Red Eros: A Selection of Italian Erotic Giallo Sounds, 1993-2003
Natale Massara
Red Eros: A Selection of Italian Erotic Giallo Sounds, 1993-2003 (2023)
Bluebelldisc su licenza Warner Chappell Music Italiana / Café Concerto Italia - BCP PAL 2331
24 brani - Durata: 64’00”
È uscito in occasione del Record Store Day di sabato 22 aprile Red Eros – A Selection of Italian Erotic Giallo Sounds, 1993-2003, Compact Disc che raccoglie 24 tracce tratte dalle colonne sonore di tre film giallo-erotici italiani composte da Natale Massara tra i primi anni Novanta e i primi anni Duemila; ne avevamo già dato notizia lo scorso 23 marzo attraverso il primo Comunicato Stampa ufficiale e in questo secondo Comunicato Stampa della release discografica (pubblicato nei giorni scorsi).
Abbiamo ascoltato l’album e quindi ora potremo argomentarne in maniera approfondita e più nel dettaglio.
Come scrivono Antonio Bruschini e Antonio Tentori nel loro volume monografico Sotto gli occhi dell’assassino. Il cinema giallo e thrilling italiano dal 1983 al 2001, Mondo Ignoto/Profondo Rosso, 2001 - il giallo erotico italiano – come genere cinematografico – ha radici già negli anni Sessanta con film ove – seppur tra le strette tenaglie della censura – morbosità ed erotismo speziavano i copioni del noir d’indagine nostrano, con insane tendenze, traumi infantili e fatali attrazioni, al centro delle trame nonché tiranti prelibati delle azioni dei personaggi delle varie pellicole.
Tra i più importanti codificatori e narratori del giallo-thrilling c’è senza dubbio Sergio Martino, fin dal debutto del suo cinema thriller con Lo strano vizio della signora Wardh del 1971; tuttavia, perlomeno fino a un certo periodo di esposizione del genere, i gialli erano farciti con elementi che poi vennero ripresi ed esasperati nei decenni successivi dal giallo-erotico propriamente detto e la morbosità e l’estetica dell’eros (sebbene si mantenga sempre in una dimensione soft e non sconfini mai nell’hard) finiscono col marchiare pellicole con gimmick (con)fuse tra il thrilling e il dramma erotico. Al di là del movente sentimentale-morbosamente passionale che fa scorrere i fili delle azioni necanti del killer (spesso sessualmente compulsivo e meticolosamente rituale nella sua azione nefasta), è la rappresentazione visiva della copulazione e della nudità (usata anche come arma distruttiva e lotofagico divertimento dalla consuetudo e dall’apparenza, quindi come parte attiva del narrato) che descrive intenzioni, deviazioni e coscienze, tanto da meritare un incasellamento e una marchiatura, benché non sempre così lindamente riscontrabile e attribuibile.
In questo sotto-filone italico approda nei cinema italiani, il 4 maggio 1993 (giusto trent’anni fa), l’ultimo thriller detection-non-action di Sergio Martino, ovvero Graffiante desiderio (uscito all’estero col titolo Craving Desire), ideato e scritto dallo stesso regista con Maurizio Rasio e con protagonisti interpreti Vittoria Belvedere, Ron Nummi, Andrea Roncato e Serena Grandi. Di fatto il film non si comporta da giallo tipico perché mancano omicidi seriali perpetrati dall’Assassino, ma si identifica più come una fiaba nera al ritmo del mystery drama, in un pastiche che a tratti assume pure i toni della commedia, relegata pur tuttavia a una funzione di contesto narrativo-situazionale. Il key theme del film è quello che l’album discografico RED EROS pubblica in traccia 1 e traccia 6, ovvero “Sonia and Luigi Love Theme”, montato dapprima nella scena in cui inizia l’avvicinamento-avvicendamento seduttivo di Sonia (interpretata da Vittoria Belvedere) nei confronti di Luigi (interpretato da Ron Nummi), quando “la ragazza delle mimose” (questo il titolo di lavorazione del film) incomincia a svelare la sua diabolica trama per condurre il (presunto) cugino – prossimo alle nozze con Cinzia (interpretata da Simona Borioni) – allo sconvolgimento della propria esistenza e all’autodistruzione (già emerge un indizio con il diario “nero” di