte sorprese anche in questa seconda sezione della serata, soprattutto grazie agli scarsamente eseguiti Tommy Caputo, Stefano Reali e Lorenzo Tomio – rispettivamente con “Pescatori” da Alice non lo sa di Diego Amodio, “Adagio sulla quarta corda” da La terza verità (per la regia dello stesso compositore) e “La suite dei cuccioli” dal film d’animazione Cuccioli, il codice di Marco Polo di Sergio Manfio –;  di più ampia visibilità avrà certo goduto il Franco Eco di “Embraceable Rome”, essendo il suo brano proveniente da un documentario di soggetto religioso come La canonizzazione dei papi, racconto di un evento di Luca Viotto, in cui sono evidenti echi zimmeriani; così come anche Lucio Gregoretti grazie alla sua collaborazione con Pupi Avati (Il bambino cattivo, 2013), da cui è nato un valzerino di struttura armonica per nulla banale (“Tema volatile”).

Dopo “Ricordi d’infanzia” di Danilo Mariani da Donne in gioco di Michelle Bonev e “La ragazza del mondo” di Umberto Smerilli dall’omonimo film di Marco Danieli, giunge un pezzo dall’ultima fatica del milanese Vito Lo Re per il thriller di Donato Carrisi La ragazza nella nebbia, eccellente commento dove echi da Nino Rota e ostinati per archi di ispirazione action-hollywoodiana convivono con una tessitura armonica fatta di cadenze evitate fortemente evocanti sensazioni insieme di mistero e rivelazione. Il concerto si chiude nel segno della simpatia, con una suite di Alessandro Molinari (“This is Rex”) dalla serie Il commissario Rex di Marco Serafini e Andrea Costantini, su cui il compositore ha scritto per 6 stagioni.
Stimolante e – come si è visto – radicalmente eterogeneo, il concerto ha innanzitutto il merito di aver messo per la prima volta in luce non tanto l’eccellenza della musica per film italiana, ma piuttosto il lavoro, l’artigianato, spesso la vera e propria arte che si cela dietro un genere che ancora oggi è riconosciuto dal grande pubblico solo per i temi memorabili e le canzoni.



Per parlare di questo – e altro – abbiamo incontrato molti dei compositori protagonisti della serata. Abbiamo rivolto a tutti le tre domande che seguono:

1) Quali sono le principali motivazioni della sua adesione all'ASSOCIAZIONE COMPOSITORI DI MUSICA PER FILM?

2) L'interesse della musica da film non è ancora del tutto emancipata dal contesto prettamente cinematografico. Crede che questo concerto, allestito in concomitanza con la Festa del Cinema di Roma, possa aiutare a far comprendere al grande pubblico le ragioni intrinseche di una colonna sonora?

3) Perché la scelta di questo particolare brano per tale occasione?

Ecco le risposte:

Pivio (Hamam – Il bagno turco, Song 'e Napule, Ammore e malavita)

1) Sono diversi anni che con alcuni colleghi abbiamo cercato di creare una forma di aggregazione per poter discutere in maniera franca e propositiva le condizioni di lavoro (e non solo) in cui normalmente agiamo quando affrontiamo la scrittura, la realizzazione e le successive fasi di promozione di una colonna sonora.
Lo spunto definitivo per la nascita di ACMF è stata la discussione che si è avuta tra i compositori di musiche per film quando ci si è accorti che i segnali provenienti dalla lettura della nuova legge sul cinema, attiva dal primo gennaio del 2017, e la successiva definizione dei vari decreti attuativi che sono poi il vero motore per l'applicazione della legge stessa, andavano verso la totale ignoranza della nostra professione. In effetti tutte le problematiche legate al nostro settore sono state completamente disattese, come se il rapporto produttivo con la parte musicale di un film potesse essere ignorato senza compromettere per questo la vitalità del comparto artistico musicale. La delusione provata nell'aver verificato che le nostre proposte non erano state prese minimamente in considerazione dal legiferante (quali la richiesta di assegnare in caso di erogazione di fondi ministeriali per la produzione di un film una percentuale di questi dedicata alla voce “musica originale”, come succede in molti altri paesi della comunità europea) è stata la definitiva miccia che è servita a stimolare l'idea di un'associazione di compositori, cioè ACMF. Da allora è passato poco più di un anno ed il nostro impegno è stato quello di “recuperare terreno” sia in termini di visibilità verso il pubblico da una parte e verso i produttori cinematografici dall'altra sia dando forti segnali verso le istituzioni che finalmente hanno iniziato a coinvolgerci concretamente in varie iniziative come per esempio il progetto “Fare Cinema” del Ministero degli Affari Esteri che ha permesso ad alcuni di noi di portare nostri concerti e workshops in diversi paesi del mondo con l'obiettivo di far conoscere la nostra arte al di fuori dei confini nazionali. Ed ora, per la prima volta in Italia, ma stando ad alcune ricerche, probabilmente nel mondo, si potrà assistere ad un concerto collettivo a cui hanno aderito molti compositori per il cinema, tutti nostri associati, che spero si trasformi in una grande festa per le orecchie e per gli occhi.

