Berlinale Classics 2018

Berlinale Classics 2018

La sezione Berlinale Classics della prossima edizione della rassegna berlinese si annuncia assai ricca di grandi lavori che verranno presentati in versione digitale restaurata. Abbiamo già recentemente parlato del film muto La Vecchia Legge (1923) di Ewald André Dupont (1891 – 1957). A questo ora si aggiungono ulteriori sei lavori, fra cui spiccano tre vere icone che hanno segnato la storia del cinema europeo del dopoguerra come Il cielo sopra Berlino (1987) di Wim Wenders (1945), Il mio XX secolo (1989) di Ildiko Enyedi (1955) che ricordiamo vincitrice dell’Orso d’Oro nella passata edizione con il suo Corpo e anima uscito nelle scorse settimane anche in Italia e Quando volano le cicogne (1957) di Mikhail  Kalatozov (1903 – 1973), primo film russo ad affermarsi con la Palma d’Oro nel 1957 al Festival di Cannes ed emblema del rinnovamento del linguaggio artistico al tempo del disgelo krushoviano.

Un grande nome come Mieczyslaw Weinberg (1919 – 1996), compositore russo di origini polacche, ha firmato la colonna sonora del film di Kalatozov con esiti in realtà deludenti che non vanno oltre un convenzionale accademismo involutivo che fatica enormemente a rapportarsi con la forza narrativa della sceneggiatura e con il virtuosismo espressivo delle immagini realizzate dal grande operatore Sergej Urusevkij (1908 – 1974). Sicuramente più riuscite appaiono le colonne sonore composte per film quali  Afonia (Mosfilm, 1975) di Georgij Danelija (1930) e 12 mesi (Soyuzfilm, 1957), cartone animato di Ivan Petrovic Ivanov Vano (1900 – 1987).



Mieczyslaw Weinberg è uno dei compositori più prolifici del Novecento russo e ingiustamente poco noto. Di origine polacca (nasce a Varsavia nel 1919), cresce in una famiglia di musicisti e studia al conservatorio di Varsavia con Karol Szimanowsky (1882 – 1937), rivelando ben presto il suo notevole talento. Con l’invasione della capitale polacca da parte delle forze naziste, in cui vengono uccisi tutti i suoi familiari, è costretto a fuggire  e si stabilisce a Minsk dove studia composizione con Vassily Zolotaryov.
Con l’avanzata di Hitler in Russia si vede presto di nuovo costretto alla fuga per trovare rifugio a Taskent in Uzbekistan dove inizia a dedicarsi all’attività compositiva. Nel 1943 decide di inviare la partitura della sua Prima Sinfonia a Schostakovich che positivamente impressionato dal suo lavoro lo invita a trasferirsi a Mosca, dove alla sua attività compositiva associa quella di pianista: in questa veste partecipa alla prima esecuzione assoluta del lavoro di Schostakowitsch “Sette Canti su poemi di Alexander Bok” insieme a Mstilav Rostropovich, Galina Vishnevkaya e David Oistrach.
Lo stesso Schostakovich arriva a considerarlo uno dei più significativi compositori contemporanei e a dedicargli il suo “Decimo Quartetto” per archi.  
Dopo aver vissuto le atrocità del nazismo, Weinberg è costretto a doversi confrontare anche con la dura realtà del terrorismo stalinista.
Il 12 gennaio 1948 Solomon Mikhoels, suo suocero, considerato uno dei maggiori attori sovietici, viene assassinato su ordine di Stalin, vittima dell’ondata di antisemitismo che caratterizza gli ultimi anni della sua dittatura. In quegli stessi giorni si teneva il Congresso del Partito in cui diversi compositori fra cui Shostakovich e Prokovjev (1891 – 1953) vengono accusati di formalismo.
Nel febbraio 1953 Weinberg viene arrestato per sua fortuna alcuni giorni prima della morte di Stalin e viene successivamente liberato grazie a un coraggioso intervento di Shostakovich su Laurentij Berija (1899 – 1953), spietato braccio destro del dittatore e capo della polizia segreta.
La sua attività di compositore comprende ventisei sinfonie, diciannove sonate per vari strumenti, diciassette quartetti per archi, sette concerti per vari strumenti solisti, sette opere, un requiem e musiche per ben sessanta film.
Il suo linguaggio musicale si muove lungo il cammino tracciato da Shostakovitsch, pur mantenendo una propria marcata personalità stilistica che lo porta ad abbracciare anche elementi del folklore polacco, ebreo e moldavo.
Negli ultimi suoi lavori si possono notare anche accenti dodecafonici che peraltro vengono mantenuti nell’utilizzo in un universo armonico tonale.

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