Reportage del musical Cabaret

locandina cabaret musical brachetti

Willkommen al Kit-Kat!
Reportage del musical Cabaret a Milano dal 15 novembre al 12 dicembre 2023 al Teatro Nazionale CheBanca!

Nel 1972 un film musicale di Bob Fosse con musiche di John Kander e liriche di Fred Ebb, la direzione musicale e l’orchestrazione di Ralph Burns, interpretato da Liza Minnelli, Michael York, Joel Grey, Marisa Berenson e Helmut Griem, approdò nelle sale di tutto il mondo ed il suo titolo era Cabaret. L’anno successivo il suo successo gli fece ottenere 10 nomination agli Oscar, portandosene a casa ben 8 (Migliore regia a Bob Fosse, Miglior attrice protagonista a Liza Minnelli, Miglior attore non protagonista a Joel Grey, Migliore fotografia a Geoffrey Unsworth, Migliore scenografia a Rolf Zehetbauer, Hans Jurgen Kiebach e Herbert Strabel, Miglior montaggio a David Bretherton, Miglior sonoro a Robert Knudson e David Hildyard, e Miglior colonna sonora per un film commedia o musicale a Ralph Burns), 9 candidature ai Golden Globe con 3 vittorie (Miglior film commedia o musicale, Miglior attrice in un film commedia o musicale a Liza Minnelli e Miglior attore non protagonista a Joel Grey) e tanti altri riconoscimenti importanti.

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La pellicola venne trasposta sul grande schermo grazie al successo che ebbe in origine la produzione messa in scena a Broadway nel 1966, sempre con musiche di John Kander, parole di Fred Ebb e libretto di Joe Masteroff, tratta dal dramma di John Van Druten “I’m a Camera”, adattamento teatrale del romanzo del 1939 di Christopher Isherwood “Goodbye to Berlin”. Dopo il film di Fosse e il suo enorme trionfo cinematografico vi furono cinque revival teatrali, tutti strapremiati, a partire dal 1987 fino al 2022 – quest’ultimo vide nel ruolo dello scrittore statunitense Clifford Bradshaw, il premio Oscar Eddie Redmayne (La teoria del tutto, The Danish Girl, la saga di Animali fantastici e dove trovarli) –, tutte divise in due atti con 18 sipari canori e danzanti rispetto alle 12 pagine strumental-canore del film con la Minnelli, così come nell’originaria versione di Broadway. Le canzoni cult ci sono tutte e ovviamente svettano le indimenticabili “Willkommen”, “Money, Money”, “Maybe This Time” e “Cabaret”.

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Adesso la trasposizione italica a cura di Arturo Brachetti e Luciano Cannito con Diana Del Bufalo (Sally Bowles), Brachetti (Emcee, il maestro delle cerimonie del Kit-Kat), Christian Catto (Clifford Bradshaw), Christine Grimandi (Fräulein Schneider), Fabio Bussotti (Herr Shultz), Giulia Ercolessi (Fräulein Kost), Niccolò Minonzio (Ernst Ludwig) e un ensemble di ballerini canterini (Francesco Cenderelli, Simone Centonze, Elisabetta Dugatto, Felice Lungo, Ivana Mannone, Stefano Monferrini, Gaia Salvati e Susanna Scroglieri) a completare il cast, giunge da noi con tutta quella trasgressione travolgente e dolceamara, musicalità spumeggiante e chiaroscurale, coreografie pruriginose e spensierate e scenografie roteanti ben congeniate, raffiguranti l’eversivo locale notturno Kit-Kat, la stanza in affitto di Clifford nell’abitazione della padrona di casa Fräulein Schneider, il negozio di frutta e verdura di Herr Shultz e una porzione della stazione ferroviaria con tanto di vagone della Berlino anni ’30, tutte sovrastate da una skyline della capitale tedesca con ai lati la band dal vivo composta dalla batteria di Gianmarco Careddu, il contrabasso di Ermanno Dodaro, il clarinetto e sax contralto di Paolo Rocca e il pianoforte di Roberto Rocchetti con l’ispettore musicale Piero Loreti e tante sezioni orchestrali registrate precedentemente a supporto della medesima e virtuosa esecuzione live.

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La trama è bella che fatta, così come riportata semplicisticamente da Wikipedia: la vita ai tempi della Repubblica di Weimar nel 1931, prima dell’ascesa al potere del Partito Nazionalsocialista di Adolf Hitler, e aggiungerei <<attraverso lo sguardo eversivo e disincantato del maestro di cerimonie del Kit-Kat nightclub, della sua prima donna, la diva cantante capricciosa, estroversa e fascinosa Sally, e dello scrittore ingenuo, innamorato pazzo di Lei, Clifford, e di tutta la varia umanità che alimenta e abita il locale notturno tra amori fugaci, sessualmente disinibiti e fermenti politici pericolosi che avrebbero sconvolto di lì a poco non solo la Germania ma il mondo intero>> nel primo musical adulto come fu definito all’epoca. Questa trasposizione nostrana certifica ancora una volta la strabordante, divertente e divertita bravura trasformistica, recitativa e canora di Arturo Brachetti, che a trasgressione visiva e fisica non lo batte nessuno, co-registicamente portato sul piedistallo da un Luciano Cannito ispiratissimo nelle coreografie, accompagnato dalle scene di Rinaldo Rinaldi abilmente costruite, dai costumi di Maria Filippi in linea con la moda del periodo e le turbolenti e sexy provocatorie danze e seduzioni notturne dei ballerini e della protagonista Sally e del suddetto maestro trasformistico Emcee e la direzione musicale di Giovanni Maria Lori, sempre attenta a sottolineare tutti gli stati d’animo, passaggi temporali e cambi di scena dei due atti. Diana Del Bufalo, che avevamo già avuto modo di apprezzare in Sette spose per sette fratelli, qui eccelle nel canto eppure in alcune pagine recitative più drammatiche e commosse non riesce a far emozionare come con la sua voce delicatamente possente e turbante a tratti; più intenso risulta essere Christian Catto nel ruolo di Clifford Bradshaw, in special modo nella recitazione; la coppia di amorevoli e simpaticissimi anziani Christine Grimandi (Fräulein Schneider) e Fabio Bussotti (Herr Shultz), con siparietti assai dilettevoli (la scena dell’ananas) e commoventi (la richiesta di matrimonio e la successiva separazione) rimane impressa non poco anche se la performance canora (soprattutto di Bussotti) non eccelle spesso e le canzoni melense che interpretano, molto disneyane classiche nel loro sviluppo, non aiutano e un po' fanno assopire; l’ensemble è partecipativamente luminoso e coinvolgente.

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I momenti che colpiscono vista e udito sono in particolare il finale con le scenografie mobili e gli attori e ballerini tutti che ruotano e si muovono velocemente sul palcoscenico a simulare un repentino flashback temporale di tutte le pagine salienti della storia narrata e delle sue canzoni portanti, Del Bufalo/Sally nelle canzoni “Don’t Tell Mama”, “Maybe This Time” e “Cabaret”, e ancora una volta Brachetti/Emcee nel (attenzione spoiler) nudo posteriore che si dirige verso le camere a gas dei campi di concentramento nazisti a sancire la tragedia di una guerra senza senso e aberrante. Un musical da vedere e soprattutto sentire ma con qualche riserva. 

Grazie a Luca Graffieti per la disponibilità e cortesia

 

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