Sonia). Se il “tema d’amore” nella rendition synth voice esordisce timidamente nel primo faccia-a-faccia tra Sonia e Luigi, nella scena in cui Luigi approda nel suo ufficio alla 270, lo stesso tune è esposto nella sua dimensione più distesamente dance-style con keyboard e un pattern ritmico che si pone come sostrato commentativo che comunque si rivolge a una dinamica “erotica” (Luigi incontra e saluta diverse colleghe donne che sono attratte da lui). Una immediata evoluzione della dimensione più “commedioerotica” fa seguito all’invito del Dr. Fabbri (interpretato da Andrea Roncato) a Luigi di visitare un terreno insieme alla sua avvenente moglie Marcella (interpretata da Serena Grandi); su questa scena di latente pizzicore erotico viene sincronizzato il brano “Welcome” (tr. 5), una bossa nova di maniera che fa il verso a “The Girl from Ipanema” (sempre extradiegetica però), poi chiusa con Luigi che massaggia la caviglia in pantyhose della Grandi e il gioco del visto-non-visto, tipico di una certa commedia ironico-pruriginosa all’italiana. Il brano prosegue anche nella passeggiata di Luigi con la nubenda e mal-tollerata Cinzia. Quando, a sorpresa, Sonia (creduta in Venezuela) citofona alla porta di Luigi, ritorna il “loro tema” nella versione synth female voice, quale sorta di leitmotiv che accompagna l’entrata in scena dell’ammaliante bellezza tentatrice della Belvedere, con un tema nel contempo solare, intrigante come un sirenico richiamo e sostanzialmente positivo, ma anche ingrigito da una componente di sospesa indecifrabilità e quasi esoterica deriva, come a voler anticipare nel musicato che la trama del dramma si sta lentamente ma inesorabilmente dipanando. La voce falso-angelica partecipa al momento più intimo della cena e della progressiva confidenza che Sonia e Luigi raggiungono, la quale presto porterà a uno sconvolgente e insano sradicamento di Luigi dalla sua routine di benestante perbenismo di facciata, bersaglio primario della gelosia e istigatore della diabolica revenge delle schizofreniche (provoc)azioni di Sonia (che mette decisamente a nudo la sua vera natura...).
Se il tema d'amore caratterizza l'incontro innocente e ancora di convivenza “parentale” (Sonia rimane ospite a casa di Luigi), il brano “When Love Dies” (tr. 03) dà sfogo a un altro canto da tastiera che Massara dipinge però decisamente più noir e in modo minore, in una sorta di lenta tarantella (il contesto partenopeo dei genitori lo ispira sicuramente), suggestiva quanto turning point della passione (o meglio del “graffiante desiderio”) che scaturisce quasi in sincrono con la scena del bagno di Sonia che invita Luigi ad entrare nel locale per farsi vedere in deshabillé dall'uomo che sa di avere ormai sedotto e totalmente ammaliato e annichilito dalla sua provocante bellezza (anche questa tendenza di chiara deriva dalla commedia erotica, che Martino ben conosce e ha spesso catturato con la sua cinepresa). Il tema prosegue mentre l'occhio della camera mostra la silhouette insaponata di Sonia e Luigi riceve una chiamata da Cinzia che – ancora non lo sa – sta per perdere l'amore di Luigi. Torna il “tema d'amore” quando Sonia – rincasando prima dal cinema – entra nell'appartamento di Luigi per disturbare la sua intimità con Cinzia e “svelare” la sua presenza conturbante di ospite a casa del “cugino”. “When Love Dies” torna nella scena più drammatica in cui Luigi sente Sonia piangere nell'altra stanza e, commosso dalla sua solitudine e dall’artata benevolenza nei suoi confronti, cede alla tentazione e all'invito della donna, finendo con il copulare appassionatamente con lei e dando pertanto adito all'escalation dei suoi neri propositi. Il brano è dunque un controtema leitmotivico che descrive l'elemento deviante nella psiche di Sonia e delinea il suo status di non-riconosciuta schizofrenia, che imbriglia e intrappola l'ingenuo Luigi, sempre più travolto dal “graffiante desiderio” recato dalla “cugina” (che poi gli svelerà di non esserlo realmente).
