Backstage di un compositore

cover libro fabio frizziFabio Frizzi
Backstage di un compositore (2020)
Prefazione di Vincenzo Mollica
Graphofeel
pag. 430
www.graphofeel.it



Più di dieci anni fa, quando ancora ero dipendente Mediaset e lavoravo come promoter per le reti tematiche “Happy“ – “Comedy Life“ – “Duel“ – “MT Channel“ – “IT Generation” sul pacchetto Stream e D+, ora denominato SKY, realizzavo i cosiddetti promo (i trailer della TV), sia montandoli che curandone la regia e l’ideazione delle riprese dei principali programmi, sitcom, etc. etc. per poi promuoverli in onda sui medesimi canali a pagamento. Mi capitò di dover promuovere una ‘new entry’ del canale “Happy”, ovvero una sitcom comica prodotta in casa, intitolata Call Center, che si realizzava in uno degli studi storici dell’azienda berlusconiana, interpretata da tanti comici del periodo e nuovi talenti, oltre alla presenza ‘musicale’ in ogni puntata di un grande Maestro delle colonne sonore, che da collezionista delle stesse, sin da ragazzino, e successivamente, in età adulta, fondatore della rivista che ben conoscete e che state leggendo, sapevo benissimo chi fosse e cosa aveva composto in carriera, quindi emozionato e felice di poterlo conoscere vis a vis. Era Fabio Frizzi, che ammiravo da tempo, preceduto dalla sua enorme fama di autore di partiture cult per film divenuti stracult (per dirla alla Marco Giusti) negli anni: vedi Fantozzi e Febbre da cavallo in primis e tanti film del genio artigianale di casa nostra, ma apprezzato tantissimo soprattutto all’estero, il regista Lucio Fulci. Incontro questo uomo alto, raffinato, imponente nella sua simpatia strabordante ed eccezionale musicalità nella voce e nei gesti; ma non poteva essere altresì, visto che fin da giovanissimo si era nutrito esclusivamente di pane, cinema e musica. Nei nostri incontri di lavoro a Mediaset, seppur fugaci, e perfino quando lo andai a trovare a casa sua a Roma, accolto dalla sua dolcissima ospitalità ‘mediterranea’, abbiamo sempre parlato di vita e note, anzi di una vita tra le note.
Quella stessa Vita cosparsa di note incredibili e fantasiose, di incontri cine-musicali illustri, istruttivi, illuminanti ed elevatamente preparatori per perseguire quell’innata passione per Colei che da sempre gli ha indicato la via lavorativa da coltivare ad ogni costo: la Musica. Quindi diventare un musicista, meglio un compositore di musica applicata alle immagini. E quella Passione per la Musica traspira con gran fervore, affetto, commozione, spensieratezza, simpatia e una proprietà di linguaggio descrittivo e narrativo, che non è facilmente in uso in chi, da musicista, cantante o compositore, deve parlare di sé – difatti in molti casi ‘biografici’ vi è sempre un supporto più dotto e pragmatico che riesce a trascrivere il flusso di pensieri confuso e poco linguisticamente comprensibile, nero su bianco, rendendolo di facile lettura – portando il lettore di capitolo in capitolo, in ordine cronologico, dall’infanzia ad oggi, a non volersi staccare dalla narrazione piacevolissima, colta, aneddoticamente divertente e divertita, nonché gravida di curiosità che gli appassionati di musica per film e di un’epoca d’oro del nostro Cinema di Genere che fu, e che oramai lo possiamo solo ‘sognare’, ne saranno ghiotti e lietamente sazi, finendo in un battibaleno questo libro, vero e proprio “Backstage di un Compositore”; e che compositore!
Raccontando di Beatles, Ennio Morricone, Carlo e Franco Bixio, Vince Tempera, Paolo Villaggio e il suo Ragionier Ugo Fantocci (oops, Fantozzi!), Febbre da cavallo, Quentin Tarantino, Lucio Fulci (Sette note in nero, Sella d’argento, Zombi 2, Il gatto nel cervello, L’aldilà, etc.), i Dieci Comandamenti per il Compositore di Musica da Film (vademecum seriamente formativo per tutti coloro che vorranno intraprendere l’attività di autori dell’Ottava Arte), le fiction televisive, decadenza e rinascita (forse?) del cinema italico, i cineconcerti e le performance live, una nuova speranza lavorativa (nel cinema di genere d’oltreoceano), del compianto e amatissimo, da tutto il popolo italiano, il fratello Fabrizio Frizzi, morto troppo presto, lasciando un vuoto enorme nella nostra televisione generalista, e non solo, e parecchio, molto, davvero tanto altro ancora.
Un libro biografico che non solo può conquistare e allietare chi è un cultore della musica per film e della Settima Arte, perfino chi è semplicemente curioso di apprendere i segreti e i dietro le quinte di un passato denso di vitalità cine-televisivo-musicale culturale e sociale, che odiernamente è solo una pallida illusione, paragonabile a un bel miraggio nel deserto più assolato e arido; per questo tristemente disprezzabile e tremendamente istigante a guardare indietro per carpirne le meraviglie e forse sperare che le stesse ritornino a splendere nuovamente come prima e più di prima. E tutto questo utopico (magari no!) ‘auspicare’ lo si deve al meraviglioso rimembrare di Fabio Frizzi in questo eccellente libro: brillante, spensierato, nobile, acuto ed eclettico come la Sua Musica.
Vi rimando inoltre alla mia intervista sui generis, sorta di autoanalisi di una carriera colma di meraviglie, a Fabio effettuata nel 2012 (leggi qui): grazie mille per esserti rivelato al sottoscritto, prima ancora che uscisse questa tua esaustiva biografia ben 8 anni dopo.   

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