Keoma & Il cacciatore di squali

cover keoma newGuido & Maurizio De Angelis
Keoma/Il cacciatore di squali (1976/1979)
Chris’ Soundtrack Corner CSC 029
15 brani (9 + 6) – durata: 35’ 14’’



The Adventure Film World of Guido & Maurizio De Angelis è il titolo di un’antologia in CD voluta dalla Hexacord nel 1993 per documentare alcune colonne sonore del celebre duo: Keoma, Il cacciatore di squali, Arrivano i vostri -  L’avventurosa storia del western all’italiana (1984) e Il grande oceano di capitan Cook (1987). Le prime due vengono ora ristampate su licenza e con identica scaletta dall’etichetta germanica Chris’ Soundtrack Corner, replicando così i contenuti di un LP uscito nel 2001 sempre per la Hexacord.

Girato nei villaggi western della Elios, ormai fatiscenti e non solo per esigenze sceniche, Keoma è forse il miglior western all’italiana di Enzo G. Castellari. Insieme a Mannaja (1977), California (1977) e Sella d’argento (1978), costituisce anche uno degli ultimi segnali di vita del genere. Con i primi due ha in comune i toni crepuscolari dell’ambientazione (nella fotografia prevalgono colori caldi ed autunnali), la malinconia dei protagonisti (tenebrosi perdenti in cerca di se stessi) e il pessimismo cosmico (il mondo rappresentato è violento e crudele, e non esiste possibilità alcuna di redenzione).
Keoma (Franco Nero) è un mezzosangue reduce dalla Guerra di secessione americana. Tornato a casa, trova il paese devastato da un’epidemia e in balìa di una banda di malfattori cui si sono aggregati anche i suoi tre fratellastri, che lo hanno sempre odiato e preso di mira. Riceve un po’ d’affetto solo dal padre (William Berger), da George (Woody Strode), un ex schiavo legato alla sua famiglia, e da una donna gravida (Olga Karlatos), emarginata perché a torto ritenuta malata di peste. Moriranno tutti in un’escalation tragica; sopravviverà solo Keoma che ripartirà dopo aver ucciso anche i fratellastri.
Castellari avrebbe voluto come colonna sonora di questo film pieno di metafore, retrospezioni e citazioni, alcune canzoni di Bob Dylan e Leonard Cohen, imitando così le scelte fatte da Sam Packinpah (la cui influenza si fa sentire anche per l’abbondante uso dei ralenti) in Pat Garret & Billy the Kid (1973) e da Robert Altman in McCabe & Mrs. Miller - I compari (1970). Alla fine però il regista scritturò Guido & Maurizio De Angelis, portatori allora di una cultura folk americana nobilitata da una sensibilità melodica tipicamente italiana, chiedendo loro di adottare lo stile dei cantautori d’oltreoceano. Prende così corpo la canzone-tema “Keoma”, una ballata dal forte sapore West Coast (con liriche di Susan Duncan Smith e Cesare De Natale, entrambi assidui collaboratori del duo) eseguita in coppia da Sybil e Guy, pseudonimo dietro cui si celano Sibyl Mostert, cantante italiana originaria dello Zimbabwe, e lo stesso Guido De Angelis. Molto particolare l’interazione tra il motivo, costantemente riecheggiante nell’arco della pellicola a partire dai titoli principali per finire con quelli di coda, e le immagini: il testo commenta le scene come se fosse il coro di una tragedia greca e porta in primo piano il dramma del protagonista, smarrito nella sua solitudine e nella vana ricerca della pace interiore. Anche quest’ultima recentissima riedizione riporta purtroppo solo una delle molteplici variazioni sincronizzate, penalizzando così la piena comprensione e la consequenzialità narrativa dell’opera. In compenso vi sono incluse due versioni strumentali, una per chitarre, l’altra per armonica, quest’ultima utilizzata sulla sequenza del ritorno di Keoma alla dimora paterna e su quella del primo incontro coi fratellastri. La voce di Guy, così forzatamente roca da produrre a tratti un effetto quasi caricaturale, risuona, questa volta da sola, anche nella seconda canzone “In front of my desperation” (nel presente CD indicata come “Seq. 1”), concepita sulla stessa falsariga country della precedente: chitarre acustiche, tastiere, armonica e un testo legato ai tragici ricordi di Keoma preparano l’attesa dello scontro con i soverchiatori. La toccante versione strumentale per sola chitarra acustica (“Seq. 4”) si colloca invece nel più rilassato contesto del dialogo-confessione tra il protagonista e il padre, seduti di fronte alla loro casa. I due brevi episodi solistici “Dusty banjo (pt. 1)” (“Seq. 2”) e “Dusty banjo (pt. 2)” (“Seq. 6”) compaiono in concomitanza con la presenza sulla scena di George, dilettante dello strumento che l’uomo continua a suonare benché mancante di alcune corde. Sorprendente “Waiting for…” (“Seq. 5”): semplicemente con un basso ostinato e tre note di chitarra acustica leggermente filtrata, i compositori riescono ad incrementare la tensione attorno alla lotta tra Keoma e i fratellastri, ed alla caccia all’uomo scatenata contro di lui nella città abbandonata. “Piano and bier” (“Seq. 3”) è infine il solito brano pianistico da saloon. Un anno dopo questa partitura i fratelli De Angelis chiuderanno con Mannaja di Sergio Martino il loro viaggio nell’universo del western all’italiana.
Il cacciatore di squali, firmato sempre da Castellari e ancora con Franco Nero come protagonista, pur cercando di sfruttare, in scala minore e solo a livello di richiamo, il successo di Jaws (1975) di Steven Spielberg, punta più sull’avventura che sulle scene terrificanti. Nero interpreta stavolta Mike Di Donato, un avventuriero italo-americano scampato ad un disastro aereo. Ritiratosi in un’isola al largo del Messico, dove pratica la caccia agli squali a scopo di sostentamento per sè e la compagna Juanita, spera di riuscire a recuperare i cento milioni di dollari inabissatisi insieme al relitto dopo il disastro. La situazione si complica quando sopraggiunge una gang criminale che vorrebbe ingaggiarlo per recuperare lo stesso bottino.
I De Angelis nell’occasione optano per un compromesso tra la musica leggera in voga nel periodo e il folk tropicale.
“Il cacciatore di squali” (ovvero “Seq. 1”) è il tema principale cantato sui titoli di testa dal gruppo The Sharks, presumibilmente uno pseudonimo ad hoc dei due compositori. Si tratta di un brano pop in crescendo con basso pulsante e melodia per fiati e tastiere: sul disco è conservata una sola (“Seq. 5”) delle diverse versioni strumentali udibili nel film, perlopiù sciorinate sulle lunghe scene di caccia in mare aperto e sott’acqua. Viene omessa, ad esempio, un’incalzante variazione collocata su una sequenza di inseguimento.
Il tono tutto sommato scanzonato del film trova riscontro nei fiati gioviali di “Otra fiesta” (“Seq. 2“), che ricorda il lavoro fatto dal duo per Altrimenti ci arrabbiamo (1973). Anche i temi di ispirazione caraibica, di solito utilizzati per scene di convivialità esotica, si affermano per spensieratezza: “Valzerinho e fuego” (“Seq. 4“) per chitarre e “Nebuige” (“Seq. 6”) per chitarra, armonica e percussioni. Il resoconto molto parziale della colonna sonora si completa con un breve episodio drammatico, denominato ancora “Il cacciatore di squali” (“Seq. 3”) e spartanamente costruito su note inquiete di pianoforte con sfondo di basso e percussioni.

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