Il dance remix del tema d'amore e la sua versione synth voice tornano ancora quando si configura una nuova espressione dell'intrigo erotico tra Luigi e Sonia e una nuova feticistica copulazione, con il corpo discinto della Belvedere e le geometrie dei seni alla mercé della cinepresa. Anche nella sequenza sulla spiaggia di una Rimini stanco-invernale (quando per l’appunto Sonia rivela a Luigi di non essere sua cugina), si ascolta il loro leitmotiv, giusto poco prima della totale deflagrazione, con Luigi che – in occasione della festa di anniversario dei futuri suoceri – annuncia di essere innamorato di un'altra ragazza e di non voler più sposare Cinzia. Dopo l'applauso di Sonia e in sincrono col bacio propinato a Luigi, nuovamente suona il loro “tema d'amore”, galvanizzato anche da una (naturalmente falsa) dichiarazione d'amore di Sonia. Quando Luigi stappa una bottiglia di spumante e inonda orgasmicamente Sonia per brindare al “più bel giorno della sua vita”, si ascolta il “tema d'amore” in versione dance, come ripresa di una dimensione liberatoria più divertente e (apparentemente) spensierata. L'atteggiamento insulso e subdolo-delinquenziale di Sonia al supermercato Sigma (ove ruba un barattolo di caviale) è commentato dalla bossa di “Welcome”. Dopo la fuga post furto, si riascolta nella scena sulla spiaggia il bel motivo di “When Love Dies” (che commenta anche qui un'azione che mette in luce la vis macabra di Sonia). La traccia 02 ospita il brano “Obsession”, un tensivo d'azione in elettronica sincronizzato sulla scena della insensata rapina alla gioielleria, ulteriore prova del logoramento del perbenismo di Luigi e del piano di autodistruzione escogitato e realizzato da Sonia. La schizofrenia e la doppia personalità di Sonia – ancora evidenziata sonoramente da “When Love Dies” – è ormai conclamata quando Sonia accusa Luigi di averla tradita dopo averlo indotto lei stessa a uno scambio di coppia per metterlo (sempre pretestuosamente) alla prova; la drammatica colluttazione che ne consegue procura a Luigi un graffio sul collo da parte di Sonia. “Serena's Theme” (tr. 04) commenta la sequenza della (mancata) intimità tra Luigi e Marcella Fabbri (il titolo del brano musicale si riferisce curiosamente al nome dell'attrice e non al personaggio da lei interpretato). Trattasi di un tema di soft-erotismo lounge commentativo molto caldo e ispirato, con il sax suonato dallo stesso Natale Massara nella descrizione del contesto provocante in cui Luigi si ritrova con la prosperosa Fabbri e le sue remore di “fedeltà” nei confronti dell’amata Sonia. Il love theme torna a suonare, ma non basta più quando Sonia allontana Luigi che vorrebbe copulare con lei, iniziando così la fase più acuminata del suo diabolico piano, che raggiunge anche esiti orrorifici (Luigi che, inconsapevolmente, si nutre della carne di una ragazza barbaramente uccisa da Sonia stessa). Nella scena del jogging (quando poi Luigi scoprirà da un giornale della scomparsa di Francesca, la ragazza reclutata in discoteca per un'altra idea di deviazione morale in un gioco “a tre” sottopostagli da Sonia) ancora si ascolta la versione ritmica del “tema d'amore”. Torna invece la versione synth voice quando Luigi trascorre la notte da solo in auto sulla spiaggia, ormai esasperato dopo l'ennesima prova di calcolato delirio di Sonia, che aveva provocato il licenziamento di Luigi, manomettendo il contenuto di un importantissimo contratto commerciale con i clienti giapponesi. “Obsession” viene sincronizzato nel momento in cui Luigi scopre sotto al materasso della sua stanza il vestito di Francesca e si appresta a fare anche la macabra scoperta del suo cadavere rinchiuso nel freezer della soffitta; viene poi colpito e legato da Sonia che, ormai in preda al delirio più totale, si mette in conturbante topless e high heels e, da spietata “mantide religiosa”, provoca, sevizia e umilia Luigi. Il ritmato di “Obsession” viene montato nei minuti a commento della “battaglia finale”, in particolare dopo che Luigi riesce a slegarsi e a intraprendere una colluttazione mortale corpo-a-corpo e all'ultimo respiro con Sonia fino alla precipitazione dal terrazzo e conseguente morte della donna, colpita fatalmente da Luigi, provato e gravemente ferito, in un estremo e risolutorio gesto difensivo. Sullo scroll dei titoli di coda torna ancora il love theme, come morale conclusiva di una storia colma di claustrofobica e tensiva perversione e delirio, ben confezionata dalla maestria dell'occhio registico di Martino e dalla accurata e sapiente sonorizzazione di Massara.