2) Forse è pretendere troppo da un concerto collettivo pensando che questo riesca a far comprendere al grande pubblico tutte le ragioni, le modalità e l'arte dietro alla composizione e realizzazione di una colonna sonora. Tuttavia posso certamente affermare che uno degli scopi che il nucleo fondativo di ACMF si era prefissato affrontando l'organizzazione del concerto del 28 ottobre alla sala Sinopoli dell'auditorium Parco della Musica di Roma è stato quello di dare qualche elemento in più a chi sarà presente per apprezzare la forza espressiva che la musica può offrire ad un'opera cinematografica. Anche la scelta di un organico sinfonico per l'esecuzione dei 29 brani in scaletta (davvero tanti) voleva essere un preciso segnale di quante energie umane possano essere coinvolte nella realizzazione di una colonna sonora, una ricchezza che deve essere sostenuta e difesa. E non è un caso che, nonostante il rischio di essere un po' lunghi in questo concerto, proprio nell'epoca in cui tutto sembra dover scorrere veloce ed impalpabile, si sia in definitiva scelto di dare spazio a ben 29 composizioni rappresentative di altrettanti artisti come ulteriore segnale di quanto varia può essere la proposizione musicale che i compositori italiani sono in grado di offrire alla produzione cinematografica nazionale e non.

3) Aldo ed io abbiamo esordito nel 1997 con la colonna sonora del film Hamam – Il bagno turco diretto dall'anche lui esordiente Ferzan Özpetek. Il brano che abbiamo scelto per questa occasione, “Hamam”, è proprio il primo che abbiamo composto nella nostra storia musicale collegata al mondo del cinema e che ci ha portato ad oggi a firmare circa 150 film tra cinema e TV. E dato che questo concerto vuole essere profondamente simbolico, quasi fosse una vera e propria rinascita del nostro movimento artistico, abbiamo riorchestrato il brano in una inedita versione sinfonica. Aldo De Scalzi suonerà il pianoforte ed io una percussione orientale, il daf. Oltre al contributo dell'orchestra diretta dal Maestro Alessandro Molinari potremo pure avvalerci di due fantastici ospiti, anche loro compositori di musiche per film e nostri fedeli collaboratori già dai tempi del film Hamam, cioè Mario Crispi al duduk e al ney e Giovanni Lo Cascio al davul.

Carlo Siliotto (Il sangue dei vinti, Palla di neve, Il padre e lo straniero)

1) Credo che la costituzione della associazione sia un passo fondamentale per tutti noi compositori impegnati a scrivere musica per il cinema. Soprattutto credo che la sola esistenza della ACMF abbia contribuito a rendere i rapporti tra di noi più stretti e solidali. L’associazione è anche nata per proporsi come porta di accesso alla nostra arte per molti giovani compositori che, così come è stato per noi, non sanno da che parte cominciare.
Con gli eventi che si proporranno in futuro si creeranno spazi perché chi sta cominciando si possa avvicinare. Credo anche che dare visibilità al nostro lavoro e alla sua fondamentale importanza nella costruzione di una opera cinematografica serva ad aumentare il rispetto verso questa arte.

2) Un concerto come questo è fondamentale per iniziare questo processo e Dio benedica i suoi organizzatori.

3) Ho scelto il brano “Il sangue” dal film Il sangue dei vinti di Michele Soavi perché viene da un film italiano che ho amato molto e perché è un pezzo per violino solista e orchestra.

