01 Ott2015
Forever Young
Jerry Goldsmith
Amore per sempre (Forever Young, 1992)
La-La Land Records LLLCD 1182
32 brani – durata: 74’ 37’’
Quando si parla di Jerry Goldsmith non si può non essere presi da un timore reverenziale che coglie ogni qual volta si tende di carpire la genialità di artisti che hanno fatto la storia della musica e del cinema. Molto vicino a John Williams, Goldsmith costituisce un monumento nel panorama della musica per film, non solo per la mole di partiture scritte per il grande schermo ma anche (e verrebbe da dire soprattutto) per la qualità che ogni volta ha infuso nelle sue composizioni. Una musica che ha fatto scuola e che, ancora oggi, costituisce un riferimento per molti artisti che si accingono a comporre musica per film. Una carriera variegata che ha toccato svariati generi senza mai perdere la propria peculiarità ma, ogni volta, capace di aggiornarsi e rimodularsi in relazione al contesto di riferimento.
Con Forever Young siamo nel 1992 e ci troviamo di fronte a una partitura che attinge a piene mani al passato del compositore; dall’uso delle percussioni a quello degli archi, alla gestione dei tempi veloci e lenti. La nuova edizione, inoltre, fornisce materiale aggiuntivo come il primo brano “Test Flight”, precedentemente non pubblicato, oltre ai finali bonus track che costituiscono pagine nuove della partitura.
Il cuore della colonna sonora rimane, in ogni caso, il piano che in un certo senso costituisce il filo rosso che lega i due protagonisti, al di là del tempo, e che percorre tutta la score in maniera a volte celata, a volte più evidente. In “Will you marry me?”, non a caso, troviamo dimostrazione di quanto detto; un’atmosfera soffusa sulla quale si stagliano le note del piano. Archi e fiati subentrano in “Hit and run” e ripresi in “The experiment”, brano nel quale si nota un allungamento delle note, sulle quali ben presto si ascolta l’intrusione di elementi dissonanti, quasi in una sorta di esplosione emotiva che contrasta con la sospensione di “The warhouse”. Un analogo sostrato musicale caratterizza il tessuto dei brani successivi che trova in “The diner” una delle pagine più splendenti dove sul dolce fluire dei violini si innestano con eleganza i fiati, creando così un’unità di assoluta delicatezza.
Il piano, come anima costituente della partitura, torna nel successivo “I was wrong” e dura fino a “Three house” nel quale, però, irrompono percussioni che sfaldano quel tessuto musicale che si era venuto a compattare attorno a esso. Analogo andamento nei brani successivi sui quali spicca “She is alive” nel quale si scorgono echi delle partiture precedenti e successive del compositore; limpido appare il richiamo a Star Trek e Air Force One soprattutto per le pagine più convulse sulle quali sopravanza il clima rilassato del tema d’amore che alla fine trova la sua più compiuta realizzazione in uno stile trionfale e «grandioso», analogo a quello che troviamo in “Reunited”.
I bonus track, ultimi brani di questa edizione, costituiscono momenti di grande interesse soprattutto per quel che riguarda le versioni alternative di “Will you marry me?”, “Time to leave” e “The jacket” le quali nascondono elementi diversi sui quali la decisione dell’artista appare esser stata la più saggia.
Con questa nuova edizione di Forever Young ci troviamo di fronte a una preziosa opera che contiene oltre al genio di Goldsmith, le varianti che la sua creatività ha concepito. Essa costituisce un’occasione per rimettere mano a un passato musicale che, nonostante tutto, rimane profondamente attuale e sempre emozionante.
Amore per sempre (Forever Young, 1992)
La-La Land Records LLLCD 1182
32 brani – durata: 74’ 37’’
Quando si parla di Jerry Goldsmith non si può non essere presi da un timore reverenziale che coglie ogni qual volta si tende di carpire la genialità di artisti che hanno fatto la storia della musica e del cinema. Molto vicino a John Williams, Goldsmith costituisce un monumento nel panorama della musica per film, non solo per la mole di partiture scritte per il grande schermo ma anche (e verrebbe da dire soprattutto) per la qualità che ogni volta ha infuso nelle sue composizioni. Una musica che ha fatto scuola e che, ancora oggi, costituisce un riferimento per molti artisti che si accingono a comporre musica per film. Una carriera variegata che ha toccato svariati generi senza mai perdere la propria peculiarità ma, ogni volta, capace di aggiornarsi e rimodularsi in relazione al contesto di riferimento.
Con Forever Young siamo nel 1992 e ci troviamo di fronte a una partitura che attinge a piene mani al passato del compositore; dall’uso delle percussioni a quello degli archi, alla gestione dei tempi veloci e lenti. La nuova edizione, inoltre, fornisce materiale aggiuntivo come il primo brano “Test Flight”, precedentemente non pubblicato, oltre ai finali bonus track che costituiscono pagine nuove della partitura.
Il cuore della colonna sonora rimane, in ogni caso, il piano che in un certo senso costituisce il filo rosso che lega i due protagonisti, al di là del tempo, e che percorre tutta la score in maniera a volte celata, a volte più evidente. In “Will you marry me?”, non a caso, troviamo dimostrazione di quanto detto; un’atmosfera soffusa sulla quale si stagliano le note del piano. Archi e fiati subentrano in “Hit and run” e ripresi in “The experiment”, brano nel quale si nota un allungamento delle note, sulle quali ben presto si ascolta l’intrusione di elementi dissonanti, quasi in una sorta di esplosione emotiva che contrasta con la sospensione di “The warhouse”. Un analogo sostrato musicale caratterizza il tessuto dei brani successivi che trova in “The diner” una delle pagine più splendenti dove sul dolce fluire dei violini si innestano con eleganza i fiati, creando così un’unità di assoluta delicatezza.
Il piano, come anima costituente della partitura, torna nel successivo “I was wrong” e dura fino a “Three house” nel quale, però, irrompono percussioni che sfaldano quel tessuto musicale che si era venuto a compattare attorno a esso. Analogo andamento nei brani successivi sui quali spicca “She is alive” nel quale si scorgono echi delle partiture precedenti e successive del compositore; limpido appare il richiamo a Star Trek e Air Force One soprattutto per le pagine più convulse sulle quali sopravanza il clima rilassato del tema d’amore che alla fine trova la sua più compiuta realizzazione in uno stile trionfale e «grandioso», analogo a quello che troviamo in “Reunited”.
I bonus track, ultimi brani di questa edizione, costituiscono momenti di grande interesse soprattutto per quel che riguarda le versioni alternative di “Will you marry me?”, “Time to leave” e “The jacket” le quali nascondono elementi diversi sui quali la decisione dell’artista appare esser stata la più saggia.
Con questa nuova edizione di Forever Young ci troviamo di fronte a una preziosa opera che contiene oltre al genio di Goldsmith, le varianti che la sua creatività ha concepito. Essa costituisce un’occasione per rimettere mano a un passato musicale che, nonostante tutto, rimane profondamente attuale e sempre emozionante.