Se Graffiante desiderio rimane nella sua tonalità di thriller/mystery tale non-Giallo, il successivo film musicalmente incapsulato in RED EROS – ovvero Bugie rosse – è senza dubbio un thrilling tout court, con l’Assassino che abbatte varie vittime col condimento tipico del cinema di genere, ponendosi come vero e proprio tributo del suo autore e regista Pierfrancesco Campanella al Giallo-thrilling, ma pur sempre con un suo touch stilistico. Uscito il 5 maggio 1994, un anno dopo Graffiante desiderio, Bugie rosse ha in comune col film di Martino la società di distribuzione, ovvero la Warner Bros. Italia e – naturalmente – le affascinanti e ispiratissime musiche di Natale Massara. Anche in questa pellicola convivono suoni sinfonici con sfoghi sintetici, con un mixing ancora più intenso e impattante e una partecipazione parallela ai misteriosi e perigliosi sviluppi di trama. Il primo tema del film che si ascolta in compilation è “Andrea’s Theme” (tr. 07), una melodia da keyboard e sviluppo sinfonico che premia un lirismo pop-pianistico tra la new age e l’entertaiment easy-listening; il tutto legato al personaggio di Andrea (interpretato da Lorenzo Flaherty), il quale avrà un ruolo sia nell’indagine che Marco Antonelli (Tomas Arana) sta conducendo (con esiti funesti), sia nel turbare la stessa sessualità del protagonista e la sua relazione matrimoniale con la bellissima Adria (Gioia Scola, anche co-produttrice del film). Pur nella sua dimensione germinalmente serena, il melodismo del tema viene bruscamente silenziato dai colpi di arma da fuoco che fredderanno Andrea, il quale agonizza drammaticamente sul parabrezza dell’auto di Marco, cercando di scrivergli il nome dell’assassino; lo stesso sfogo creativo dominerà i pensieri di Marco che, in flashback, rivedrà/ricorderà i momenti condivisi con Andrea e la sua nascente attrazione. Lo stesso theme sarà poi adottato anche nello scroll dei titoli di coda del film, dopo che Adria si presenterà al marito con un look più mascolino. Il tensivo-percussivo-progressivo di “Accused” (tr. 11) fa da fondale al trasferimento in auto, quando Stanislav, un “ragazzo di vita”, promette di accompagnare Marco da Maurice (che lo aveva rapinato in un precedente incontro), conducendolo tuttavia in un luogo abbandonato ove verrà poi aggredito, stordito e rischierà di finire bruciato vivo. “There’s Love” (tr. 12) è l’allerta critica dei dubbi erotici di Marco che, nell’amoreggiare con la moglie nella vasca da bagno, finisce con l’avere qualche inattesa resistenza, non riuscendo ad abbandonarsi spontaneamente, ricorrendo nei suoi pensieri l’immagine di Andrea; pertanto il sax di “There’s Love” (suonato da Claudio Pascoli) fa un po’ da falso tema d’amore, ma risulta quale sorta di lamento erotico di Adria, laddove il tema più distesamente sentimentale viene invece abbinato e poeticizzato nell’immagine e nel personaggio di Andrea. La scena d’amore si compie ma, a differenza di un’altra prestazione acusmatica al focolare in una sequenza precedente del film, qui il tematismo del sax cerca di dare sfogo a un “mancato orgasmo” che non tranquillizza Adria, insospettita dal turbamento di Marco e da un paio di slip rossi trovati nel bucato e appartenenti ad Andrea. Il tema di Andrea torna anche quando Adria vede il marito insieme al ragazzo e si incontra poi con Caterina (madre di Roberto, interpretata da Alida Valli) per esprimere i suoi dubbi e le paure legate al suo sentimento autentico per Marco, che accusa sempre più lontano e passivo, coinvolto e travolto sia dall’indagine che sta conducendo in un ambiente che si rivelerà man mano più torbido e minaccioso, sia da una revisione interiore e da una crisi personale, da lui stesso non domabile (sebbene non esplicitamente manifesta). Tra le colleghe di Marco c’è Marina (Barbara Scoppa), che – morbosamente attratta da Marco – durante un incontro serale con lui – subisce una violenza che “The Rape” (tr. 08) scandisce nel suo andamento modulare e nel sostrato ritmico con scariche elettriche, che racchiudono il senso del momento esteticamente forte, ma che diviene un ulteriore sfogo e banco di prova della sessualità di Marco, ormai coinvolto nel reportage che sta conducendo nel mondo dei gay e dai risvolti oscuri e intriganti che pian piano emergono nelle elargizioni di trama. “Adria Don’t Cry” (tr. 10) richiama un tematismo in minore che condensa lo stato di sostanziale incertezza, smarrimento e anche diffidenza che Adria cela nei confronti dei reali sentimenti verso il marito Marco, ma anche delle domande e dei comportamenti di Roberto (magistrato e miglior amico di Marco, nonché ex partner della stessa Adria, interpretato da Gianfranco Jannuzzo). Quasi come sorta di ballata dai toni synth cantabilmente lamentosi, il brano segna un momento chiave del film. L’elaborazione liturgicamente tensivo-rappresentativa di “True Confession” (tr. 09), in un costrutto tra archi irrisolti e sospesi, con oboe e legni interroganti, dipingono il preludio dell’assassinio con la vanga dell’onorevole Crudis, dopo lo stordimento del suo cane da guardia, in formato totalmente acustico e da scuola commentativa tradizionale.