Stefano Caprioli (L’amico d’infanzia, Dichiarazioni d’amore)

1) Sono uno dei soci promotori di questa Associazione. Ho deciso da subito di aderire su invito di Giuliano Taviani, ed è a casa sua che ci riunivamo le prime volte insieme a pochi altri colleghi. Diciamo che in questa giungla di network e produzioni c'era bisogno di confrontarci per la stesura e condivisione di regole che possano rendere possibile una attività serena e giustamente retribuita. Ma sicuramente c'era e c'è la voglia di unirci anche per il piacere di parlare e confrontarci sul nostro bellissimo lavoro.

2) Non credo ci sia bisogno di far comprendere nulla al pubblico, vogliamo solo farci vedere e far ascoltare la nostra musica tutti insieme. Non era mai stato fatto nulla di simile nel nostro Paese. Una cordata di quasi 30 compositori tutti insieme in una sola occasione, lo immagina? E' una cosa bellissima. Ci troveremo in una situazione anomala per chi produce musica per film: la nostra musica, per una sera, diventerà protagonista e questo per me è un evento simile a quelle iniziative per mostrare case storiche, cortili ed edifici di pregio che normalmente sono chiusi al pubblico. Apriamo la nostra casa a tutti voi.

3) I segreti di Borgo Larici è stata una Serie TV dove, grazie anche all'incontro con il regista e amico Alessandro Capone, sono nate melodie di cui vado molto fiero e che tengo nel mio cuore in un posticino privilegiato. “Tema di Claudia” è, tra questi, uno di quei brani che riportano un po' alle commedie sentimentali italiane anni '70, un mondo musicale che amo molto, quando gli "sceneggiati" avevano la firma di Pino Calvi, Riz Ortolani, Stelvio Cipriani… Ecco, credo che questo brano mi rappresenti molto.

Kristian Sensini (Rocks in my Pockets, Provaci Ancora Prof)

1) Motivazione semplice ed inevitabile, l'Italia è uno dei pochi paesi dove ancora non esisteva un’associazione di categoria del genere, anni fa ero membro della SCL (Society of Composer and Lyricist) e mi sono accorto quanto sia importante creare un ambiente collaborativo tra colleghi. Oltre al concetto di "comunità di appartenenza" credo sia fondamentale riuscire ad essere riconosciuti come maestranza, anche allo scopo di poter cercare di risolvere i tanti problemi che affliggono la nostra categoria. Parafrasando: nessun compositore è un’isola, non è più possibile concepire il nostro mestiere in maniera romantica e disincantata, occorre fare squadra.

2) E' un traguardo enorme poter far ascoltare il nostro lavoro in una sala così prestigiosa (La Sinopoli del Parco della Musica) e contemporaneamente in un contesto cinematografico di importanza e richiamo internazionale. E' un riconoscimento importante ed un bel segnale di apertura, in molti festival i compositori che lavorano ai film in concorso non vengono neanche invitati o intervistati, a noi viene riconosciuto uno spazio apposito di grande rilievo. Sicuramente è un modo per segnalare al grande pubblico l'importanza del nostro mestiere ed il peso che ha all'interno dell'economia generale del film.

3) "Rocks in my Pockets" (che tra l'altro ha vinto il premio "Colonne Sonore Awards" della vostra rivista qualche anno fa) è uno dei lavori ai quali sono più legato, il rapporto di collaborazione con la regista Signe Baumane è stato particolarmente fortunato (e ancora continua). Il film è stato candidato dalla Lettonia agli Oscar come miglior Film Straniero ed è stato uno dei 20 shortlisted per l’Academy Award come miglior film di animazione nel 2015. Purtroppo quando abbiamo registrato lo score abbiamo lavorato con una formazione molto ridotta (rinforzata dagli inevitabili strumenti "virtuali"), quindi ho colto l'occasione per riarrangiare il tema principale per grande orchestra, concedendomi il lusso di presentare in concerto quello che non ho potuto fare sulla pellicola.

