NUNs: An Italian Horror Story - Lo score e la ricerca dell’emozione

Il nuovo horror di Giovanni Aloisio, NUNs: An Italian Horror Story - Lo score e la ricerca dell’emozione

NUNs: An Italian Horror Story è un nuovo film horror indipendente, come tanti partoriti dall’underground creativo delle nuove generazioni di registi e autori. Rispetto ad altri, però, nutre un’ambizione in più, quella di avere dalla sua uno score estremamente articolato, ricco di sezioni e suggestioni musicali. Non a caso vede la partecipazione di numerosi musicisti-compositori, anche stranieri, in un’interessante kermesse caleidoscopica di suoni e influenze orrorifiche; il tutto diretto con un’accuratezza quasi maniacale dal cineasta barese Giovanni Aloisio.

Attualmente in distribuzione negli Stati Uniti, Canada e Inghilterra - con la speranza che prima o poi possa approdare anche da noi in Italia - NUNs: An Italian Horror Story, durante la gestazione della sua colonna sonora ha attraversato fasi difficili e complesse che lo hanno portato ad assumere una sua particolare, quanto inaspettata, evoluzione. Ne abbiamo parlato con il regista.

Colonne Sonore: Cosa è successo di preciso durante le fasi di preproduzione della colonna sonora?
Giovanni Aloisio: Avevo affidato inizialmente le musiche ad un unico compositore, bravissimo per carità, ma che mi aveva presentato del materiale che non mi aveva entusiasmato. Non c’era pathos, né si percepiva quell’alchimia che dovrebbe scaturire dall’unione di musica e immagini. Così ho capito che avrei dovuto dare una sterzata alla colonna sonora, guardandomi attorno e coinvolgendo semmai altri musicisti, specializzati nei singoli generi, adottando una formula ‘mista’ che meglio avrebbe rispecchiato la struttura complessa e libertaria, quasi anarchica del mio film.

Dressel Amorosi
 
CS: Parliamo di queste collaborazioni musicali.
GA: Innanzitutto mi servivano dei brani elettronici alla vecchia maniera, con sonorità anni ’80, un po’ alla Carpenter e alla Goblin (band quest’ultima a cui Aloisio è profondamente legato, essendone autore dell’unica biografia autorizzata, ndr) e mi è capitato d’incontrare il duo Dressel Amorosi: non ho remore nell’affermare che è stato un colpo di fulmine! Il loro progetto musicale era perfettamente in sintonia con quello che cercavo e loro due, oltre ad essere degli ottimi musicisti, hanno sviluppato una sensibilità particolare per le atmosfere horror e fantasy, con un tocco di grande personalità.

CS: Tra l’altro Federico Amorosi è una vecchia conoscenza di Colonne Sonore. Oltre a collaborare attualmente con lo ‘specialista’ Fabio Frizzi (Zombi 2), è stato musicalmente vicino a Claudio Simonetti, musicista-feticcio di Dario Argento.
GA: Sì, Federico Amorosi probabilmente porta nel suo DNA tecnico-artistico l’esperienza con i Daemonia di Simonetti, ma non dimentichiamo che ha fatto molto altro e con il suo socio attuale, Heinrich Dressel (Valerio Lombardozzi) specializzato in colonne sonore, ha avviato una proposta musicale che secondo me darà grandi risultati anche in termini di riscontro internazionale. Al momento stanno completando il loro secondo album in attesa della ristampa del primo, DeathMetha, da cui sono stati estrapolati alcuni brani del mio film. Curiosamente quest’album d’esordio, per loro stessa ammissione, era stato concepito come “colonna sonora di un film che non esiste” e, dopo il nostro incontro, lo è diventato davvero. I casi della vita… e del cinema.



Francesco Morlando

CS: Mi hai parlato di musica elettronica, di rock, ma anche di aver fortemente voluto per il tuo progetto cinematografico altri generi musicali e compositori.
GA: Infatti. Oltre ad una sezione rock avevo necessità di temi più classicheggianti, musiche che riuscissero a coinvolgere romanticamente, che amplificassero le sensazioni provate dai personaggi nella storia d’amore attorno alla quale viene costruita l’intera trama del film. Anche in questo caso tutto è avvenuto in modo molto casuale. Determinante è stato l’incontro con un giovane compositore polistrumentista di origini partenopee che attualmente vive a Modena, Francesco Morlando.  
Mi aveva colpito molto la sua capacità di destreggiarsi abilmente passando da sonorità sinfoniche e cameristiche a quelle totalmente elettroniche e digitali. Gli mandai alcune sequenze del film ancora in fase di premontaggio e Francesco mi inviò a sua volta alcune sue composizioni davvero molto valide. Per la scena del primo incontro fra Bruno ed Helena, ho utilizzato però solo un brano, “Calda pioggia”, una composizione dalle atmosfere potenti, un crescendo musicale che ho voluto montare ad un volume esagerato, al limite della distorsione. Difficile non rimanere turbati e coinvolti da questa sequenza che tratteggia un rapporto impossibile, drammaticamente segnato da un malessere profondo.

