Reportage del concerto di Lee Ritenour & Dave Grusin al Blue Note di Milano

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La classe non è acqua… anzi un vaso di pandora!
Reportage del concerto di Lee Ritenour & Dave Grusin al Blue Note di Milano del 23 novembre 2023

Quando sul palco, trasudante musica di gran classe da tutte le parti del mondo, del noto locale milanese Blue Note, dal jazz flavour newyorkese, vedi misurarsi musicalmente nomi del calibro di Lee Ritenour e Dave Grusin, la prima frase (forse banale però esemplificativa di un immenso talento in ambedue i musicisti e compositori) è “La classe non è acqua”. Anzi un vaso di pandora dal quale fuoriescono note al contempo dai colori pastello e noir, blu (come quelle del jazz e del blues per chi si intende di musica) e arcobaleno, suonate con quella classe (di cui sopra) solo dei Grandi, anche perché ci troviamo al cospetto di due monumenti del panorama fusion/jazz/rock e del jazz/pop/soundtrack.

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Il settantunenne Lee Ritenour (classe 1952) è il chitarrista definito il leader universale della scena fusion, con un carnet di collaborazioni da paura: Pink Floyd, Dizzy Gillespie, Sonny Rollins, Frank Sinatra, Phil Collins, Tony Bennett, Simon & Garfunkel, Herbie Hancock e molti altri, 14 candidature ai Grammy e una vittoria, musicista in molteplici colonne sonore (soprattutto dell’amico Grusin) e autore dello score, insieme a Greg Mathieson, de Il vincitore (American Flyers, John Badham, 1985) con Kevin Costner. L’ottantanovenne Dave Grusin (classe 1934) (qui nostra storica intervista) è autore di oltre 100 colonne sonore tra serie TV e cinema e molteplici album pop, fusion, jazz e folk – in curriculum gli score originali de Il laureato, I tre giorni del condor, Il Paradiso può attendere, I Goonies, Tootsie, I favolosi Baker, Havana e Il socio –, 8 nomination agli Oscar (una vittoria con la partitura di Milagro), 4 candidature ai Golden Globe, 2 ai Bafta e agli Emmy, 39 nomination ai Grammy tra cui ben 10 vittorie.

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Insieme, chitarre, piano e tastiera, al Blue Note – e di seguito in giro per l’Italia in tour – condividendo il palco con il figlio di Lee Ritenour, Wesley alla batteria, e Melvin Lee Davis al basso, in un concerto di un’ora (anzi due, uno alle 20.30 e l’altro alle 22.30, instancabili seppur l’età è quella che è, ma quando si ha la Musica dentro gli anni vissuti non contano) dalle coloriture – come accennato poco sopra – policrome (sonorità blues, folk, fusion, jazz e pop si fondono e si separano con vigorosa armonia allo stesso tempo), virtuosisticamente spumeggianti tra pianissimi e fortissimi cadenzati con fanciullesca gioia (perché la musica fa tornare bambini rinfrancando lo spirito senile), inventiva e improvvisativa senza pari, davanti ad un pubblico in entrambi gli orari numerosissimo e fan fanatico e foriero di incitamenti e richieste come nei migliori locali notturni della Grande Mela.

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Gli assoli si sprecano, l’improvvisazione impera, sempre con grande arguzia e talento smisurato, i temi strumentali si mescolano, passando con spontaneità e divertimento da composizioni di Ritenour a quelle di Grusin in un connubio entusiastico ed entusiasmante che lascia sbigottiti per freschezza d’insieme, portando il pubblico pagante (ed anche chi vi scrive in particolare) a provare una qual certa tenerezza nel vedere al pianoforte o tastiera un anziano premio Oscar in performance che lo rinvigoriscono come se avesse appena debuttato in concerto e l’amico, chitarrista superbo, dargli occhiate di approvazione, di segnale per fargli eseguire il suo assolo e via andare verso altre concretizzazioni musicali che scaldano gli animi (non dei soli fan ma anche di chi è lì solo per sentito dire, rimanendo stupefatto da quelle note).

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I momenti più intimamente e animosamente speciali? Quelli con Dave Grusin che esegue al piano i leitmotiv “It Might Be You” da Tootsie (Id., Sydney Pollack, 1982) con Dustin Hoffman e Jessica Lange, canzone candidata agli Oscar con liriche di Alan & Marilyn Bergman, interpretata nel film da Stephen Bishop e il tema di Sul lago dorato (On Golden Pond, Mark Rydell, 1981) con Katherine Hepburn, Henry Fonda e Jane Fonda, colonna sonora nominata agli Oscar, accompagnato delicatamente da Ritenour. Altri picchi concertistici? Le pagine solistiche di Wesley Ritenour alla batteria e Melvin Lee Davis al basso alternandosi tra il primeggiare del chitarrista e del pianista-tastierista, giocando a rimpiattino tra un virtuosismo e l’altro in crescendo sempre più giocosi e scintillanti, per un’ora dove la classe non è acqua… anzi un vaso di pandora di pentagrammi indelebili. E si ritorna alle proprie case con la consapevolezza di aver assistito a e sentito qualcosa di realmente Grande!   

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Un ringraziamento a Giulia Colombini, PR & Digital PR Manager, per la cortese disponibilità.

Foto di Massimo Privitera

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