Manuale di Storia della Musica nel Cinema

cover_manuale_storia_del_cinema_libro.jpgEnnio Simeon
Manuale di Storia della Musica nel Cinema (2006)
Rugginenti Editore RE 1076
pp.273, euro 25,90



«L’ideale lungamente vagheggiato d’un cinema sonoro è finalmente una realtà... In ogni parte del mondo si discute di quest’arte muta che ha trovato finalmente la sua voce». Era il 1928 ed Ejzenštejn, Pudovkin e Aleksandrov firmavano la celebre Dichiarazione: “Il futuro del sonoro”. In meno di un secolo, l’impiego della musica e del suono nel cinema hanno trasformato quest’arte.

Come sia cambiata e si sia evoluta la storia della musica nel cinema dal muto al sonoro fa parte di quel cammino affascinante che Ennio Simeon invita a ripercorrere in un prezioso libro pubblicato dall’editore Rugginenti: Manuale di Storia della Musica nel Cinema.
Ma da dove era nata l’esigenza di utilizzare la musica per “accompagnare” le immagini? Doveva certo apparire ben strano e forse inquietante assistere ad una proiezione immersi nel silenzio di una sala buia. Per questo, secondo Ernst Bloch, si avvertì l’urgenza della musica, per «provvedere alla sostituzione di tutti gli altri sensi», dato che la sola impressione ottica di un bianco e nero tagliato fuori dal mondo e proiettato su una parete sembrava alludere ad una realtà muta e “sensorialmente sminuita”. Se sia stato davvero questo il motivo che spinse alla graduale introduzione di una rudimentale colonna sonora o se invece non sia stato il bisogno di neutralizzare il ronzio costante del proiettore in sala o il frastuono proveniente dalla strada o il vociare nei locali all’aperto in cui avvenivano le prime proiezioni, non è dato ancora oggi comprendere con certezza.
Ma la necessità di una musica in qualche modo cosciente della propria funzione si comincia ad avvertire soltanto nei primissimi anni del 900 anche se per molto tempo sussisteranno oltre alle musiche originali anche brani di repertorio composti da pezzi utilizzabili indifferentemente per film diversi. La musica non doveva far altro che descrivere queste situazioni e conformarsi a qualunque esigenza. Particolarmente stretto fu all’inizio anche il rapporto tra opera lirica e cinema muto; uno degli episodi più prestigiosi fu la versione filmica di Der Rosenkavalier nel 1926 di Strauss. Lo stesso compositore, nel dirigere la prima esecuzione a Dresda profeticamente dichiarò: «Credo al futuro del cinema... Nessuna somma di denaro mi avrebbe indotto a credere che la mia opera potesse essere rappresentata sullo schermo, se non fossi stato convinto che il legame artistico tra musica e cinema può riuscire».
Nasceranno presto le prime partiture originali e l’apporto di grandi musicisti si rivelerà essenziale. Il libro non si sofferma solo sulla collaborazione al cinema di compositori quali Saint-Saëns, Mascagni, Satie, Šostakoviè, Prokofev, ma documenta anche l'attività dei compositori prettamente o soprattutto cinematografici - dagli hollywoodiani Max Steiner e Bernard Herrmann a Nino Rota ed Ennio Morricone - nonché le pratiche musicali più correnti in uso nella televisione, negli spot pubblicitari, nei video.

 

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