The Leisure Seeker

cover leisure seekerCarlo Virzì
Ella & John – The Leisure Seeker (The Leisure Seeker, 2017)
BMG B078Z55TMJ
16 brani + 1 canzone – Durata: 41’11”

La trasferta americana di Paolo Virzì ha ovviamente coinvolto il fratello Carlo, suo fedele sodale musicale, in un soundtrack all’insegna della discrezione abituale in questo compositore, estremamente refrattario a toni sopra le righe: soundtrack dove peraltro scorrono presenze evocative tra le più varie, da Janis Joplin a Mascagni al Wagner del “Parsifal”…

Dunque nessuno pensi che Virzì abbia concesso qualcosa a tentazioni localistiche o ripiegamenti folkloristici. Lo stile del compositore rimane ancorato ad un distillato di suoni rarefatti, quasi astratti nella loro delicata, fragile costituzione. Il che contribuisce non poco a sottrarre la vicenda dell’ultimo viaggio dei due anziani e malandati coniugi Donald Sutherland e Helen Mirren a qualsiasi deriva patetizzante, per renderla piuttosto prossima ad una asciutta, pudica e anche ironica parabola sulla vecchiaia, l’amore e la morte.
Per ottenere questo risultato, il compositore ricorre ad uno strumentale acustico molto ridotto, scarnificato (archi, pochi fiati, percussione all’osso) accostandolo ad un calibrato utilizzo dell’elettronica soprattutto in una chiave quasi surreale, atemporale e immateriale. Ne fan fede le prime due parti di “Andante”, sull’ostinato secco e sommesso degli archi a sorreggere una tenera melodia “interrotta” del cello, mentre nella terza le acque sembrano brevemente agitarsi per poi richiudersi quietamente. Ma è in pagine come “Obstinacy part 1 e 2”o “The Leisure Seeker” che l’intento sottrattivo di Virzì si fa più evidente: qui infatti la lunare, catafratta smaterializzazione del suono elettronico si sviluppa intorno a brevi inserti melodici che appaiono e scompaiono come ombre della memoria (forse quella, evaporante, del protagonista maschile), mentre in “The love of my life”, a dispetto del titolo, la pulsione intimista e sentimentale è nascosta e attutita dietro un paravento vitreo di suoni distanti, incerti e ipnotizzanti.
Questa radicalizzazione linguistica, che tocca un apice nell’immobilità spettrale di “Slides part 1 e 2”, pare momentaneamente interrompersi solo in “The king of route 1” (oltre che nella conclusiva “I love them both”), isolatissima concessione ad un tocco country di ballata in cui le chitarre sembrano quasi evocare quelle da “steel guitar”del mitico duo Santo & Johnny. Ma si tratta, appunto, di un inciso. In “Fields” e “What about me?” il clima sonoro torna a farsi sospeso e fantasmatico, fra rintocchi ovattati (“Slides part 3”, “Obstinacy part 2”), fuggevoli inserti strumentali,  sottili riverberi e flebili risonanze. Un mondo a parte, insomma, come quello in cui vogliono rifugiarsi al crepuscolo della loro esistenza in comune Ella e John, e che la musica di Virzì accompagna affettuosamente ma compostamente, fornendo loro anche nei suoni quella dignità della fine cui essi aspirano.

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