Marie Antoinette

cover_marie_antoinette.jpgAA.VV.
Marie Antoinette (Id. 2006)
Verve Universal   0602517084186
CD 1: 12 brani - durata: 46'31"
CD 2: 14 brani - durata: 44'44"

 

Passioni, emozioni, pulsioni e misteri di un adolescente: Sofia Coppola (leggete l'intervista alla regista sul nostro sito) è narratrice convinta e sensibile del mondo dei giovani ed è una delle poche registe in grado di realizzare film generazionali capaci di piacere anche a un pubblico anagraficamente più maturo.

Nel caso di Marie Antoinette - nel quale la regina di Francia è descritta come una ragazzina impreparata, proiettata in un mondo molto più grande e complesso di lei - la riuscita della pellicola ha un grosso debito con la colonna sonora che la regista americana ha curato in prima persona insieme a Brian Reitzell. Coppola ha scelto di puntare su un mix variegato di stili e atmosfere emotive. Rock e pop, new wave ed elettronica, post punk e classica combinati insieme offrono un quadro sonoro affascinante e, soprattutto, perfetto per la lettura del personaggio (e del suo entourage) proposta dal film. Certo la pratica di attualizzare il passato attraverso la musica del presente non è nuova né particolarmente originale, ma Sofia Coppola sa sfruttarla in modo intelligente e mai banale. Il risultato è un lungo soundtrack (distribuito in doppio album) che offre una efficace selezione di brani, tutti scelti con acuta consapevolezza della destinazione d'uso. Nel primo CD (con le musiche che accompagnano l'insediamento della giovane regina nella sua nuova corte) dominano gruppi anni '80 come Siouxsie and the Banshees, Bow Wow Wow (le cui canzoni diventano  metaforicamente la “voce” di Maria Antonietta, soprattutto quella "I Want Candy" che tutti hanno interpretato come parafrasi della poco accorta dichiarazione «Non hanno pane? Dategli brioches»), Cure ed emergenti come Strokes e Radio Dept. e il ritmo è così sostenuto che anche la tensione ritmica del Vivaldi del "Concerto in sol" acquista una qualità rock. Il secondo album (con le musiche che segnano la trasformazione della giovane principessa austriaca  in regina di stile, quasi fosse un'icona pop) è invece più atmosferico, popolato da un maggior numero di brani classici (accanto a Domenico Scarlatti, Couperin e Rameau, anche i brani “in stile” del bravo Dustin O'Halloran), dalle evanescenti suggestioni sonore del pop retrofuturista degli Air e dai giochi “cameristici” degli Aphex Twin per chiudere con la sospensiva "All Cats Are Grey" degli intramontabili Cure.

 

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