Reportage dello spettacolo “Disney in Concert – The Sound of Magic”

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Un concerto inaspettato: 100 anni del Suono di Walt Disney
Reportage dello spettacolo “Disney in Concert – The Sound of Magic” dell’Orchestra Sinfonica di Milano l’8 e 9 dicembre 2023

Concerto, cine-concerto, spettacolo musical-visivo, docufilm. “Disney in Concert – The Sound of Magic” è tutto questo e molto di più. Andato in scena presso l’Auditorium di Largo Mahler, casa di una delle compagini orchestrali più rilevanti internazionalmente e tra le migliori non soltanto sul suolo italico (almeno a mio modesto parere; invero non solo il mio), l’Orchestra Sinfonica di Milano che lo ha eseguito in due date e tre fasce orarie diverse questo dicembre, lo show celebrante i 100 anni della Walt Disney Company, la casa di Mickey Mouse, il topolino più famoso globalmente, è stato un qualcosa di completamente inaspettato e straordinario.

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Per descriverlo, non mi limiterò, come in uso quando stiliamo i nostri reportage, a farvene un resoconto brano per brano (anche se in questo specifico caso sarebbe fuorviante e limitante, e scoprirete a breve il perché) e sottolineare quanta bravura e passione la compagine milanese ha tirato fuori dal cilindro virtuosistico della sua performance che, chi ci legge, sa benissimo quanto ammiriamo ed elogiamo da molti anni a questa parte, bensì vi narrerò, in apertura, di un incontro avvenuto a fine spettacolo che descrive più di mille parole tutta l’emozionalità di codesto cine-evento concertistico. Si chiude il medesimo, dopo quasi due ore di immagini, musica e canzoni del centennio disneyano, tra tantissimi trascinanti e rigogliosi applausi, ululi gioiosi e standing ovation e nel prendere la via dell’uscita dall’auditorium, in sala insieme a mia figlia Gaia e a Sofia, la nipote di due miei cari amici, incrociamo una signora molto anziana di una bellezza e dolcezza d’altri tempi, raffinatissima e con tanto di bastone per assistersi nel camminare, visibilmente commossa, alla quale spontaneamente chiedo se sia piaciuto lo spettacolo e complimentandomi per la sua eleganza e beltà senza tempo, ricevendo come risposta che alla sua età, stupefacenti 96 anni, portati divinamente bene oltretutto, è ritornata bimba di 6 anni quando andava al cinema coi genitori a vedere i film della Disney di cui cantava ogni singola canzone e intonava le melodie, in inglese dato che sin da piccola aveva frequentato una scuola british e da lì in avanti aveva imparato ben 6 lingue differenti, perpetrando negli anni la sua passione per le pellicole della Casa di Topolino. Io, mia figlia e Sofia rimaniamo incantati dalle sue parole e la salutiamo come si conviene ad una Dama dei primi del Novecento o ad una nonnina deliziosa e amorevole, con la gioia negli occhi e nel cuore per aver condiviso con noi il suo pensiero di felicità dopo tale concerto di musiche e canzoni incancellabili nell’immaginario collettivo, di cui approviamo ogni singola parola ed impressione, perché non posso negarvi che è stato uno di quei rari eventi cineconcertistici nel quale, per buona parte, ho avuto un groppo in gola per la fortissima emozionalità espressa e rilasciata in note tra le file di poltrone dell’Auditorium lombardo come una pioggia infinita di polvere magica di Trilli/Campanellino.

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La sensazione di totale emotività dell’anziana Signora – alla quale, ahimè, non abbiamo chiesto il nome per poterla qui ricordare e ringraziare ancor di più per quella chiacchierata amichevole come se ci conoscessimo chissà da quanti anni – ma questa è da sempre, da che vita è vita, la grande potenza ed essenza della Musica che unisce tutte le genti da varie parti del mondo anche se di lingue differenti, perché il suo linguaggio è universale e unico – è stata la medesima di tutto il folto pubblico convenuto (due date completamente andate sold out), perché, sfiderei chiunque, anche il più scettico o menefreghista, il magico universo sonoro di Walt Disney possiede, sin dagli esordi, un reale marchio di fabbrica speciale ed esclusivo che nessun altro nella Storia della Settima Arte ha posseduto e mai possederà. Quella cifra stilistica di cui basta una sola nota o lirica per sapere di essere entrati a far parte del “The Sound of Magic”.

