La musica per film: una possibile e necessaria applicazione della vena creativa – Intervista esclusiva a Stefano Caprioli

foto_stefano_caprioli_federico_riva_piano.jpgLa musica per film: una possibile e necessaria applicazione della vena creativa – Intervista esclusiva a Stefano Caprioli

Colonne Sonore continua il suo viaggio nell’universo sterminato dei compositori italiani di ieri e di oggi di musica per film con la sua intervista sui generis al Maestro Stefano Caprioli, ponendogli come domande i titoli più significativi della sua filmografia cinemusicale. Caprioli nasce nel 1962 a Venezia Lido dove a dieci anni entra al Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello”, diplomandosi in pianoforte. In gioventù suona in complessi veneziani affinando ancor di più le sue doti di musicista. Nel 1983 inizia la sua esperienza come pianista in spettacoli teatrali itineranti, attraverso i quali entra in contatto con nomi del calibro di Lando Buzzanca, Gigi Proietti e Massimo Ranieri. Per caso e per azzardo nel 1985 conosce il compositore da lui molto amato, Nicola Piovani, con il quale registra parecchie delle sue più note colonne sonore:  Intervista, La voce della luna, La messa è finita, Goodmorning Babilonia, In nome del popolo sovrano e molte altre. In quegli anni apprende l’arte del compositore per il cinema e proprio nel 1988 approda sul grande schermo con il primo film di Giacomo Campiotti, Corsa di Primavera. Da lì in avanti presta la sua arte compositiva sia al cinema che alla televisione, lavorando con registi quali Maurizio Zaccaro, Fabrizio Costa e Pupi Avati, non disdegnando collaborazioni a importanti produzioni televisive targate Rai, soprattutto come direttore musicale per Domenica In nel 2003/04 condotta da Paolo Bonolis e successivamente da Paolo Limiti. Lo stile di Caprioli è un seguirsi di melodie sinfoniche raffinate e orecchiabili con un uso particolare e approfondito di sperimentazioni elettroniche atte a dare ancor più spessore a temi già di per sé molto funzionali sia dentro che fuori le immagini. La sua modestia nell’accostarsi alla materia filmica da un punto di vista musicale tra il classico e il popolare, con interventi sonori di generi diversi, è la prova di una conoscenza profonda dell’arte di far Cinema e della passione innata per la Musica.

Colonne Sonore: Corsa di Primavera (Giacomo Campiotti, 1988)

Stefano Caprioli: Primo film per me come autore e primo film come regista per Giacomo Campiotti. La storia tenera di questi bambini schiacciati dai “grandi” e dalle loro (in)decisioni fa di questo film un meraviglioso esempio di cinema minimalista, attento ai dettagli e ai sentimenti più delicati. Per me fu una meravigliosa opportunità per cominciare in grande questo fantastico mestiere, il film infatti fu accolto alla Mostra del Cinema di Venezia: 100 metri da casa mia al Lido, isola dove sono nato.

CS: Dove comincia la notte (Maurizio Zaccaro, 1989)

SC: Il film fu realizzato da Maurizio Zaccaro su soggetto di Pupi Avati nei luoghi dove appunto il grande Avati stava girando Bix, il film sulla vita di Bix Beiderbecke.
La scelta di Maurizio fu di usare una poesiola di Emily Dickinson come traccia per creare una piccola melodia infantile e inquietante, che bene si sposava al contenuto del film.
Il testo era il seguente:

'Twas such a little—little boat
That toddled down the bay!
'Twas such a gallant—gallant sea
That beckoned it away!

'Twas such a greedy, greedy wave
That licked it from the Coast—
Nor ever guessed the stately sails
My little craft was lost!

