The Young Pope

cover the young popeLele Marchitelli/AA.VV.
The Young Pope (Id. – 2016)
Warner Music 5054197508028
CD 1: 14 brani – durata: 77’43”
CD 2: 22 brani – durata: 77’30”

Quando il Cinema si fa televisione! Quando la grande bellezza del Cinema si insinua tra le trame del piccolo schermo uscendone vittoriosa e stupefacente grazie al genio di uno dei nostri più grandi attuali Registi, il Premio Oscar Paolo Sorrentino. Sulla serie The Young Pope si è detto di tutto e di più ma che trattasi di un prodotto seriale televisivo innovativo e fuori dagli schemi sarebbe solo affermare una piccola parte di ciò che in realtà è: Grande e Dirompente Cinematografia prestata (donata) al media TV!

E come sempre nel mondo filmico sorrentiniano enorme importanza ha la musica che commenta le sue immagini: in questo caso una serialità sconvolgente, disorientante, poeticamente sublime e intricata come il personaggio del Giovane Papa (Jude Law) che ne è protagonista assoluto, lo score originale viene affidato al sodale Lele Marchitelli che aveva già commentato il film da Oscar La grande bellezza (leggete la nostra intervista al compositore), qui supportato e affiancato da una sequela infinita di brani di repertorio che il geniale Sorrentino già sceglie in fase di scrittura della sceneggiatura, puntualizzando così uno dei fattori fondamentali dello scrivere per immagini: l’uso della musica crea la giusta ispirazione per mettere nero su bianco la composizione di una scena ed i suoi dialoghi, quel trasporto emotivo senza il quale tutto rimane sterile e distaccato.
Iniziamo col commentare i brani originali scritti da Marchitelli, presente nel doppio CD con undici pezzi: la traccia “Later” apre le sue composizioni, una cantilena rock psichedelica molto anni ’70 con chitarra elettrica, basso, xilofono e suoni metallici vibranti in primo piano e sul finire un flauto che chiude soavemente (basso, tastiere, chitarre e programmazione eseguiti da Marchitelli stesso); “Cardinals” suona morbidamente astratto con la sua chitarra acustica folk primeggiante, su ritmiche etniche, che dona al pezzo un senso di movimento non solo corporale ma paesaggistico profondamente liturgico (l’effetto fanciullesco vocalizzante campionato dei synth sullo sfondo crea uno straniamento angelico non indifferente);  “Dreaming of You” vede sempre in rilievo una chitarra folk enunciare un tema alla Ry Cooder su synth stranianti che prolungano un suono cupo e minaccioso. “Sister Mary” con il suo iniziale piano dolcemente quieto (suonato da Gilda Buttà) che viene sollevato candidamente e leggermente dagli archi in volo, con il violoncello solista (Luca Pincini) che delinea un tema che tocca le corde emotive più intime e nascoste (la Czech National Symphony Orchestra diretta da Marek Stilec); “Fear of God” gioca con suoni e ritmi angoscianti che scrutano gli angoli più oscuri dell’animo, che il violoncello solista tratteggia con arpeggi drammatici e quasi interrotti dal coacervo di effetti che lo circondano; “The Knowledge” suona misterico con quel ritmo sincopato estenuante in evidenza su sintetismi dark; “Hair” con la chitarra elettrica, lo xilofono e il synth uno sull’altro, nella sua brevità, appare come un astrattismo fantascientifico, quindi estraneo e veloce come un fulmine a ciel sereno; “Voiello Soul” è un tema blues sempre alla Ry Cooder che sottolinea la figura particolare del Cardinale interpretato magnificamente da Silvio Orlando; “Maddalena Ventura” con le sue chitarre elettriche distorte e brutali colpisce allo stomaco; “The Miracle” grazie al violino solista di Marcello Sirignano che si staglia sugli archi dell’orchestra ceca ci conduce in scenari liturgici ascetici e classici di impronta barberiana; l’ultimo brano di Marchitelli è “Dussolier” per piano solo della Buttà, un pianismo rarefatto e addolorato di forte intensità emozionale.
Il contorno alle tracce originali è di tutto rispetto e più variopinto possibile, abbracciando i generi più disparati con una logica ben precisa e mai casuale tanto per destare l’attenzione o colpire facilmente nel segno (Sorrentino è un vero Maestro in questo!): si passa dal funereo, arrabbiato e doloroso lungo movimento “Tranquillo” del “Kleines requiem fur eine polka, op. 66” del compositore polacco Henryk Górecki (1933 – 2010) al delicato brano ‘dimenticato’ (come dice il comunicato stampa dell’album) di Nada, “Senza un perché”, dalla splendida canzone d’apertura del loro album d’esordio del 1966, i Jefferson Airplane di “Blues From An Airplane” al compianto Leonard Cohen nella poetica e commovente celebre cover di Jeff Buckley di “Hallelujah” e chi più ne ha più ne metta (Max Richter, Peppino Di Capri, Béla Bartók, Roberto Murolo, John Tavener, Kronos Quartet, Franz Schubert, Devlin, etc. etc. etc.).
Un’esperienza d’ascolto a 360 gradi che fa rivivere alla perfezione tutta la visione della serie e le sue forti tematiche e che rende l’album una sorta di viaggio tra la spiritualità espressa in tutte le sue contraddizioni e fascinazioni e l’avventura della vita, la nostra vita con le sue indifferenze, sofferenze, gioie ed egoismi pur amandola e non potendone fare a meno se la Passione ci accompagna.    

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