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E per festeggiare i 100 anni gloriosi, comunque tra alti e bassi eppure costantemente con la stessa e ineguagliabile dedizione nel meravigliare grandi e piccini usando, come i migliori maghi dell’illusione, tutti i trucchi a disposizione, ed inventandone sempre di ancora nuovi e stupefacenti, per accrescere l’incanto nei loro occhi e nelle loro orecchie, per vivere per sempre felici e contenti come conviene ad ogni fiaba che si rispetti, The Walt Disney Company ha deciso di portare in tournée ogni dove questo “Live in Concert” originalissimo e magnifico nell’ideazione e messa in scena musical-visiva. La cosa che più si spera, una volta conclusosi questo “Disney in Concert”, per la prima volta a Milano, che ne scaturisca un album con gli strepitosi e sensazionalistici arrangiamenti pensati per l’esecuzione di varie compagini di differenti nazioni del mondo, perché per gli appassionati collezionisti e cultori delle colonne sonore disneyane c’è da andare fuori di testa e in brodo di giuggiole: curati da Giles Martin, direttore musicale dello show, e Ben Foster, che li ha pure orchestrati, con sezioni corali preesistenti registrate dal noto Crouch End Festival, diretto da David Temple in Londra, e le voci originali in lingua inglese estrapolate dai singoli film, questi arrangiamenti e orchestrazioni sono da cardiopalma per il pubblico in sala e soprattutto per l’orchestra che li deve eseguire, dato che in taluni frangenti sono dei veri e propri tour de force performanti da lasciare senza fiato. Giusto come annotazione, per chi non conoscesse il rinomato Ben Foster – al quale faccio un plauso infinito per avermi tolto il respiro (e congiungo a tutti gli astanti in auditorium) durante la performance in molte occasioni ultra emozionali e rimembranti visual-musicali – è nato in Inghilterra nel 1977, vincitore del premio BAFTA, meglio noto per il suo lavoro nella serie della BBC Thunderbirds Are Go! e Torchwood e come orchestratore per Murray Gold in Doctor Who, per David Arnold e Michael Price nella serie Sherlock, per Joby Talbot in Guida galattica per gli autostoppisti, per Randy Edelman in La mummia - La tomba dell’imperatore dragone e per Marc Streitenfeld in Prometheus e The Grey, celebrato per il suo lavoro come direttore d’orchestra per il tour mondiale e l’album “Scratch My Back” di Peter Gabriel e per gli eventi Doctor Who della BBC Proms.

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La direzione dell’Orchestra Sinfonica di Milano, in perfetto sincrono con le sequenze, è stata affidata al competente e simpatico Stefan Geiger, che ha già diretto diversi cine-concerti quali la colonna sonora premio Oscar di The Artist di Ludovic Bource, Ben-Hur di Miklós Rózsa o film di Buster Keaton e classici del muto come La corazzata Potëmkin, nonché presidente e co-fondatore del premio “German Games Music Award”. La spettacolarità e meraviglia di questo, a tutti gli effetti un cine-concerto (però nel darne risalto mi sento in difetto per i motivi espressi più sopra), sta nel fatto che nel maxi schermo alle spalle dell’orchestra vengono proiettate, a seconda del brano canoro eseguito o della suite composta da medley di elevato ingegno e conoscenza orchestrativa delle immense opere compositive dei 100 anni disneyani, sequenze di immagini montate dalle migliaia e migliaia di pellicole, corti e speciali filmico-televisivi della Fabbrica dei Sogni di papà Walt. Anche qui un applauso torrenziale al montatore David Bess che ha mischiato spezzoni di film, cortometraggi, serie tv, speciali televisivi d’epoca presentati da Walt Disney in persona, storyboard, disegni e bozzetti originali, dietro le quinte della realizzazione dei film e cartoni d’animazione – solo ed esclusivamente quelli, anche la parte moderna in CGI, ma nessun elemento live action storico o attuale, diciamo facendo forse un torto a classiconi quali Mary Poppins, Pomi d’ottone e manici di scopa o Elliott, il drago invisibile, i primi intramontabili che mi sovvengono, che sono tra i capisaldi della Casa di Mickey Mouse, peraltro senza scalfire la bellezza di questo spettacolo monumentale per musiche e montaggio – in un viaggio ben congeniato e di immaginifica ideazione tematica oltre che leitmotivica, alternando fotogrammi da singoli film a differenti insieme, abbinati sempre e comunque per momenti danzanti, i villain per eccellenza, pagine di suspence e azione, love stories, le essenziali principesse, sequenze cult sia ironiche che canore o perfino situazioni simili rintracciate in ben cento anni di trovate sceniche, narrative e animate senza precedenti, con assonanze non solo musicali ma visuali di prima grandezza che hanno fatto intimorire, sorridere, innamorare, gioire, cantare, fischiettare, danzare e crescere generazioni dopo generazioni dopo generazioni, senza mai fine, richiamando alla memoria quel desiderio (Wish) impresso a chiare lettere nella mente illuminata e illuminante di papà Walt Disney: <<In qualche modo non credo che ci siano sommità tali che non possano essere scalate da un uomo che conosce il segreto di realizzare i sogni. Questo speciale segreto, mi pare, può essere sintetizzato nelle tre C e una F. Queste sono curiosità, coraggio e costanza, e la più grande di tutte è la fiducia. Quando credi in qualcosa, credici fino in fondo. In modo coinvolgente ed indiscutibile>>.

