Addio Gabrielle Lucantonio

foto_gabrielle_lucantonio2.jpgIl mio primo incontro con Gabrielle Lucantonio, che come molti altri era stato favorito dalla partecipazione al progetto di Colonne Sonore, fu seguito da una serie di contatti epistolari e poi, finalmente, da una conoscenza diretta che negli ultimi anni si era trasformata in amicizia. Devo compiere un grande sforzo per riuscire a parlare di lei al passato; abbiamo condiviso momenti difficili così come situazioni piacevoli, che avevano immancabilmente a che fare con il nostro lavoro, con la musica.
La personalità di Gabrielle, lo si capiva subito, era influenzata dall’amore per l’arte e la bellezza, dalla passione per il cinema, la letteratura, la musica soprattutto. Amava profondamente il rock e, certamente, amava il cinema e la musica per film di cui è stata instancabile promotrice. Ho sempre apprezzato il suo modo di lavorare, che era simile alla ricerca sul campo di un antropologo. Mentre noi tutti svolgevamo il nostro mestiere utilizzando le consuete fonti e sfruttando i moderni mezzi di comunicazione, Gabrielle continuava a ricercare un contatto diretto con gli artisti. Non poteva fare a meno di incontrarli, di confrontarsi con loro. L’intervista, che le dava una gioia profonda, era un mezzo di condivisione sia con l’artista stesso, sia con il pubblico: Gabrielle era un tramite, insostituibile, tra il fruitore dell’opera e il suo creatore. Non per nulla, la sua agenda telefonica era un forziere contenente un inestimabile tesoro; nessuno tra i protagonisti del cinema e della musica per film, di ieri e di oggi, le negava un incontro perché sapeva chiederlo con discrezione; di tutti aveva almeno un numero di telefono che condivideva senza timore.
L’altra cosa che, a pensarci oggi, mi colpisce ancora moltissimo di Gabrielle era il suo attaccamento ai colleghi, verso i quali manteneva un atteggiamento di onestà assoluta e con cui amava mantenere un contatto assiduo. Non concepiva altro modo di vivere una relazione: se incontrava qualcuno disposto a condividere con lei le sue passioni, che fosse un giornalista o un artista, era amicizia per sempre.
A dispetto dell’indimenticabile dolcezza che era la sua cifra, conduceva con sorprendente determinazione le sue battaglie a sostegno delle testate per cui lavorava; non posso dimenticare quella per la sopravvivenza de Il Manifesto e la sua preoccupazione per la sorte dei colleghi.
Gabrielle era capace di fare questo mestiere, ma anche di mantenere le sue relazioni, seguendo esclusivamente il percorso indicato dalla passione: senza malizia, senza secondi fini, con un’onestà di fondo che io stessa avrei voluto avere e che non mi è più capitato di trovare in altri.
Forse perché non esiste un’altra come Gabrielle.

Note biografiche:
Gabrielle Lucantonio è nata ad Argenteul (Francia). Laureata in Lettere Moderne a Parigi-Nanterre, è critico cinematografico e musicale. E' la corrispondente in Italia della rivista francese "L'Ecran fantastique", collabora a diverse testate italiane e non. Ha una rubrica mensile intitolata "Ennio & Co" su "Alias", il supplemento del "Manifesto" e ha fatto parte della redazione del bimestrale cartaceo “Colonne Sonore – Immagini tra le note”, e di "Cinéfonia magazine" che trattava unicamente di colonne sonore. E' stata collaboratrice di Francis Vanoye per Profession reporter de Michelangelo Antonioni (Parigi 1993) e di Antoine de Baecque per la Petite anthologie del Cahiers du cinémain nove volumi (Parigi 2001). Ha curato La Politique des auteurs (Roma, 1999), il libro-interviste Il cinema horror in Italia (Roma, 2001) e i volumi su Lars von Trier (Roma, 1998), Dario Argento (2001). Ha collaborato al libro collettivo L'eccesso della visione - Il cinema di Dario Argento (Torino, 2003). Cura dei DVD per la Rarovideo/Minerva (von Trier, Godard, Chabrol, Vadim, Schroeder...). Ha collaborato con il Festival del Nuovo Cinema di Pesaro e Sulmonacinema. Ha scritto, tra l’altro, il libro Profondo Rock - Claudio Simonetti tra cinema e musica - da Profondo rosso a La terza madre (Coniglio Editore).

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