“Una grande lezione di musica per film” – Parte Cinquantatreesima

“Una grande lezione di musica per film” – Parte Cinquantatreesima

Inarrestabile il nostro viaggio con le interviste-lezioni di Film Music a puntate, per entrare a gamba tesa nel dietro le quinte dell’Ottava Arte e dei suoi compositori italiani e stranieri. Meritatamente alle loro risposte, i prossimi compositori di musica applicata saranno capaci di poter affrontare questo mestiere affascinante e unico a testa alta. Siamo arrivati alla cinquantatreesima parte con le nostre classiche sei domande alle quali i compositori del globo intero ribattono con grande dovizia di aneddoti e consigli professionali.


Domande:

1) Che metodologia usate nell’approcciarvi alla creazione di una colonna sonora?

2) Qualora non abbiate la possibilità, per motivi di budget o semplicemente vostri creativi, di usare un organico orchestrale, come vi ponete e quali sono le tecnologie che vi vengono maggiormente in aiuto per portare a compimento un’intera colonna sonora?

3) Descriveteci l’iter che vi porta dalla sceneggiatura alla partitura finale, soprattutto passando per il rapporto diretto con il regista e il montatore che talvolta usano la famigerata temp track sul premontato del loro film, prima di ascoltare la vostra musica originale?

4) Avete un vostro score che vi ha creato particolari difficoltà compositive?
Se sì, qual è e come avete risolto l’inghippo?

5) Come siete diventati compositori di musica per film e perchè?

6) Che importanza ha per voi vedere pubblicata una vostra colonna sonora su CD fisico oggi che sempre di più si pensa direttamente al digital download?

Questions:

1) Tell us about your own process when you start writing a film score.

2) If you aren't able to use a standard symphony orchestra (be it for budget constraints, or even purely creative reasons) does your creative process change? Which are the technologies and software you use in this occasion?

3) How would you describe the entire process of creating a film score, from the script to the finished product? Can you tell us about your relationship with the director and the film editor, especially in the circumstances when there's already temp track mixed in?

4) Is there a score of yours that was particularly demanding and challenging from a creative point of view? If so, how did you face the challenge?

5) How did you become a film composer and why?

6) How important is for you to see your works released on physical formats in the current era of digital download and audio streaming services?



Silvia Viscardini, in arte Nair (compositrice del film Anja - Real Love Girl, Bentornato papà e del documentario El Número Nueve - Gabriel Omar Batistuta)

1)    Se non sono iniziate le riprese, studio il soggetto per immergermi nella storia, approfondisco con la sceneggiatura per comprendere le vicende, le scene, la psicologia dei personaggi, cogliendone le sfumature emotive. Se invece c’è un primo montaggio del film, lo guardo diverse volte lasciandomi coinvolgere emotivamente, ma anche analizzandolo sotto i diversi aspetti. Essenziale però è il rapporto diretto, senza filtri, assiduo, profondo col regista, l’anima del film. E poi col montatore e in alcuni casi col produttore. Una volta individuati col regista il genere musicale e le sonorità che esprimono al meglio la sua visione narrativa e le sue esigenze filmiche, parto con la creazione dei temi musicali fondamentali, che costituiranno la struttura portante del film. Creo sempre al pianoforte o alle tastiere e poi utilizzo la tecnologia. Lavoro sui temi, confrontandomi costantemente col regista fino alla sua piena convinzione. Nella fase successiva adeguo i temi approvati alle singole scene della partitura visiva. Infine, sul montaggio definitivo, ridefinisco con precisione i brani musicali sulla lunghezza delle scene e controllo tutta la colonna sonora nel dettaglio con ulteriori modifiche e correzioni, ottimizzandola.

2) Il budget e il tempo sono i due fattori che incidono sulla scelta della tipologia di colonna sonora. In ogni caso il mio obiettivo primario è quello di realizzare una soundtrack con un’identità musicale personale, precisa e fortemente caratterizzante quel film, che coinvolga il pubblico, immergendolo completamente nella storia. Con un low budget, cerco di creare temi dalle melodie ben costruite, evocative, che possano essere efficaci anche col solo pianoforte o con una formazione da camera, senza che si avverta la mancanza di un’orchestra. Non realizzo arrangiamenti orchestrali con suoni totalmente virtuali, ma registro un quartetto d’archi o una piccola ensemble mixati con cura con gli strumenti campionati. In merito alla tecnologia, prima studio e preparo gli arrangiamenti dei vari temi musicali nel mio home studio usando Logic X, poi lavoro in uno studio professionale ben attrezzato dove mi avvalgo della collaborazione di un ottimo programmatore e sound designer.