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Difatti, il cine-concerto si chiude con l’unico reale momento Live (vero e proprio bis programmato) – visto che tutte le canzoni, come anzidetto, sono versioni originali filmiche o da studio con l’accompagnamento orchestrale inappuntabile di volta in volta dal vivo in Auditorium – interpretato dalla voce limpida di una giovane soprano, della quale non è dato sapere il nome nel programma di sala, quindi mi perdoni se non la cito nello specifico, nell’esecuzione del classico leitmotiv “When You Wish Upon a Star”, canzone scritta e composta nel 1940 per il film Pinocchio con le parole di Ned Washington e la musica da Leigh Harline. Nella versione italiana la canzone è stata adattata in “Una stella cade” da Pertitas. Forse il solo momento dell’intero show che mi ha lasciato tiepidamente, più che altro per l’esecuzione troppo voluminosa rispetto al candido vocalizzo e l’arrangiamento esageratamente sontuoso.

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Per il resto, come più volte sostenuto, il cine-concerto è stato un succedersi di pagine musicali che hanno sapientemente mescolato temi e canzoni dei grandissimi compositori e parolieri di Casa Disney (Pixar nemmeno lontanamente menzionata) – almeno vanno citati in ordine sparso Frank Churchill, Leigh Harline, Paul J. Smith, Oliver Wallace, George Bruns, Mark David, Al Hoffman, Jerry Livingston, Richard M. & Robert B. Sherman, Alan Menken, Howard Ashman, Stephen Schwartz, Elton John, Sting, Tim Rice, Hans Zimmer, Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, Phil Collins e Lin Manuel Miranda – per pellicole, e non solo, di successo di ieri e di oggi (logico non poterle citare tutte in 100 anni di mille e mille e mille produzioni, ancora e ancora) quali i classicissimi Biancaneve e i sette nani, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, Alice nel pase delle meraviglie, Il libro della giungla, Fantasia, Aladdin, La Bella e la Bestia, Pinocchio, Oceania, Frozen – Il regno del ghiaccio, Encanto, Lilo & Stitch, Mulan, Il gobbo di Notre Dame, Hercules, Il re leone, La Sirenetta, Gli Aristogatti, Rapunzel – L’intreccio della torre, La carica dei 101, Bambi, Dumbo, La principessa e il ranocchio, Robin Hood, La spada nella roccia, Tarzan, Pocahontas, Ralph spaccatutto e sequel al seguito, nondimeno i poco ricordati tuttavia ugualmente belli, efficaci e interessanti Steamboat Willie (1928) – primo cartone sonoro con musiche di Wilfred Jackson e Bert Lewis non accreditati – Le avventure di Bianca e Bernie, Le follie dell’imperatore, Oliver & Company, Basil l’investigatopo, Strange World – Un mondo sommerso, Il pianeta del tesoro, Big Hero 6, Taron e la pentola magica, I tre caballeros, Le avventure di Winnie The Pooh, Chicken Little – Amici per le penne, Red e Toby – Nemiciamici, Koda – Fratello orso, Mucche alla riscossa, Musica Maestro, Zootropolis, Wish e Raya e l’ultimo drago. Doveroso ricordare che oltre ai suddetti compositori e parolieri maggiormente frequentanti l’universo Disneyano, vi furono fugaci ma eccellenti comparse di nomi tutelari della Film Music come Elmer Bernstein, Jerry Goldsmith, Henry Mancini, Alan Silvestri, John Debney, James Newton Howard, e giovani in quel periodo, ora grandicelli, Mark Mancina, Christophe Beck, Henry Jackman e Michael Giacchino.

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Attimi di reale coinvolgimento che hanno estasiato il pubblico oltremodo sono stati il medley canoro-strumentale delle cattive e cattivi, quello delle Principesse e quello aereo liberatorio con Baymax in primo piano, non ultimo l’estratto di Esmeralda da Il gobbo di Notre Dame (da me ritenuta la migliore score in assoluto del periodo di Alan Menken e della rinascita di Casa Disney avvenuta nei prima anni ’90).

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Prima di chiudere questo mio resoconto, seriamente difficile da riportare nero su bianco per la profonda carica di emozionalità vissuta durante la serata concertistica e il suo scandire incancellabile di note e immagini che ha fatto tornare gli adulti bambini sereni e felici e i bimbi per un attimo – lungo come l’eternità giocosa di un’infanzia utopica – adulti supereroi e supereroine, guerrieri e guerriere, principi e principesse, avventurieri e avventuriere e maghi e maghe, vi riporto un link dove poter ascoltare i podcast denominati “Walt Disney 100 | Nella fabbrica musicale di un sogno” di e con Alessandro De Rosa, Fabrizio Mancinelli e il sottoscritto, suddivisi in 5 episodi da ascoltare sulla RSI - Rete Due Radio Svizzera (clicca qui), in cui abbiamo raccontato il centennio Disney attraverso le sue mitiche canzoni e musiche originali.

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Un ringraziamento di cuore a Damiano Afrifa, ufficio stampa dell’Orchestra Sinfonica di Milano
Foto di Massimo Privitera         

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