The Strigas

CS: C’è anche un pizzico di heavy-metal nella colonna sonora…
GA: Certo. Con The Strigas, gli autori ed esecutori del brano “Rise up”, diciamo che giocavo un po’ in casa, essendoci fra noi già da tempo un’amicizia consolidata. Avevamo collaborato in occasione del mio precedente lavoro, Mouth of Horror e quindi c’era quell’intesa giusta che mi ha spinto a proporre loro un coinvolgimento non solo sul piano musicale, ma anche attoriale. In NUNs: An Italian Horror Story, il lead vocalist della band Fabio Phobos Storm e la bassista Liboria Tesoro, fanno improvvisamente ingresso nel convento, determinando un effetto spiazzante, in quanto la loro presenza appare quasi fuori luogo in un ambiente rigidamente monastico. Sembrano un elemento del tutto estraneo alla trama calato da chissà dove, contrassegnato da uno stridente brano metal che rappresenta, a sua volta, un elemento di rottura con la restante colonna sonora. Una specie di rivoluzione all’interno del film.  Per questa sequenza mi sono ispirato all’assedio dei motociclisti nel film Zombi (1978) di George Romero, accompagnato dalle chitarre in stile hard-rock di Massimo Morante. Si crea tra l’altro un “effetto bolla”, come se sospendessimo la visione del film per guardarci il videoclip di una metal band: ma giusto il tempo necessario per rendersi conto che il loro ingresso è tutt’altro che immotivato e che rientra pienamente nel contesto narrativo.  

Francesco Tresca

Dino Pulcini

CS: Nel film musicalmente fanno la loro comparsa anche altri tuoi vecchi collaboratori, come Dino Pulcini e Francesco Tresca, di cui avevamo ascoltato dei brani nel tuo corto Nun del 2016.
GA: Sono un sostenitore del detto ‘squadra vincente non si cambia’ e convinto che, quando si lavora bene insieme, occorre continuare, anche perché certe idee vanno coltivate, migliorate, calibrate in quanto propulsive per progetti futuri. Per NUNs: An Italian Horror Story, Dino e Francesco non hanno composto nulla di sostanzialmente nuovo, ma si sono limitati a rielaborare alcuni loro brani già utilizzati per il mio corto del 2016, dandone maggiore spessore e dinamicità. Con Francesco Tresca in particolare abbiamo rimaneggiato il commento sonoro del sabba con le tre suore, esasperandone le sonorità, mentre con Dino Pulcini ci siamo soffermati su alcuni brani più ritmici e il potenziamento di soluzioni sonore già sperimentate insieme. Dino, che è di origini sudamericane, è stato poi carinissimo, perché mi ha dato una mano anche nel revisionare il testo della versione spagnola del film. Gli sono davvero molto grato per questa sua grande disponibilità.

Ivan Luzan

CS: Poi ci sono anche musiche cedute dagli specialisti di Co.Ag Music e una brevissima incursione di David Feslyan, oltre alla presenza di un brano molto “zimmeriano” composto da Ivan Luzan, un compositore ucraino che si sta facendo strada soprattutto nell’ambito pubblicitario a livello internazionale. 
GA: E’ proprio così. Avevo sentito un suo brano, intitolato “Eternity” che mi era molto piaciuto, così ho contattato Ivan Luzan per chiedergli di usarlo nel mio film. Lui è stato entusiasta e l’ho utilizzato nella seconda scena di sesso fra i due giovani amanti, Bruno ed Helena, per dargli quel tocco di magia ed energia sonora, “spegnendosi” un attimo prima del climax del giovane protagonista, rivelandone l’impotenza. C’è molto dello stile di Hans Zimmer nella struttura e nell’arrangiamento di questo brano, ma è talmente interiorizzato da rivelare una personalità propria, totalmente autonoma; l’ho utilizzato anche nei titoli di coda del film.

CS: A cos’è dovuta l’importanza della musica nei tuoi film? 
GA: Innanzitutto al fatto di essere anch’io un musicista (Aloisio ha avuto una lunga esperienza di turnista presso alcuni studi di registrazione, ndr) e poi perché la mia formazione argentiana e hitchcockiana mi ha portato ad attribuire un ruolo primario alla musica, sperimentandone le sue potenzialità espressive e la capacità di fondersi con le immagini per riuscire a creare un profondo rapporto emotivo con lo spettatore. Lo score deve essere sempre al servizio dell’emozione. Quando penso ad una scena mi capita spesso di immaginarne già i suoni, le atmosfere musicali, persino i rumori. E le mie sceneggiature nascono sempre da emozioni sonore. Difficile non tenerne conto nei miei film.

CS: Sarà pubblicato un album con l’Original Soundtrack di Nuns?
GA: L’idea iniziale era proprio questa, poi si è un po’ persa a causa delle evidenti difficoltà distributive, ma se sarà possibile, farò di tutto affinché questo score abbia la doverosa rilevanza attraverso la pubblicazione di un album con l’OST del film.

CS: E naturalmente in quel caso la nostra rivista sarà pronta a recensirlo.
GA: Grazie di cuore e un caro saluto ai lettori di “Colonne Sonore”.

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