Concert Suites/Music for Films - Ozzy - A Monster Calls - Contratiempo - El guardián invisible

Fernando Velàzquez
Concert Suites/Music for Films (2015)
Quartet Records QR214
9 brani – durata: 72’56”

Fernando Velàzquez
Ozzy (Id. - 2016)
Quartet Records QR255
27 brani – durata: 79’00”

Fernando Velàzquez
Sette minuti dopo la mezzanotte (A Monster Calls, 2016)
Quartet Records QR251
21 brani – durata: 71’00”

Fernando Velàzquez
Contrattempo (Contratiempo, 2017)
Quartet Records QR264
19 brani – durata: 76’00”

Fernando Velàzquez
El guardián invisible (Inedito, 2017)
Quartet Records QR272
17 brani – durata: 67’00”

Bisogna guardare – e soprattutto sentire con le orecchie ben protese – all’Europa, in particolar modo Francia, Italia e Spagna, per scovare nuovi compositori dallo stile originale e a tratti innovativo nel panorama della Film Music. In America con lo ‘zimmerismo’ propagante c’è una sorta di impoverimento cine-musicale dilagante e rintracciare nuovi talenti della musica per film è davvero una ricerca stancante e difficile (ma ci sono, a bene vedere!), però è proprio in Europa – aggiungerei in Giappone e Cina – che si possono rinvenire dei reali compositori che sanno scrivere sul serio e comprendono veramente cosa significa abbinare musica e immagini e non soltanto compilare (se così si può dire!) un commento ‘tappetino’ sonoro intercambiabile (più sound design che componimento reale) che va bene per tutte le stagioni su film o serie senza anema ‘e core come si dice a Napoli.

Mi piace farvi alcuni nomi di compositori per il piccolo e grande schermo, per lo più giovani, che ritengo altamente interessanti e stimolanti, prima di parlare dell’autore che vado a recensire con suoi 5 album di colonne sonore davvero variopinte, tutte stampate dalla volenterosa e intelligente etichetta spagnola Quartet Records: nomi che dovete segnarvi nella vostra agenda di collezionisti di soundtracks e cinefili se ancora non li conoscete, cioè Roque Baños, Philippe Rombi, Murray Gold, John Lunn, Maurizio Malagnini, Bear McCreary, Fabrizio Campanelli, Francesco De Luca & Alessandro Forti, Corrado Carosio & Pierangelo Fornaro alias Bottega del Suono, Joe Hisaishi, Marco Biscarini & Daniele Furlati e Fernando Velàzquez (non me ne vogliano quelli che non ho citato, perché siete tutti ugualmente nel mio pensiero e vi ritengo ottimi compositori!).
Proprio Fernando Velàzquez è il protagonista assoluto di questa cinquina di OST, anche se in realtà una di queste è una raccolta di sue composizioni per il Cinema rieseguite con l’Orquesta Sinfònica de Euskadi diretta dall’autore stesso, “Concert Suites/Music for Films” uscita nel 2015 ma che mi sembrava giusto recensire perché veramente bella ed esplicativa dello stile eclettico del quarantenne compositore spagnolo de La madre, Hercules: il guerriero, Crimson Peak, con all’attivo una novantina di colonne sonore per corti, documentari, film e serie. Un compositore che spazia tra i generi, com’è doveroso che sia per un autore di musica per film che deve raffrontarsi, se possibile e glielo permettono, con differenti tematiche filmiche per far sì che il suo stile cresca, si evolva e diventi unico (vedi autori titolati e fondamentali come Ennio Morricone e John Williams), come si può ben notare in questa recensione che tratta non soltanto la raccolta orchestrale succitata ma anche un film d’animazione per piccini, due thriller e un fantasy. Veniamo alla compilazione di sette partiture, ovviamente suite come dice il titolo stesso del CD, tratte dal corto fantasy El hombre Esponja (2002), dagli horror The Orphanage (2007) e The Backwoods - Prigionieri nel bosco (2006), il dramma storico biografico Lope (2010), lo sci-fi thriller El mal ajeno (2010), la commedia d’avventura per famiglie Zip & Zap e il club delle biglie (2013) e il drammatico The Impossible (2012). La prima traccia è quella del corto con il suo tema romanticamente sereno per archi e fiati, il fantasy El hombre Esponja, che nella seconda parte vede la pregevole orchestra basca cimentarsi in una cavalcata vigorosa eroica dove il leitmotiv diviene eroismo puro williamsiano, con chiosa rasserenante che esplode successivamente in un sussulto eroico grandioso e arioso (questo compositore sa scrivere per Orchestra!). Il secondo pezzo è la suite dall’orrorifico The Orphanage e si apre su un tema corale pastorale bellissimo (Coro Landarbaso) che poi cambia registro e si incupisce, come il genere richiede, divenendo tremebondo e allarmante, seppur ravvivato da corse orchestrali furibonde e cartoonesche con il coro che intona frasi oscure e cantilene fanciullesche stregate ed un valzer luciferino affascinante, molto goldsmithiano. Poi una fuga herrmanniana si staglia nella seconda parte della suite per chiudere il brano con un adagio funereo disarmante e voci tenebrose. Anche il terzo pezzo tratto da The Orphanage è il prosieguo dell’adagio ma stavolta con il tema che rassicura gli animi in un canto dolcemente avvolgente e consolatorio per archi e coro in gran spolvero, di una bellezza sconvolgente tra il miglior excursus sonoro horror di Goldsmith e fantasy di Williams. Lope è il quarto brano che dato il tema trattato dal film risente della cultura musicale ispanica con il suo tango caliente iniziale e la chitarra solista di Alonso Velàzquez che esegue il leitmotiv delicato e amorevole in punta di fioretto, su archi ondeggianti e addolcenti. La parte seconda si alimenta di aggredenti crescendo orchestrali in cui ottoni e archi si sfidano in maniera collerica per piombare subito dopo in un armonioso distendersi di tutta la compagine che esegue il tema portante carico di simbolismi di rivalsa eroica (questo compositore sa davvero scrivere per Orchestra!). El mal ajeno è il quinto pezzo che inizia tenuamente esponendo un motivo per archi e piano sul fil di lana che cela qualche inquietudine, rivelante il lato fantascientifico thriller del film con un successivo levare orchestrale intenso e goldsmithiano (il sempre compianto Jerry Goldsmith deve essere uno dei miti del compositore spagnolo!). Il brano si sviluppa poi in un adagio mestamente sconsolante.       
Zip & Zap e il club delle biglie è la sesta traccia dell’album ed è un esplicito omaggio alla partitura di Alan Silvestri per la commedia catastrofica Un topolino sotto sfratto, anche se qui si parla di avventura per ragazzi. Il tema portante è molto avventuroso e dal grande respiro sinfonico e corale con strizzate d’occhio proprio allo stile silvestriano per film del medesimo genere o giù di lì, con chiusura coplandiana in puro stile ‘Americana’ (questo compositore sa per davvero scrivere per Orchestra!). The Backwoods - Prigionieri nel bosco rappresenta la settima traccia di questa eccezionale raccolta e ci si addentra nei meandri horror con un leitmotiv cantilenante e mite che richiama molto il Morricone western leoniano. Gli ultimi due pezzi sono estratti da The Impossible e chiudono in bellezza un album da possedere ad ogni costo: la traccia 8 e 9 sono specchio di un’altra passione di Velàzquez per la Film Music, il Maestro premio Oscar Ennio Morricone. Le due suite dal film catastrofico drammatico sono un preciso rimando allo stile del compositore romano con quel loro adagio per oboe e archi, tranne l’incipit tensivo williamsiano alla Incontri ravvicinati del terzo tipo, enormemente melodrammatico e incombente: brano commovente e straziante!

