Reportage di Chicago in scena al Teatro Nazionale CheBanca!

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Jazz, sexy detenute e omicidi: il Musical che seduce!
Reportage di Chicago in scena al Teatro Nazionale CheBanca! di Milano dal 13 dicembre al 28 gennaio

Jazz, Swing, Sexy Detenute e Omicidi sotto i riflettori di una Chicago anni ’20 più sfavillante e notturna che mai, tra lo scintillio di lustrini a (s)coprire nudità femminee più arrapanti e pericolose che possiate immaginare, lampi di colpi di pistola sparati per legittima difesa (?) e per vendetta da adulterio, note trasgressive in ogni vicolo che (non) si rispetti (Charleston docet), bagliori continui di macchine fotografiche (È la stampa bellezza…) e quel senso costante di glamour tra le sbarre di una prigione che sembra il palcoscenico di un night club più che mai eversivo. Questo si respira e si vive, da subito abbagliati dalla scritta del titolo inscenato che giganteggia come appesa in aria per magia, quando si apre il palcoscenico del Teatro Nazionale CheBanca! mostrandoci il musical Chicago in tutta la sua magnificenza ritmico-danzante-seduttiva-travolgente-dissacratoria. La regia di Chiara Noschese, che interpreta vulcanicamente, comicamente, strabordantemente e canoramente la ‘risolutrice’ senza scrupoli della galera, pur sempre con un’anima benevola per le sue pecorelle smarrite, Mama Morton, non ha tempi morti, rende tutto furoreggiante e nel pieno rispetto di quelle atmosfere di cui sopra, omaggianti tutto il cinema teatral-musicale in puro stile Broadway di Bob Fosse e dei suoi mitici cult All That Jazz – Lo spettacolo continua del 1979 con Roy Scheider e Jessica Lange, Cabaret del 1972 con Liza Minnelli ma prima di tutto la versione di Chicago portata in scena nel 1974 con la sua regia, libretto e coreografie con le musiche di John Kander (classe 1927), autore pluripremiato di Cabaret, Funny Lady, In tre sul Lucky Lady e New York, New York, con i testi e libretto di Fred Ebb (1928 – 2004).

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Codesto musical, tra i più longevi e celebri nella Storia di Broadway, dopo il suo debutto nel 1996, in oltre 25 anni è stato rappresentato in 36 paesi e ottenuto 6 Tony Awards per Migliore Regia, Migliore Coreografia e Migliore Revival di un Musical, 2 Olivier Awards, un Grammy e migliaia di repliche ultra osannate, ha portato alla spumeggiante e fedele trasposizione cinematografica nel 2002 del regista Rob Marshall – successiva a quella del 1927 di Frank Urson dal medesimo titolo e quella del 1942 di William A. Wellman con Ginger Rogers, Condannatemi, se vi riesce!, sempre tratte dal testo teatrale “The Brave Little Woman” della giornalista Maurine Dallas Watkins ispirato da un reale fatto di cronaca del 1926 – con Renée Zellweger (Roxy Hart), Catherine Zeta-Jones (Velma Kelly), Richard Gere (Billy Finn), Queen Latifah (Mama), Lucy Liu (Kitty Baxter) e John C. Reilly (Amos), aggiudicatasi sei statuette (Miglior Film, Miglior attrice protagonista alla Zeta-Jones, montaggio, scenografie e arredamento e sonoro) su tredici candidature agli Oscar del 2003, basata sulle canzoni e parole originali, con score originale di Danny Elfman.

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Senza mai fare paragoni con i predecessori, perché sarebbe sterile e stupido, questa versione italica della Noschese può contare e vivere di creatività propria sulle straordinarie, scintillanti, immaginose e sexy coreografie di Franco Miseria (classe 1949), un marchio una garanzia nella nostra Italia in qualità di ballerino e coreografo in Rai e Mediaset per centinai di show e spettacoli teatrali, quali Fantastico, Buona Domenica, Francamente me ne infischio, Rinaldo in campo, Se il tempo fosse un gambero, Grease e Luna Park, le scene da colpo d’occhio solennemente jazzy e notturnamente provocatorie tra Cabaret e Cotton Club di Lele Moreschi, i bellissimi costumi anni Venti in bianco e nero o grigio, iper colorati tra vedo/non vedo o vedo troppo e sgargianti ed eleganti di Ivan Stefanutti, a risaltare sfarzosamente la storia di Roxie Hart (Giulia Sol), cantante di nightclub che spara più colpi di pistola sul suo amante quando viene a sapere che sta per abbandonarla per la sua migliore amica, tradendo l’ingenuo e innamorato marito Amos (Christian Ruiz), venendo così arrestata e portata in prigione sotto l’ala protettrice di Mama Morton (la succitata Noschese), al cospetto del suo idolo Velma Kelly (Stefania Rocca), assassina e cantante jazz, entrambe in seguito difese dal furbo avvocato Billy Flynn (Brian Boccuni), che cercherà nel modo più illegale e ingegnoso possibile di farle scagionare dalle loro indicibili accuse e riconquistare la libertà e la fama nella Chicago canora e gangsteristica più rischiosa e ammaliante che mai.