Giuliano Taviani (Boris, Cesare deve morire)

1) Il nostro presidente onorario, il Maestro Ennio Morricone, ci ha raccontato quante volte in passato i compositori per musica applicata hanno cercato di formare un’associazione di categoria, invano.
Personalismi e incomprensioni avevano fatto naufragare i nobili tentativi.
Oggi ci siamo riusciti. Da un anno esiste l’ACMF che conta già più di 60 iscritti. Oggi più che in passato la nostra categoria soffre di storture legislative anacronistiche rispetto al rivoluzionario scenario che internet, con le tv e con le piattaforme musicali, ha portato. E’ di primaria importanza l’esistenza di un’associazione che tuteli il nostro lavoro e i nostri diritti.

2) La grandiosità del Cinema è che racchiude in se’ tutte le arti. Le quali devono essere a servizio del film, ben dosate dalla regia. Lo stesso vale per la musica, che deve convivere con le altre arti rispettosamente e umilmente. Ma questo non significa che la musica da film non abbia ragion di esistere da sola. Quando una colonna sonora è ben riuscita può avere una sua vita autonoma. Riproponendola in concerto il pubblico ha la possibilità di riascoltarla, scoprendone nuovi aspetti che durante la visione del film, ai più, erano sfuggiti.

3) La musica da film è tra le prime forme d’arte che in questo mondo globale si è reinventata e rinnovata nutrendosi di contaminazioni, di colori musicali provenienti da tutti gli angoli del mondo. Ho scelto un brano dalla colonna sonora del film Il resto della notte perché ha elementi eterogenei che si mescolano: la musica quartettistica e sinfonica con elementi etnici dell’est europeo.

Andrea Guerra (La finestra di fronte, Arrivederci amore, ciao)

1) L’associazione nasce per definire e tutelare quello che è il “lavoro” artistico del compositore di musica da film. Il compositore è uno dei quattro autori del film, deve custodire il metodo, l’integrità, la dignità e l’indipendenza nel complesso meccanismo di creazione del film completo.

2) Io penso al contrario che la musica da film fosse abbastanza emancipata quando il mercato ben organizzato nell’era pre-Internet la offriva anche come prodotto. Personalmente sono stato più volte ai vertici delle classifiche di vendita nelle categorie miglior singolo e miglior compilation (categoria in cui viene inclusa la colonna sonora). Tuttavia non immagino la colonna sonora indipendente dal film che è il luogo che la sublima e completa e per il quale ha preso esistenza. Il concerto è un evento culturale per appassionati di musica che amano approfondire e comprendere come Lei indica benissimo, queste opere “alla luce del sole”.

3) “La Finestra di Fronte” è la colonna sonora dall’omonimo film. Il tema è molto conosciuto, da questo è nato “Gocce di Memoria”, singolo di successo interpretato da Giorgia. Presento per l’occasione un arrangiamento particolare adatto alle caratteristiche dell’orchestra con una certa giocosità e variazione nel piano armonico. Mi è sembrata la scelta giusta, per affetto e perché rappresenta il mio personale stile compositivo.

Stefano Mainetti (Orgoglio, Thalos – L’ombra del faraone)

1) Già in passato avevamo provato a fondare un’associazione che riunisse tutti i compositori di musica per film, ma senza successo. Oggi le condizioni sono tali da richiedere un forte spirito corporativo per dare voce a questa categoria spesso trascurata. Non dimentichiamo che i compositori sono anche autori del film e come tali hanno una grande responsabilità per la riuscita del prodotto finale. Questa consapevolezza ha bisogno di essere condivisa da tutti, registi e produttori in primis. ACMF si propone di rivalutare soprattutto l’aspetto artistico di questo lavoro, mettendo al bando colonne sonore fatte di brani presi da library varie e prive per questo di personalità. ACMF invita inoltre gli addetti del settore a rivolgersi a dei professionisti e non, come spesso accade, a soluzioni alternative. Sono uno dei soci fondatori di ACMF, ridare dignità a questa categoria è una priorità, altro non fosse per il rispetto dovuto ai grandi musicisti che ne hanno fatto parte.