Ozzy è un film d’animazione per bambini con un simpaticissimo e tenerone cagnolino protagonista che deve fuggire da una galera di massima sicurezza per cani, tra mille peripezie. Le musiche composte e dirette da  Velàzquez sul podio della The Budapest Film Orchestra sono molto appropriate al genere che illustrano con un commento brioso, frenetico e duttile, già a partire dal leitmotiv da ninnananna delicata che si palesa nel brano d’apertura del CD, “A Dog’s Life”, che viene mischiato a elementi action, rock e mickeymousing zigzaganti dell’orchestra. “Grounded/Skate Adventure with Paula”, “Run, Ozzy, Run” (con intro jazzata), “Trying to Escape/Warden”, “Run for Me, Ozzy” (con intro funky) e “Blackout & Escape” sono vere e proprie circonvoluzioni orchestrali dinamiche (chitarre elettriche suonate da Velàzquez stesso e Kike Fuentes). Qui e là affiorano parvenze di richiami cinemusicali a Williams e Silvestri che non guastano mai! “Training Montage/Warden’s Office” è un divertito rockabilly con interventi orchestrali da action serial anni ’70 – ’80 e finale militaresco da marcia guerresca alla Elmer Bernstein. I 6 minuti di “Gate Opened/The Dogs Get Out/Gatherings” è il reale tour de force della score in cui il compositore tira fuori le unghie e dispiega tutta la potenza dell’orchestra con un pezzo adrenalinico e solare in cui i lati leggeri e forti della partitura vanno a braccetto in un happy ending sonoro davvero incredibile e bello da ascoltare a ripetizione. Idem “Race Day” col suo rock sinfonico che parte lentamente per poi esplodere in un fuoco d’artificio orchestrale in levare.