Un pianoforte molto riverberato  e un quintetto d’archi, più qualche strumento a fiato e il gioco era fatto.
Per trovare una voce femminile incisiva incontrammo una certa Susan Zelouf, madrelingua inglese, che cantò meravigliosamente bene la nostra canzoncina. 

foto_stefano_caprioli_spartito.jpgCS: Dichiarazioni d'amore (Pupi Avati, 1994)

SC: Questo film merita un breve aneddoto: la pellicola non prevedeva affatto musiche originali e Pupi Avati desiderava sincronizzare il film con canzoni della sua infanzia per accompagnare nel modo migliore la tenera storia dei suoi primi anni bolognesi. Nella trama, tuttavia, vi erano eventi drammatici che portavano avanti e indietro nel tempo la storia stessa. Vi era bisogno di un tema fortemente drammatico e nostalgico allo stesso tempo e il maestro pensava al famoso Adagio di Samuel Barber per archi. Un pomeriggio, mentre ero nell’ufficio di Antonio Avati a Roma, fratello e produttore del film, arrivò una telefonata che avvertiva dei costi altissimi per ottenere i diritti del brano in questione. Fu un attimo, Antonio mi guardò dall’altra parte della scrivania e mi chiese: “Ce la fai a scrivere un Adagio alla maniera di Barber in due o tre giorni?”. E così fu. Ne uscì un brano che piacque talmente a Pupi da usarlo a lungo nel film, oltre ogni previsione.

CS: L'amico d'infanzia (Pupi Avati, 1994)

SC: Questo è il vero primo esperimento di elettronica per me, e nell’ennesimo film americano di Avati mi avvalsi della collaborazione di un mio fraterno amico e ottimo musicista e programmatore, Giorgio Costantini, per realizzare con suoni “campionati” una buona colonna sonora. Erano gli anni dei campionatori ed emulatori AKAI ed EMU…

CS: Come due coccodrilli (Giacomo Campiotti, 1995)

SC: Un altro bellissimo film di Campiotti che ho avuto la fortuna di musicare, la storia del “complicato” Gabriele, compresso e solitario fratello illegittimo che desidera la rivalsa, richiedeva una musica dinamica ma nel contempo molto semplice. Fu la prima volta che mi accorsi dell’importanza dei “rumori” nell’economia della colonna sonora e il tamburellamento delle dita su un tavolino da bar da parte del fratello violento del protagonista diventò la ritmica su cui costruii le fasce musicali che accompagnano i momenti clou del film. 

CS: Storia di guerra e di amicizia (Fabrizio Costa, 2002)

SC: Il primo dei felicissimi lavori che ebbi modo di fare con la Titanus del grande Goffredo Lombardo, compianto fondatore della prestigiosa casa produttrice.
Un lavoro condiviso con Gianni Mazza e che narrava le vicende nel primo dopoguerra nel napoletano di una serie di personaggi e alcuni bravissimi bambini. Erano gli anni del Roland JV1080, che venne in soccorso a noi tutti per ottenere buone sonorità in integrazione alle parti orchestrali già registrate.  

CS: La cittadella (Fabrizio Costa, 2003)

SC: La Cittadella, remake della storica versione anni ’60, fu uno dei momenti più felici per me. Nacque un sodalizio con Fabrizio Costa che riuscì a far passare alla rete e alla produzione una linea musicale modernissima, fatta di chitarre elettriche e organo Hammond, percussioni sintetiche e una vera e propria orchestra. Ne venne fuori un’operazione alla “Atom Heart Mother” dei mitici Pink Floyd, una sorta di poema sinfonico fortemente contaminato dal progressive e una punta di rock.

foto_stefano_caprioli_batteria.jpgCS: Cime tempestose (Fabrizio Costa, 2004)

SC: Fortunatissimo remake che fu campione senza precedenti di ascolti, e ancora una volta follia musicale nata dalla collaborazione con Fabrizio Costa, regista talentuoso ed illuminato. Il contrasto del film in costume con le sonorità elettroniche fu una chiave vincente e assolutamente originale. Direi, che da questa serie in poi la mia chiave musicale principale è appunto il desiderio di convivenza tra famiglie di strumenti e culture diverse solo apparentemente tra loro.

