The Life Aquatic with Steve Zissou

cover_the_life_aquatic_steve_zissou.jpgMark Mothersbaugh/Sven Libaek/AA.VV.
Le avventure acquatiche di Steve Zissou (The Life Aquatic with Steve Zissou, 2004)
Hollywood Records 2061-162494-2
20 brani (10 canzoni + 10 di commento)

 

La colonna sonora di The Life Aquatic with Steve Zissou si muove tra la raffinatezza formale, benché dal sapore ironico, dello score di Mark Mothersbaugh e Sven Libaek e il non comune senso dell’assurdo che caratterizza invece la selezione di canzoni. La messa in scena del film mette principalmente in evidenza lo scollamento tra le percezioni e le aspettative dei personaggi verso la realtà che li circonda e la realtà stessa; l’effetto che i brani producono sullo spettatore è quasi sempre di buffo straniamento e alla base di molte scelte, cinematografiche e musicali, sembra esserci soprattutto la volontà di creare un forte effetto ironico. Se l’ironia è appunto il dire cose opposte a ciò che si vuole in realtà significare e da tale processo far scaturire un ulteriore e più profondo senso, è innegabile come la regia di Wes Anderson e la OST del film siano perfettamente ironiche.
Si pensi in particolare a due scene, quelle accompagnate da "Life on Mars" di David Bowie e da "Here’s to You" di Joan Baez dalla colonna sonora di Sacco e Vanzetti.
"Life on Mars" è drammatica, tesa, potente ma Anderson la usa per commentare un momento di assoluta confusione e passività del suo protagonista, perso nei suoi dubbi sotto il cielo notturno: la canzone suscita sensazioni opposte rispetto a quelle contenute nella scena e ne fa così risaltare la banalità, l’assoluta mancanza di spirito eroico.
Questo tipo di distacco è ancora più evidente durante la scena in cui Steve Zissou è seduto insieme alla giornalista Jane sulla mongolfiera sospesa in aria: i due personaggi parlano di argomenti assolutamente quotidiani (i problemi sentimentali di Jane, la sua gravidanza inopportuna) ma ad un certo punto, in sottofondo, si ascoltano le note di "Here’s to You". L’effetto in questo caso, più che ironico, è quasi apertamente comico: la scelta musicale è talmente assurda, fuori posto, persino irrispettosa che semplicemente si ride, per incredulità.
Lo straniamento torna anche nelle curiose cover in portoghese delle canzoni di David Bowie eseguite da Seu Jorge che fanno da contrappunto al dipanarsi del racconto: anche qui uno sfasamento di senso, questa volta addirittura linguistico. Attraverso l’inconsueto adattamento i brani vengono inglobati in una dimensione personale, dal sapore musicale più malinconico rispetto agli originali e pertanto più vicina allo spirito del film e del suo protagonista: un tentativo, filtrato appunto dalla musica, di adattare a sé una realtà che risulta troppo aggressiva, spigolosa e difficile (si notino a tal proposito le differenze di "Life on Mars" interpretata da David Bowie e il suo equivalente portoghese, entrambe comprese nella soundtrack).

È un processo simile a quello adottato da Gus Van Sant per le selezioni musicali dei suoi Elephant e Paranoid Park: nei film di Van Sant però la sensazione di straniamento non è ironica ma tragica, spesso impalpabilmente poetica, coerentemente ad uno stile cinematografico gelido, doloroso, lacerato. La messa in scena di Anderson è invece stralunata, buffa ma anche affettuosa nei confronti delle imperfezioni dei suoi personaggi.

Interessanti sono pure, come si diceva all’inizio, i pezzi strumentali dello score di Mothersbaugh portatori anch’essi di una forma più o meno esplicita di effetto straniante; "Loquasto International Film Festival" si sviluppa su una melodia aggraziata dalle tonalità quasi barocche. Fin troppo aggraziata, forse. Zissou a Loquasto non si sente a proprio agio, la sua confusione e il suo senso di colpa non coincidono con l’atmosfera ordinata e con l’eleganza istituzionale del fantomatico Festival cinematografico.
Più vicini all’anima del personaggio sono invece "Let Me Tell You About My Boat" e "Zissou Society Blue Star Cadets/Ned’s Theme": la leggerezza del primo in particolare esprime perfettamente l’attaccamento fatto d’orgoglio e affetto che il personaggio prova per la sua nave e la gioia sincera derivante dall’essere a bordo, dall’andare per mare. La nave è probabilmente l’unico luogo al mondo dove Zissou possa dire di poter essere felice.
Curiosa poi la scelta di Anderson di affidarsi non ad uno ma bensì due compositori per lo score originale: oltre al già citato Mark Mothersbaugh, il norvegese Sven Libaek di cui, nella tracklist dell’album, sono compresi due brani, l’introduttivo "Shark Attack Theme" e l’ipnotico, lieve "Open Sea Theme".
Quella di Steve Zissou si qualifica così come una OST insolita, varia ma costruita secondo precisi criteri di aderenza alla materia cinematografica del film: qui la musica non è solo commento all’azione o enfatizzazione di determinati stati d’animo ma, al pari della regia, della sceneggiatura e della recitazione degli attori, partecipa attivamente alla costruzione del senso del film.


 

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