Downton Abbey

cover downton abbey collectionJohn Lunn
Downton Abbey – The Ultimate Collection (Musical Highlights of All Six Seasons) (Id. – 2010 - 2015)
Decca/Carnival 4769734
CD 1: 17 brani – Durata: 55’20”
CD 2: 19 brani – Durata: 54’20”

Chi è John Lunn? Un compositore scozzese (classe 1956) da tenere in grande considerazione!
Al suo attivo tantissima televisione dalla fine degli anni ’80 ad oggi, tra serie e TV Movie, quali, citando le più recenti e famose, The White Queen, Grantchester e per l’appunto quella che andiamo a recensire, Downton Abbey. Proprio per questa celebre serie TV ha ricevuto nel 2012 e nel 2013 due Primetime Emmy Awards, nonché una candidatura nel 2014. Lunn, più volte nominato e premiato per i suoi ottimi score televisivi, è considerato unanimemente dalla critica un compositore dall’”approccio unico, intelligente e sensibile con un suono che colpisce sempre al cuore”.

Effettivamente la OST composta per le sei stagioni della serie anglo-americana in costume, ambientata durante la fine dell’età edoardiana, Downton Abbey dimostra ampiamente tale dichiarazione e questa raccolta in due CD di cui parliamo ne certifica ancora di più la sua qualità compositiva e la ricchezza di idee e stili profusi, d’altronde parliamo di un telefilm che si è aggiudicato ben tre Golden Globes, oltre ad un totale di 177 candidature e 50 vittorie ai premi più prestigiosi, in cui la musica è un ragguardevole elemento fondamentale e protagonistico. Già dal primo CD, con la lunga traccia “Downton Abbey – The Suite” si capisce il tono e la caratteristica basilare della partitura di Lunn: un tema romanticamente armonioso, bellissimo, dal piglio volutamente ostinato, dai tratti minimali (ma di quel minimalismo non fine a se stesso, ripetitivo e noioso, ma colmo di sfumature!) che va giusto a percuotere quegli strati del nostro animo più sensibili. Inoltre al suo interno passaggi finemente celtici con un trasporto degli archi e dei fiati da far venire la pelle d’oca e intimistici assoli di piano (La Chamber Orchestra of London diretta da Alastair King con al pianoforte lo stesso Lunn). “Story of My Life” con i suoi archi accorati disegna un nuovo tema dalle linee impalpabili. “Love and the Hunter” nelle note iniziali per piano e archi sembra provenire dal pentagramma di John Barry ma subito si dipana un originale tema movimentato, giocoso e vibrante, novecentesco. “Preparation” riafferma che il tema principale della serie è di un’emozionalità disarmante. “Such Good Luck” ci delizia con un nuovo leitmotiv per piano solo, archi e fiati in controcanto, una ninnananna dalle movenze sottili di accesa bellezza!
“Did I Make the Most f Loving You” con la bellissima e incantata voce sopranile di Mary-Jess Leaverland che interpreta la canzone del tema portante dimostra, se ve ne fosse ancora bisogno, quanta avvenenza possegga questo leitmotiv. “Damaged” comincia con assolo di violino su di un piano che centellinato fa da supporto ritmico alla mestizia del tema esibito, poi disteso dagli archi e dai fiati. “Violet” è una parafrasi del tema principale che assume valenze delicatissime e pastorali. “I’ll Count the Days”, nella candida voce da soprano di Eurielle, esalta in forma di canzone, su liriche di Don Black, il secondo leitmotiv della serie, anch’esso di un’intensità sconvolgente, da brivido lungo la schiena, con quel piano che enuncia il tema e gli archi che letteralmente lo avvolgono in un caldo abbraccio. “Fashion” è l’ennesima variazione del Main Theme dal crescendo armoniosamente fasciante. “Us and Them” è una danza celtica all’inizio che si trasforma in un valzer dalle reminiscenze menkiane de La sirenetta. “The Fallen” raffigura una pagina drammatica, dolorosa con perorazioni degli archi in levare. “Elopement” è un’elegia barberiana nel suo incedere tragico, con