Katamari Damacy

Katamari Damacy
La colonna sonora più folle della storia dei videogiochi

I Feel it! I Feel… the Cosmos…”

Katamari Damacy viene immesso sul mercato, in assoluta sordina, nell’estate del 2004. Prodotto dalla Namco, celebre software house, responsabile di saghe storiche come quelle di Tekken e Ridge Racer, all’apparenza sembra un giochino senza pretese, forse atipico nella grafica e dalla giocabilità curiosa e particolare, ma niente di più.
Uno delle migliaia di videogiochi per la PlayStation 2 che escono ogni anno, destinato a perdersi nell’anonimato, si pensa. E invece… Invece i pochi (all’inizio) che lo acquistano, si rendono presto conto di avere tra le mani uno dei titoli più folli, divertenti e, soprattutto, geniali, che mente ludica abbia mai partorito. Il verbo si diffonde velocemente su Internet, prima in America, poi in Europa. E’ il trionfo.
Katamari e il suo creatore, Keita Takahashi, diventano celebri star del firmamento videoludico in un lasso di tempo brevissimo.
Il perché di tanto successo? Un perfetto mix di umorismo, giocabilità e un concept banalissimo, ma al tempo stesso innovativo. Il giocatore infatti, in Katamari Damacy, deve “raccogliere” ogni elemento presente sullo schermo di gioco, facendo rotolare su di esso una palla adesiva (il katamari), che “raccogliendo” gli oggetti su cui passa, diventa sempre più grande.
L’unico limite per il giocatore è legato al fatto di poter inglobare solamente gli oggetti che non superino in altezza il diametro della palla. Si inizia con il raccogliere monete, spilli e bottoni per poi passare a grattacieli, stadi e montagne.
Elemento fondamentale per il successo di Katamari Damacy, però, è la colonna sonora che accompagna il protagonista lungo i livelli di gioco e durante gli intermezzi che raccontano la follia ideata da Takahashi.
Il lavoro di Yu Miyake, Asuka Sakai, Yoshihito Yano, Toyama Akitaka, Masayuki Tanaka, Yuri Misuri e Hideki Tobeta diventa ben presto oggetto di venerazione e culto da parte dei possessori del gioco.
Musicalmente, Katamari Damacy è giapponese al 100% e non certo perché le canzoni abbiano un qualsivoglia riferimento diretto alle tradizioni del Sol Levante, ma perché le tracce del CD rappresentano in modo inequivocabile la follia e creatività estrema di un popolo che non smette mai di lasciare a bocca aperta il mondo occidentale.
Già il titolo ufficiale della soundtrack è un tutto un programma: Katamari Fortissimo Damacy: 21 pezzi, uno diverso dall’altro, ma tutti capaci di prendere l’ascoltatore per proiettarlo in un universo parallelo, un viaggio demenziale e lisergico che, quand’anche non conoscesse il gioco, ogni melomane dovrebbe intraprendere. Descrivere i brani singolarmente è impresa ardua. Il tema principale del gioco, “Sasasan Katamari”, canticchiato a cappella ad inizio partita e poi proposto in forma di fanfara nei titoli di testa, è epifanico di quello che di lì a poco si scatenerà. La follia è degenerativa: “Overture” contiene una romantica versione al pianoforte del tema principale; “The Moon and the Prince”, apre le porte al japan pop (quello dei Pizzicato Five per intenderci) che ritroviamo nella deliziosa “Lonely Rolling Star” e in “Cherry Blossom Color Season”. Un sostanzioso passo verso il delirio lo compie “The Wonderful Star’s Walk Is Wonderful” che mescola violini, chitarre classiche e sintetizzatori in un gustoso helzapoppin musicale .
Un demiurgo impazzito sta invece dietro a “Wanda Wanda”, magnetico pezzo ultra-pop e post-techno, e a “Fugue 7777”, ridicolmente solenne con il suo alternarsi di toni bassi e squillanti. Se si riesce a sopravvivere a queste due “esperienze”, si potranno apprezzare i ritmi classici, e decisamente più riposanti, di “Que Sera Sera” e “Katamari Mambo”, che richiamano atmosfere anni ‘50 con xilofoni e strumenti a percussione appena accennati. Insomma, dentro Katamari Damacy c’è davvero di tutto. Pop, elettro-pop, cantilene infantili, lounge, rock, techno, samba, ambient, mambo: un caleidoscopio musicale surreale che travolge, stupisce ed affascina. Certo, nel luogo in cui sono ospitate e minuziosamente descritte le sontuose ed eccelse partiture di Williams, Morricone e Bernstein, la soundtrack potrebbe sembrare apparentemente fuori posto, ma credete: se volete evitare dodici ore di aereo per visitare il Giappone, i 75 minuti di Katamari Fortissimo Damacy sono un biglietto di sola andata verso un mondo nuovo, diverso, atipico e affascinante. I videogiocatori l’hanno capito e, mentre scorrono i titoli di coda, sulle note della “Katamari March”, che riesce ad essere al tempo stesso allegra e nostalgicamente evocativa, si rendono conto di aver giocato e vissuto qualcosa di speciale…

 

 

 

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