War for the Planet of the Apes

cover war for the planet of the apesMichael Giacchino
The War – Il pianeta delle scimmie (War for the Planet of the Apes, 2017)
Sony Masterworks 0889854556426
17 brani – durata: 75’11’’

Siamo giunti al terzo capitolo della saga dedicata alla nascita del pianeta delle scimmie, con quella che è una reinterpretazione del classico film di fantascienza del 1968; linguaggi filmici tra loro profondamente diversi quelli che dividono le due trasposizioni. I colori della tavolozza di Matt Reeves sono più viscerali e cupi, così come sono oscure le dinamiche che vedono protagonista Cesare, interpretato dal grande Andy Serkis; in altre parole la storia narrata in The War – Il pianeta delle scimmie viene resa su toni di intreccio post-apocalittico.

Così come era stato per Apes Revolution, il regista si affida alla bacchetta di Michael Giacchino per la stesura della partitura di questo film. Il compositore di origine italiane (che ha già collaborato con Reeves in Cloverfield e Blood Story) si ricollega al discorso musicale da lui iniziato nel secondo capitolo allargandone i contorni. A differenza del precedente lavoro, qui troviamo e individuiamo diverse sfumature che trovano maggiore spazio e sviluppo; policromie di tonalità che vanno dall’abisso più profondo e oscuro al lato più luminoso che, a differenza della precedente partitura, trova maggiore spazio.
Una propaggine della musica del secondo episodio sembra esserci nei primi due brani della colonna sonora; in “Apes' Past is Prologue” e “Assault of the Earth” troviamo infatti un deja vu delle atmosfere passate. Uso di strumenti tribali (presenti anche nella riproposizione della fanfara della Fox all’inizio del film) che creano un’atmosfera di attesa sono le cifre stilistiche che ritroviamo e sulle quali si innestano nuovi elementi come strumenti a fiato e coro che lasciano intravedere la nuova componente della partitura.
L’innovazione continua in “Exodus wounds” dove, per la prima volta, ascoltiamo il tema della famiglia eseguito al piano sul quale, presto, cala l’«oscurità» che l’uso di archi e fiati suggeriscono attraverso la componente musicale legata agli uomini. Al «tema della famiglia» segue quello che definiremo «tema della nostalgia» il quale viene eseguito per la prima volta in “The posse polonaise” insieme al motivo legato agli uomini e che ritroviamo in “The bad ape bagatelle”.
Un riferimento alla musica di Morricone è evidente in “The ecstasy of the bold”; il titolo è un chiaro riferimento al celeberrimo brano de Il buono, il brutto, il cattivo dal quale riprende l’andamento in crescendo qui costituito dal continuo inseguirsi di fiati e archi che denotano una ricerca e che si affermano nel finale creando quel senso di liberazione famoso nella partitura del maestro italiano. Di grande interesse musicale è “A tide in the affairs of apes” dove troviamo una sorta di ballata primitiva resa con i tipici strumenti tribali, che ormai siamo abituati a sentire, sulla quale si intreccia il «tema della nostalgia» che ritroviamo nel brano seguente (“Planet of the escapes”) eseguito con gli archi i quali sembrano cozzare con il clima burlone (legato a scimmia cattiva) che contraddistingue la prima parte dello stesso.
In “More red than alive” il tema che fin qui abbiamo definito «della nostalgia» subisce una trasfigurazione per divenire il tema di Cesare eseguito con archi che ne sottolineano la grandezza, quella stessa grandezza che ritroviamo in “Paradise found” nel quale il «tema della famiglia» si intreccia a quello di Cesare, creando un impasto dal grande impatto musicale che mancava nella precedente partitura e che qui trova in questi momenti uno sviluppo lirico che è epilogo di un viaggio cinematografico e musicale basato sulle componenti più nascoste e profonde e che ritrova proprio in questi momenti la luminosità perduta.
La partitura di Giacchino è un intreccio di temi, un caleidoscopio di colori che sembrano trasfigurarsi continuamente; questa mutevolezza è la componente essenziale della colonna sonora che sempre più dimostra il grado di raffinatezza raggiunto dal compositore.                                   

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