Per Amore della Musica: Intervista a Howard Shore

Howard Shore (foto: Benjamin Ealovega)

E’ sempre molto interessante vedere un compositore noto soprattutto per il suo lavoro per il cinema confrontarsi con il mondo della musica per la sala da concerto (o, per dirla con le parole di qualcuno a noi caro, “musica assoluta”). Il compositore Howard Shore non è certamente nuovo alle incursioni nella musica per la sala da concerto, dimostrando sempre di dividere ugualmente il suo tempo tra i lavori per il cinema e altri mezzi di espressione, tra cui anche la sala da concerto. Tuttavia in anni recenti Shore ha scritto molta musica concertistica e negli ultimi mesi ha pubblicato ben due album dedicati alla sua produzione “assoluta”: A Palace Upon the Ruins: Selected Works (Howe Records) e Two Concerti (Howe Records/Sony Classical). Il primo è una raccolta di pezzi di musica da camera composti nell’arco di più di un decennio che Shore ha deciso di compilare in un unico CD. Il secondo album presenta invece la prima registrazione mondiale di due ampi lavori: il Concerto per Pianoforte ‘Ruin and Memory’ e il Concerto per Violoncello ‘Mythic Gardens’. I due CD offrono una affascinante prospettiva sulla musica “privata” del compositore, mostrando sia il suo volto lirico e quasi Romantico che quello più moderno e ricco di chiaroscuri. Ma ancora più di tutto questo, entrambi gli album ci mostrano un musicista dotato di una voce personale unica ed inimitabile. Howard Shore ha accettato di parlare con ColonneSonore.net per darci il suo pensiero su questi lavori.

(Fotoritratto di Benjamin Ealovega)

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ColonneSonore: Mr. Shore, grazie per aver accettato di essere intervistato da noi ancora una volta. Parliamo della genesi di questi due nuovi lavori, il Concerto per Pianoforte “Ruin and Memory” e il Concerto per Violoncello “Mythic Gardens”. Ci racconta quando e in che modo sono nati?

Howard Shore: Il Concerto per Pianoforte è una commissione arrivata dal Festival Musicale di Pechino, specificamente su richiesta del direttore musicale Long Yu. Fu commissionato in occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Fryderyk Chopin, dunque trae molta ispirazione dalla musica di questo compositore. L’ho composto per il pianista Lang Lang, che eseguì in prima mondiale nel 2010 insieme a Long Yu alla direzione dell’Orchestra Filarmonica della Cina.
Il Concerto per Violoncello, “Mythic Gardens”, fu invece una commissione da parte della American Symphony Orchestra (ASO). Il direttore musicale Leon Botstein diresse la premiere con la solista Sophie Shao, per cui fu scritto il concerto. L’ho composto come pezzo in abbinamento al Concerto per Pianoforte, dunque anche qui c’è una grande impronta chopiniana.

CS: Parliamo del linguaggio di questi due lavori. Entrambi sono scritti in uno stile Romantico, fortemente tonale. C’è quasi un’aria neoclassica che pervade entrambe le composizioni. Ha scelto questo specifico linguaggio sin dall’inizio oppure fu una naturale conseguenza rispetto al ruolo dei solisti?

HS: Ha tutto a che fare con il riferimento a Chopin presente nella commissione del Concerto per Pianoforte, il quale è scritto certamente in uno stile neoclassico e riflette la musica di Chopin per pianoforte. Il Concerto per Violoncello, come dicevo poc’anzi, fu scritto come pezzo in abbinamento in modo che i due Concerti potessero essere eseguiti all’interno dello stesso programma. Ho appena finito di scrivere un Concerto per Chitarra ed ha uno stile completamente differente da questi due lavori, dunque, da un punto di vista puramente di scrittura, mi trovo a utilizzare linguaggi diversi a seconda della commissione.

CS: E’ stato particolarmente difficile comporre in questo specifico stile e linguaggio oppure lo ha trovato spontaneo?

HS: E’ stato molto naturale. Era qualcosa che desideravo fare da tempo. Amo lavorare insieme ai solisti, come ad esempio Lang Lang, il quale è un grande pianista, e lo stesso vale per Sophie Shao. E’ un enorme piacere per il compositore lavorare insieme a questo genere di artisti e scrivere qualcosa appositamente per loro.

CS: E dunque c’è stato molto feedback tra Lei e i due solisti durante la fase di composizione?