2) Il concetto stesso della musica da film è ovviamente legato alle immagini, possiamo pensare alla colonna sonora di un film come alla musica d’opera, inevitabilmente legata al libretto. Ma così come si ascoltano le arie di un opera, senza per forza rivedere l’opera stessa, allo stesso modo si può ascoltare uno score svincolandolo dalle immagini per cui è stato scritto. Negli Stati Uniti c’è una grande diffusione della musica da film, non vincolata al film stesso. Esistono negozi specializzati che vendono CD di sole colonne sonore e spesso vengono organizzate delle feste per la presentazione di un nuovo score. In passato anche noi avevamo un approccio di questo tipo e non era infrequente vedere il 45 giri del tema principale del film finire tra i primi posti della hit parade. Oggi l’approccio artistico alla colonna sonora sta cambiando e molto spesso l’aspetto tematico ha una rilevanza minore rispetto ad un tipo di orchestrazione più attenta ai “colori” che non alla melodia. La mancanza di cantabilità fa sì che la fruibilità della colonna sonora sia meno popolare e più riservata agli addetti ai lavori. In questo processo di trasformazione credo sia utile produrre concerti di score attuali, così come si fa nella musica classica, dove oltre alla tradizione vengono proposti concerti di musica contemporanea e sperimentale.

3) Sono molto legato al tema principale di Orgoglio. Quando un compositore deve scrivere la musica per una scena d’amore deve cercare d’innamorarsi velocemente del personaggio. Per me in quell’occasione fu estremamente facile perché di lì a poco la protagonista femminile del film sarebbe diventata mia moglie.

Marco Werba (Giallo, Amore e libertà – Masaniello)

1) La motivazione è semplice: mancava effettivamente un’associazione corporativa che potesse unire i nostri bisogni. Si dice “l’unione fa la forza”. Lottare per cercare di avere – sarà difficile ma non impossibile – dei compensi un pochino più alti per i compositori di musica da film, perché ultimamente si sono abbassati e non ci sono regole che impongano un minimo. Le produzioni fanno come vogliono, spesso dicono che hanno finito i soldi per le musiche e il compositore è costretto a trovare un editore, a lavorare gratis o a convincerli ad aumentare il budget. Adesso che abbiamo un’associazione è più facile dire: ci siamo messi d’accordo, sotto quella cifra noi professionisti non siamo in grado di lavorare, altrimenti chiamate i dilettanti. Quest’associazione serve anche per assumere un peso contrattuale nei confronti delle decisioni della SIAE, e poi per permettere un concerto come questo, dove non compaiono i soliti Rota e Morricone (anche se quest’ultimo è presente con un brano), ma molti compositori delle generazioni successive.

2) E’ una domanda che ci poniamo da anni. Un compositore oggi poco ricordato come Mario Nascimbene diceva che le sue musiche da film non potevano essere eseguite in concerto. C’è da dire che le sua era una musica molto particolare, sperimentale ed effettivamente forse in sala di concerto poteva risultare un po’ ostica, perché in definitiva erano più effetti sonori che musica, quello che oggi si direbbe quasi sound design. Però la maggior parte invece delle composizioni di Williams, di Goldsmith, dove c’è un elemento tematico, possono essere eseguite in sala da concerto, a volte in forma di suite ma anche lasciandole così come sono: per esempio, il brano di Pino Donaggio per la scena del museo di Vestito per uccidere è un pezzo di 6 minuti, un valzer che anche eseguito in concerto ha una sua dignità, un valore che non ha bisogno del beneficio delle immagini. E così tante altre.

3) Giallo è il lavoro più importante che ho fatto finora. E’ una partitura ricchissima di materiale tematico: un tema per l’assassino in taxi che cerca la vittima, un tema per l’ispettore Avolfi, un tema d’amore, 6 musiche diverse per ciascuna delle scene di tortura, un tema quasi epico per la scena della liberazione della sorella (Elsa Pataky) della protagonista Emmanuelle Seigner… Inoltre poco fa ho scritto un libro che parla della musica nei film thriller, in cui spiego che la musica nei film di genere è più importante che nel cinema d’autore (neorealismo, nouvelle vague), perché nei film che ritraggono la realtà più o meno così com’è c’è bisogno di poca musica di commento; nei film che invece parlano di argomenti fantastici o inverosimili è proprio la presenza della musica che li rende più verosimili – Superman che prende il volo senza la musica di Williams sarebbe meno credibile, lo squalo arriva sul celebre ostinato che da solo rende angosciante la presenza dell’animale, tanto che non ci si chiede più se sia finto o vero –; proprio perché la musica viene accettata dal pubblico non solo come musica ma come emozione data dall’insieme dell’opera audiovisiva.

