35mm

cover 35mmVito Lo Re
35mm (2017)
Stradivarius STR 37076
23 brani – Durata: 47’56”

“Questo disco è il frutto della mia personale lotta tra il vecchio e il nuovo, tra il passato e il futuro perché oggi la musica si scrive con i computer, ma rispetta regole che sono state stabilite secoli fa.
Io ho sempre avuto una forte predisposizione a scrivere musica per commentare immagini, mi è sempre venuto naturale. Che cosa è quindi ‘35mm’? Si potrebbe forse definirlo una library con diversi mood, ma perché trovare a tutti i costi una definizione? ‘35mm’ è il mio omaggio al Cinema, la mia dichiarazione d’amore per la Settima Arte”.

Le parole del compositore milanese Vito Lo Re (leggete nostra intervista), autore di musiche di commento per cinema, teatro, documentari e televisione, rinomato direttore d’orchestra operistico e sinfonico, con molteplici componimenti di musica da camera e sinfonica e sodale dello scrittore e regista Donato Carrisi (per il quale da poco ha composto le musiche per il film La ragazza nella nebbia), commentano questo suo CD dal titolo emblematico, 35mm, e delineano alla perfezione il suo contenuto: una dedica appassionata e cinefila all’Ottava Arte e a tutte le sue venature armonico-melodiche e di genere. Sul podio di ben due orchestre importanti, la Bulgarian National Radio Symphony Orchestra e la Macedonian Radio Symphonic Orchestra e la partecipazione in un pezzo del noto trombettista Nello Salza che di colonne sonore se ne intende, eccome (vedi Ennio Morricone!), Vito Lo Re sfoggia tutta la sua bravura di direttore e orchestratore. Ventitré brani che racchiudono tutte le passioni cine-musicali di questo compositore che fanno ben sperare in un suo coinvolgimento più attivo e frequente proprio nell’ambito della Settima Arte, perché 35mm è seriamente un bel sentire; già dalla prima traccia, “Ships On The Ocean” per archi e ottoni, si libra leggero, come velieri che solcano un quieto oceano azzurro cielo e verde smeraldo, accompagnati da un tema baroccheggiante e dal sapore arioso korngoldiano. “La riva soleggiata” profuma di Ennio Morricone con i suoi archi sottesi e il piano che batte note scandite di un tema in divenire di matrice classica, quasi mozartiano, solare come il titolo del pezzo. “Fading Out” dissolve tensivamente a poco a poco, col piano primeggiante che cede il passo ai fiati e agli archi in levare, e il trombone che accenna un leitmotiv dinamico dalle andature desplatiane per i thriller alla Polanski. “Allegro con brio” è un frizzante balletto bucolico per archi e flauto traverso che rammenta qualche partitura di Patrick Doyle per il sodale Kenneth Branagh. “La prigionia di Alisia” ha un’andatura elegiaca mesta, di struggente bellezza armonica e leitmotivica. Brano che nella versione per tromba solista di Nello Salza si fa ancora più commovente con la sua desolante malinconia crescente: davvero da lacrime agli occhi! “Giocando in giardino” marca ancora di più la provenienza classica di Lo Re che in questa traccia dispiega tutta la sua naturalezza compositiva che del passato si nutre e che del nuovo si arricchisce, con un tema ortolaniano di ardente melanconia. “In giro per la città” appare come un divertissement mozartiano, con strizzate d’occhio alla Venezia di Pino Donaggio, e un tema che potrebbe essere stato partorito per un film d’animazione di Hayao Miyazaki. “Pizzicatissimo” da agli archi in pizzicato e all’oboe e al clarinetto in contrappunto il piacere del gioco a rimpiattino, tra Franco Piersanti e Fiorenzo Carpi. “Back Home” è un brano di una delicatezza lieve e luminosa mentre “Malefemmine” è puro intrattenimento partenopeo (non troppo evidenziato) brioso e giocoso. “A Brave Heart” per fagotti e tromboni inizia mestamente per esplodere in un tutti orchestrale epicamente horneriano come il titolo del pezzo omaggia dichiaratamente.
“The Lord and the Ring” è una fuga eroica per archi e ottoni in una grandeur sinfonica che sembra essere trattenuta ma che sale piano piano sino a deflagrare. “Chasing in the Grand Canyon” è un crescendo dai tratti coplandiani anche se si insinua qui e là tutta la cultura e gli stilemi cinemusicali western nostrani e hollywoodiani nel tema dalla forte funzione eroico cavalleresca. “In chiesa” è un adagio per piano solista e flauto solo che infonde tristezza nel cuore su quel tappeto d’archi in controcanto che vorrebbe urlare tutta la loro disperazione popolaresca. “Agguato nei boschi” pigia il pedale della suspense con un rimando a quei temi per film di Mafia degli anni ’70, con un incedere progressivamente più drammatico e miserabile. “L’ombra del dubbio” è brano in levare per archi e fiati, colmo di tensione e desiderio di scontro, con un leitmotiv classico bachiano. “La telefonata” è un corsa frenetica contro il tempo per archi, piano e batteria, molto d’impatto. “Love Me Forever” vede palesarsi un sound teneramente hisaishiano in cui l’orchestra può mostrare tutta la sua bravura interpretativa. “Il mio bambino” per piano, flauto e clarinetto solisti esibisce un tema soave che cresce leggermente con tutta l’orchestra che vola tra le note. “L’amore allo specchio” per flauto solo e archi in controcanto, suona come un grido libertario, ed è un omaggio amorevole al grande tematismo romantico del compianto Riz Ortolani secondo il mio modesto parere. I due pezzi finali del CD, registrati dal vivo, “A New Hope” e “Sulle barricate” sono sul serio commendevoli: il primo è un valzer armoniosamente desideroso di speranza di rivincita sulla vita, il secondo che chiude l’album è dapprima una marcia militaresca che chiede aiuto e grida libertà, la quale nella seconda parte diviene un adagio tragico ma speranzoso.                 

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