HS: No, non direi! (ride) Ho scritto questi pezzi per loro dopo averli visti suonare. Sono andato a sentire i loro concerti, ho osservato la loro respirazione, ho ascoltato le loro registrazioni e via dicendo. Nonostante abbia scritto questi Concerti specificamente per loro non ho ricevuto molti input direttamente dall’esecutore. Li ho semplicemente guardati suonare e ho osservato come si pongono rispetto ai loro strumenti, il pianoforte e il violoncello.

La Copertina del CD "Two Concerti"

CS: Il Concerto per Pianoforte si intitola “Ruin and Memory” (Rovina e Memoria) ed è dedicato alla memoria di Chopin. Ha avvertito la presenza del compositore o la sua influenza sullo sfondo durante la fase di composizione?

HS: Sì, moltissimo. “Ruin and Memory” è una riflessione sulla vita di Chopin. Parla di dove è nato, del suo rapporto tormentato con il proprio lavoro come arista, ma parla anche della “rovina” del suo mondo. Dunque il titolo riflette più che altro la sua vita in senso lato che non la mia riflessione sulla sua musica. E’ un pezzo che parla dei dolori che Chopin ha dovuto affrontare.
 
CS: Immagino che sia sempre una grande sfida per un compositore scrivere qualcosa per questo strumento così iconico. Ha mai sentito di doversi confrontare con la storia del repertorio pianistico classico?

HS: Direi che si è trattato soprattutto di qualcosa di personale, è un viaggio che parla del mio rapporto con il pianoforte, con la natura tattile di questo strumento. Non sono un pianista, dunque il mio approccio è stato esclusivamente in termini di composizione. C’è un video che è stato filmato qualche tempo fa intitolato “A Composer’s Dream” (Il sogno del compositore) dove parlo proprio di questo aspetto, ovvero il mio rapporto con il pianoforte.

CS: Parliamo ora del Concerto per Violoncello, "Mythic Gardens". Alla base di questo lavoro c’è un’ispirazione legata all’Italia, ovvero tre noti giardini del Settecento italiano (Villa Cimbrone, Villa Medici e Villa Visconti Borromeo Litta). Questo Concerto pare anch’esso un viaggio personale, in questo caso attraverso la natura e le sue bellezze. Come e perché ha scelto proprio questi luoghi come fonte di ispirazione?

HS: Si tratta di posti che ho visitato e che amo molto. Gran parte di ciò che scrivo ha a che fare con la natura, soprattutto la mia musica legata a Tolkien. Credo che il mio legame con lo scrittore sia da attribuire prevalentemente a questo aspetto. Se ci pensiamo, Il signore degli anelli è un’opera che parla di tutto ciò che è buono nella natura e della lotta per preservarla dal processo di industrializzazione. Dunque la natura è un argomento che mi sta a cuore. Vivo immerso in un bellissimo giardino e sono sempre ispirato dalla natura. E dunque il Concerto per Violoncello è stato scritto su questa base. Ho pensato a quei giardini italiani e mi sono fatto ispirare dalla loro bellezza.

CS: Nell’altro CD di pagine da concerto che è stato recentemente pubblicato (A Palace Upon the Ruins: Selected Works) c’è un brano per coro chiamato “The Garden” dove sembra esserci un’altra riflessione sulla natura.

HS: Sì, assolutamente. Quel pezzo è basato su una poesia scritta dal grande poeta americano Robert Penn Warren. Sono molto portato a scrivere musica che abbia la natura come fonte di ispirazione. Anche il ciclo “A Palace Upon the Ruins”, sebbene piuttosto cupo, ha una presenza della natura al suo interno.

CS: Il ciclo di lieder “A Palace Upon the Ruins” e la suite intitolata “Six Pieces” mostrano un aspetto molto diverso della sua scrittura. Utilizzano entrambi un linguaggio più moderno, presentando il lato meditativo e ricco di chiaroscuri della sua personalità musicale. Alcuni movimenti dei “Six Pieces” potrebbero far pensare alle sue partiture per i film di David Cronenberg.

HS: Tutti i lavori presenti in questa raccolta sono stati scritti in un arco di tempo piuttosto lungo, direi nel corso di dieci anni, forse anche di più. Alcuni dei movimenti in “Six Pieces” sono tra i più vecchi che ho scritto. Il movimento eseguito dal Kronos Quartet è probabilmente il più vecchio di tutti. I pezzi per coro (“Peace” and “The Garden”) sono invece piuttosto recenti, li ho scritti negli ultimi anni. “A Palace Upon the Ruins” e “Catania” sono anch’essi pezzi abbastanza recenti della mia produzione. E dunque credo che i “Six Pieces” siano quelli che ci hanno messo più tempo ad essere pubblicati.
Pubblicherò presto altri miei lavori da concerto in CD, questa è la mia intenzione. Alcuni li ho già registrati, mentre altri devono ancora essere incisi. E’ un processo in continua evoluzione. Scrivo musica da camera sin da quando ero un ragazzino, ma non ho sempre trovato il tempo e il modo di pubblicare tutto.