Con un armamentario e una batteria orchestrale a pieni polmoni si apre la seconda parte del CD RED EROS, quella dedicata alle 12 tracce inedite del film Cattive inclinazioni, di dieci anni più giovane rispetto ai precedenti due. Sempre diretto da Campanella, il film uscì nei cinema italiani il 26 settembre 2003, con un cast prelibatissimo e una storia farcita di personaggi insondabili, ambigui e imprevedibili, quasi nascosti dietro una patina di apparenza, entro la quale brulica un’identità e una bramosia insana e opportunista, intrecciando vicende irrequiete e torbide, nonché relazioni equivoche e pericolose.
La traccia 13 (“Main Titles”) è stata montata sia sui titoli di testa che su quelli di coda, con un’infusione di tema noir-detection con archi in dinamiche semitonali e sospesi in una dimensione quasi di evocazione depalmiana, tra dolce rarefazione, che introduce una storia a tinte fosche e imprevedibile ove la dimensione del fondo oscuro emerge e ribolle nel succedersi del racconto. In sincrono con la ripresa della finestra aperta in casa di Grazia Scagnetti, attaccano gli archi di “Don’t Hurt Me” (tr. 14) che poi vanno a descrivere nel loro incedere dapprima punteggiato e poi in “stylettante” “Psycho shower” nel momento in cui l’assassino trafigge e massacra con una squadra da disegno metallica la sua vittima, in puro stile argentiano-thrilling, con una dimensione chiara dell’esasperazione statico-estetica del rituale del murder quale sorta di preludio-ouverture che santifica un esordio conclamato di trama e di stile, osato quanto customizzato nel definire l’intento di rappresentazione e simultaneo tributo a una stagione, un atteggiamento, un culto. Alla prima inquadratura e comparsa in scena dell’ambigua contessa Mirta Valenti (Florinda Bolkan), suona il brano “Good Morning Mrs. Mirta” (tr. 15) che gioca fra dimensione tematica ma attraverso un uso di strumentazione elettronica, anticipando un tema d’indagine/investigazione che poi ascolteremo anche in versione acustica nel succedersi del girato. L’attività truffaldina e fraudolenta della Valenti (vessata dalla condanna morale della domestica Gabriella, interpretata da Rosaria De Cicco), che sovrastima oggetti d’arte - che in realtà non hanno valore - per trarne un guadagno, trova in “Sinful Fraud” (tr. 16) un sostrato che cerca di raggiungere un approdo stabile nel contesto di una destrutturazione interiore, basicamente morale e una disaggregazione e indefinizione che, nell’incidere accordale e nelle risoluzioni evitate del cadenzato, traducono una sorta di investigazione “caratteriale”, ma anche una falsa pista, un’induzione a sospettare e credere già che la Valenti possa in qualche modo essere connessa con il feroce assassinio della Scagnetti mostrato in apertura di pellicola. Mirta tuttavia – nella sua mini-storia nella complessa trama – decide di eliminare Gabriella servendosi di una sua ex-studentessa (Donatella, interpretata da Elisabetta Rocchetti), proponendole un anticipo e un’eredità sostanziosa, sfruttando la situazione di forte indigenza e necessità della ragazza, coperta di debiti e dedita al furto e alla prostituzione. Sono i tormenti ritmico-elettronici in “An Advance to Help Me Die” (tr. 17), con destabilizzanti pennellate delle corde, che descrivono l’ordito inganno della contessa che finge di essere destinata a morire da una malattia incurabile e chiede alla ragazza di farsi uccidere con le modalità dell’assassino della squadra da disegno. La traccia 18 (“Otilia and Premio Flirt”) racchiude il principio attivo e il casus necandi di trama, ovvero l’incontro e, per l’appunto, il