Piero Umiliani in parole e musica

cover_libro_piero_umiliani.jpgA cura di Andrea Campanella
Piero Umiliani in parole e musica (2014)
Pagg. 125, € 16,00 – Haze/ Auditorium
www.hansealicezevi.it



"La musica di un jazzista è nella sua essenza sempre profondamente soggettiva e vissuta, parte integrante della sua esperienza quotidiana." (Piero Umiliani, 1965)
Con questa frase, tratta dalla quinta di copertina, introduciamo ai lettori di Colonne Sonore l'uscita del volume “Piero Umiliani in parole e musica” a cura di Andrea Campanella.
E non é un caso che questa frase possa riassumere l'intero contenuto dell'opera, visto che si tratta di un lavoro nel quale il lato professionale e quello umano del compositore fiorentino vengono sviscerati con grandissima passione e competenza.
Andrea Campanella (La Spezia, classe 1965), mail artist e batterista new wave negli anni '80, sceneggiatore e scrittore di racconti e romanzi (spesso di argomento storico/sociale), co-fondatore delle edizioni Cut up ed autore di lavori come “Giètz!” (Edizioni Tunuè), la graphic novel dedicata al jazz italiano, sviluppata in collaborazione con l'illustratore Hannes Pasqualini (che realizza anche la copertina per questo volume su Umiliani), cura un manuale agile e, allo stesso tempo, dettagliato, sulla vita di uno dei principali compositori italiani nell'ambito del jazz e della c.d. musica applicata.
Il volume si apre con 22 righe in cui si risponde alla classica domanda: chi era Piero Umiliani?
Segue una lunga e dettagliata “Introduzione” a cura dell'autore che, in circa 30 pagine, traccia un quadro umano/professionale di Umiliani, ripercorrendo la sua biografia (anche attraverso rari estratti dal suo diario personale), le principali tappe del suo cammino di musicista jazz e compositore/arrangiatore, i dischi e le colonne sonore che lo hanno reso celebre, i fatti personali che hanno influito sulla sua carriera.
Già da questa parte dell'opera si ricava un quadro ben delineato dell'Umiliani uomo e musicista, della sua determinazione e della devozione al mestiere che, per tutta la sua vita, lo caratterizzarono come un caposaldo della musica per film in Italia, a partire dalla fine degli anni '50.
Non un banale e freddo elenco delle sue composizioni più note (ciò per cui l'autore stesso rimanda al fondamentale ed esaustivo sito www.umiliani.com, gestito da Francesco Argento, genero del Maestro e attuale curatore delle edizioni Liuto), ma un'attenta analisi di modi e forme attraverso le quali Umiliani è diventato quello che è stato: dalla incisione di alcuni dei fondamentali primi dischi di jazz italiano ai primi lavori per il cinema (sempre in compagnia dei migliori session men e musicisti del momento), dall'ingresso in pompa magna nel mondo delle colonne sonore ai lavori di “artigianato” musicale (per piccole e piccolissime produzioni che, però, in qualche modo ne esaltavano la componente musicale), dalla creazione (in tempi  non sospetti) di proprie strutture professionali (si pensi alle edizioni Omega o Omicron o alla fondazione del suo studio Sound Workshop) al gigantesco lavoro svolto sulla c.d. musica per sonorizzazione, fino ai problemi di salute che, a partire dal 1984, gli renderanno sempre più difficile comporre e suonare musica e alla seconda fase della sua carriera che, grazie a personaggi fondamentali come Rocco Pandiani (patron della Right/Easy tempo) o Alessandro Casella (Il Giaguaro magazine e festival), troverà una via privilegiata per presentare ai “giovani” il lavoro di Umiliani.
