The Triangle

cover_the_triangle.jpgJoseph Lo Duca
The Triangle (Il Triangolo delle Bermuda, 2006)
La La Land Records LLLCD 1043
21 brani - durata: 53'08"



La qualità di una colonna sonora, alle volte, viene ribadita a distanza di qualche tempo, non solo grazie ai giudizi dei critici ed all’apprezzamento del pubblico, ma anche attraverso un curioso sintomo rivelatore: il fatto di vederla saccheggiare dalla rapacità di altri sedicenti compositori. Ad esempio, l’ascolto di questo recente lavoro di Joseph Lo Duca per una miniserie fantascientifica prodotta dallo Sci Fi Channel americano (appena trasmessa su Rai Due), rilancia e conferma indirettamente la qualità del lavoro di John Powell per il film The Bourne Supremacy del 2004. È talmente spudorato ed imbarazzante lo sciacallaggio perpetrato da Lo Duca ai danni della partitura di Powell che vien da chiedersi come mai i produttori della mini-serie (tra cui figura Brian Singer, l’alfiere del Superman del nuovo millennio) abbiano preferito pagare l’ingaggio a Lo Duca piuttosto che risparmiare e assicurarsi i diritti per un semplice riutilizzo dei temp track.
Anni fa ci si divertiva ad ascoltare i cd di Lo Duca… Ogni brano era un indovinello, per sfidare la nostra memoria e la conoscenza della film music: era bravo chi sapeva individuare il maggior numero di “fonti ispiratrici”. A lungo andare, basta, però. Ci sono autori bravi che si sforzano di inventare ogni volta qualcosa di nuovo, e sarebbe immorale nei loro confronti tributare anche solo una briciola di interesse per “patacche” insulse come questa.
La storiella dell’obbligo di attenersi ai temp track è solo quello che sembra, una comoda scusa. Broughton ha composto musica per molte miniserie televisive, ma non ha mai copiato nessuno. Giacchino, in circolazione da molto meno tempo di Lo Duca, ha digerito in un secondo le musiche provvisorie inserite sul primo montaggio di Lost, poi si è rimboccato le maniche ed ha lavorato di suo: alla fine, delle “tracce provvisorie” di Carpenter, Morricone, Goldsmith e Zimmer non è rimasta… traccia. Senza dimenticare molte altre affascinanti colonne sonore televisive che abbiamo recensito in questi ultimi anni: Angels in America di Newman, Carnivale di Beal, 24 di Callery… siamo su altri pianeti, evidentemente. Questa premessa spiega il giudizio impietoso per questo inverecondo pasticcio firmato da Lo Duca, il quale non si ferma alle invenzioni di Powell per le avventure dell’agente Bourne, ma nella seconda parte allarga il suo campo d’azione e attinge pure dalle affascinanti composizioni di Newton Howard per Unbreakable e Signs.
Resta poco da aggiungere, se non che l’esecuzione è di quelle votate al risparmio. Almeno negli originali si apprezzavano interpretazioni acustiche ad alto livello, supportate da sintetizzatori e sonorità sofisticate. Qui l’orchestra fa modeste apparizioni, mentre i sintetizzatori, che dominano la parte centrale del disco, sono programmati come facevano Jarre e Goldsmith nei primi anni ’80. Alcuni ascoltabili episodi finali (l’estatico “It’s Over” e l’intimistico “New Lives”) in cui Powell e Newton Howard si trovano infine ben shecherati tra loro, non riscattano questo disco irritante e non lo salvano dall’urgente impulso di archiviare e dimenticare.
Chi va alla ricerca di novità e stimoli, cerchi altrove e spenda meglio i suoi soldi.


 

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