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D’altronde la trama è oltremodo moderna, come confermano le parole della regista: “Chicago s’incastra perfettamente in un’epoca come quella attuale: un’epoca in cui essere un caso e finire sulle prime pagine dei giornali o diventare virali nel web sembra la necessità primaria… Me lo immagino violento, colorato, un’esplosione di eventi a tinte forti, in un mondo che è come un circo, un circo eccessivo e irriverente, privo di etica e carico di intrighi, dove la notorietà esplode quanto più estremo è il crimine…Uno specchio grandguignolesco del nostro tempo.” Tempo reso musicalmente, danzantemente, registicamente, scenograficamente, coreograficamente e fotograficamente in maniera impeccabile, dove a primeggiare sono soprattutto le interpretazioni vocali e recitative di Giulia Sol (una sensualissima, incontrollabile e brillante Roxy), Brian Boccuni (un prestidigitatore affascinante, guascone, irrefrenabile tra Walter Chiari e Marcello Mastroianni per faccia tosta, irriverenza e fascinazione gestuale, canora e fisica), Luca Giacomelli Ferrarini (la giornalista e inviata gossippara Mary Sunshine, dalla voce dirompente e acutissima da far tremare i muri del teatro e sobbalzare dalle poltrone, dall’eleganza impetuosa alla Audrey Hepburn), Pietro Mattarelli, già incredibile in Pretty Woman il musical (da noi recensito) (il maestro di cerimonie incontenibile) e tutto l’ensemble di ballerini/e attori/attrici folgoranti (Federica Basso, Camilla Esposito, Anna Foria, Lorissa Mullishi, Vittoria Sardo, Carolina Sisto, Camilla Tappi, Giovanni Abbracciavento, Mattia Fazioli, Alfonso Maria Mottola, Kevin Peci, Andrea Spata, Raffaele Rudilosso, Veronica Barchielli e Ilario Castagnola).

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Direte sicuramente a questo punto che mi sono dimenticato di menzionare l’altra protagonista del musical, ovvero Stefania Rocca che interpreta Velma Kelly, ed invero sbagliate, perché l’ho lasciata per ultima appositamente, dato che la sua performance attoriale, danzante e specialmente canora è il principale punto debole di questo altrimenti compiutissimo Chicago: proprio non riesce a convincere sin dalla prima entrata in scena, perpetuando tale sensazione di tiepidissima accoglienza fino alla parola ‘Fine’ dello spettacolo. Anche se ricorda fisicamente la Zeta-Jones e possiede una qual certa avvenenza in scena, ma non bastano per essere al livello elevatissimo degli altri del cast e della loro performance che prende possesso della vista e dell’udito degli spettatori stregandoli, conquistandoli e facendoli sorridere di gusto dalla prima alla conclusiva canzone e cambio scenico del musical, con la voglia di venire a rivederlo e ascoltarlo ancora e ancora, sentimento corrisposto dagli applausi festaioli e incantati del pubblico in visibile godimento. Momenti eccezionali: la canzone “Cell Block Tango” con le detenute che cantano lascivamente, narrandoci i loro crimini nel modo più sexy possibile (forse qui la Rocca si diverte e fa divertire); Amos che ci racconta tristemente il suo essere ignorato dal mondo intero nella dissacrante e mesta “Mister Cellophane”; la grintosa e sprezzante Mama in “When You’re Good To Mama”; la comparsa per la prima volta dell’avvocato mago dell’imbroglio e seduttore Billy Flinn in Ladies & Gentlemen “All I Care About” (e qui Richard Gere mettiti da parte, proprio!); nonché tutti i siparietti del corpo di ballo entusiasmanti, irriverenti e avvincenti a suon di George Gershwin e Cole Porter di quei ruggenti anni Venti.

Grazie a Luca Graffieti per la disponibilità e cortesia

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