Henry V di Laurence Olivier - musiche di William Walton
Henry V di Laurence Olivier - musiche di William Walton: in concerto a Londra con la Philharmonia Orchestra diretta da Frank Strobel
Amava enormemente l’Italia. Il suo primo incontro con il nostro paese, avvenuto insieme ai suoi mentori Edith e Sir Osbert Sitwell, lo colpisce e influenza nella sua scrittura musicale. Un marcato lirismo mediterraneo avvolge il balletto “Facade”, suo primo importante lavoro composto nel 1922. Nel 1948, dopo aver conosciuto in Argentina Susanna Gil Paso, la sposa alla fine dello stesso anno per stabilirsi in una suggestiva villa a Ischia. Nato a Oldham (Lancashire) nel 1902 Walton vanta una formazione fondamentalmente anti-accademica e autodidatta. Fanno eccezione i preziosi consigli ricevuti da Ferruccio Busoni e Ernest Ansermet, l’ascolto di concerti jazz all’hotel Savoy a Londra e di musiche di Stravinskij. Il suo linguaggio, pur riferendosi alla tradizione britannica, con accenti solenni e atmosferici non privi di retorica coniata da Elgar e Vaughan Williams se ne differenzia per l’evidente cromatismo, lirismo e pathos melodico di provenienza mediterranea. Allo stesso tempo la sobrietà e chiarezza delle linee architettoniche richiama l’universo sonoro di Hindemith. Proprio il compositore tedesco tiene a battesimo nel 1929 uno dei suoi più apprezzati lavori, il Concerto per viola e orchestra. Grande perfezionista tiene alla qualità in modo quasi ossessivo. Per questo la sua produzione compositiva complessiva risulta molto più ristretta rispetto a quella di altri compositori contemporanei come ad esempio Dmitrij Shostakovich. Lontano dalle avanguardie serialiste, in molti ambienti il suo linguaggio viene considerato estemporaneo. Il compositore britannico riesce peraltro a sviluppare un suo stile assai individuale dal carattere moderno con una struttura armonica densa e complessa ma allo stesso tempo di facile comprensione da parte del grande pubblico, che tributa un grande successo alla sua “Sinfonia n. 1” (1935), così come alla Cantata “Belsazhar Feast” (1931). Fra le altre partiture da lui composte ricordiamo anche il bellissimo sopra citato “Concerto per viola e orchestra” (1929).
Di enorme interesse anche il suo rapporto con il grande schermo, con all’attivo dodici colonne sonore. Realizzata nel 1944 Henry V è la prima delle trasposizioni filmiche di una trilogia shakespeariana firmata da Laurence Olivier nelle vesti di regista e attore protagonista. A questa faranno seguito Hamlet nel 1948 e Richard III nel 1955.
La prima assoluta del film ha luogo il 22 novembre 1944 in uno screening di beneficenza dedicato all’Aereonautica Militare britannica (Airborne Forces and Commandos).
La scrittura musicale di William Walton va sicuramente annoverata fra le maggiori realizzazioni musicali e imponente contributo di un compositore sinfonico alla storia del cinema europeo.
Per l’Henry V Walton ricorre anche a materiale d’epoca, in particolare a melodie del Fitzwilliam Virginal Book, scritte per il virginale (strumento simile al clavicembalo) per sottolineare le atmosfere di corte inglesi. Per le immagini di corte in Francia il compositore britannico riesuma temi provenienti dagli Chants d’Auvergne di Joseph Canteloube. Il maestro Malcom Sargent (1895 – 1967) realizza una “Suite in quattro movimenti” e la sua prima registrazione discografica ha luogo nel 1986 con la London Philharmonic Orchestra diretta da Carl Davis per il label HMV. L’organico è composto da 3 flauti, 3 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba. timpani, percussioni, arpa, clavicembalo e archi.
Il maggiore problema dello screening del film con l’esecuzione musicale dal vivo ha riguardato la ricostruzione della partitura a causa di alcuni spartiti mancanti e reperiti con un lungo e travagliato lavoro di ricerca in Gran Bretagna, Italia e oltre oceano condotto da Dominic Sewell e Gill Kay. Ciò ha reso possibile la prima esecuzione assoluta dal vivo al Festival di Brighton del 2007 e riproposta lo scorso 7 novembre alla Royal Festival Hall a Londra con la Philharmonia Orchestra e il Crouch End Festival Chorus diretti dal Maestro Frank Strobel.
La scrittura di Walton, con i suoi richiami storici e barocchi intessuti sulla densa espressività di una imponente architettura armonica, si rivela estremamente coinvolgente, funzionale, aderente alle immagini e mai invadente.
Il grande climax del film è rappresentato dalla sequenza della battaglia di Agincourt in cui l’esercito inglese guidato da Enrico V – nettamente inferiore dal punto di vista numerico – grazie ai suoi abili arcieri infligge una pesantissima sconfitta alla cavalleria francese che deve fare i conti con più di 10.000 caduti. Lo spettacolare sviluppo scenico e coreografico del confronto armato trasmette dei chiari rimandi all’Alexander Nevskij (Mosfilm, 1938) e alla Corazzata Potemkin (Goskino, 1925) di Sergeij Eizenstein e viene accompagnato da figure musicali dominate dall’incedere di incalzanti ritmi di battaglia e raffiche esplosive dei fiati che esaltano la portata storica e scenica del film in un superlativo incontro fra immagine e suono. Fra i momenti più suggestivi della partitura di Walton emerge il brano “The Death of Falstaff”, avvolto in una suggestiva passacaglia dal carattere assorto ed elegiaco dove l’iniziale tema melodico viene ripetuto costantemente mentre gli archi intessono nuovi disegni melodici e armonici.
A parte qualche iniziale squilibrio dovuto all’elevato volume sonoro dei dialoghi - peraltro prontamente aggiustato - l’esecuzione musicale ha avuto luogo in una ammirevole perfetta sincronizzazione con le immagini del film. Grande specialista e figura chiave a livello internazionale nell’ambito dell’Ottava Arte, il Maestro Frank Strobel guida la magnifica compagine britannica della Philharmonia Orchestra in una prestazione magistrale per l’imponente e solenne fraseggio impresso alla sua direzione volta a illuminare l’opulenta orchestrazione della partitura e la sua interiore tensione narrativa e magniloquenza espressiva. Il maestro tedesco esalta la straordinaria “Klangkultur” dell’orchestra londinese nella realizzazione dell’imponente affresco musicale in un tratteggio severo e nella profonda densità, plasticità e lucidità dello spessore sonoro.
Magnifica prova anche da parte del Croch End Festival Chorus in una esperienza audio-visiva davvero coinvolgente.
A quando un’esecuzione in Italia di questo suggestivo lavoro?