3) L’ideale è partire dalla sceneggiatura prima delle riprese, per poter elaborare e proporre la colonna sonora con una certa libertà creativa senza gli inevitabili condizionamenti dalla temp track. Ribadisco la necessità di instaurare una complicità e un’intesa sia professionale che personale col regista in primis, poi col montatore e con la produzione. Difatti per arrivare alla fase finale, ogni brano musicale viene analizzato dal team nel minimo dettaglio per rappresentare al meglio il significato e l’emozione della scena che accompagna. Nell’ultimo film che ho sonorizzato - Bentornato papà di Domenico Fortunato prodotto da Altre Storie con RAI Cinema - il montaggio era già definitivo, la produzione e il regista avevano le idee molto chiare sulla direzione musicale da intraprendere: classica con pianoforte ed archi. Nonostante la presenza della temp track, il regista, apprezzando la mia musica, la mia sensibilità e la mia creatività, mi ha lasciata libera di esprimermi.

4) Premetto che cerco di scegliere film nelle mie corde, affini alla mia sensibilità, ma amo le sfide, amo sperimentare, esplorare nuovi territori musicali senza pregiudizi. Sono versatile, nelle mie colonne sonore passo dal pianoforte all’elettronica, dal pop alla musica da camera ed orchestrale. Nel film drammatico ANJA - Real love girl di Paolo Martini e Pablo Benedetti, un thriller psicologico ambientato in Italia ma con personaggi russi, i registi chiedevano incursioni nella musica classica e nell’opera, con temi che evocassero il mondo russo e, al contempo, una presenza importante di musica elettronica e sonorità dark. Un lavoro complesso, per il quale per settimane ho riascoltato i compositori della scuola russa, mi sono addentrata nel vasto mondo dell’elettronica, ho studiato e fatto molta ricerca. Alla fine, col mio programmatore e sound designer di fiducia Ugo Bolzoni, ho realizzato una colonna sonora che ha soddisfatto gli autori e pure la critica.

5) Ho studiato in Conservatorio pianoforte e materie complementari, come armonia, musica da camera, ecc. Ho studiato canto con noti cantanti lirici. La mia carriera artistica è iniziata come cantante (ho una vocalità di 4 ottave) esibendomi come solista in tour in Italia e in Europa con orchestre sinfoniche. Poi ho cominciato a scrivere testi e comporre musiche creandomi un repertorio come cantautrice. Ho pubblicato 3 album, dalla visione internazionale e con eccellenti produttori artistici, in Giappone e in altri paesi asiatici, in Benelux e in Italia. Amo la Musica quanto il Cinema fin da piccola. Per me è naturale comporre temi melodici evocativi, che fanno viaggiare e immaginare, adatti per commentare storie e immagini in movimento. Così, ho realizzato brani per pianoforte che hanno sonorizzato diversi documentari. Nel 2018 la mia casa discografica Ala Bianca mi ha proposto di realizzare la colonna sonora di un docufilm dal titolo Questo è mio fratello di Marco Leopardi e del lungometraggio La direzione del tempo di Vincenzo Stango, entrambi co-prodotti da RAI Cinema. Mi sono appassionata e in 3 anni ho realizzato con soddisfazioni le musiche per 4 film, 2 docufilm e molti documentari.

6) Per me è indispensabile pubblicare in versione CD e vinile i miei album da cantautrice, non le mie colonne sonore. Comunque la mia casa discografica Ala Bianca ha pubblicato gli album digitali contenenti le mie colonne sonore originali sulle piattaforme digitali. Sono grata al mio pubblico che segue e apprezza tutta la musica che faccio sia come cantautrice sia come compositrice per il Cinema.



Uno Helmersson (compositore della serie The Bridge, del film La donna leone, Hacker, Flee)

1) Ricevo un copione. Inizio a leggere. Ascolto il regista che è portatore della visione e del concept del film. Cerco di recuperare il ritardo con il quale vengo ingaggiato per il lavoro di compositore. Poi noi, di solito il regista e il montatore, iniziamo a creare un linguaggio comune sulla musica, sull’ascolto dei brani, sulla creazione di una playlist. Discutere la sceneggiatura. Questo processo è come un’indagine, cerco di capire come parlano di musica. Dopo tutto questo, inizio a lavorare con idee concettuali, suoni, immagini, strumenti, scrivendo melodie, motivi, eccetera. Iniziare a raccogliere e raccogliere idee da presentare alla squadra. Questa parte del lavoro la considero davvero importante e cerco di raccogliere quante più idee e materiale possibile. Cerco anche di avere un dialogo stretto con il regista per portarlo nel processo. E così continua, ma cambia leggermente per passare alla drammatizzazione di immagini e scene con la musica. E poi produrre, registrare e mixare. Il lavoro principale.