Vito Lo Re (La ragazza nella nebbia)

1) In realtà è stata un’iniziativa che in Italia non si conosceva; è stato molto importante in un momento così delicato per chi fa questo lavoro: non tanto le regole di mercato ma alcune brutte abitudini che si sono consolidate stanno diventando pericolose proprio per la sopravvivenza di questa professione. Avere un gruppo che finalmente riunisce i compositori e parla con una sola voce è importante per il prosieguo del mestiere.

2) Ci sono anche dei casi in cui il film è stato dimenticato e la musica è invece rimasta molto più avanti, ad esempio quella di Momenti di gloria. Questi concerti sono vitali soprattutto in un momento come questo in cui la cultura soffre nel nostro paese. Il fatto che ci sia scarsa attenzione per la cultura in Italia da parecchi anni a questa parte non è affatto un mistero. Un concerto come questo può rendere consapevole il pubblico non solo della bellezza della musica da film ma anche delle problematiche che ci sono dietro alla sua realizzazione; questo è un lavoro molto particolare e che richiede una professionalità molto specifica: anche per questo chi fa musica per film praticamente fa solo quello.

3) L’operazione di La ragazza nella nebbia è stata singolare nel panorama italiano: un film – prenda la dichiarazione con le pinze – molto americano per come è girato, montato, nella scelta delle musiche. Il regista Donato Carrisi è stato spesso definito “americano” per il suo stile, ma non si sa mai se prenderlo come un complimento o un’offesa. Comunque è stato qualcosa di nuovo nel cinema italiano di oggi, e questo è importante. E’ un film di genere, e l’Italia ha avuto un grande passato di film gialli, thriller, horror; gli stessi poliziotteschi, sebbene a basso budget e non sempre di eccellente qualità tecnica, sono stati poi rivalutati da Tarantino come capolavori. Naturalmente non erano tutti capolavori ma sta di fatto che hanno detto qualcosa di nuovo, e anche le musiche per questi film possono farlo. A me piace pensare di fare soprattutto entertainment, senza troppe pretese autoriali. Ma avere uno stile sì, quello è doveroso.

 

Jacopo Fiastri (No mamma no, L’uomo sbagliato)

1) Io sono entusiasta di far parte finalmente di un gruppo di colleghi, che credo per la prima volta riescono a mettersi d’accordo e a lavorare per un fine comune, che poi è la musica, anziché lottare nel mercato cinematografico per conto proprio. Noi compositori veniamo catapultati in un mondo in cui ci sono il sindacato degli attori, il sindacato dei macchinisti, le produzioni… E in genere veniamo schiacciati da queste realtà produttive nelle quali non abbiamo potere contrattuale. Con quest’associazione possiamo dire: scusate, noi facciamo il lavoro, siamo professionisti, abbiamo studiato, abbiamo delle spese perché la musica costa; non basta pensarla. Bisogna scriverla, arrangiarla, produrla, farla suonare, fare la post-produzione ed è un costo enorme di cui spesso gli stessi produttori cinematografici non sono a conoscenza, per cui arrivano all’assurdità di chiederti una colonna sonora per un lungometraggio gratis, pensando quindi che tu possa pagare anche tutte le spese associate, come se noi fossimo dei mecenati.

2) Io sinceramente sono abbastanza d’accordo con uno dei miei maestri, Mario Nascimbene, che diceva: la musica per film non va eseguita in concerto. Ci sono naturalmente illustri eccezioni: Ennio Morricone scrive musiche che risultano bellissime anche fuori dal contesto filmico. Io stesso cerco di fare una musica che abbia valore in sé; ma questa cosa non è necessaria: esistono molte bellissime colonne sonore che al di fuori del film perdono di significato.

