Nightmare Beach – La spiaggia del terrore

cover nightmare beach newClaudio Simonetti
Nightmare Beach – La spiaggia del terrore (1988)
Beat Records DDJ – DDJ042
24 brani - Durata: 44’ 17’’

Il 2017 ha registrato la scomparsa di uno dei registi eroi di quella irripetibile cavalcata creativa che fu il nostro cinema di genere, fucina dei più svariati filoni e cineasti d’ingegno e tecnica sopraffina: Umberto Lenzi.
“Toscanaccio” dal carattere fumantino, non allineato, schietto, raffinato, Lenzi ha attraversato tutti i generi del nostro “cinebis”, dall’avventuroso all’horror, dal bellico al thriller, eccellendo in quello che oggi si fregia in accezione celebrativa dell’originario termine dispregiativo di denotazione: il “poliziottesco” (Roma a mano armata, 1975; Napoli violenta, 1976).

Si può affermare che un regista come Lenzi sia dunque stato una struttura fisiologica del sistema-genere, perfettamente aderente ad ellissi e parabole artistiche e di mercato.
Nel 1988, con i nostri filoni ormai pressoché esauriti, il cineasta toscano dirige un efferato thriller-slasher di produzione americana, Nightmare Beach – La spiaggia del terrore, ma omette la sua firma per immediati contrasti con il produttore e il conseguente abbandono in fase di post-produzione (l’opera è firmata con il curioso pseudonimo Harry Kirkpatrick).
La storia non è originalissima: in una località balneare della Florida, il leader di una banda di motociclisti, Diablo, viene giustiziato sulla sedia elettrica in seguito all’accusa di omicidio, ma si è trattato di un errore giudiziario. Il turista Skip e la barista Gail si ritroveranno al centro di un vortice sanguinario, dal momento che un misterioso motociclista celato da tuta nera e casco inizia a uccidere le proprie vittime folgorandole. Una vendetta dell’innocente Diablo?…
Come molti dei film di genere nostrani girati in quel periodo, Nightmare Beach farà una fugace apparizione nei nostri cinema nell’estate del 1988, per poi scomparire letteralmente almeno fino agli anni Duemila, in piena rivalutazione di stampo tarantiniano, nel mercato dell’home-video. In ultima istanza, l’opera non è certo la più rappresentativa della poetica di Lenzi, anche se il regista dimostra ancora una volta un grande mestiere e invidiabili doti tecniche.
La commistione horror-thriller e l’ambientazione tra i motociclisti e le spiagge della Florida necessitava dunque di una colonna sonora adrenalinica e tesa, dove a farla da padrone è l’hard-rock dall’ossatura americana. Si ricorre quindi a squassanti brani metal di band quali Rondinelli, Kirsten, Animal e Derek St. Holmes. Gli interventi originali sono invece opera di Claudio Simonetti, ormai lontano dal prog-rock dei Goblin dopo la burrascosa separazione del 1978 e immerso pienamente negli anni Ottanta, un decennio che ne scoperchierà il manifesto eclettismo, grazie alla florida produzione “disco” nei primi anni del decennio, senza dimenticare la stimolante ricerca elettronica e “multi-tasking” nell’ambito degli score cinematografici dei generi “neri”, che lo vede eccellere soprattutto nello splatter Demoni (1985) di Lamberto Bava e nei tangenziali contributi al mentore Dario Argento, in quel periodo soprattutto impegnato con le soundtrack-compilation che fungono da juke-box impazzito in cui coesistono musica lirica, heavy-metal, ambient, elettronica e pop (Claudio è comunque l’autore dei due memorabili score principali di Phenomena, 1985 e Opera, 1987, i due titoli rappresentanti di questa tendenza assemblativa da parte di Argento).
Nel lontano 1991 l’RCA aveva pubblicato un album simonettiano dal titolo Evil Tracks contenente una confusionaria selezione di brani da Demoni, Rage – Furia primitiva, Minaccia d’amore e appunto Nightmare Beach (gli ultimi tre titoli sono stati realizzati nel 1988). Dal film di Lenzi erano state tratte cinque tracce: “Running on the beach”, brano dall’incedere metal con virate al sintetizzatore che descrive le azioni del serial killer e può definirsi il “Leitmotiv”; “Detective’s theme”, jazz elettronico e dall’andamento blues, che in realtà non ha spazio nel film; “The party is gone”, frizzante ballabile rock; l’atmosferico “Dark mood” a sottolineare i momenti di suspense; “Revenge’s beach”, inizio d’atmosfera ed esplosione hard-thriller successiva.
Ci ha pensato la sempre lodevole Beat Records (serie DDJ) al recupero integrale dello score simonettiano, a testimonianza di quella stimolante missione filologica che porta avanti da anni. Il CD, curato come di consueto dall’eminenza grigia Claudio Fuiano, si apre mantenendo l’ordine delle cinque tracce già edite, a cui si aggiungono altri 19 segmenti sonori, per lo più riprese e versioni alternative di tali temi conosciuti. Si riparte dunque con il tema “Running on the beach”, ripresentato in ulteriori quattro versioni, tra cui quella corretta dei titoli di testa dell’opera e una “extended” che funge quasi da singolo dell’album. L’inedito tema del detective è ripreso in altre due versioni, una accelerata e l’altra senza l’esplicito utilizzo del sax elettronico, che la rende più rock e tagliente. Se di “Revenge’s beach” nelle ulteriori due versioni recuperate vengono esasperate solo le componenti di struttura atmosferica, “The party is gone” la incontriamo una seconda volta in forma estesa ma invariata. Il lavoro più variegato e interessante è compiuto sulla componente elettronica della suspense. Simonetti compone infatti altri sei frammenti di “Dark mood”: “#2” è un’inquietante versione alternativa dimessa e dissonante, “#4” una scarica di coltellate tastieristiche, “#6” un vero e proprio brano di “ambient-music” che ricorda le sonorità del precedente Opera, mentre “#5” e “#7” sono riprese dal brano “The evil one”, tratto da Demoni. Una vera chicca la versione “#3”, altro pezzo presente nell’introduzione del film di Lamberto Bava, ma totalmente assente in tutte le versioni dello score di riferimento. Completano il quadro quattro tracce intitolate semplicemente “Nightmare beach”: la prima versione è un tema pop-rock tipicamente anni Ottanta, con inserimenti di sassofono e dall’incedere ammiccante; la seconda una ripresa più breve di un altro brano di Demoni, lo strepitoso “Killing” caratterizzato dai riff di chitarra dell’ex-Goblin Massimo Morante (comunque presente nel film di Lenzi); terzo e breve brano per chitarra e percussioni dalle sonorità tribali; infine una reprise della succitata “Revenge’s beach”.
Sempre piacevole ascoltare l’eclettismo geniale di Claudio Simonetti, spesso limitato nelle cronache alle seppur strepitose colonne sonore gobliniane. C’è tutta una produzione cinematografica dell’artista da portare alla luce, specie in riferimento a questi lavori sommersi degli anni Ottanta. Speriamo sia solo il primo tassello di un doveroso recupero.

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