Back to the Goblin 2005

BACK TO THE... MUSIC. RITORNANO I GOBLIN!

Ritornano i Goblin, gruppo italiano celebratissimo in tutto il mondo e artefice di indimenticabili colonne sonore per il cinema. Questa volta, con “Back to the Goblin 2005” optano per un album autonomo (il quarto della loro carriera) che rinuncia oltretutto a legarsi ad una filiera tematica ben precisa. Otto brani che, va detto subito, non solo non deludono le aspettative dei molti appassionati del genere, ma che già dal primissimo ascolto, risultano di grande pathos e fanno ben sperare per il futuro musicale ed artistico di questa band. Nonostante siano passati ben trent'anni da Profondo rosso, i Goblin sembrano avere ancora molto da dire. Una conferma, quindi, per i loro estimatori e, c'è da augurarsi, una scoperta per i giovanissimi abituati a ben altri lidi musicali. Ma passiamo brevemente alla descrizione dei brani. Si comincia con “Victor”, un quasi “sopra le righe” dell'ottimo Maurizio Guarini, forse l'unico tastierista in grado di assorbire pienamente (e con originalità) l'eredità stilistica di Simonetti. Un degno biglietto da visita per entrare nell’imprevedibile mondo musicale dei Goblin. E' la volta, poi, di “Dlen Dlon”, secondo brano dell’album, che parte da un funzionale arpeggio attorno al quale si sedimenta, secondo un consolidato stile, l'intero arrangiamento. Si ondeggia fra sonorità medievalieggianti e corposi interventi rock, con buone soluzioni ritmiche di Marangolo e il “climax” delle chitarre elettriche di Morante che rimangono fra gli elementi più peculiari del “Goblin-sound”. Si passa, poi, alle atmosfere thriller del brano “Bass Theme in E”, contrassegnato da un grande lavoro di “caratterizzazione” ritmica di Pignatelli e Marangolo. Il quarto brano, “Hitches” inizia con una nenia infantile. Non se ne distacca Simonetti (basti ascoltare il suo ultimo “Jennifer”) e non lo fanno neanche i suoi ex-soci. Siamo in un terreno piuttosto congeniale, nel quale per la band è facile seminare riuscendo a “raccogliere”, con notevoli risultati. Il tocco pulsante di Fabio Pignatelli rimane pilastro fondamentale nella costruzione architettonica dei brani della band e Massimo Morante non manca di sottolineare con grande efficacia la sua presenza, con un fragoroso finale rock alla “seventies”, che non mancherà di gratificare i nostalgici di quell'epoca d'oro. Con il quinto brano, si passa ad un visione più intimistica e rarefatta. “Japanese air”, dalle soffici ed eteree sonorità è il personalissimo contributo “autorale” di Pignatelli che si ricollega a certe fluttuanti atmosfere della stagione “phenomenica” (quando vent'anni fa, il marchio Goblin lo rappresentava solo lui) e firma forse la sua composizione più matura e indubbiamente uno dei brani più coinvolgenti dell'album. La teatralità e la corposità della orchestrazione e l’arrangiamento riescono a creare un grosso feedback nell'ascoltatore, grazie anche al calibratissimo apporto esecutivo, nella parte finale, di Morante. Si passa, subito dopo, ad atmosfere rock-funky, con “Sequential ideas”, quasi a ricongiungersi idealmente con quel “Ragazzo d’Argento” che con i suoi tempi “pari” rappresentava già una piccola rivoluzione all'interno dell'universo musicale della band. Penultimo brano, il solido “Lost in Universe”, seguito da quello che, già dal titolo sembra volersi riallacciare alla filosofia del “soundtrack” a cui i Goblin sono geneticamente legati. “Magic thriller”, infatti, sembra essere, quasi idealmente, una colonna sonora. Appaiono come colpi nello stomaco le autentiche “mazzate” che il basso e la batteria sottolineano con enfasi sin dall'inizio, quasi si consumasse di fronte ai nostri occhi, su uno schermo cinematografico, la drammatica scena di un omicidio. Grandi melodie ed arrangiamenti orchestrali con repentini e corposi ingressi rock. Siamo sicuramente di fronte ad nuova, memorabile tappa di una band che riprende il suo cammino con ottimi risultati. E interessanti prospettive. Non un nostalgico ritorno al passato, quindi, ma un convincente “back to the... future!”

L'album è in vendita solo on-line dal sito:
www.backtothegoblin.com


 

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