CS: Meucci (Fabrizio Costa, 2004)

SC: Di questa serie ne parlo sempre poco volentieri perché non fu sufficientemente compreso il progetto musicale che avevo in mente e, diciamo la verità, scarseggiava anche dal punto di vista narrativo. Una esperienza di transito…

CS: Sacco e Vanzetti (Fabrizio Costa, 2005)

SC: A mio avviso il capolavoro di Fabrizio Costa, un affascinante remake della sfortunatissima storia dei due compatrioti morti ingiustamente sulla sedia elettrica. Anche in questa avventura la richiesta di Fabrizio fu di lavorare sulle sonorità, cercando nei suoni “industriali” delle percussioni, i pad avvolgenti per raccontare la nebbia del porto di Boston, darabucca e tabla a raccontare l’etnicità e il senso selvaggio di appartenenza. Ne è nata anche una canzone, senza voler minimamente emulare l’avventura di Morricone e Joan Baez, ma invece ricercando un motivo popolare sui bellissimi versi di Alessandro Fo. La voce di Donatella Pandimiglio ha riempito di colori questo disegno crudo e rurale.

CS: L'uomo che rubò la Gioconda (Fabrizio Costa, 2005)

SC: Qui abbiamo proprio giocato sulla Francia che immaginavamo noi attraverso i Poirot e gli altri personaggi d’oltralpe più caratterizzati, e dunque la colonna sonora diventa quasi circense, pur conservando una forte italianità nella costruzione melodica. La fisarmonica che diventa accordeon, il pianino e le pianole di strada… Realizzando queste musiche mi ritornavano in mente le parole di Angelo Francesco Lavagnino in uno stage di tanti anni fa in cui raccontava di essere riuscito a vendere musica cinese ai cinesi…

CS: La freccia nera (Fabrizio Costa, 2006)

SC: Altro remake e altra sfida, qui a mio avviso riuscitissima di sposare tradizione e avanguardie e dunque il Signore degli anelli si mette la calzamaglia e partono frecce come se piovesse. Mi sono divertito moltissimo e la complessa tessitura orchestrale ebbe una degnissima realizzazione grazie alla Bulgarian Symphony Orchestra.

CS: Crimini - Disegno di sangue (Gianfranco Cabiddu, 2006)

SC: In questo episodio mi venne chiesto di accompagnare l’intricata vicenda, interamente ambientata nella moderna Sardegna con le sue speculazioni, con sonorità mediterranee e il risultato ne è una inedita vena “world music” che ignoravo di possedere. Preziosa come sempre la collaborazione con la vocalist Valentina Ducros, spesso autrice dei testi delle mie canzoni, e Simone Salza, pregevole saxophonista.

foto_stefano_caprioli_federico_riva_piano2.jpgCS: Il sangue e la rosa (Salvatore Samperi, Luciano Odorisio, Luigi Parisi, 2008)

SC: Questa miniserie, ambientata nella roma ottocentesca papalina e zeppa di cospiratori, ha una struttura tipicamente melodrammatica e ne nasce dunque una tessitura quasi operistica. Le battute e i dialoghi sono in perenne contrappunto con le musiche e lo sviluppo dei temi avviene durante i momenti più intensi delle vicende. Vi è un vero e proprio “recitativo e arioso” che porta la serie stessa ad essere un interessante esempio di “commedia lirica”. Anche qui una orchestra prestigiosa che si fonde con plettri mediterranei e percussioni profonde ed esotiche, con intrusioni mediorientali nell’uso del duduk, strumento a fiato dal suono simile alla voce umana nelle sue lamentazioni.

CS: So che ritornerai (Eros Puglielli, 2009)

SC: Qui le richieste musicali sono chiare fin da subito: il mondo di Bernard Herrmann dei film di Hitchcock e la melodia ai violini nella loro estensione più acuta come nei lavori di Donaggio per Brian De Palma. Eros Puglielli è un regista giovane ma dalle idee molto chiare e il lavoro con lui è stato fantastico ed estremamente stimolante. I titoli di testa di questo film li considero una delle composizioni più intense della mia produzione musicale.

CS: Feisbum il film (episodio "L'arte di arrangiarsi", 2009)

SC: Piccolo intermezzo sull’accattonaggio ai tempi di Google dove ho realizzato un tema balcanico ossessivo che ben si sposa con la situazione.

