First Descent

First DescentAA.VV.
First Descent (2006)
Bulletproof-1704698412
12 canzoni - Durata: 45’28’’



Una leggera pioggia di chitarre elettriche introduce una balda e giovane voce nella fragorosa "Everything Has Its Point",  pura energia che vola sulla neve ghiacciata appoggiandosi ad un bel giro di basso.
Sonorità orientali presentano "Michio’s Death Drive", incuneandosi in un tessuto armonico che pompa le chitarre a tutto volume e si regge su una batteria sfasata, puntigliosa e testarda. Il cantante però continua a fare l’urlatore ed è un bel po’ rigido.
A questo punto accendete l’Hi-Fi Stereo: c’è una corda di chitarra che sembra una libellula impazzita, mentre altre chitarre ruggiscono taglienti sfondando l’ascolto in un rumore non sempre gradevole. E poi c’è il vocalist che tenta di scimmiottare, con scarsi risultati, Alice Cooper. Altro rock banale in "Revelation of Love", con dei cori lamentosi da dimenticare. "Chick-a-boom" spezza la noia con un funky leggero denso di sfumature Sixties: un brano piacevole. "Stereo Tonic" inizia come un mantra, poi un abile scratch lo innalza verso il blu delle montagne. Si crea un’atmosfera che fonde elettronica, street music ed oriente in una sintesi originale. "Will You Smile Again?" si chiedono le energiche chitarre e la batteria pulsante prima di cedere il passo a inserti di sax e ad un cantante ululante.
Ed eccola là, "The Mountain", con la sua cima dipinta da pochi accordi di chitarra e l’armonia del brano che si fa rarefatta come se le mancasse il respiro.
"Disconnetected"  risulta un po’ troppo teenager nei suoi insistiti echi alla Green Day. Sciabolate elettroniche saltano sulle sincopi efficaci di "Going For Adds".
"Morning New Disease" avanza tremolante scivolando su un’elettricità chitarristica stirata. "Told You The First Time" abbaglia le orecchie di un grasso blues da Big Band, con tanto di sezione fiati a far la parte del leone. Un disco discreto e niente di più.

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