Alla corposa Introduzione seguono alcune pagine redatte da Stefania Umiliani, moglie del compositore e sua compagna storica: sono pagine brevi e scritte in tono molto colloquiale, dalle quali - attraverso il ricordo dei numerosi viaggi compiuti in compagnia del marito - emerge l'immagine di un Umiliani che amava viaggiare e conoscere diverse culture e suoni (perchè, non dimentichiamolo, tutto per Piero ruotava intorno alla sua musica); ogni esperienza in giro per il mondo, dall'Egitto al Messico, da Cuba alla Polinesia, dall'Africa al Brasile, confluiva nel lavoro musicale di Piero, soprattutto in quella branca di musica per sonorizzazioni in cui la componente di libertà artistica e creativa era maggiore (lavori per documentari, telegiornali, speciali televisivi etc etc).
Il Maestro Lorenzo Lorenzoni (musicista-trombonista jazz) scrive un breve saggio sulla colonna sonora de I soliti ignoti sottolineandone l'innovativa carica jazz e tracciando un breve excursus sul rapporto tra jazz e colonne sonore (negli Stati Uniti e in Italia): influenze, musicisti utilizzati, stile narrativo e risultati pratici sono analizzati in maniera molto interessante.
Ancora un contributo tecnico: “Il tocco elettronico di Piero Umiliani” scritto da Maurizio “Erman” Mansueti, musicista, producer, critico e musicologo romano.
Partendo dall'analisi della strumentazione d'avanguardia utilizzata da Umiliani (che da ogni viaggio portava indietro qualche strumento, sia etnico/folkloristico che innovativo e sperimentale) e dell'utilizzo intelligente che il compositore faceva dei musicisti e dei singoli strumenti (anche autocostruiti, a volte), Mansueti individua uno stile tipico dei lavori non jazz del Maestro e conia l'etichetta “minimalismo ludico” con riferimenti espliciti al lavoro e ai concetti di musicisti come Duke Ellington (vero e proprio nume tutelare di Umiliani), Jean Michel Jarre, Dick Hyman, J.J. Perrey o Herbie Hancock, analizzandone approfonditamente i dischi più importanti in questo ambito e tessendo interessanti parallelismi tra gli artisti citati.
Il volume contiene, inoltre, una splendida intervista di Alessandro Casella al Maestro (già contenuta nel n.2 della rivista “Il Giaguaro”, uscito nel 2000): si tratta di quella fase della vita di Piero che abbiamo citato in apertura in cui, in seguito alla malattia che lo colpisce a metà degli anni '80, Il Maestro è costretto a fermare la propria attività musicale fino a quando personaggi come Pandiani e Casella lo coinvolgeranno prima nei lavori di ristampa di alcune sue fondamentali colonne sonore, poi di dischi provenienti dal circuito extra cinematografico ed infine di veri e propri remix di suoi lavori originali. Il Maestro ritroverà così la voglia di scrivere e, addirittura, di salire nuovamente sul palco (in compagnia della figlia Alessandra e di vecchi e nuovi amici).
Completano l'opera: una bella galleria di immagini dell'Umiliani musicista, marito e padre; il lungo intervento “Piero Umiliani, mio padre” di Elisabetta, l'altra figlia del Maestro, il cui racconto è ricco di gag divertentissime legate al mondo musicale e di intimi e affettuosi ricordi personali; una serie di brevi interviste di Andrea Campanella a musicisti che hanno suonato con Piero (Dino Piana, Enrico Intra, Antonello Vannucchi) o a  personaggi che lo hanno conosciuto e ci hanno lavorato (Rocco Pandiani); una serie di brevi interventi scritti da musicisti importanti come Enrico Pierannunzi, Franco D'Andrea, Paolo Fresu, Maurizio Franco e Aldo Bassi.
Chiudono il volume un breve scritto autografo di Umiliani (“Quei giorni a Firenze”, in cui il Maestro ripercorre i ricordi legati all'arrivo degli americani e dei loro Victory disc, carichi di jazz) e una sorta di postfazione dello stesso Campanella.
Un lavoro veramente ben fatto, ricco di suggestioni e spunti di ricerca, completo ma di facile consultazione e lettura, rigoroso ma altresì sensibile al lato umano di musicisti troppo spesso trattati come merce di scambio per il revival di turno, che invece rappresentano pienamente grossa parte della storia musicale e culturale dell'Italia.

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