Sette minuti dopo la mezzanotte vede sul podio della Orquesta Sinfònica de Euskadi sempre Velàzquez che redige una OST dalla doppia anima: misteriosa e filiforme. Tra minimalismo desplatiano, aerei leitmotiv williamsiani e interventi da scary music si dipana questo fantasy dramma con Sigourney Weaver, Felicity Jones, Liam Neeson che narra di un ragazzino e del suo mostro-amico a forma di albero al quale chiede aiuto per salvare la madre malata terminale. Gli “End Credits” ovviamente sono la summa emotiva della score che ritenere struggenti è dire poco, in cui un richiamo al Williams di Lettere d’amore o Nemicheamiche è evidente (anche John Williams deve essere molto nei pensieri di Velàzquez!). Altrettanto emotivamente coinvolgenti, tra il corale e il sinfonismo più infuocato, sono brani quali il lungo e articolato “The First Tale”, il malinconico “Home Alone/Dad Arrives” nel quale primeggia il pianoforte, l’adagio disperato di “I Wish I Had a Hundred Years”, il dolce lamento di “Big Dreams” o il tenebroso e fiabesco andirivieni orchestrale di “Grandma’s Clock/The Second Tale”. E che dire dell’incedere rutilante e tellurico di “Break Things”: da paura! Realmente un gran bel lavoro compositivo questo di Velàzquez che sa scrivere (questo l’ho già detto, vero?!) e si trova a suo agio tra i generi filmici, non solo relegato all’horror come molti lo ritenevano agl’inizi della sua carriera.
                        
Contrattempo è un thriller criminoso dove ancora una volta l’Orquesta Sinfònica de Euskadi diretta dal compositore spagnolo restituisce robusta tensione ad una partitura tagliente come una lama affilata e assassina. Il pezzo che apre il CD, “Goodman”, è un crescendo orchestrale da crime movie anni ’70. Si cambia registro con gli effetti dissonanti synth del tremebondo “El testigo” nel quale la batteria da incubo di Dani Bonnin scuote gli animi o con il lunghissimo (11’22”) “La sombra de la sombra” dove la lezione horror sonora che Velàzquez ha fatto sua in diversi film terrorizzanti si attua alla grande, con un suono sintetico disturbante prolungato e gli ottoni e gli archi che pigiano sulle note basse tetre facendoci rischiare un infarto: una traccia che raffigura la trama spasmodica del film con un orologio che incessante segna il passare delle ore, mentre un imprenditore di successo, accusato di omicidio, ha pochissimo tempo a disposizione per farsi dichiarare innocente. Tutta la score segna il trascorrere del tempo con inarrestabile perizia musicale, facendo uso e abuso della compagine orchestrale e di tutti gli strumenti disponibili, anche effetti synth amalgamati perfettamente che rendono tutto intralciante e convulso come non mai. La canzone dei titoli di coda, “Nadie va a venir a buscarte” scritta da Velàzquez e la cantante che la interpreta, Zahara, con una voce glaciale e calda al contempo in un controsenso fascinoso, è un crescendo incessante e violento molto impattante.
 
El guardián invisible è la storia di un’ispettrice integerrima che nasconde qualche segreto, contro un serial killer che le risveglia alcuni fantasmi del passato, insomma un classico thriller in piena regola. Il tema principale che viene esposto in “Viaje a Elizondo” è di una bellezza impressionante, molto Ennio Morricone anni ’70. “Ha desparecido otra Niña” è un brano assai tensivo giocato sul vibrato estenuante degli archi e sul battere del piano e percussioni insistenti. “Los recuerdos de Amaia” ricorda molta scary music frastornante con il pianoforte in primo piano che esegue una nenia angosciante e gli archi che urlano fantasmatici, tra Ligeti e Bartok. “Otro hallazgo junto al rio” per archi, coro fanciullesco, ottoni e percussioni è un escalation del terrore che denota quanta maestria vi è in Velàzquez nel comporre musica horror. L’Orquesta Sinfònica de Navarra interpreta magistralmente la score del compositore spagnolo e in tracce lunghe quali “Hallazgos macabros” col piano semiprotagonista (suonato da Rubén Diez), “Algunas explicaciones” in cui il leitmotiv portante risplende di luce propria, “La historia del basajaun” col flauto solista di Xabier Calzada dolcemente carezzevole e il piano melanconico, tira fuori gli attributi. Il breve pezzo conclusivo che prende il titolo dal film ripresenta il main theme in una versione dinamica dal sapore arabeggiante. Sapore che precedentemente si ascolta nel lento procedere di “Investigaciòn” dove si apre uno spiraglio di luce in cotanta tenebra. Si toccano vertici nostalgicamente melodrammatici col piano solo di “Amaia y su madre” con un nuovo tema classico nella forma primaria che viene scalzato dal coro in crescendo e dal flauto solo che disegna il tema principale su archi in levare. Migliori tracce la convulsa “La lectura del Tarot” e l’introspettiva e fremente “El secreto de Montes”.

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