A Palace Upon the Ruins

CS: Lei è tra i pochi compositori che sono riusciti a dividere equamente la propria vita artistica tra la produzione per il cinema e quella per la sala da concerto, ottenendo un grande successo in entrambi i campi. E’ difficile ottenere questo tipo di equilibrio artistico?

HS: Per quanto mi riguarda si tratta sempre di musica. Il mio amore è la Musica in senso totale, dunque sono sempre alla ricerca di opportunità diverse per esprimere idee in musica. Al momento sto lavorando su due differenti commissioni ed entrambe mi aiutano a mettermi alla prova e a provare cose nuove. Si tratta di un processo continuo per me. Alcune delle cose che scrivo sono per il cinema, altre per la sala da concerto, ma si tratta sempre del lavoro di un unico compositore. Prima affermavi che alcuni dei “Six Pieces” possono ricordare i miei lavori per Cronenberg, ma a ben pensarci potrebbe benissimo essere anche il contrario! Si tratta del lavoro di un compositore che scrive musica praticamente tutti i giorni. E dunque il lavoro si manifesta in modi e mezzi differenti, sia esso un film o un pezzo da concerto o anche qualcosa per un medium differente. Ho sempre cercato di fare cose diverse nel corso della mia carriera.

CS: Dunque non ha mai dovuto lottare con quella che Miklos Rozsa chiamava la “sindrome della doppia vita”…

HS: (ride) Direi proprio di no, sento di aver avuto occasioni di potermi esprimere attraverso mezzi differenti, siano essi la sala da concerto o le registrazioni per un CD di miei lavori, così come il cinema o la televisione. Qualunque sia il mezzo su cui sto lavorando, la mia attenzione è sempre rivolta alla musica.
 
CS: Ci può dire qualcosa dunque dei suoi prossimi lavori? Quali sono i suoi progetti imminenti?

HS: Ho completato un Concerto per Chitarra, scritto per il chitarrista montenegrino Miloš Karadaglić, un grande talento. Spero di poterlo eseguire al più presto con lui, sta facendo ora la riabilitazione delle mani.
Al momento sto scrivendo un nuovo ciclo di lieder commissionato dalla Toronto Symphony Orchestra che sarà eseguito il prossimo Ottobre. Ci stavo lavorando proprio questa mattina, è composto per mezzosoprano e orchestra. Ho anche scritto un nuovo inno per la New Brunswick Youth Orchestra che sarà eseguito questa Estate a Moncton, New Brunswick, Canada.
Inoltre, la partitura de Il pasto nudo sarà eseguita interamente dal vivo al Festival del Lincoln Center a New York questa Estate all’interno di un tributo a Ornette Coleman. Sono molto emozionato per questa esibizione.
E poi il prossimo Ottobre, alla Salle Pleyel di Parigi, si terrà un intero concerto dedicato alla mia musica. Eseguiremo un programma analogo a quello che abbiamo fatto l’anno scorso con la Pittsburgh Symphony Orchestra, ma sto aggiungendo dei brani nuovi: un pezzo da Hugo Cabret e alcune selezioni dai film del regista francese Arnaud Desplechin. Inoltre tra poco partirò per Cracovia per il festival annuale di musica per film, dove riceverò il premio alla carriera intitolato alla memoria di Wojciech Kilar. Sono molto felice di ricevere questo premio.
Infine, continuerò a tenere i miei seminari nelle università. Terrò presto una lezione a Oxford e un'altra al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, poi spero di farne una anche a Parigi a Ottobre. Ne ho tenuta una di recente all’Università di New York (NYU) che sarà pubblicata prossimamente da Illinois University Press.

CS: E il prossimo 21 e 22 Giugno alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma ci sarà il film-concerto de La compagnia dell’anello con l’Orchestra e il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia.

HS: Sì, sono molto emozionato per questo concerto. Spero di vedervi tutti lì!

CS: Lo speriamo anche noi! Ci saremo sicuramente. Grazie ancora una volta per la sua gentilezza e generosità, Maestro Shore!

HS: Grazie a voi!

Un ringraziamento speciale a Alan Frey per l’aiuto e il supporto all’organizzazione dell’intervista. E un sincero ringraziamento al Maestro Howard Shore per la sua gentilezza e disponibilità.

Howard Shore

Fotografia di Benjamin Ealovega

Sito Ufficiale del compositore: www.howardshore.com

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