CS: Mi vengono in mente però anche brani di musica classica dove oltre ai passaggi tematici e melodici emergono frangenti più tecnici, come lo stretto nella fuga bachiana o i recitativi nell’opera. Non succede la stessa cosa nella musica per film? Non è forse anch’essa, nella sua alternanza di sezioni tematiche e brani d’azione, animata dalla stessa arbitrarietà e libertà espressiva?
JF: Bisogna fare un distinguo: una cosa è prendere un brano e montarlo su un video; un’altra cosa è scrivere una musica per un video. Sono due operazioni opposte, anche se il risultato può essere identico. Io posso scoprire che per una scena d’inseguimento va benissimo la “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner, ma si tratta di una scelta del regista e non era nel pensiero di Wagner. Spesso purtroppo ci sono musiche molto belle in sé ma che non vanno bene per la scena, perché magari anche troppo belle e la sovrastano, distogliendo l’attenzione dello spettatore.

CS: Ma nel cinema praticamente è tutto così: ci può distrarre per una bella scenografia, uno splendido primo piano…
JF: Il cinema ha due piani di fruizione: quello visivo e quello auditivo. Su quello visivo devono essere le immagini a catturarti e a convincerti. Certo, se tu invece che guardare l’azione guardi gli orecchini della protagonista, potrebbe essere un grosso problema registico.

CS: Quindi, secondo lei, se Wagner avesse visto una scena di inseguimento non ne avrebbe tratto la “Cavalcata delle Valchirie”?
JF: Avrebbe fatto una cosa giusta per quello specifico inseguimento. Quello che dovrebbe accadere sempre è che il compositore vede una scena, compone per quella scena e la musica si appiccica alla scena e diventa con essa un tutt’uno. Come diceva Nascimbene, la musica in un film dev’essere invisibile.

3) Il mio brano è “Burlesca Valzer”, un pezzo vecchissimo di cui ebbi la prima idea a 14 anni. Lo feci ascoltare ad Armando Trovajoli che me lo criticò e mi indusse a fare un modifica interna. Poi mi capitò di fare un esercizio scolastico tanti anni fa: dovevo adattare un pezzo per Sherlock jr. e ho notato che il mio valzer ci stava benissimo. Non è il mio lavoro più recente né il mio migliore, ma l’ho scelto perché lo vedevo uno dei miei pezzi più adatti per la sala da concerto.

 

Paolo Vivaldi (Non essere cattivo, Rino Gaetano, Olivetti, la Forza di un Sogno)

1) Innanzitutto avere un’associazione che ti rappresenta, rappresenta i tuoi diritti e combatte le tue stesse battaglie è fondamentale. E’ la prima volta che abbiamo deciso di fare una cosa del genere e mi sembrava giusto aderire soprattutto per portare avanti battaglie importanti come quelle per il diritto d’autore che ultimamente è stato molto penalizzato e in futuro lo sarà ancora di più se non diamo un freno a questo processo.

2) In realtà ci sono le immagini anche in questo concerto. La musica estrapolata dal film si può ascoltare in tante altre occasioni, questo concerto serve piuttosto a far capire alla gente che esiste quest’associazione.

CS: Non tanto un concerto con uno scopo divulgativo sul valore della musica per film, dunque…
PV: Ma no, anche perché io sono 10 anni che porto in giro i miei lavori – dalla fiction su Rino Gaetano al film di Caligari – con gli archi dell’accademia di Santa Cecilia, il pianoforte e il solista Marco Guidolotti, in concerti dove vengono proiettate le immagini dei film e dove spiego brano per brano come è stato scritto un tema, ecc… Questo è più un concerto dove vengono presentati vari tipi di compositori, ognuno con un suo stile, una sua mano, e sicuramente aiuterà a divulgare il genere, ma non credo ve ne sia più di tanto bisogno: le colonne sonore hanno già una vita propria e ci sono già molti appassionati di colonne sonore.

CS: Non tutti i suoi colleghi sono d’accordo con il fatto che la musica da film abbia grande libertà espressiva nonostante la committenza…
PV: La musica da film estrapolata dal contesto filmico è memorabile quando ha dei temi – come la musica di Morricone, Hans Zimmer, Desplat, Sakamoto (che è il mio autore preferito) –; se tu in concerto vai a fare ad esempio “M20” senza la sequenza di destinazione, è naturale che non ha la stessa forza; la forza per me è data dai temi, è stato sempre così.

CS: Ma a volte è la sollecitazione timbrica, armonica, ritmica del discorso musicale a rendere memorabile un brano…
PV: Mah… Non riesco a ricordare nulla. Anche immaginando la cosa più semplice, come Lo Squalo di Williams, in cui alla fine si tratta di un semitono… Secondo me la musica estrapolata dal film ha successo se ha dei temi.

