Registrando i Beatles (Here, There, and Everywhere)

cover libro registrando beatlesGeoff Emerick, Luigi Abramo, Howard Massey
Registrando i Beatles (Here, There, and Everywhere) (2023)
Editore: Coniglio Editore
Lingua: ‎ Italiano
Copertina flessibile: ‎ 380 pagine
ISBN-10: ‎ 8860630584

“Registrando i Beatles” è un libro che ci trascina nel backstage della Swinging London. Quando si parla di un qualsiasi aspetto della storia dei Beatles si ha la netta sensazione, tanto la materia è preziosa per milioni di esseri umani, di dover ricorrere a qualche diversa e più attenta forma di percezione sensoriale per poter reggere il peso di un argomento così dibattuto in lungo in largo. Ma quando a raccontare la loro storia è Geoff Emerick, cioè quello che li ha seguiti in studio sin dalle prime sessioni di registrazione e che poi sarebbe divenuto il tecnico del suono di buona parte dei loro dischi, allora la lettura stessa assume un aspetto quasi sacrale, perchè l’angolo di visuale in cui siamo trasportati non è solo quello di un testimone diretto bensì di un protagonista attivo della loro storia discografica.

In questo senso il lettore deve fare esattamente come nel 1966 fece a Londra il buon Geoff durante il primo incontro nello Studio 3 della EMI al cospetto del quartetto di Liverpool: mettersi attentamente e silenziosamente in ascolto da dietro il vetro della regia. Un volume che vi trascinerà nei vari backstage dei Beatles ovvero in uno di quei momenti epocali e più artisticamente alti dove la bellezza e la sperimentazione andavano serenamente a braccetto e dove si ebbero le condizioni di quella tempesta perfetta che rivoluzionerà per sempre tutte le certezze e le categorie di pensiero sino ad allora legate alla musica.
Chiunque abbia frequentato uno studio di registrazione conosce l’importanza cruciale dell’ingegnere del suono, una figura che ha una strettissima e incisiva relazione con la sfera creativa e psicologica degli artisti e che proprio per questo può valorizzare, ma anche compromettere, la produzione di un disco. Fortunatamente Emerick contribuì positivamente alla realizzazione di album come “Revolver”, “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, “The Beatles” e “Abbey Road”. Una figura presente con discrezione già dal primo incontro tra i quattro ragazzotti non londinesi dai modi poco forbiti (George Harrison si presentò con un occhio nero per i postumi di una rissa in un pub) e per questo guardati con poca riverenza da un raffinato gentleman e affermato produttore artistico quale George Martin che poi però, rimettendosi in discussione e uscendo dalla propria comfort zone professionale, deciderà con coraggio di aprirsi al servizio del nuovo sound trascinandosi dietro con passione tutto il cast tecnico tra cui lo stesso Emerick. Ovviamente il volume è cosparso di chicche ed episodi che ci narrano il lavoro di “bottega” dei Beatles dal quale, ad esempio, veniamo a sapere che un film come Yellow Submarine almeno inizialmente non suscitava loro particolare entusiasmo e che alcuni brani iconici inseriti nella colonna sonora - come “All Together Now” - erano in realtà considerati materiali di scarto.  
Tutto il libro è comunque sempre pervaso da quel particolare approccio al lavoro tipico delle maestranze che operano in ambito professionale sia discografico che cinematografico (Emerick ai tempi era un tecnico del suono stipendiato dalla EMI) e quindi possiamo trovare descritti aspetti molto tecnici di quel momento storico a cavallo degli anni ‘60 e ‘70 e delle sue repentine evoluzioni tecnologiche: il primo periodo passato agli Abbey Road, il passaggio dal registratore da 4 a 8 tracce, l’arte della sovraincisione, le prime batterie di Ringo Starr registrate in stereo, le nuove tecniche di posizionamento dei microfoni fino ad arrivare alla descrizione molto particolareggiata dell’allestimento del nuovo studio della Apple. Contemporaneamente però il racconto si anima dello spirito freak dell’epoca, così degnamente rappresentato dai Beatles, guardato tuttavia senza alcuna piaggeria o soggezione, a volte con rispettoso stupore e altre con divertito sarcasmo: le lunghissime sedute di improvvisazione del quartetto che sfinivano tutto il personale fino a tarda notte, gli orari di lavoro improbabili, le tensioni tra musicisti, discografici e gruppo di lavoro, l’uso di droghe che alteravano i sensi ma anche i piani di edizione, gli slanci creativi e le conseguenti richieste assurde come quella di microfonare un palcoscenico rotante e infine la presenza in studio di strambi personaggi come Magic Alex (che convinse John Lennon a finanziare la realizzazione di un disco volante con una speciale vernice che lo avrebbe reso invisibile). In questo senso un aneddoto particolarmente indicativo dell’atmosfera che si poteva respirare è quello dove si narra di una sessione in studio, in presenza di un perplesso George Martin, alla quale furono invitati degli amici per aggiungere alla registrazione suoni di folla e battiti di mani. Arrivò Brian Jones (chitarrista dei Rolling Stones) che si presentò però sorprendentemente non con il suo strumento ma con un sassofono. Un momento esilarante che Emerick descrive nel libro così: “... lo spirito del tempo era tale che la reazione di John e Paul fu “OK, lasciategli suonare il sax allora!” cosa che fece sebbene non con grande talento”.  
Godetevi quindi questo libro pubblicato in UK nel 2006 - Emerick è scomparso nel 2018 - ma solo recentemente tradotto in italiano da Luigi Abramo e stampato da Coniglio Editore.
E benvenuti in una macchina del tempo cartacea che vi riporterà dritti dritti nella Swinging London.

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