Quando cantavano le colt – Enciclopedia cinemusicale del western all’italiana

cover quando cantavano le coltFederico Biella & Massimo Privitera
Quando cantavano le colt – Enciclopedia cinemusicale del western all’italiana (2017)
Casa Musicale Eco – PP. 499, Euro 45,00
http://www.casamusicaleeco.com/shop/it/

L’interesse per le colonne sonore del cinema di genere italiano ha assunto da qualche anno a questa parte una forma che accanto al culto quasi modaiolo e un po’ disordinato dei primi anni del nuovo millennio ha saputo generare e mantenere una rete di studio e di analisi ricca ed approfondita. Era dunque necessario focalizzare un aspetto così determinante della cinematografia di culto e alcuni testi si sono occupati del tappeto sonoro di svariati filoni e autori, a volte uno dei pochi fattori di interesse, se non l’unico, di una particolare corrente filmica.

Giunge a noi nella maestosità delle sue 500 pagine questa poderosa opera testuale assemblata da Federico Biella e Massimo Privitera. Le colt cantarono la morte e fu… tempo di massacro, se parafrasiamo il titolo di un bel western sadico di Lucio Fulci, a cui si ispira la denominazione del libro. E proprio il canto delle colt, metaforica esecuzione e scuola artistica di milioni di note generate dalla maestria dei nostri compositori, è qui racchiuso non perdendo di vista la ricchezza di informazione conciliata con la grande scorrevolezza della scrittura.
Indagare strutture, correnti e artefici cinemusicali del genere western è operazione faticosa e altamente meritevole. Attraverso 262 opere cinematografiche si staglia una lunghissima cavalcata (è proprio il caso di dirlo...) che indaga lo strettissimo apporto dello score nel lungometraggio di riferimento. Si arriva al cuore dell’opera dopo una gustosa sosta nel saloon strutturale del cinema e della sua genesi sonora, significati e significanti delle visioni sonore poi testimoni di epoche irripetibili in termini di creatività e ingegno. E così, dopo questo intenso preliminare, gli autori indagano la genesi di un genere incredibile e dall’eccellenza italiana assolutamente paradossale, se si pensa che lo “spaghetti-western” è riuscito a plasmare un immaginario potentissimo nello spettatore scalzando persino l’indigeno genere “all-american”. Non solo nella morfologia, ma anche nella struttura sonora, il western nazionale ha saputo creare stili consegnati alla storia e si è fatto palestra e circolo culturale di numerosi artisti oggi tornati prepotentemente alla ribalta.
L’uscita e il successo strepitoso di Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone è una di quelle magie inspiegabili che segnano un’epoca. E proprio dal binomio Leone-Morricone bisogna partire per sincronizzare il ruolo fondamentale del musicista e della colonna sonora nel western nazionale. Gli autori, dedicandogli anche un fondamentale capitolo a parte, analizzano numerose opere di Morricone, che per la verità era stato generosissimo dispensatore di note anche con gli svariati emuli leoniani, e l’influenza ingombrante del Maestro torna più volte come fosse un cliché da romanzo.
L’ordine alfabetico delle quasi 300 opere analizzate consente così al lettore-autostoppista di orientarsi al meglio nel deserto delle colt cantanti. In questo senso gli autori sono facilitati (si fa per dire) dal fatto che per quanto prolifico, il genere è inquadrato storicamente all’interno di un varco temporale di pochi anni. Naturalmente sono trattati anche i prodotti tardi, estesisi fino alla fine degli anni Settanta e, scelta meritevolissima, anche alcuni lungometraggi che fanno dell’ambientazione western il proprio abito in superficie, seppur confinati nella parodia (come i film con Franco e Ciccio). Saggia scelta ad amor di completezza poi risulta essere la trattazione di titoli assolutamente fuori tempo massimo, dimostrazioni dell’ormai impossibile rilancio del filone (un titolo per tutti: Il mio West di Giovanni Veronesi, western filoindiano e post-moderno del 1998 con Pieraccioni medico toscano). L’approccio descrittivo delle varie opere analizzate consente così di seguire la sintassi del film in stretto rapporto con le scelte stilistiche del compositore, che di volta in volta innova, imita, ricicla o compie ardite sperimentazioni che a loro volta affluiscono in nuove costruzioni e cliché che si rincorrono. Fondamentale in conclusione risulta l’accompagnamento pratico del riferimento discografico, fonte che si arricchisce sempre più di nuove uscite per la gioia degli appassionati. L’analisi dei brani, il vero e proprio ascolto, permette così di descrivere un quadro inequivocabilmente sinestetico che chiude una cornice coerente e passionale. Fondamentale per tutti i western-maniaci, ma indicatissimo per i più generici “soundtrackomani”.
Gli altri contributi prima che si arrivi all’enciclopedia pulsante sono molto interessanti e portano le firme di Roberto Zamori, Carmelo Milone, Andrea Rurali, Cristiano Crippa, Andrea Natale, Giuliano Tomassacci.

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