CS: Tutti per Bruno (Stefano Vicario e Francesco Pavolini, 2010)

SC: Una decina di musicisti, per lo più rockettari, chiusi in una sala romana con libertà di interpretazione dei temi composti per la serie. Un lavoro tra il Quincy Jones anni ’70 e le slide guitar della west coast per raccontare le avventure di un terzetto di sfigatissimi poliziotti della capitale. La storia d’amore tra la ragazzina adolescente e il maturo poliziotto rende necessaria la costruzione di una canzone che ebbe un discreto successo nel mondo dei teenager.

CS: Fratelli Detective (Rossella Izzo, 2010)

SC: Enrico Brignano e soci in una commedia gradevole e spensierata ben diretta e congeniata. Concepita ad episodi, necessita di molta musica con caratteristiche diverse da episodio ad episodio. Vi sono dunque i temi portanti, ma anche i temi ad hoc per i singoli episodi. Ottima la sinergia tra me e Rossella Izzo, preziosa musa e grande professionista.

stefano_caprioli_foto_federico_riva.jpgCS: Sangue caldo (Luigi Parisi e Alessio Inturri, 2011)

SC: Complessa ed appagante esperienza con una serie che richiedeva ogni tipo di genere musicale. Montaggio serrato e continua evoluzione delle storie sono gli ingredienti di questo lavoro. Per un’ottimizzazione del materiale registrato qui l’orchestra ho preferito registrarla frammentata in sezioni: archi, archi melodisti, legni, ottoni, percussioni, pianoforte e plettri. Questo per poter avere in qualunque momento del montaggio la totale possibilità di costruzione delle sequenze musicali, con sincronismi perfetti.

CS: Quali sono i suoi compositori italiani e stranieri preferiti di musica per film?

SC: I musicisti che hanno da sempre ispirato il mio lavoro spesso si trovano inconsapevolmente responsabili di ciò, e questo perché non hanno mai conosciuto o appena sfiorato il cinema: Mahler, Puccini ma anche Bach e Scriabin. Certamente tra i compositori che stimo e seguo con attenzione ci sono Nikos Mamangakis, Zbigniew Preisner, Franco Piersanti, Terence Blanchard e Alberto Iglesias.

CS: Cosa significa per lei “musica per immagini”?

SC: E’ esattamente il mio lavoro, ovvero una possibile e per me necessaria applicazione della vena creativa. Allargherei il concetto alla danza, il teatro, e tutto ciò che è rappresentazione  e che necessita di un commento sonoro. Lo ritengo un mestiere, dovrebbero esistere delle scuole di stato per impararlo con modestia e serietà, purtroppo tutto ciò non avviene e ognuno inventa la propria strategia. Per mia grande fortuna ho catturato questi preziosi rudimenti osservando e collaborando con grandi compositori e registi, partecipando al montaggio e a tutte le fasi della costruzione di un film, affinando a mia volta e creando, credo, un personale sistema di lavoro. Vivo con grande disappunto la separazione che nel nostro Paese è imposta dai discografici e dal mercato che rendono difficilmente dialoganti il mondo della musica “da film” con la restante realtà contemporanea: rock, pop, jazz, etc.

Link ai brani di Stefano Caprioli:

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/CIME TEMPESTOSE - la corsa.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/CRIMINI - diegno di sangue.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/DICHIARAZIONI D’AMORE - dichiarazioni d’amore.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/DOVE COMINCIA LA NOTTE - titoli.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/IL SANGUE E LA ROSA - rospigliosi.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/IO E MAMMA - i don't know what to feel.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/LA CITTADELLA - titoli.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/LA FRECCIA NERA - il viaggio.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/LA MISSIONE - tema 1.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/LA PERFEZIONISTA - concerto di angelo.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/L'UOMO CHE RUBO' LA GIOCONDA - valse.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/SACCO E VANZETTI - la canzone di nick e bart.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/SANGUE CALDO - titoli.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/SO CHE RITORNERAI - titoli.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/TUTTI PER BRUNO - nessuno sa.mp3

http://www.stefanocaprioli.com/COLONNESONORE/UN AMORE DI STREGA - the next is not there.mp3


Per maggiori info e ulteriori clip del compositore cliccate su: http://www.stefanocaprioli.com/

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