un crescendo ostinato nella seconda parte inframmezzato ad un lirismo placido straniante e arioso che lascia a bocca aperta. “New World” è uno scherzo giocoso per archi e piano ribattuto che prende minimamente spunto dal tema principale, divertito e divertente. “A Dangerous Path” dolorosamente cerca di farsi strada con i suoi archi e fiati sottesi sui quali sopraggiunge un piano e un violino solisti affranti, in cerca di redenzione, mentre il lungo brano “Escapades 1” è un’altra arzigogolata perla compositiva lunniana con pizzicati d’archi irriverenti, svisate del clarinetto e giochi contrappuntistici del piano, tra rimandi jazz e cavalcate grusiniane sempre degli archi, tra sberleffi e attimi fintamente tensivi. “A Glimpse of Happiness” chiude splendidamente il primo album con una sorta di valzer straussiano dalle curve morbide. Il secondo CD si apre con “A Grand Adventure” un pezzo puramente barryano, arioso, un nuovo leitmotiv magnifico. “Duneagle” è un brano dal sapore irish; “Not One’s Just Desserts” è una rincorsa nei primi 30” in cui svetta il Main Theme che poi diviene un adagio funereo; gli oltre sei minuti di “Life After Death” sono un canto sentito per archi in cui un ennesimo nuovo tema appare, eseguito nella seconda parte dal piano e dal clarinetto in tutta la sua drammaturgica essenza desolante: altra gemma di questo compositore eccelso!
“Marmalade Cake Walk” in poco meno di un minuto vibra a ritmo di charleston. “A Mother’s Love” tra archi sospesi e un assolo di violino rammenta astrattismi morriconiani. “The Hunt” consiste in un altro vivace ostinato per archi e piano, variante del tema portante. “Nothing Will Be Easy” di nuovo ci fa sentire la splendida voce di Eurielle su parole di Don Black per una canzone carezzevole sul tema summenzionato alla John Barry. “Down in China Townton” è swingante al punto giusto, con retrogusto orientaleggiante; “Escapades 2” è la variazione del succitato zigzagante movimento del primo CD, questa volta con rimandi ai brani tensivi e parodistici di Henry Mancini per la saga della Pantera Rosa; “Brancaster” in forma di ostinato elfmaniano percuote gli archi e i fiati in maniera ossessiva e dura fino a risplendere in un passaggio aereo nel quale si fa largo il tema principale rimestato con quello barryano; “Goodbye” espone in modo lieve e dolce il leitmotiv primario, nel frattempo in “It’s Not Goodbye, It’s Au Revoir” si torna ad atmosfere dixieland jazz anni ‘20. “The New Gladiators” è il primo vero pezzo d’azione della raccolta con trombe furibonde, archi in levare e piano ritmico, almeno nella parte iniziale, poi si vira verso lidi sicuri e più accoglienti con dolcezza e tenerezza avvolgente: un tour de force per questa ottima orchestra da camera londinese che si dimostra un’autentica battagliera quando c’è da tirar fuori gli artigli e amorevole quando c’è da mettere in risalto i sentimenti più profondi.
Con “Modern Love” viene sigillato con grazia ed eleganza un nuovo tema dalle sinuose linee jazzate valzeristiche (quasi un Elmer Bernstein prima maniera!), davvero affascinante. “Ambassador Stomp” fa la giravolta tra jazz e swing d’annata. “The Butler and the Housekeeper” echeggia sentimenti lontani e rivincite personali con i suoi archi sommessi; “Two Sisters” da inizialmente al piano solo il compito di descrivere l’amore di due sorelle che nel successivo suono soffice degli archi trova la sua sublimazione. Si termina con il breve “End of an Era” apoteosi di una score sorprendente, è proprio il caso di dirlo!
Questa superba colonna sonora per telefilm conferma che oggigiorno si scovano grandi partiture più nel mondo seriale televisivo che nel cinema, scoprendo egregi compositori dalle molteplici idee e capacità, dei veri e propri autori di Musica Applicata!

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