flirt tra Otilia Scaramuzzi (interpretata da Elisabetta Cavallotti) e Premio Politano (interpretato da Guido Berti), con la dolcezza del bellissimo tema del sax (suonato dallo stesso compositore Massara) su un tappeto delicato e riposante di archi soffusi nella cattura del soft-erotismo che, in source music, viene poi interrotta dalla suoneria di Otilia (che riproduce una trascrizione demo di “Axel F” di Harold Faltermeyer, reso celebre dalla colonna sonora della serie poliziesca Beverly Hills Cop negli anni Ottanta). Il piano di Mirta Valenti prende forma quando Gabriella, approfittando dell’assenza della padrona, andrà a coricarsi nel suo letto e lì verrà falcidiata dall’ignara Donatella. “Last Drink Before Murder” (tr. 20) descrive questa situazione funestamente equivoca, partendo sempre da un dialogo timidamente abbozzato tra gli archi e gli ottoni, una citazione della serie B-A-C-H e un coinvolgimento dei legni in una tensiva attesa che il situazionale andrà pian piano svelando, stoppata dalle riprese della comparsa in TV di Mirta stessa (che si è così creata un alibi), fino al parossismo e all’acmé color sangue (profuso sempre dall’azione della squadra da disegno che Donatella usa per massacrare la sua creduta-vittima Mirta) che viene ripreso nel brano successivo, “The Set Square Killer Strikes Again” (tr. 21), con fatico culmine nelle ferite della “Psycho shower”, ricorrente in funzione citazionistica quanto applicativa. Sempre in comportamento citazionistico, tra Carrie, Vestito per uccidere (colonne sonore composte da Donaggio e dirette da Massara) e ancora Psycho, la scena più straziante, raccapricciante e realmente disturbante di tutto il film di Campanella, si affida al poetismo spensierato del flauto traverso - quasi sorta di deviante e straniante lirismo e imprevedibile attuazione (il film spesso propone situazioni inattese e sconvolgenti, con i personaggi che intessono relazioni morbose e diventano pericolo-pericolosi, determinando situazioni che il musicato deve assecondare) - poi drenato in ascesa modulare verso estremità di rigo e il sincrono degli archi “hitchcockiani” sulle stilettate massacranti di Nicole (Eva Robin’s) che giustizia con ferocia l’amante Otilia, per punirla brutalmente ed esizialmente del suo tradimento (“Nicole Slaughters Otilia”, tr. 22) con Premio. “Box No. 17” (tr. 19) e “Sex on Net” (tr. 23) sono tracce di commento ritmico-dinamico-descrittivo fondati su elettronica e supporto acustico per le scene che coinvolgono - nel primo caso - Donatella colta in flagrante da Mirta mentre fruga nel cruscotto della sua auto e quando la stessa ragazza ritira una scatola piena di soldi nella cassetta postale indicatagli dalla contessa e – nel secondo caso – Rita Facino (interpretata da Mirca Viola) che, nel condurre le sue indagini sulla prima vittima, porta in luce sue connessioni con il mondo della pornografia, scoprendo che era testimonial di un sito hard. Epilogo di compilation con uno dei brani più belli e significativi e anche rappresentativi di quello che è l’organico di riferimento e la scelta di sound commentativo, tra alchimie di rigo ed effettistica elettronica, “Unexpected Police Roadblock” (tr. 24), che introduce la “battaglia finale” tra i vari personaggi e le conflittualità che si creano nell’intreccio tra i singoli characters, in un gioco di progressiva autodistruzione e irrisolto mistero, con un ending che rimane comunque sospeso e aperto, anche dopo l’ultimissimo (ma non definitivo…) fatto di sangue in chiusura di pellicola, con l’assassinio per mano ignota del Procuratore Visconti (Antonio Petrocelli).