2) Quando componi musica per un film hai dei limiti, alcuni sono idiomatici o contestuali, altri sono legati al budget. Qualunque siano i limiti da cui sei vincolato, mi piace crearmi dei limiti, questo mi mantiene creativo e mi fa provare a pensare in modo diverso e a non sentirmi troppo a mio agio.

3) Oh, queste sono domande piuttosto complesse. Innanzitutto abbiamo il processo di composizione per un film, sia il processo esterno che quello interno. Poi abbiamo la comunicazione, il gergo. E in ultimo – l’idea dei metodi. L’ho brevemente descritto in modo rudimentale nella mia risposta alla tua prima domanda. Questo argomento avrebbe bisogno di un’ora di conversazione per entrare nel medesimo. Davvero davvero interessante. Cerco di mantenere uno stretto legame con i registi e il loro modo di lavorare è sempre leggermente diverso. Cerco di adattarmi ai loro metodi e mi limito ad ascoltare.

4) Direi che ogni film/progetto in cui mi impegno ha le sue sfide. Ma ho avuto progetti che erano complicati per stabilire una comunicazione buona e chiara. In questi casi devi semplicemente essere chiaro e sincero nei confronti della tua squadra e di te stesso.

5) Ho sempre composto musica, fin da bambino - forse non capolavori, ma ho usato questa capacità per far fronte alla mia alta sensibilità nella forma, nel suono, nell’armonia, nell’immagine, nella composizione, nelle strutture e così via. Quando studiavo al Royal College di Stoccolma, in Svezia, ho frequentato un paio di corsi di colonna sonora. Mentre partecipavo a quelli, mi sono reso conto che potevo usare la mia sensibilità per drammatizzare il film con la musica. Avevo appena trovato una piattaforma per il mio essere nerd.

6) Per motivi pratici è bene archiviare la propria musica in diversi formati. Su carta, su disco, in digitale. Questa è più una questione di cosa durerà più a lungo che di suono o ideale. Totalmente pragmatico quale possa essere. Quindi, per rispondere alla tua domanda, è importante, per questi motivi di cui sopra. Ma anche - è bello avere un disco fisico da sentire e mettere su un giradischi.

English Version:

1) I get a script. Start reading. I listen to the director whom is the bearer of the vision and films concept. I try to catch up with these years of work ahead of my engagement. Then we - usually the director and editor, starts to create a common language about music, listening to tracks, making playlists. Discussing the script. This process is like an investigation, I try to understand how they talk music.
After all this I start to work with conceptual ideas, sounds, images,  instruments, writing melodies, motifs, etcetera. Starting to collect and gather ideas to present for the team. This part of the work I consider as really important and I try to collect as much ideas and material as possible. I also try to have a close dialogue with the director to bring her/him into the process.
And so this continues, but slightly changes to move over to dramatising images and scenes with music. And then producing, recording and mixing. The main work.

2) When you compose music for a film you have certain limits, some of them are idiomatic or contextual others are budget-wise. Whatever limits you are constrained by, I like to create limits of my own, this keeps me creative and makes me try to think differently and not become too comfortable.

3) Oh, these are quite complex questions. First we have the process of composing for a film - both the external as well as the internal process.
Then we have the communication, the lingo.
And last - the idea of methods.
I have briefly described this rudimentarily in my answer on your first question. This topic would need an hour of talk to get into the subject. Really interesting indeed.
I try to keep a close connection with the directors - and their ways of working differ slightly. I try to adapt to their methods and just listen.

4) I would say that each film/project I engage in has its challenges. But I've been through projects which were complicated to establish a good and clear communication. In those cases you simply have to be clear and true towards your team and yourself.

5) I have always composed music, since I was a kid - maybe not masterpieces, but I used this ability to cope with my high sensitivity in form, sound, harmony, image, composition, structures, and so on.
When studying at The Royal College in Stockholm, Sweden, I went to a couple of film scoring classes. While attending those, I realized that I could use my sensitivity to dramatize film with music. I just found a platform for my nerdiness.

6) For practical reasons it is good to store your music in different formats. On paper, on record, digitally. This is more a question of what will last the longest than about sound or ideal. Totally pragmatic that is. So, to answer your question - it is important, for those reasons above. But also - it is nice to have a physical record to feel and put on a record player.

FINE CINQUANTATREESIMA PARTE

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