3) Ho scelto il brano “Cesare e Vittorio” per ricordare il bellissimo film (Non essere cattivo) di Claudio Caligari, che ha lasciato una grande impronta nella mia vita e in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di parteciparvi e anche di chi l’ha visto. Ci tenevo a ricordare il maestro Caligari con questo brano suonato al sax da Marco Guidolotti. Potevo scegliere altre cose – mi sarebbe piaciuto portare anche qualcosa da Olivetti o Mennea – però, anche pensando che siamo alla Festa del Cinema di Roma, ho trovato giusto omaggiare il cinema di Caligari. E’ anzi un omaggio che faccio ogni volta che posso: concludo sempre i miei concerti con questo tema da Non essere cattivo.

 

Pasquale Catalano (Le conseguenze dell’amore, Mine Vaganti, Romanzo criminale – La serie)

1) E’ la prima volta che un lavoro come il nostro – anzi una creatività che non è tecnica ma autoriale – trova un gruppo di persone che decide di unirsi per cercare di aiutarsi e di avere un riconoscimento soprattutto di peso all’interno delle produzioni cinematografiche. Aderire mi è sembrato quasi d’obbligo.

2) Non sono d’accordo che la musica non sia ancora emancipata dal contesto filmico. Io, ad esempio, ho almeno 5 brani – da Le conseguenze dell’amore, da Cuore di sabbia, Mine vaganti, Romanzo criminale che eseguiamo oggi – che hanno avuto una vita propria, assolutamente emancipata dal film: la musica di Le conseguenze dell’amore è quasi più famosa del film stesso, soprattutto all’estero. Film come questo vengono proiettati di rado, magari in TV una volta all’anno, mentre posso dirti che ad esempio le musiche di Mine Vaganti sono eseguite in Germania dai complessini delle birrerie. Le musiche per film spesso si slegano dall’immaginario del film e diventano patrimonio comune.

3) Sono 10 anni che è uscito Romanzo criminale. E’ stato un punto di svolta nella mia carriera: il primo lavoro televisivo che ho fatto; ed è stata una novità assoluta nel panorama televisivo italiano, prima del successo di Gomorra… La televisione è solitamente schiava dei cliché ma non è stato davvero il nostro caso. Poi la mia intenzione è stata quella di omaggiare Roma con questo brano. L’Auditorium è un mio posto del cuore, un posto dove letteralmente ho vissuto per 10 anni.

CS: Un omaggio alla Roma “nera”, comunque…
PC: Certo, ci sono già tante “Roma col Papa” in questo concerto, quindi… (ride)

Alessandro Molinari (Rex, Il mistero del lago)

1) Era tempo che si parlava di una possibile associazione. Con tanti amici compositori abbiamo cercato di organizzarci per difendere la nostra arte, il nostro modo di fare musica, e questo sotto tanti punti di vista. Finalmente ci siamo riusciti, grazie a un folto gruppo di promotori; ora abbiamo raggiunto un numero di 60 persone, il che è interessante perché rappresenta quasi il 70/80 % dei compositori per film italiani.

2) A volte la musica funziona talmente bene da sola da diventare più famosa del film, altre rimane indissolubilmente legata alle immagini e tende ad essere meno interessante fuori contesto. L’ideale sarebbe creare qualcosa che abbia valore sia in sé che nel legame col filmico. La colonna sonora a volte è come un profumo, che può ricordarti, grazie al suo potere evocativo, le scene del film: questo credo sia il successo più grande per una musica da film.

3) Ho deciso di portare un pezzo quasi pop, molto divertente che è “This is Rex” dalla famosa serie televisiva. Una piccola suite, un breve medley con i temi che ritengo più importanti. Come direttore d’orchestra ho comunque potuto apprezzare particolarmente la straordinaria eterogeneità del programma: nella serata c’è di tutto, dalle musiche per film gialli a quelle per film drammatici fino alla commedia, ed è stato bello venire a contatto con sensibilità così diverse, alcune delle quali già da me conosciute.

Ringraziamo Daria Pomponio dell’ufficio stampa, Pivio, Kristian Sensini e tutti i compositori per la generosa disponibilità e cortesia.

 

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