Trovajoli racconta

cover_libro_trovajoli_racconta.jpgArmando Trovajoli
Trovajoli racconta (2014)
A cura di Alfredo Gasponi
Rugginenti editore RE 10245
197 pagine
euro 25,00
www.rugginenti.it



In principio fu la celeberrima canzone “El negro zumbon” firmata con lo pseudonimo di Roman Vatro per il film di Alberto Lattuada, Anna del 1951, colonna sonora ad opera di Nino Rota, sul finire La vita è una cosa meravigliosa di Carlo Vanzina del 2010, in mezzo un’abbondante filmografia in cui Armando Trovajoli (Roma 21 Luglio 1917 – 28 Febbraio 2013) ha donato le sue immense composizioni a registi del calibro di Comencini, Scola, Risi, Salce, De Sica, Petri, Magni, Vicario, De Santis, Lizzani, Zeffirelli, Steno, Festa Campanile, Zampa e moltissimi altri, aggiudicandosi tre Nastri d’Argento (Sette uomini d’oro del 1966, Una giornata particolare del 1978 e La famiglia del 1987), un David di Donatello (Mogliamante del 1977) e il Pentagramma d’Oro 1985 alla carriera, solo per citare i premi più noti.
Composizioni intrise di jazz, il suo primo grande amore, e non solo, del “Gershwin” italiano per eccellenza in questa autobiografia postuma, a cura dell’amico fraterno Alfredo Gasponi, docente di Storia ed Estetica della Musica (Santa Cecilia), critico musicale (Il Messaggero, Il giornale della musica) e scrittore (Il suono dell’utopia), il quale di suo pugno ha redatto un’accurata conversazione intima e privata con il Maestro romano che gli ha raccontato una Vita in e di Musica, straordinariamente appassionata e ricchissima di incontri, avvenimenti e sodalizi unici e rari (vedi Scola nel Cinema e Garinei & Giovannini nella Commedia teatrale musicale). Uno splendido racconto, di quelli che colpiscono dritto al cuore e che vorresti rileggere di continuo, lungo diciannove capitoli, con amorevole prefazione di Ettore Scola - il sodalizio più duraturo della carriera cine-musicale di Trovajoli, ben 23 film insieme - (“Qualche volta mi accadeva di rimpiangere, sotto la sonorità possente dell’orchestra, il filo sottile e trasparente di quel suo pianoforte suonato con mani di rospo ma con dita di usignolo”) e Pippo Baudo (“Una voglia irrefrenabile portava le sue mani sulla tastiera, che accarezzava, sfoggiando due mani bellissime e creando note limpide che lo avvicinavano ai grandi musicisti di tutti i tempi”) e, in conclusione, una poesia accorata, in romanesco, dedicata al compositore dal poeta e scrittore Vincenzo Incenzo alla notizia della sua scomparsa (“Nun piagne, lui nun c’ha lassato soli nun senti quanta musica che sona?”).
Un libro in cui l’infinito amore di Trovajoli per la Musica trapela da ogni singola parola narrata in prima persona, e a tratti resa egregiamente più coesa da Gasponi, senza alterarne minimamente il senso, legando il discorso fluviale, senza filtri, e intimamente sincero, profondo e armonico (è proprio il caso di dirlo!) del Maestro con tanti di quelli aneddoti così incredibilmente esaltanti da far sì che la vita stessa di Trovajoli sia un’interminabile pellicola che abbraccia diversi generi cinematografici, a volte profumando di sogno felliniano, di dramma viscontiano o di commedia risiana e scoliana al contempo, sempre tra le righe di un pentagramma di note senza fine. Il musicista, pianista, arrangiatore e compositore Romano de Roma che dal Festival di Sanremo come direttore d’orchestra e realizzatore di canzoni per artisti di successo, attraversa la tanto odiata esperienza in guerra sotto il dittatore Mussolini, pur sempre riuscendo a suonare le note di un pentagramma impregnato di colori jazzistici, passando in qualità di esecutore (“Oggi c’è quello che suona il jazz”) per locali di lusso che hanno segnato un’Epoca prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, in diverse parti d’Italia, fino alla composizione di indimenticabili partiture per la Settima Arte e il Teatro musicale di quello con la “T” maiuscola (vedi Rugantino, Ciao Rudy, Aggiungi un posto a tavola, Se il tempo fosse un gambero), divenendo uno dei padri italiani dell’Ottava Arte con il suo stile inconfondibile ed unico tra il nazional-popolare e il jazzato. Sono bellissimi e a tratti commoventi i ricordi della speciale amicizia con l’altro padre del jazz-scoring italico, Piero Piccioni, della forte simbiosi amichevole e lavorativa con i già citati Scola e i grandi Maestri del Musical nostrano, ma dal sapore internazionale, Garinei & Giovannini (tra l’altro il libro si sofferma parecchio, in diversi capitoli, sulla nascita ed evoluzione delle commedie musicali del fantastico duo summenzionato, con il preziosissimo e notevolissimo intervento di Trovajoli, più che sull’avventura cine-musicale del medesimo), di quei film che hanno lasciato un segno indelebile sul Grande Schermo e nella nostra vita non soltanto di cinefili (come annota il compianto Ermanno Comuzio nel suo dizionario “Musicisti per lo Schermo”: “Spesso però sotto accompagnamenti sorridenti e solo superficialmente piacevoli si celano arguzie ed eleganze”), degli incontri con illustri Maestri del panorama musicale (Angelo Francesco Lavagnino, Arturo Benedetti Michelangeli, Quincy Jones, Stéphane Grappelli, Django Reinhardt, Frank Sinatra, tra gli altri) e con attori intramontabili come Marcello Mastroianni e Sophia Loren, Totò e Nino Manfredi, etc. etc. perché l’elenco è sterminato.
Un libro che non solo ammireranno e leggeranno tutto d’un fiato gli amanti e collezionisti dell’Ottava Arte ma anche i neofiti per comprendere pienamente cosa vuol dire avere la musica che scorre nelle vene e creare delle note tra le immagini che non ci abbandonano più; quando si dice, a ragion veduta, che la vera Arte è eterna! Quindi non lasciatevi sfuggire questa autobiografia che come dice il sottotitolo, è fatta di “pensieri, storie, emozioni, piccoli fatti e grandi incontri di …questo ombroso, scorbutico, insopportabile soggetto chiamato Armando…”.                  

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