Winchester

cover winchesterPeter Spierig
La vedova Winchester (Winchester, 2018)
Lakeshore Records
22 brani – Durata: 67’03”

La folta pattuglia di cineasti che sono anche compositori (o che comunque firmano, a vario titolo, i propri soundtrack) si è arricchita da qualche anno di un nuovo nome: quello di Peter Spierig, australiano di origini tedesche, che insieme al fratello gemello Michael ha firmato la regia di alcuni horror tanto interessanti quanto spregiudicati come Undead, Daybreakers – L’ultimo vampiro, Predestination (anche musicista) e l’ultimo capitolo della saga Saw, Legacy.

 Il combinato disposto fra l’evidente predilezione per questo genere e le attitudini musicali rende potenzialmente la figura di Peter Spierig molto interessante giacchè sappiamo che, da John Carpenter a Alejandro Amenabar a John Ottman, i ritmi, le architetture e le leggi di montaggio interne dell’horror nelle sue varie declinazioni possono trovare in un regista-musicista che ci sappia fare (nel caso di Ottman anche montatore) un momento di sintesi perfetto. Già Predestination (2014), fanta-horror-zombi-thriller molto bizzarro, declinava le ambizioni di Spierig in direzione di una grande libertà formale, un’estrema disinvoltura tecnica (ovviamente dipendente dall’elettronica usata a man salva) accompagnata però da idee continue e da un irrefrenabile dinamismo.
 La vedova Winchester è un progetto più impegnativo, perché mescola i canoni del gotico letterario americano, da Poe a Lovecraft, con le regole del “film di paura” declinate nella più classica delle situazioni, quella di una “ghost story”. E sono davvero spettri musicali quelli che si alzano dalla partitura di Spierig, in una successione di “tableaux” sonori incombenti, minacciosi, per ottenere i quali il regista non esita a ricorrere a tutte le risorse che la computer music gli mette a disposizione, ma evitando accuratamente il fracasso terroristico che spesso ci affligge in queste circostanze. Così “The Winchester House”, immobile e pesante, ci immerge subito nel clima giusto, mentre ad opporglisi “Enployment” , nella sua cristallina e ambigua tranquillità, si muove sul registro acuto con una breve apparizione finale del violino solo.
 L’impressione è che Spierig lavori più sulle manipolazioni di poche, selezionate fonti sonore, ad esempio in “Marion”, che non sulla varietà dei materiali, dedicandosi agli spunti più ansiogeni e sussultori (“You’re a fraud”) giocando di preferenza sull’alternanza tra fortissimi e pianissimi, tra violenti “stinger” e improvvisi, altrettanto agghiaccianti silenzi. A funzionare al meglio, anzi, è proprio questa insistita prevalenza di una quiete tombale, gravida di attesa, sulle brucianti esplosioni acustiche che abita tutti gli episodi: un contrasto che, come in “Poisoned mind”, sortisce esiti particolarmente efficaci. Il lato oscuro, in altre parole, si accompagna nelle idee musicali di Spierig ad una sostanziale e abissale malinconia di fondo, ben riassunta nella lunga (otto minuti) suite di “The Winchester curse” ma anche in “Mrs. Winchester” e “I don’t believe in curses”, che vede negli interventi solitari e quasi titubanti del pianoforte una ulteriore “presenza” inquietante, risolta alla fine in un digrignante groviglio di effetti metallici.
 Di puri effetti, ai limiti del rumore, si sostanziano altre pagine, come “Thirteen hooks”, mentre horror music più tradizionale e ribollente è quella di “Monsters”, ed in “Earthquake” il compositore indulge forse troppo ad una certa semplificazione, con raffiche synt a ripetizione piuttosto didascaliche. Ma “Locked in” e “Amongst the dead” sono momenti davvero terrificanti e nel contempo di raffinatissima concezione, mentre “Rebuild”, il brano più melodico della score, richiama in causa il pianoforte raddoppiato da un effetto-flautandi dei violini in un disegno armonicamente acquietato: così come gli “End credits”, adagiati su quella tonalità in minore che domina tutte le parti accordali del lavoro. Ad ulteriore conferma che la prevalenza è qui conferita non ad aggressivi e spettacolari soprassalti, che passano rapidamente così come arrivano, bensì ad un insinuante, angoscioso e perdurante sconforto dell’animo, all’interno del quale albergano i nostri fantasmi più oscuri.

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