Reportage del cine-concerto "Harry Potter e l’ordine della fenice"

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Stupeficium musicale - Harry Potter e l’ordine della fenice
Reportage del cine-concerto di sabato 9 e domenica 10 dicembre 2023 presso il Teatro Arcimboldi di Milano

L’incantesimo “Stupeficium” nella saga letteraria di Harry Potter, creata dalla fervida e fantasiosa penna della J.K. Rowling, non fa altro che generare un potente raggio di energia che fuoriesce dalla bacchetta per colpire l’avversario facendogli perdere i sensi. Se rapportato tale effetto al cine-concerto del quinto capitolo cinematografico della saga fantasy potteriana, Harry Potter e l’ordine della fenice, proiettato con l’orchestra dal vivo a sincrono sulle immagini, all’interno del Teatro degli Arcimboldi in Milano, i sensi emozionali dei tantissimi spettatori non si sono persi anche se il coinvolgimento filmico è rimasto intatto – tale solo nei veri Fan del maghetto di Hogwarts con la saetta impressa sulla fronte, perché molti astanti presenti, non sostenitori ma giunti lì per invito o per curiosità, si sono annoiati (visti e sentiti con i miei occhi e orecchi); ma perché non restate a casa invece di subire, mi chiedo –, e vi spiego meglio il motivo.

Il film è  diretto da David Yates, con sul podio della colonna musicale non più John Williams – geniale inventore del parco tematico iconico spalmato nei primi tre capitoli, di cui sarà usato soltanto l’”Hedwig’s Theme” dal terzo in avanti dagli altri colleghi che lo sostituiranno – e Patrick Doyle (Harry Potter e il calice di fuoco), bensì il novello Nicholas Hooper – vi rimandiamo alla nostra recensione della score pubblicata all’epoca dell’uscita del film nelle sale (leggi qui) – che con il suddetto regista aveva collaborato in precedenza. Questo quinto film è un capitolo fondamentale per svariati accadimenti ma anche di transizione, con poche pagine al cardiopalma e commoventi, tra cui le sequenze riguardanti l’entrata dell’odiosa Professoressa Umbridge e tutte le sue indicibili azioni dentro Hogwarts, il ritorno e la fine (momento da colpo al cuore) di Sirius Black, padrino di Harry Potter, nello scontro coi Mangiamorte e la maledetta Bellatrix Lastrange, il bacio di Cho Chang ad Harry sotto il vischio natalizio, l’apparizione della dolce frivolezza di Luna Lovegood, la fuga e ribellione coi fuochi d’artificio dei gemelli Weasley e la resa dei conti tra Silente e Voldemort.

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Ad ogni modo la pellicola possiede per i fan accaniti scene e dialoghi di che goderne, e ciò nel cine-concerto è stato ribadito dagli applausi perduranti e dalle urla di diletto benevolo del pubblico ad ogni momento sovra descritto e alla comparsa dei personaggi più amati – vedi, logicamente, Albus Silente, Piton, Neville Paciock, Hermione e Ron, Harry, Luna e pochi altri – nonché ululati di disprezzo per la Umbridge con improperi di vario genere, scatenanti sorrisi comuni in platea; e questo sentirsi parte di una grande famiglia di fan è stato (sicuramente) il reale piacere di tutta la serata, di cui l’emozionalità condivisa accennata all’inizio e poterla esprimere in piena libertà, pertanto non doversi sentire additato come un nerd, come accade solitamente quando ci si trova in contesti seriosi come quelli di un rinomato Teatro della tipologia degli Arcimboldi – invero Questi un luogo deputato a spettacoli di varia natura (non stabili e soliti come quelli della Scala), che supporta la convivialità e gli atteggiamenti euforici, sempre nel pieno rispetto educazionale, in show, concerti, musical e altro, qualora l’intrattenimento messo in scena lo richieda e lo invogli, senza storcere il naso come in ambienti blasonati classici –.

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Allora qual è stato o è il problema del non effetto “Stupeficium” durante e dopo la visione di questa quinta avventura di maghi e babbani, buoni e cattivi, mostri e creature, incantesimi e malefici in film concerto? Principalmente risiede nella partitura di Hooper, che si è trovato nel posto giusto al momento sbagliato (e chi vi scrive è uno dei pochi che ha apprezzato i suoi due score, questo per L’ordine della fenice e per il seguente Harry Potter e il principe mezzosangue), arrivato dopo cotanto John Williams e un egregio Doyle, dove avrebbe sfigurato chiunque a dire il vero, però erano i primi quattro capitoli film di ben altra caratura, sceneggiatura, musica e regia (in primis il notevolissimo Harry Potter e il prigioniero di Azkaban), con una composizione (quasi) nelle retrovie, più trattenuta, molte pagine di commento atmosferico e con pochi picchi sinfonici, seppur impattanti sia sulle immagini che scollati da esse, quali, su tutte, le sequenze dei fuochi d’artificio di Fred e George Weasley (sul CD “Fireworks”), le esercitazioni di difesa contro le arti oscure nella Stanza delle Necessità (nel CD “The Room of Requirement”), il bacio ‘umido’ di Harry e Cho (“The Kiss”), le innumerevoli apparizioni dell’odiata Professoressa Umbridge (“Professor Umbridge”), il volo da Privet Drive di Harry e degli Auror con le scope sul Tamigi fino alla casa segreta di Sirius e quello dell’Ordine della Fenice sui Thestral (“Flight of the Order of the Phoenix”) e il combattimento coi Mangiamorte all’Ufficio Misteri (“The Sirius Deception” e “Death of Sirius”).

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Il compositore Nicholas Hooper

La performance dell’Orchestra Italiana del Cinema è stata inappuntabile, essendo oramai una concreta esperta, avendo già eseguito i capitoli precedenti della saga Potteriana – da noi tutti recensiti sia su Roma che Milano dove sono stati proiettati -, e non solo (ad esempio i film concerto di Titanic, Star Wars e Il gladiatore), diretta con gran piglio dal Maestro inglese Ben Palmer, il quale, prima di dare inizio alle danze visivo-musicali magiche, in un simpatico ‘italiano’ ha incitato il pubblico ad essere più che mai partecipativo degli eventi filmici come si conviene ad un fan che si rispetti (come summenzionato). E’ mancato a supporto della partitura di Hooper la sezione corale, presente in alcune pagine importanti dello score originale, pur tuttavia i succitati picchi orchestrali più coinvolgenti sono stati mantenuti come nel film in ottimo sincrono con le immagini (peccato) non in lingua originale ma nella versione doppiata, dando lustro anche alle parti di mero commento, più anonime, della composizione. Ad ogni modo sempre un’esperienza visivo sonora da vivere e rivivere a prescindere il film e la colonna sonora, perché questa forma di spettacolo cine-musicale è il reale modo per capire il lavorio di un autore di musica per immagini e di chi esegue le sue note.  

Un ringraziamento speciale a David Barsotti e Marco Patrignani - Forum Studios/Orchestra Italiana del Cinema

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