Hans Zimmer – La rivoluzione cinematica

cover libro hans zimmerLuca Perrone
Hans Zimmer – La rivoluzione cinematica (2022)
Weird Book
Collana: Revolution
Genere: Saggio
Pagine: 140
Prezzo: 24,90 €
Formato: 15 x 22 cm
Caratteristiche: Brossurato
ISBN: 978-88-31373-79-1
https://www.weirdbook.it/shop/saggistica/hans-zimmer-la-rivoluzione-cinematica/

Il mondo delle colonne sonore sta cambiando e lo stesso modo di concepire e fare musica da film è mutato negli anni; ma è proprio negli ultimi tempi che il processo ha subito un’accelerazione. Sia per la diffusione di un sempre più marcato sperimentalismo sia per un maggiore uso dell’elettronica, diventa più raro trovare score classiche, “alla John Williams”. In questo percorso di grande mutamento Hans Zimmer ha certamente giocato un ruolo essenziale, considerando che la sua presenza, indiretta (tramite i suoi allievi) o diretta è sempre più preponderante.


Vi è, dunque, necessità di riflettere sui mutamenti che la musica da film sta vivendo e ripercorrere le tappe che hanno portato a questo cambio di direzione. Il libro di Luca Perrone, Hans Zimmer – La rivoluzione cinematica, è certamente un ottimo viatico per addentrarci nei meccanismi di una rivoluzione che sta segnando un’epoca. L’autore del libro parla di una musica che non è più modulo espressivo ma essenza stessa del prodotto per il quale è stata pensata; la rivoluzione cinematica di Zimmer sta certamente in questo e nella sua natura che prevede “l’assenza di un tema o di una melodia portante”. In maniera lucida e coerente Perrone individua le radici del cambiamento nella carriera dell’artista tedesco che, non a caso, ha creato una scuola dalla quale sono usciti giovani musicisti (da Henry Jackman ai fratelli Gregson-Williams) che oggi popolano il panorama mondiale della musica per film. Il discorso di Luca Perrone, dunque, si pone filologicamente l’obiettivo di individuare le radici del cambiamento e identificarne le peculiarità.
Non è un caso che, nel primo capitolo del libro, si ripercorrano le tappe principali della vita compositiva e non solo del musicista tedesco, con alcune curiosità e aneddoti sulle fonti di ispirazione che affascineranno i lettori più interessati (come il legame con il padre ingegnere che spiega molto degli sviluppi futuri). Ripercorrendo gli anni, Perrone individua anche la poetica musicale di Zimmer; coniugando elementi tecnici di composizione (senza mai essere troppo pedante), l’autore conduce per mano il lettore attraverso le evoluzioni di un protagonista del panorama musicale. L’analisi, come si diceva, è sempre lucida e coerente, impreziosita da frammenti di interviste che suffragano le ipotesi messe in campo dal Perrone. Probabilmente la chiave di lettura del percorso zimmeriano è lo sperimentalismo e l’autore lo scrive a chiare lettere; non è un caso che mentore del maestro tedesco sia stato Ennio Morricone che, con le sue colonne sonore, ha rappresentato un passo essenziale verso nuove forme di musica (basti pensare al celeberrimo urlo del coyote che sentiamo ne Il buono, il brutto, il cattivo). L’affinità con il maestro italiano sta nel mettere in musica elementi non “strettamente” di natura musicale ma che, aristotelicamente, contengono in nuce una loro sonorità che è degna di stare accanto ai “classici” strumenti musicali. Perrone riporta molti esempi, come il brano “Why so serious?” da Il cavaliere oscuro le cui prime note sono stridule proprio a sottolineare la pazzia di Joker. Sperimentalismo, dunque, quello di Zimmer che però non può eludere la classicità di una storia musicale che vede in Mozart il suo capostipite; non è un caso, come testimoniato da Perrone, che nel suo studio Zimmer tenga appesa una copia dell’”Ave verum corpus” del compositore salisburghese. Potremmo dire, dunque, con Perrone che la musica di Zimmer parte da istanze classiche che vengono hegelianamente superate in vista di qualcosa di onnicomprensivo che accolga elementi anche etnici. La classicità viene superata e rivista alla luce di un nuovo modo di fare musica che contempla anche la composizione collettiva; ecco dunque spiegato anche l’elemento didattico zimmeriano. Quello che la Remote Control si pone come obiettivo è costituire un gruppo di musicisti che si alimentino l’uno dall’altro. Questo ha comportato non poche polemiche e noi, con Perrone, possiamo dire che i rischi sono quelli di una perdita di originalità che potrebbe far soccombere altri modi di fare musica oppressi dall’incredibile mole di lavori firmati da compositori Remote Control. Il percorso è ancora in fieri e non si possono tirare conclusioni affrettate ma Perrone è pioniere nel definire (nel senso latino del termine) qualcosa in continuo divenire.
Di grande interesse il lettore troverà le parti del libro riservate ai maggiori lavori di Zimmer: da Il gladiatore a Il re leone, dal sodalizio con Ridley Scott a quello con Christopher Nolan. C’è spazio anche per la collaborazione di Zimmer con gli studios di animazione, capitolo di grande importanza nella carriera del compositore.
Una monografia come quella di Luca Perrone era certamente necessaria e utile per riflettere sul mondo delle colonne sonore, per carpire le mutazioni che la musica della settima arte sta vivendo. Non solo gli addetti ai lavori ma anche i lettori comuni troveranno di grande interesse gli spunti forniti dall’autore che, nel suo lucido incedere, ci fa quasi toccare con mano e assaporare le fragranze di un processo creativo che attinge a piene mani dalle molteplici realtà di una musica che sempre fluisce.

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